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La torre

Ferrea si ergeva la torre, incastonata nella sua conca di scuro metallo , innalzandosi possente e monolitica. Erosa, sporca, eppure impressionante nell’aspetto e nell’imponenza, dominava la vallata d’acciaio in cui era stata posta, come fosse precipitata dal cielo, chissà quanti secoli prima. Ai confini della vallata, alte quanto l’edificio, stavano le incredibili mura, metalliche anch’esse e fuse in un’unica colata da artefici ignoti venuti da luoghi lontani. Esse cingevano la valle, proteggendola dall’esterno.
D’un tratto, qualcosa sulla cima della torre millenaria si mosse; s’udì un borbottio, un gorgogliare confuso; poi dalla sommità colò un fluido nero, denso, incandescente, striato di sinistre venature brune. Velocemente scese lungo i fianchi della torre, si riversò sulla vallata metallica, raggiunse le mura mentre dalla cima dell’altissimo obelisco continuava a sgorgare inesorabile, a fiotti. Colmò il fondo della conca, s’accumulò, aumentando di livello e prendendo a ricoprire le mura.
Velocemente il liquame saliva, saliva, e ora fumando sommergeva la torre senza ch’essa rinunciasse ad eruttarne ancora e ancora; vomitando imperterrito il pilastro condannava la vallata, il suo antico dominio.
E quando il liquido raggiunse infine la cima della torre, ormai sul punto di traboccare oltre le mura, risuonò nell’aria un unico e potente grido: – Adalgisooo!
– Adalgiso! – urlò Marisa, – ma che stai a fare lì impalato?
– Guardo la moka.
– E non vedi che il caffè è uscito di fuori?

Francesco Corigliano

Peter Pan

“C’era una volta, tantissimo tempo fa …” tutte le favole più belle iniziano proprio così, e se la mia non è stata proprio una favola io mi ci sono ritrovata. Chi ha detto poi che le favole sono solo per bambini? Spesso queste oltre a farci sognare, servono anche a farci crescere, a volte sono un po’ più tristi delle solite favole lette nei libri, ma ognuna di esse ci fa sognare, sperare, ma soprattutto capire che, se lo vogliamo, ogni vita è una favola … e ora correndo sul sentiero antico della memoria vi racconterò la mia.

La luna cresce e, da sottile, dolce scudo argenteo, illumina il gentile silenzio della notte. I vivaci colori del giorno sono stati inghiottiti dalla notte, usurpatrice del suo tributo. Aurora è una meteora, una stella filante: è una bambina autistica che cammina mettendo un piede dietro l’altro dentro ogni piastrella colorata del pavimento. Non sente le mie parole: m’ignora … poi la notte si schiude per lasciar passare il sole. Aurora vola sopra un tappeto di nuvole bianche e grigie, mentre il vento la tiene su. Balla nell’aria, senza ricadere a terra; balla sopra le scorie del suo mondo ignorato, sopra alla tristezza appiccicata al suo cuore che un sorriso non riesce a dissimulare. Ha bisogno di essere aiutata per sempre, senza possibilità di crescere. È un Peter Pan involontaria, condannata a non uscire dall’infanzia, ad avere sempre bisogno dell’ “altro”, in questo mondo che è la sua isola: “L’isola che non c’è” ignorata o rimossa con la fantasia come un incubo o un dispiacere.

A distanza di anni ricordo ancora ogni particolare del giorno della sua nascita.

Quando l’ostetrica aveva messo la bambina tra le mie braccia, l’avevo guardata senza sapere cosa dire.  Per un attimo avevo provato imbarazzo perché avevo con me mia figlia che non conoscevo fisicamente.  Ascoltavo il suo pianto simile al canto degli angeli, perché apparteneva alla stessa natura divina e creava armonia dentro la stanza silenziosa dell’ospedale. Passai la notte abbracciata a lei, la guardavo, ridevo, piangevo, pregavo per lei e per noi …. Quel momento era l’alba di un nuovo giorno, di una nuova vita e di una nuova epoca. In quel momento cominciava la sua storia dentro la nostra per vivere oltre spazi infiniti nell’eterna alba del tempo.

