Santa Sofia d’Epiro, una struttura abbandonata diventa REMS

struttura santa sofia d'epiro primaSANTA SOFIA D’EPIRO (CS) – La Regione Calabria, su proposta di Andrea Orlando e Beatrice Lorenzin, ha nominato Francesco Corleone commissario affinché attivasse tutte le procedure necessarie al completamento delle Rems. È quanto sostiene il consigliere regionale Carlo Guccione, che da molti anni si batte per il recupero e la riapertura delle strutture sanitarie abbandonate. «Dopo decenni di incuria e disinteresse, una buona parte dei ventuno centri sanitari realizzati tra il 1995 e il 1996, sono in procinto di essere restituiti alla collettività sotto forma di servizi socio-sanitari ad anziani, minori in difficoltà e cittadini bisognosi di assistenza. Ho monitorato e avviato una mappatura di tutte le opere costruite in base all’ex art. 20 della legge 67/1988 ed avviato un imponente  campagna per riprendere e riqualificare questo importantissimo patrimonio pubblico e restituirlo ai suoi legittimi proprietari: i cittadini. Per quanto riguarda gli altri immobili sanitari  è stata stipulata la convenzione con i rispettivi Comuni che prevede l’indizione di una manifestazione di interesse per individuare i soggetti a cui affidare la gestione dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari. Per le altre strutture da qui poco si procederà alla firma delle convenzioni tra l’Asp e i sindaci per l’utilizzazione a fini sociali e socio-assistenziali. Per quanto riguarda la struttura di San Pietro in Amantea è stato effettuato prima dell’estate un sopralluogo alla presenza dei tecnici dell’Asp di Cosenza e del Dipartimento Salute della Regione. L’obiettivo è trasformarla in un centro per minori, sulla basa di quanto disposto dal ministero. In pochi mesi un patrimonio di 21 strutture abbandonate è stato portato alla luce. Abbiamo avviato il recupero di queste ormai ex cattedrali nel deserto per garantire servizi a minori in difficoltà, anziani e persone con disabilità e, in tutti gli altri casi, abbiamo avviato le procedure amministrative necessarie per restituire questo ingentissimo patrimonio pubblico ai cittadini calabresi».

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