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Quale Impresa Cafè, nasce il nuovo ciclo di incontri dei Giovani di Confindustria

“Quale Impresa Cafè”, il nuovo ciclo di incontri dei giovani imprenditori di Confindustria ha preso il via lo scorso 14 maggio in Calabria, in una nota struttura dello Jonio, in provincia di Catanzaro.

Lo scopo dell’iniziativa è stato quello di raccontare le eccellenze calabresi, frutto del lavoro dei tanti giovani che lavorano in maniera innovativa contribuendo alla crescita del Paese.

Al seminario hanno partecipato il Presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Alessio Rossi, il Presidente regionale dei GI di Confindustria, Marella Burza, il Presidente dei GI di Confindustria della provincia di Catanzaro, Caterina Froio, il presidente di Unindustria Calabria, Natale Mazzuca, il presidente di Confindustria Catanzaro, Daniele Rossi e il presidente regionale e vice presidente nazionale di Piccola Industria, Aldo Ferrara.

Oltre 70 imprenditori, in larga parte giovani, hanno riempito la sala convegni per confrontarsi e discutere di tecniche e prospettive inerenti la comunicazione aziendale. Il tema è stato approfondito grazie alla presenza di Matteo Giudici, direttore di Quale Impresa, house organ nazionale dei Giovani Imprenditori, di Alfredo Citrigno, componente del Comitato di redazione e di Valentina Parenti (Valentina Communication) .

Nell’inedita veste di moderatore Florindo Rubettino il quale, nel rappresentare la sua esperienza nel campo editoriale, ha introdotto e coordinato gli interventi, sottolineando la valenza strategica della comunicazione quale asset aziendale per il raggiungimento di ambiziosi traguardi.  

“Abbiamo voluto organizzare in Calabria – ha sottolineato Alessio Rossi – la prima tappa di ‘Quale Impresa Cafè’ per premiare l’ottimo lavoro che stanno facendo i giovani imprenditori calabresi di Confindustria che, con entusiasmo ed energia, promuovono importanti iniziative in tema di cultura d’impresa, valorizzando le diverse collaborazioni con le scuole e gli Atenei.

Un gruppo, certamente, numeroso e preparato che, con instancabile passione, incoraggia e facilita progetti di crescita culturale fornendo continui stimoli ed interessanti input alle nuove generazioni.  

Al centro dei lavori, certamente, il tema della comunicazione e ancor più quello dell’identità, in quanto, come emerso dai vari interventi, all’interno del gruppo c’è una forte identità, un forte senso di responsabilità sociale, che si vuole trasmettere anche sui territori.

Il lavoro dei giovani imprenditori calabresi è un fiore all’occhiello per l’intero sistema confindustriale – ha concluso Alessio Rossi, formulando un grande plauso ed un ringraziamento alla Presidente Marella Burza, a Caterina Froio, ad Alfredo Citrigno ed a tutti gli altri giovani imprenditori calabresi”.

Stop alle retribuzioni in contanti. Da luglio 2018 solo pagamenti tracciabili

Tra poche settimane entrerà in vigore il divieto per i datori di lavoro di pagare in contanti le buste paga dei propri dipendenti.

Dal 1° luglio del 2018, ai sensi degli art. 911 e ss. della L. 205 del 25 dicembre 2017, il pagamento della retribuzione potrà avvenire soltanto mediante metodi di pagamento tracciabili. Il datore di lavoro potrà versare le retribuzioni con bonifico bancario, con strumenti di pagamento elettronico, con assegno bancario o circolare consegnato al lavoratore, oppure con pagamento in contanti direttamente in banca o alla posta, solo se il datore di lavoro ha aperto un c/c di tesoreria con mandato di pagamento.

La norma stabilisce, inoltre, che la firma apposta dal dipendente sul prospetto paga non potrà costituire prova dell’avvenuto pagamento dello stipendio. Detta prescrizione è un ulteriore chiarimento a ciò che la giurisprudenza di legittimità aveva già più volte affermato e cioè che la sottoscrizione “per quietanza” o “per ricevuta”, apposta dal lavoratore alla busta paga, non implica, di per sé l’effettivo pagamento della somma indicata nel medesimo documento, e pertanto non è da ritenersi prova di tale pagamento (si veda in tal senso la sentenza della Corte di Cassazione n. 9294 del 2011).