Quella bambina era il mio Peter Pan.

Io ho sempre creduto che sull’autismo c’è speranza e c’è magia perché questi sono i bambini delle fate.  L’ho scoperto un giorno quando anche le mie parole non avevano più fiato, e allora a quel punto lasciai parlare le emozioni.

“Aurora vieni qua, non avere paura del mio abbraccio!” le sussurrai.

L’emozione più grande era stata quando la strinsi cullandola piano nella sua aureola profumata. Una fiamma di sole ci avvolse. Aliti a melodie di brezza ci accarezzavano la pelle. Strisce di luce si pretendevano come aquiloni al cielo. Era di una bellezza effimera come quella di una farfalla che si silenziava lieve nell’anonimo profumo di un crisantemo. Sentivo il suo tepore, la testolina sulla mia spalla e le braccia scheletriche sul mio collo.  Indossava un abito che le arrivava alle caviglie, forse era di quattro o cinque taglie più grandi della sua ma voleva mettere sempre e solo quello. Aveva il collo sottile e gracile come lo stelo di un fiore. Era avvolta in un vestito di fiammeggiante colore rosso, il capo nascosto dai capelli, lo sguardo basso, impaurito e sonnolento. Con le manine nervosamente intrecciate mi rivolgeva due occhi colmi di rassegnata malinconia. Gli occhi rivelano la qualità del cuore e quelli di Aurora erano davvero speciali: trasparenti, nitidi e semplici. Belli e profondi come potevano essere solo quelli di una bambina piccola ma umanamente grande. Era impossibile non rimanere toccata e imbarazzata dalla bellezza della sua fragilità, dalla sua impossibilità di capire e dalla sua sofferenza accettata senza ribellione.

Per incanto frammenti d’emozioni nascenti morivano di là della bellezza d’infiniti arcobaleni.  Aurora schiudeva così il bocciolo del suo autismo, in una lattea fioritura di parole, sotto una luce magica di tenui riflessi.

Ero nella sua isola incantata.  Lì non era importante se Aurora non rispondeva al suo nome, se preferiva giocare da sola o se a volte sembrava sorda. Tutto era normale. Ognuno camminava in punta di piedi, allineava le cose e fissava per ore un oggetto che non aveva niente di speciale. Non esisteva nessuna realtà. Questa era

“ l’isola che non c’è”.  Un universo d’incanto e di magia.

Urlavo e non capivo il perché.

Io donna perfetta, moglie ideale e madre premurosa mi decomponevo in mille sfaccettature. Avevo una forza che meravigliava mio marito. Ho cresciuto con amore Aurora e suo fratello, sopportando le difficoltà, portando carichi pesanti, tacendo quando avrei voluto gridare. Cantando quando avrei voluto piangere. Piangevo solo quando ero felice. Litigavo per ciò in cui credevo. Non accettavo un NO come semplice risposta quando credevo che esistesse una soluzione migliore. Ero forte, affabile, mite, sapiente … e possedevo un bacio che poteva curare qualsiasi cosa. Mi curavo da sola e riuscivo a conciliare tutti i tempi con una semplice magia.

“Quanto sei morbida e soffice!” mi diceva Aurora ma m’impegnavo per essere invece resistente e tenace. Io di solito badavo a lei, e ora era Aurora a tenermi forte la mano. Scoprire, sapere di questo nuova isola era come spogliarsi, svestirsi dai pregiudizi e rompere gli stereotipi.  Essere lì era come avere a disposizione una lente sempre più grande che ingrandisce un dettaglio, un punto dentro un dettaglio, e finalmente si ha la sensazione di arrivare al centro delle cose. Io ero arrivata al centro.
Ci sono stati giorni in cui speravo che Aurora non si svegliasse più, in cui pregavo Dio che se la portasse via un minuto prima di me, in cui pensavo di farla finita. Io non sono stata in grado di aiutarla.  Qualche volta sono stata persino di ostacolo. Non capisco perché le relazioni sono tutte così complicate: quelle che si hanno non si apprezzano, quelle che si vorrebbero ci spaventano e quelle che si dovrebbero avere non si capiscono.

