Gestione delle acque, un altro buco nero

ROSSANO (Cs) – Ciclo idrico colabrodo. Gestione delle acque: il cittadino paga tre volte un metro cubo. Nessun comune calabrese riesce a organizzare l’intero ciclo dell’acqua (captazione, adduzione, distribuzione e depurazione) arrivando persino al paradosso di acquistare da Sorical acque già proprie perché le sorgenti si trovano nei territori comunali. Sembra, dunque, un cane che si morde la coda. La mancata riscossione di una parte del canone idrico alimenta lo spreco, il che al tirar delle somme moltiplica il prezzo finale del metro cubo.  Corigliano raggiunge solo il 75% di 1,1 milioni da riscuotere e Rossano il 79% di 2 milioni. Quindi un primo buco nel sistema delle acque, sul quale si avvia subito l’azione di recupero da parte della società di gestione (SOGET), ammonterebbe rispettivamente a 275 mila e 420 mila euro per un totale di 19350 utenze a ruolo a Corigliano e 21000 a Rossano. Nelle due città la quota di acque regionali si aggira fra il 25-30%. Corigliano versa nelle casse dell’ente regionale 270 mila euro circa, Rossano 630 mila.

Un buco nell’acqua. Ciclo idrico: le falle dei comuni. È dedicato a questo spreco tutto calabrese il 52esimo numero de “L’ECO DELLO JONIO”, sfogliabile on line su www.ecodellojonio.it.

“Cariati non disperde ma non incassa, Mandatoriccio pagava la sua. Caos acque pubbliche”. È la fotografia di quanto succede nel basso ionio. “Servizio idrico integrato. Trebisacce virtuoso. ma l’acqua manca in tanti comuni. Rilevanti le perdite lungo le condotte: così aumenta il prezzo del canone” è, invece, il pezzo che racconta la situazione dell’alto ionio.  Nel box dedicato all’approfondimento in pillole spicca il titolo “I COMUNI PAGANO L’ACQUA PROPRIA”, ecco il meccanismo: la So.Ri.Cal. capta l’acqua alla fonte e la porta (adduzione) fino all’ingresso del comune, che paga questi due passaggi. Da qui in poi l’acqua viaggia nella rete comunale, assorbendone l’ente i relativi costi di manutenzione, elettricità, personale, riparazioni etc. L’acqua viene depurata, infine, da un altro soggetto privato (altro costo). Il tributo finale al cittadino (intorno ad 1,20-40 euro al metro cubo) deriva da qui. Un sistema che è certamente fonte di spreco economico e sul quale i comuni potrebbero intervenire. Si arriva al paradosso nel caso dei comuni montani con sorgenti proprie (nella Sila Greca ad esempio) costretti a pagarsi la propria acqua. L’eccezione di Saracena: l’unico Comune in Italia dove l’acqua è veramente pubblica è Saracena, che ha addirittura anticipato l’esito referendario.

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