Il divieto di retribuire in contanti i propri dipendenti opererà per tutti i rapporti di lavoro subordinato indipendentemente dalle modalità di svolgimento della prestazione e dalla durata del rapporto. Nessuna esclusione alla disposizione normativa può essere effettuata in relazione alla brevità del rapporto di lavoro, come, ad esempio, per quanto attiene ai contratti subordinati a tempo determinato o intermittenti, ovvero per i rapporti di lavoro autonomo occasionali, previsti dall’art. 2222 del c.c.; infatti, anche per detti casi, bisognerà seguire le indicazioni fornite dal legislatore in merito ai mezzi di pagamento tracciati, per le prestazioni fornite. Viceversa, sempre per espressa previsione della norma, il divieto di pagamento della retribuzione in contanti non si applicherà alla Pubbliche Amministrazioni ed ai rapporti di lavoro domestici. Si consiglia

Al fine di far rispettare l’obbligo da tutti i soggetti indicati dalla norma la legge ha previsto che i trasgressori saranno puniti con una sanzione amministrativa pecuniaria consistente nel pagamento di una somma da 1.000,00 a 5.000,00 euro.

La finalità del provvedimento attiene ad una maggiore tutela dei diritti dei lavoratori, cercando di limitare e ridurre la prassi dei datori di lavoro di corrispondere ai propri dipendenti uno stipendio inferiore ai limiti fissati dalla contrattazione collettiva, in modo da tutelare il dipendente che riceva importi non corrispondenti a quanto scritto in busta paga, nonché al fine di contrastare il fenomeno dell’economia sommersa attraverso il pagamento delle retribuzioni con modalità tracciabili.

Avv. Luca Gencarelli

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Profumi, sapori, colori e ricordi calabresi nella croccante di De Rose

Una pizza che rievochi la Calabria, con i suoi profumi, sapori e mille colori le sue passioni ed i sentimenti . E’ a questo che pensava Bruno De Rose quando immaginava i viaggi degli emigrati calabresi ed è a queste emozioni che si ispira per la creazione della sua pizza.

La Croccante Calabrese è frutto dell’intuizione vincente di Bruno De Rose, titolare, insieme alla moglie Pina, della Wine-food.it – Scuola Italiana di Ristorazione.

L’idea nasce dalla volontà di ricordare l’immagine della “Calabria nel mondo”, legata alla storia della Grande Emigrazione che ebbe inizio dalla fine dell’800 e crebbe in larga misura fino al 1920. Le ricettazioni della Croccante Calabrese vogliono far rivivere, attraverso un viaggio culinario, sia i sapori internazionali, ricordando coloro i quali emigrarono principalmente in America e in Germania, sia i sapori tradizionali Calabresi.

Cosa differenzia la CroccanteCalabrese ® dalla pizza tradizionale?

La CroccanteCalabrese® è fatta con lievito madre di frumento intero chiamato “A’Levatina”, prevede una lievitazione minima di 48 ore, viene eseguita, nel rispetto del protocollo di produzione, con l’innovativo sistema d’impasto “A’Mauris” – creato appositamente dalla wine-food.it – che attraverso le chiusure a “Diamante” rendono la sua struttura alveolata ed estremamente digeribile e leggera . Ha dei vantaggi sia dal punto di vista organolettico che nutrizionale, infatti l’indice glicemico è più basso rispetto a una pizza  tradizionale, gli acidi organici che si formano durante la fermentazione favoriscono la scomposizione dei fitati e, infine, si differenzia per la maggiore digeribilità dovuta alla lunga e lenta fermentazione, e quindi predigestione, dei costituenti. Tutti gli ingredienti sono al 100% di origine vegetale e non viene impiegato alcun ingrediente di origine animale.

Chi vuole produrre la Croccante Calabrese che iter deve seguire?

Innanzitutto è necessario precisare che CroccanteCalabrese ® è un marchio registrato, in Europa e in diversi paesi del mondo, pertanto è importante attenersi a una serie di regole oltre a dover rispettare specifiche distanze definite in base al numero di abitanti per Comune. Una volta ottenuta l’assegnazione della concessione del marchio, il titolare della pizzeria coinvolgerà due/tre persone dell’azienda: uno in produzione (il pizzaiolo ) e uno/due in sala, i quali dovranno seguire obbligatoriamente un corso di formazione.

I loghi più celebri generalmente nascondono curiosità o messaggi, tu cosa vuoi trasmettere attraverso il nome e i colori?