Questo era il viaggio della “scoperta”. Una scoperta che è stata quasi come una trattativa serrata sul mio essere donna. La scoperta del perché ti accadono certe cose. Accadono punto e basta. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde. La mia invece stava correndo via veloce come un fiume torbido e malato verso confini imprevedibili. Correva dentro un rituale pendolarismo quotidiano.  Poi smisi di desiderare un’altra vita e mi accorsi che tutto ciò che mi circondava era un invito a crescere. Vivevo con indolenza dentro queste acque che con vigore e senza argini travolgeva ciò che incontrava. Aurora mi ha portato sugli argini. Investita come un sasso nel mezzo di un torrente ero miope e non vedevo di là delle apparenze.  Ero sorda perché preferivo ascoltare le menzogne al silenzio di Aurora.  La fata della misericordia è riuscita a stabilire con me un’alleanza e donandomi un’arca come quella di Noè mi hanno portato alla salvezza, oltre gli spazi infiniti, nell’Eterna alba del tempo. Strappata dalla corrente che mi trascinava sono diventata una piccola ansa e ho ritrovato la mia isola, perché oggi ho capito che Aurora, è il faro del divenire nel fiume del mio andare.  Oggi so che questo è il mio essere donna.

Sara Francucci

 

Una nuova rubrica letteraria per Otto@Trenta

Chi non ha ceduto, almeno una volta, alla “tentazione” della scrittura creativa? Cimentarsi in racconti o romanzi, semplicemente perché curiosi di verificare le proprie capacità letterarie, o magari per vedere come va a finire quella storia di cui si è sempre conosciuto l’inizio, ma mai immaginata la fine. Scrivere è un conto, ma farsi leggere è tutta un’altra storia. Riuscire a superare l’imbarazzo, la paura di non esser riusciti a esprimersi, l’ansia di mostrare agli altri qualcosa che è rimasto privato, “intimo” per molto tempo. Scrivere è pensare, farsi leggere è parlare.
Otto@Trenta vuole dedicare uno spazio agli aspiranti scrittori, che decidano di mettersi alla prova e di mostrare le proprie produzioni. Dopo un’analisi con conseguente selezione, nella rubrica verranno pubblicati i racconti più meritevoli e interessanti.
Si prenderanno in considerazione solo racconti, della lunghezza massima di 8.000 battute, da far pervenire a otto.tales@gmail.com. Bisogna specificare nome e cognome dell’autore o, eventualmente, uno pseudonimo. Alla mail, inoltre, bisognerà allegare un’immagine o una foto che verrà eventualmente pubblicata insieme al testo.
In caso di approvazione per la pubblicazione, l’autore verrà avvertito tramite mail e il testo sarà pubblicato nella rubrica.

Codice Etico per “L’Isola che non c’è”

