100 anni dalla nascita del grande Leone Socialista Giacomo Mancini

COSENZA – “Dalle lotte contadine a uomo di stato e di partito. Così ha praticato l’autonomia socialista Giacomo Mancini, che vedeva l’esigenza dei cittadini e dei cambiamenti italiani prioritaria al di là delle esigenze con i suoi alleati e delle collaborazioni politiche”. Lo ha detto l’ex premier Giuliano Amato, oggi giudice della Corte Costituzionale intervenendo a Cosenza in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita dell’ex segretario nazionale del Psi ed ex ministro calabrese. “Un’autonomia socialista tradizionale – ha aggiunto Amato – figlia del duello a sinistra, della differenza tra comunismo, socialismo e libertà, ma anche difesa dal conservatorismo che chi governa finisce sempre per avere una forza superiore a quella che merita, perché gli interessi premono su chi governa, specie sui partiti che governano. Questa sua autonomia – ha detto ancora l’ex premier – ha coperto tutti i versanti e gli ha creato degli avversari ma mai dei nemici. Ostile per istinto a quella che si chiama verticalizzazione Mancini 2della politica, Mancini capì che, con la morte dei partiti, sarebbe morta anche un’interazione tra cittadini e governanti che successivamente siamo stati capaci di ripristinare”. La cerimonia ospitata a Palazzo Arnoni dalla Fondazione “Giacomo Mancini” presieduta dal figlio Pietro ha inoltre fatto registrare l’intervento dell’ex ministro Claudio Signorile. “Oggi c’è un vuoto politico – ha denunciato Signorile – perché non c’è un legame tra i grandi problemi del paese e le grandi scelte e chi possa far diventare questo consenso che poi si traduce in politica. Per essere concreta la politica ha bisogno del consenso. Mancini ha avuto la capacità di collocare nell’alveo delle scelte nazionali questa traiettoria che gli ha consentito di tradurre in atti politici e concreti scelte determinanti, come quelle adottate sui vaccini quando ricopriva la carica di Ministro della sanità o come quelle assunte quando era titolare del dicastero ai lavori pubblici con la Legge Urbanistica e la Legge Ponte, pietre miliari che hanno portato ad una emancipazione del Paese sotto il profilo della civiltà”. Mario Oliverio, presidente della Regione Calabria, a Roma per impegni inderogabili ha voluto ricordare la figura di Giacomo Mancini “sempre ispirato – è scritto nel messaggio del governatore – a quella cultura alimentata da ideali democratici, etici e civili, all’attenzione verso i problemi del Paese e all’appassionata tensione verso le irrisolte contraddizioni del Mezzogiorno e le condizioni della sua Calabria. Una cultura riformista e di governo – prosegue Oliverio – che ha ancorato alla programmazione e alla politica del fare anche il suo impegno come sindaco di Cosenza, riuscendo ad imprimere alla sua città una spinta forte e decisiva verso il rinnovamento, arricchendola di opere importanti che hanno ridato prestigio alla sua storia e nuove prospettive di civiltà ai suoi cittadini. Molteplici sono state le tappe che ne hanno segnato l’impegno in tutti i settori della vita pubblica che di volta in volta lo hanno visto come protagonista: dallegarofani lotte meridionaliste degli anni Cinquanta all’attività di governo nei vari dicasteri da lui diretti, alla guida, come Segretario, del Partito Socialista Italiano. Come Ministro della Sanità, infatti, Mancini ripropose il modello di assistenza pubblica e gratuita, dotò il Sud e la Calabria di strutture ospedaliere degne di un Paese civile, riuscì a debellare la poliomelite attraverso l’uso del vaccino Sabin superando ritardi e resistenze di ogni genere. Come Ministro dei Lavori Pubblici affrontò, poi, con grande decisione i saccheggiatori dei suoli urbani dopo la frana e lo scandalo edilizio di Agrigento e fece approvare la legge Ponte dotando i comuni degli strumenti di pianificazione e varando una innovazione fondamentale come gli “standard urbanistici”. Presenti, oltre al nipote Giacomo Mancini jr che ha raccolto l’eredità politica dell’ex segretario nazionale del PSI, anche numerosi esponenti delle istituzioni. La cerimonia è stata introdotta dai saluti di Sergio Dragone, soggettista del docufilm “Il leone socialista” per la regia del compianto Giuseppe Petitto. Vi proponiamo un breve ma significativo estratto del suo intervento.

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