Il colore rosso sulla scritta Calabrese identifica un popolo fiero, combattivo, passionale; il colore verde della scritta Croccante rappresenta, invece, la perseveranza e l’equilibrio, caratteristiche proprie dei Calabresi. Il termine Croccante è riferito alla consistenza del cibo quindi alla croccantezza data dalla percezione gustativa di friabilità e allo stesso tempo è un richiamo ai  sentimenti, nonché all’attaccamento alla propria terra.

Dove possiamo provare la Croccante Calabrese?

Attualmente è disponibile in diverse pizzerie presenti su tutto il territorio calabrese; basta visitare il nostro sito internet per conoscerne i dettagli. Posso anticipare, però, che entro fine giugno la Croccante Calabrese verrà presentata a Miami presso ristoratori Italiani.

F.P.

WhatsApp: il valore legale dei messaggi nel processo civile e penale.

WhatsApp è ormai divenuta l’applicazione di messaggistica gratuita più diffusa al mondo. Con la diffusione delle nuove tecnologie ormai chiunque conosce e utilizza questo strumento, che permette agli utenti di inviare e ricevere messaggi, scritti e vocali, in maniera immediata. La questione del valore legale dei messaggi spediti e ricevuti per il tramite di WhatsApp è, ormai, divenuta di grande attualità. Il tema è da considerarsi particolarmente delicato, considerato il numero elevato di messaggi che si inviano o ricevono e, soprattutto, la leggerezza con cui spesso si scrivono o registrano. La giurisprudenza di merito e di legittimità, sia in materia civile che penale, ha affrontato il tema cercando di dirimere le questioni emergenti. Una serie di sentenze, infatti, risulteranno utili per approfondire la questione e per meglio comprendere se le conversazioni contenute su WhatsApp possono avere valore di prova in un processo civile o penale. Il nostro Codice Civile all’art. 2712 prevede che le riproduzioni meccaniche, fotografiche, informatiche o cinematografiche, le registrazioni fonografiche e, in genere, ogni altra rappresentazione meccanica di fatti e di cose formano piena prova dei fatti e delle cose rappresentate, se colui contro il quale sono prodotte non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime. Ed inoltre, l’art. 2719 c.c. dispone che le copie fotografiche di scritture hanno la stessa efficacia delle autentiche, se la loro conformità con l’originale è attestata da pubblico ufficiale competente ovvero se non è espressamente disconosciuta. Riportandosi a tali disposizioni, la Cassazione aveva già riconosciuto pieno valore probatorio a SMS e MMS, ritenuti “elementi di prova” integrabili con altri elementi anche in caso di contestazione (Cass. n. 9884/2005), chiarendo peraltro che in caso di disconoscimento della “fedeltà” del documento all’originale, rientrerebbe nei poteri del Giudice accertare la conformità all’originale anche attraverso altri mezzi di prova, comprese le presunzioni (Cass. n. 866/2000). Tali disposizioni possono essere applicate ai messaggi WhatsApp in quanto gli stessi costituiscono documenti informatici, equiparati ai documenti tradizionali a tutti gli effetti. La trascrizione delle conversazioni WhatsApp è utilizzabile ai fini probatori ma è condizionata dall’acquisizione del supporto, telematico o figurativo, contenente la menzionata registrazione. Infatti, la trascrizione non è altro che una riproduzione del contenuto della principale prova della quale, pertanto, devono essere controllate l’attendibilità, la veridicità e la paternità mediante l’esame diretto del supporto (Cass. n. 49016/2017). Secondo l’insegnamento della Corte di legittimità, infatti, i dati informatici acquisiti dalla memoria del telefono hanno natura di documenti ai sensi dell’art. 234 c.p.p. e, di conseguenza, la relativa attività acquisitiva non soggiace né alle regole stabilite per la corrispondenza, né tantomeno alla disciplina delle intercettazioni telefoniche (Cass. n. 1822/2018). Ai messaggi rinvenuti in un telefono sottoposto a sequestro non si applica, dunque, la disciplina prevista dall’articolo 254 c.p.p. sul sequestro di corrispondenza, in quanto la nozione di corrispondenza “implica un’attività di spedizione in corso o comunque avviata dal mittente mediante consegna a terzi per il recapito” (Cass. n. 928/2015). Non è configurabile neppure un’attività di intercettazione, che postula, per sua natura, la captazione di un flusso di comunicazioni in corso, mentre nel caso del messaggio WhatsApp ci si limita ad acquisire ex post il dato conservato in memoria. Si potrà, dunque, concludere che, con l’osservanza delle procedure previste, i messaggi di WhatsApp e le relative conversazioni contenute nelle chat, salvate nella memoria del telefonino, potranno avere valore probatorio in un processo, sia civile che penale. Infatti, con il deposito nelle modalità prescritte, l’apparecchio cellulare o il supporto informatico potranno essere sottoposti alla perizia di un tecnico nominato dal Giudice che dovrà verificare che il testo non abbia subito alterazioni. Per conferire maggiore valore probatorio ai messaggi e superare qualsiasi possibile contestazione, sarà utile munirsi di una relazione tecnica di un consulente informatico e di una copia conforme ed autenticata dei messaggi WhatsApp a uso legale, da depositare in giudizio. Sarà necessario procurarsi, inoltre, un’attestazione di conformità delle trascrizioni alle conversazioni originali presenti sul supporto informatico esibito, da parte di un notaio o altro pubblico ufficiale.