VIBO VALENTIA – Lo scorso venerdì si è svolta nella sede dell’associazione “L’isola che non c’è” una conferenza stampa per la presentazione del codice etico, alla presenza di ospiti e soci.
In occasione della tradizionale cena sociale del terzo venerdì del mese, la presidentessa dell’associazione Titty Marzano ha esposto – davanti ad un pubblico numeroso e interessato – la struttura generale del codice, che è stato letto da alcuni soci e commentato dal giornalista Maurizio Bonanno e dal dott. Cesare Bianco. Spiacevole l’assenza dell’assessore regionale Nazzareno Salerno, che aveva garantito la sua presenza e che invece non si è presentato all’incontro.
La discussione si è incentrata sul senso e sulla necessità di un codice etico, un tipo di regolamentazione che esiste tacitamente in ogni società e che sancisce la direzione della crescita sociale.
“Il valore di un codice etico simile – ha detto Bonanno – non è solo formale ma anche sostanziale”, perché attraverso l’adesione permette effettivamente una proiezione verso il futuro, oltre la superficialità della convenzione.
Anche Bianco, cardiologo e socio dell’associazione, ha sottolineato la praticità del codice. “Il codice etico – ha detto – serve a vivere meglio nel contesto sociale, secondo la situazione storico-culturale, ed è un giuramento vecchio come il mondo ma che evolve col mondo stesso”.
La serata è proseguita con un’esibizione canora dei membri dell’associazione – che hanno cantato vari pezzi, tutti all’insegna dei valori della condivisione e della socialità – e con la cena, che è stata allietata anche dalla “esibizione” di alcuni pasticceri locali, i quali hanno realizzato una torta direttamente nella sede davanti ad un pubblico entusiasta.
Il venerdì sociale de “L’isola che non c’è” si è dimostrato per l’ennesima volta una piacevole occasione di incontro e di socialità, nonché uno stimolo alla riflessione sul senso dell’esserci all’interno di una comunità  e sul significato della convenzione, che spesso è rispettata – ma anche ignorata – senza reale coscienza.
Il valore di un’iniziativa di volontariato si riconosce proprio dalla coscienza, e da quella volontà che la presidentessa Titty Marzano ha individuato come caratteristica fondamentale – e mai scontata – dello stesso volontario “genuino”. Senza dimenticare che, in un mondo dominato dall’informazione, in cui restare ignoranti è una scelta, “l’unica vera inabilità è l’ignoranza”.

Link alla pagina dell’associazione: http://www.isolachenonce.net/

Link al Codice Etico: http://www.isolachenonce.net/index.php?option=com_content&view=article&id=230:codice-etico&catid=36:documenti&Itemid=100

 

Francesco Corigliano 

Castrovillari, riunione della Seconda Commissione Consiliare su Ambiente

CASTROVILLARI – Si è riunita la Seconda Commissione consiliare permanente, competente su Lavori Pubblici, Urbanistica, Viabilità, Trasporti ed Ambiente, presieduta dal consigliere Armando Garofalo. Alla presenza dei consiglieri Ferdinando Laghi, Antonio Viceconte, Piero Vico, si sono discusse in un’apposita riunione, convocata in sala Giunta, varie questioni tra le quali lo sviluppo energetico, legato alle fonti alternative, prima che la bozza del Regolamento Energetico Ambientale approdi in Consiglio comunale per il varo ufficiale. La discussione si è basata su suggerimenti ed osservazioni nonché su una serie di esigenze connesse alla ottimizzazione degli indirizzi che si vogliono dare in materia di risparmio energetico.
“Durante l’incontro sono stati trattati anche – ha dichiarato a margine della riunione il presidente Armando Garofalo- la predisposizione del Regolamento per la tutela degli animali e di un programma che valuti la riqualificazione del verde pubblico.”
“Il percorso di confronto– ha aggiunto ancora il presidente –, che presto porterà in Consiglio le tematiche che si stanno valutando, ribadisce la volontà unanime di questa tensione sullo sviluppo della qualità ambientale che non può fare a meno di nessuno come di quei passaggi fondamentali, finalizzati solo e semplicemente al miglioramento del rapporto uomo/natura/esistente/sviluppo sostenibile.”

