Test del Dna per il piccolo ivoriano sbarcato a Corigliano

CATANZARO – «La grande gioia, dell’abbraccio tra il piccolo Cisse, il bimbo della Costa D’Avorio di 5 anni, sbarcato da solo al porto di Corigliano il 15 luglio scorso, e il suo papà, è rimandata di qualche giorno. Il tempo di avere la certezza scientifica della paternità del genitore, con il risultato del test del Dna cui oggi il Tribunale dei Minori di Catanzaro, presieduto dal giudice Lorenzo Trovato, ha sottoposto, separatamente, il bambino e il suo papà». E’ quanto afferma, il leader del Movimento Diritti Civili e delegato della Regione per la tutela e la promozione dei diritti umani, Franco Corbelli. »Oggi, si sono ritrovati, in Tribunale a Catanzaro, senza purtroppo ancora potersi vedere, incontrare e abbracciare il piccolo Cisse e il suo papa. I giudici del Tribunale dei Minori prima di assegnare questo bambino vogliono la certezza della paternità con la conferma del test del Dna. Eccezionalmente, considerando il caso umano, i risultati del Dna saranno comunicati entro pochi giorni. Il papà del piccolo Cisse ha intanto espresso la volontà di portarsi il suo bambino in Francia con la speranza di essere presto raggiunto anche dalla moglie e mamma del bambino, una volta che individuata la prigione della Libia, dove la tengono rinchiusa gli scafisti, sarà liberata e autorizzata ad arrivare in Italia, con un corridoio umanitario, che oggi ancora una volta, prosegue Corbelli, chiedo al Ministro degli Interni, Marco Minniti, di attivare. Il padre del piccolo Cisse dopo il test del Dna è ritornato nella struttura di accoglienza, in provincia di Catanzaro, che lo sta ospitando, mentre il bambino, accompagnato dall’ispettore di polizia che, con la sua famiglia, lo ha in affido ha fatto ritorno a Rossano. Il bambino continua ad essere ancora tenuto all’oscuro del ritrovamento e dell’arrivo del suo papà. Si è perfettamente integrato, in modo meraviglioso in questa famiglia del poliziotto che ha altri tre bambini in affido. Il piccolo Cisse gioca e scherza con loro, ha iniziato a parlare anche in italiano, alterna paroline in francese e in italiano e ha espresso il desiderio di andare a scuola. Ma l’iscrizione a scuola non è stata autorizzata dai giudici perché tra pochi giorni, dopo i risultati del test del Dna, il bambino sarà affidato e consegnato al padre che ha già fatto sapere di volerlo portare in Francia». Il papà di Cisse e’ da alcuni giorni in Calabria, è arrivato da Parigi (dove era stato rintracciato). La mamma, invece, è stata fermata sulla spiaggia dagli scafisti e rinchiusa in un campo lager, perché non aveva i soldi per pagare il viaggio. La giovane donna è stata bloccata con la forza mentre stava, insieme al suo Cisse e ad altre decine di migranti, per salire su un barcone diretto in Italia. Con un gesto disperato e coraggioso, dettato dall’affetto materno, aveva, di nascosto, affidato il suo bambino, piangendo e pregando, ad un ivoriano, suo compagno di viaggio, con la speranza che potesse arrivare nel nostro Paese e ritrovare il suo papà. Così come poi, grazie a Dio, è stato. E come sarà ufficialmente, dopo il test del Dna, tra qualche giorno con l’abbraccio tra il bambino e il suo papà. Intanto non si hanno notizie della mamma di Cisse. C’è per questo molta preoccupazione per la sua sorte, alla luce anche delle notizie di violenze, pestaggi, stupri e morti che arrivano, grazie alle denunce e ai reportage di alcuni media, dai campi lager della Libia. Insieme all’Ong Save The Children, la grande organizzazione umanitaria che ha eseguito lo sbarco nel porto di Corigliano, siamo impegnati ininterrottamente per arrivare all’individuazione e liberazione della donna. Sono personalmente fiducioso di riuscirci, grazie adesso anche all’aiuto del papà del piccolo Cisse e marito della donna».

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