Avv. Boellis

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I diritti negati ai bambini nel Sul del Mondo

Ogni giorno milioni di bambini si vedono negati i propri diritti. Stiamo parlando di alcuni tra i diritti fondamentali per vivere. ActionAid Italia ha creato un dossier per far conoscere qual è la situazione dei bambini.

Il dossier di ActionAid sui Bambini nel Sud del Mondo racconta, attraverso dati e immagini, di quei diritti negati ai bambini da una situazione di sottosviluppo e di come, nonostante le condizioni attuali, sia possibile nel proprio piccolo aiutarli attraverso l’adozione a distanza. Tra i diritti basilari negati vi è il diritto al cibo. A causa della mancanza di sostentamenti e della malnutrizione ogni anno sono circa 6 milioni i bambini di età compresa tra 0 e 5 anni che muoiono. Inoltre la malnutrizione provoca nei bambini grandi deficit al sistema immunitario. Questa carenza li rende maggiormente esposti alle malattie e anche un banale raffreddore può causargli la morte.

Tra i diritti negati ai bambini nel Sud nel Mondo vi è il delicato tema della salute. La mancanza di strutture adeguate alle cure delle malattie,oltre, alla carenza di vaccini e farmaci li rende vulnerabili ed esposti a numerosi rischi. Possono contrarre dalle infezioni che possono essere contratte al momento della nascita alla malaria, dalla dissenteria causata da virus e malnutrizione alla polmonite. Nel dossier di ActionAid è riportato che nel 2016 sono stati circa 2,6 milioni i bambini morti nel primo mese di vita. Questi dati potrebbero migliorare notevolmente con la creazione di strutture adeguate che prevedano ambienti sterili per la cura e la nascita dei bambini.

L’istruzione è un’altra piaga del Sud del Mondo. Consentire ai bambini di frequentare la scuola, consentirà loro di acquisire la conoscenza e di conseguenza richiedere che i loro diritti vengano rispettati. Ad oggi sono circa 120 milioni i bambini analfabeti nel Sud del Mondo, ai quali in diverse circostanze viene negato il diritto all’istruzione perché adoperati per il lavoro minorile o perché le strutture scolastiche sono troppo lontane dal villaggio nel quale vivono.

Non si può restare fermi e osservare da lontano cosa accade ogni giorno a questi piccoli bambini, è giunto il momento di diventare parte attiva e donare un futuro migliore a tutti i bambini, rendendoli consapevoli dei loro diritti per offrigli così un futuro migliore. Inoltre adottando un bambino a distanza non si aiuta solo il singolo ma l’intero villaggio.

Buonvicino fa visita alla comunità di Morgex

BUONVICINO (CS) – Una delegazione del comune di Buonvicino formata dal Sindaco e 3 Consiglieri comunali, assessore ,dipendenti e un gruppo nutrito di cittadini e la responsabile di Mod art Fashion di Seduzione e Gusto della proloco, si è recata nei giorni scorsi a Morgex,  in Valle d’Aosta.
Scopo della visita è stato quello di avviare un gemellaggio che metta a confronto le due realtà al fine di creare scambi culturali ed economici mantenendo viva l’ appartenenza alle proprie origini esprimendo apprezzamento e gratitudine per il coraggio, la tenacia e la laboriosità degli emigrati in tutto il mondo.
E’ importante rilevare che in questa zona dal 1956 si sono insediati molti Buonvicinesi che con il lavoro e sacrifici si sono inseriti ed integrati molto positivamente con il popolo Valdostano.
L’accoglienza fatta dal comune di Morgex, dai concittadini, dalle associazioni e dalle imprese è stata straordinaria.
Era sicuramente scontata quella dei concittadini ma quella dei valdostani è andata molto al di là di ogni ottimistica previsione.
Nella mattinata si è tenuto il ricevimento della delegazione nella sala del comune di Morgex alla presenza del Sindaco  degli assessori e consiglieri in costume tipico e della comunità di Buonvicino residente a Morgex. 