 

L’Arcea alla Conferenza delle Agenzie di Pagamento Europee

Si è svolta a Vilnius, in Lituania, in occasione della Presidenza di turno dell’Unione Europea della Repubblica Lituana, la trentaquattresima edizione  della Conferenza dei Direttori delle Agenzie di Pagamento Europee. Presenti, per Italia, l’Agenzia nazionale per le Erogazioni in Agricoltura (Agea) e l’agenzia della Regione Calabria (Arcea).
A riguardo si è espresso l’Assessore regionale all’Agricoltura, Michele Trematerra : “per una corretta programmazione e gestione dei fondi comunitari – ha detto – è fondamentale il confronto con gli altri Stati Membri e con le altre Regioni. Infatti, solamente acquisendo le migliori prassi in corso si può riuscire a ricucire il ritardo, anche di tipo amministrativo, che caratterizza le nostre gestioni dei fondi comunitari.”
La conferenza di Vilnius ha tracciato le linee guida che si terranno nella gestione della prossima programmazione, e dell’insieme delle novità che si avranno in materia di controllo dell’affidabilità della spesa.

 

“Tradizionalando” a Vibo Valentia

VIBO VALENTIA – Lo scorso sabato sera si è svolta a Vibo Valentia, in piazza Diaz, l’evento culturale “Tradizionalando” che tra musica e gastronomia è stato dedicato alla valorizzazione della tradizione comunitaria vibonese.

La parrocchia di Santa Maria la Nova, con il patrocinio del Comune, ha organizzato una serata allietata dalle esibizioni del coro parrocchiale e dal gruppo di canti popolari del Liceo Artistico “Domenico Colao”.
“L’idea dell’iniziativa – ha detto Vincenzo Pesce, responsabile del coro nonché organizzatore dell’evento – è nata dall’esigenza di mettere in contatto la comunità religiosa con la società.

Il coro, formato interamente da non professionisti, e il gruppo composto dagli studenti del Liceo Artistico, si sono esibiti in canzoni che uniscono appunto lo spirito tradizionale a quello religioso, in uno slancio rivolto a tutti ma con un occhio di riguardo per i più i giovani.
“La musica è un mezzo importante per la comunicazione coi giovani”, ha detto a tal proposito don Vincenzo Varone, anch’egli organizzatore dell’evento, soprattutto “per il grande carico sentimentale che le è connesso”. “Servirebbero più iniziative di questo tipo – ha continuato il parroco – per la cultura, che non è costituita solo dal fattore intellettuale ma anche da quello pratico”.
Anche Vincenzo Pesce ha insistito sulla necessità di organizzare eventi simili nel territorio. “Il vibonese” – ha detto – possiede tantissimi artisti, che però vengono letteralmente soffocati dal contesto sociale, specie nel campo della musica e nonostante la presenza del Conservatorio e del Politecnico Internazionale”.
Presenti sul posto anche una pasticceria locale, che ha offerto una degustazione dolciaria di prodotti tipici, e uno stand del Gruppo Italiano per la Lotta contro il Lupus Eritematoso Sistemico, in occasione del mese di sensibilizzazione sulla malattia. Il Gruppo LES Italiano si sta occupando dell’informazione riguardo la malattia anche a Vibo, dove non esiste ancora una sede vera e propria. Con un’offerta per la ricerca sul Lupus della pelle, i presenti hanno potuto ricevere una piantina di violetta, un fiore non scelto a caso perché, proprio come le persone colpite dal LES, la violetta soffre se esposta direttamente alla luce solare.
Le luci e i colori del concerto, invece, non possono che aver giovato alle promotrici del Gruppo e a tutti i vibonesi che vi hanno assistito: l’evento è stato piacevole e divertente, seguito dal pubblico numeroso dei tantissimi bambini  che vi hanno partecipato, ed è stato arricchito anche dall’esibizione in costume di alcuni giovanissimi, con la partecipazione di Azione Cattolica.

