Eurodeputato Pirillo su emergenza carceri: necessario intervento tempestivo, soprattutto in Calabria

Le carceri italiane sono al collasso, le condizioni in cui vivono attualmente i detenuti della maggiorparte degli istituti di detenzione del nostro paese sono inaccettabili, spesso rasentano l’inciviltà.

Questo è un problema che viene posto di anno in anno, con il progressivo peggioramento della situazione che, di recente, ha richiamato anche l’attenzione dell’Unione Europea che si è esposta con un ammonimento nei confronti dello stato italiano.

In Italia a fronte di una capienza regolamentare di 45.568 posti, erano rinchiuse 66.271 persone, delle quali 23.773 stranieri. Degli oltre 66.000 detenuti, 25.970 erano ancora in attesa di giudizio mentre i condannati definitivi risultavano essere 38.906. Un’anomalia tutta italiana, se si tiene conto che in termini percentuali il sovraffollamento ha raggiunto il 157% contro una media europea del 97%. Nel 2012 nelle carceri italiane sono morti 117 detenuti, dei quali ben 40 per suicidio. Una situazione davvero allarmante, le cui criticità sono state evidenziate anche dal presidente della Repubblica napolitanoper cui bene ha fatto il Presidente Napolitano a evidenziarne le criticità.

A tal proposito, si è espresso l’on. Mario Pirillo, eurodeputato del gruppo S&D che ha messo l’accento su quanto questa problematica sia più acuta nelle carceri del Meridione e, soprattutto in Calabria, ove esistono case di reclusione di massima sicurezza, come ad esempio Palmi e Siano  più volte  al centro dell’attenzione per via delle precarie condizioni in cui vivono i detenuti.

“Si tratta di una situazione vergognosa – afferma Pirillo – che, insieme ad altri colleghi abbiamo già sottoposto con una interrogazione alla Commissione europea qualche mese fa. Una situazione davvero allarmante, per cui bene ha fatto il Presidente Napolitano a evidenziarne le criticità. Viviane Reding – fa sapere l’europarlamentare – a nome dell’Esecutivo europeo proprio il 22 gennaio 2013 rispose che “La Commissione attribuisce grande importanza al rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti nell’Unione europea. Le condizioni detentive rientrano però nelle competenze degli Stati membri, a loro volta vincolati alle norme internazionali definite in materia dal Consiglio d’Europa. Ciononostante, lo scorso anno la Commissione ha pubblicato un “Libro verde” sul rafforzamento della fiducia reciproca nel settore della detenzione. Sul sito della Commissione è possibile consultare la sintesi delle risposte fornite in merito, da cui emerge che, nonostante l’ampio consenso sui problemi dovuti al ricorso eccessivo alla custodia cautelare, la maggior parte degli Stati membri non è favorevole a interventi normativi particolarmente incisivi a livello dell’UE. In base ai risultati del “Libro verde”, la Commissione intende concentrarsi sulla corretta attuazione degli strumenti di riconoscimento reciproco esistenti in materia di detenzione prima di mettere a punto nuove proposte legislative e pubblicherà, entro la metà del 2013, relazioni sull’attuazione delle tre decisioni quadro”. Come si evince il deficit è imputabile agli stati membri dell’Ue che non gradiscono stravolgimenti normativi su questioni interne. Nel caso italiano – conclude Pirillo – ci sarebbe da intervenire con tempestività cercando di trovare la giusta sintesi tra le esigenze della giustizia con il rispetto dei diritti fondamentali. L’Italia può fare molto per evitare il collasso soprattutto nei penitenziari meridionali e in Calabria”.

g.m.r.

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