Francesco Corigliano

 

Sito del Gruppo LES Italiano
http://www.lupus-italy.org/

Gruppo Facebook del LES di Catanzaro
https://www.facebook.com/groups/366164496778568/?fref=ts

Letture ad alta voce per i bambini del vibonese

VIBO VALENTIA – Prosegue al Sistema Bibliotecario Vibonese l’iniziativa “Lettura ad alta voce”, un avviamento alla lettura per bambini dai sei mesi agli otto anni. Attivo già dallo scorso anno, il progetto – promosso dalla Mediateca dello stesso Sistema Bibliotecario – continua ad essere un punto di riferimento per i genitori che vogliano garantire ai propri figli un’esperienza culturale e sociale di qualità, a stretto contatto con i libri.

Gli incontri si svolgono ogni giovedì alle 17:30, in una sala appositamente allestita all’interno del Sistema Bibliotecario: tra scaffali traboccanti di fiabe, colori e disegni, i bambini si relazionano con l’attività della lettura venendo seguiti dalle volontarie della Mediateca: Luciana Cordì e Katia Rosi. Esiste anche la possibilità di prendere in prestito libri e materiale multimediale, affinché i giovani lettori possano continuare la fruizione anche a casa.
Dopo la lettura di una fiaba, con tanto di domande e interventi del giovane uditorio, si passa alle attività ludiche e ricreative come la pittura e il collage. Le proposte sono tante, sebbene la lettura rimanga sempre al primo posto; il tutto mentre le mamme e i papà assistono, tenendo a bada i più vivaci o socializzando tra loro.
E proprio i genitori si dimostrano entusiasti e soddisfatti. Tutti d’accordo nel ritenere “Lettura ad alta voce” un’iniziativa valida e utile, un’idea di quelle che servirebbero in quantità al territorio vibonese – purtroppo da tempo incapace di fornire proposte formative e ricreative adeguate. Durante l’ora al Sistema Bibliotecario, i genitori hanno l’occasione di osservare i propri figli nel rapporto con altri bambini, in un momento di aggregazione particolarmente coinvolgente e gratificante per grandi e piccoli. I ragazzini socializzano tra di loro, mostrando lati della propria personalità che possono emergere nei momenti di rapporto con la comunità. Molti genitori, poi, scelgono di portare con sé anche i bambini più piccoli, data la capacità di stimolo garantita da un ambiente così vivace. L’iniziativa è considerata ottimamente gestita, e in molti apprezzano che uno spazio tanto interessante – sia storicamente che architettonicamente – come quello di Palazzo santa Chiara venga popolato anche dai giovanissimi.
Le volontarie Luciana e Katia si dimostrano altrettanto felici di poter stare a contatto con i bambini, fornendo al contempo un utile servizio alla comunità. Lo spazio e i materiali permettono tante attività, ma non ci si pongono limiti e si considera la possibilità di avviare anche altri laboratori e accogliere sempre più entusiasti piccoli lettori.
“Lettura ad alta voce” è una di quelle iniziative che riportano l’ottimismo nel panorama culturale del vibonese, un’idea dalla grande portata che merita attenzione e riconoscimento. L’esempio andrebbe seguito e imitato all’interno della stessa città, nonché nel territorio, per risollevare le sorti di una comunità che troppo spesso mette da parte la cultura e la partecipazione sociale.

Francesco Corigliano

Goffredo Bettini a Vibo Valentia

VIBO VALENTIA – Domenica Scorsa, al palazzo Gagliardi di Vibo Valentia, si è svolta la presentazione dell’ultimo libro dell’onorevole Goffredo Bettini, Carte segrete. Roma, l’Italia e il PD  tra politica e vita per la casa editrice Aliberti di Roma.

Bettini, già coordinatore del PD e membro attivo del Partito Comunista Italiano e dei Democratici di Sinistra, è in Calabria per la promozione del suo lavoro letterario, seguendo un percorso di tre tappe costituite da Paola, Vibo Valentia e Cosenza.

Alla presentazione ha partecipato il consigliere regionale Pietro Giamborino, che ha espresso più volte la sua ammirazione per la figura politica – e umana – di Bettini, indicandolo come punto di riferimento ideologico dotato di una levatura  “più che da imperatore, da pontefice”.
“Nel libro – sostiene Bettini – è presente tutto il disincanto per una situazione politica nazionale stantia, incapace di confrontarsi con la praticità della vita sociale e di rapportarsi efficacemente coi giovani”. Ma emerge anche la delusione nei confronti del proprio partito: allontanatosi dall’Italia dopo la sconfitta del PD nel 2008, Bettini ha potuto riflettere sulle qualità e sui difetti del Partito Democratico. “Il PD è malato” –  sostiene – e ha deciso di metter per iscritto le caratteristiche di questa malattia, conducendo un atto di analisi e auto-analisi, quindi, necessario per poter ancora una volta partecipare alla politica con rinnovata coscienza.
Carte segrete è quindi “un atto di amore per la politica”, un’affermazione dei suoi valori più alti, costituiti appunto dal dialogo e dal confronto oggettivo  e non un mero attacco alle complesse strutture politiche nazionali.

Il consigliere Giamborino, nella sua presentazione, ha voluto insistere su questo punto e anche sulla necessità di percepire il senso politico “sentimentale” e pratico nel territorio vibonese, “Una città millenaria e bella come questa  – ha detto – merita di meglio”.

Francesco Corigliano

BiblioPride 2013, il futuro della cultura a Vibo Valentia

VIBO VALENTIA – Lo scorso sabato, nella splendida cornice del palazzo Gagliardi a Vibo Valentia, si è svolto un aperitivo bibliotecario in occasione del BiblioPride, la giornata nazionale delle biblioteche. Una serata per discutere della realtà, del passato e del futuro delle biblioteche nel territorio vibonese.
Sotto la supervisione di Gilberto Floriani, direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese, ospiti di rilievo quali Lionella  Morano (presidente della “Fondazione Nicola Liotti”), Francesco Bartone (direttore della Biblioteca di Soriano) e l’onorevole Domenico Romano-Carratelli (presidente dell’associazione bibliofili calabresi “G. Barrio”, nonché ex-assessore ai Beni Culturali per la Regione Calabria) sono intervenuti davanti ad una platea raccolta ma interessata, commentando la situazione culturale generale nella difficile realtà calabrese.
In particolare Romano-Carratelli, che a Maggio ha presentato a Torino un prezioso codice cinquecentesco, con 99 acquerelli raffiguranti città della Calabria Ultra, ha voluto evidenziare l’eccellenza dei poli bibliotecari di Vibo e di Soriano, sottolineando la necessità di mantenere e sviluppare quegli organi culturali che ancora resistono sul territorio. Un dovere difendere le eccellenze, e un bene oggettivo per la comunità tutto ciò che riguarda la cultura e la storia.
Si è parlato anche delle nuove tecnologie, e della necessità di stare al passo coi tempi tenendo conto della digitalizzazione dell’informazione e della comunicazione. A tal proposito, si è più volte sottolineata la capacità del Sistema Bibliotecario Vibonese di aggiornarsi e di inserirsi nella vita sociale del territorio, configurandosi in maniera anche più moderna rispetto a biblioteche storicamente più importanti come quella di Cosenza. Notevoli anche gli interventi sulla diffusione degli e-book e sulla scomparsa della carta stampata, fenomeni che potrebbero far perdere il contatto con la “materialità” e praticità della cultura.
La conferenza è proseguita con considerazioni e proposte interessanti, dimostrando che anche a Vibo Valentia è possibile trattare di cultura e proporre uno sviluppo della zona basato proprio sulla cultura stessa. In questo senso il Sistema Bibliotecario Vibonese, con la sua ricchissima raccolta e con la puntuale capacità di organizzazione di eventi, si rivela senz’altro fondamentale.
La serata si è conclusa con gli interventi del pubblico e con un piccolo rinfresco, nell’imponente atrio del palazzo Gagliardi.

Francesco Corigliano