Lo spinoso problema dei parcheggi condominiali. E se fosse colpa del costruttore?

Uno dei motivi di maggiore conflitto nei condomini è l’uso dei parcheggi all’interno delle aree comuni. È frequente, infatti, che gli spazi a disposizione per il parcheggio siano insufficienti per le esigenze di tutti i condomini. In tale situazione, a meno di non affidarsi al caso e lasciare che il primo arrivato occupi i posti liberi escludendo di fatto coloro che giungeranno dopo, è necessario interrogarsi su quale siano le possibili e legittime soluzioni del problema.

Il punto di partenza può essere l’art. 1102 del codice civile, che prevede per ciascuno la facoltà di servirsi della cosa comune (nel nostro caso i posti auto), purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso secondo il loro diritto.

Tale norma, tuttavia, non è considerata inderogabile dalla giurisprudenza, che ha avuto modo di chiarire che il regolamento di condominio e le delibere assembleari adottate con le necessarie maggioranze possono stabilire limiti più rigorosi, a patto di non introdurre un vero e proprio divieto di utilizzazione generalizzato delle parti comuni. Questo è quanto ha stabilito anche una recente sentenza (del 29.01.2018) della Corte di Cassazione, per altro confermativa di un indirizzo consolidato, che ha ritenuta legittima una limitazione al parcheggio degli autoveicoli, nella fattispecie consistente nell’attribuzione ai condomini dell’esclusiva possibilità di effettuare soste temporanee, “per il solo tempo strettamente necessario al carico e scarico di persone e bagagli”, con rimozione coattiva a spese del contravventore in caso di violazione della regola.

Diversa sarebbe, evidentemente, l’ipotesi in cui si assegnassero in via definitiva i posti ad alcuni condomini escludendo completamente gli altri. In tal caso, in mancanza di un accordo unanime, si avrebbe una limitazione dell’uso e del godimento che gli altri condomini hanno diritto di esercitare sul bene comune, in violazione del principio sopra delineato.

Il problema, come detto, è abbastanza diffuso per quanto concerne gli stabili di antica edificazione e meriterebbe un approfondimento impossibile in questa sede. Ma che succede se a risultare originariamente insufficienti per il parcheggio di ciascun proprietario sono gli spazi condominiali in edifici che invece non sono di remota costruzione? A che altri rimedi può aspirare un condomino che si trovi sprovvisto di un posto auto?

Occorre a questo punto segnalare che la Legge Urbanistica (L. 17 agosto 1942, n. 1150) a seguito delle modifiche apportate prima dalla L. n. 7 del 1967 e poi dalla L. n. 246 del 2005, prevede una riserva obbligatoria di appositi spazi per parcheggi nelle nuove costruzioni ed aree pertinenziali ad esse aderenti, in misura non inferiore ad un metro quadrato per ogni dieci metri cubi di costruzione. In altri termini, in capo al costruttore esiste un preciso obbligo di predisporre posti auto in proporzione alla cubatura dell’edificio.

Ciò ha portato i giudici della Suprema Corte (con sentenza pubblicata nel febbraio scorso) ad affermare che “nell’ipotesi in cui lo spazio destinato al parcheggio dovesse risultare insufficiente a soddisfare i singoli condomini del fabbricato, il proprietario che ne risultasse privato dovrebbe far valere un inadempimento del costruttore”, lamentando il danno conseguente al mancato godimento del posto auto.

Potrebbe aprirsi uno spazio, quindi, per reclamare direttamente nei confronti di chi ha edificato l’immobile.

Avv. Cosmo Maria Gagliardi

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Riforma del welfare e politiche sociali, un confronto in Regione

CATANZARO – Nella Sala Verde della Cittadella regionale, si terrà giovedì 12 aprile a partire dalle 14.45, un dibattito sulle politiche sociali in Calabria e sulla riforma del welfare.

L’evento, organizzato dall’ufficio per il partenariato della Regione, prevede la partecipazione del presidente della Regione Mario Oliverio, della portavoce nazionale del Forum del Terzo settore, Claudia Fiaschi e del presidente dell’Anci Calabria, Gianluca Callipo. Moderatore della discussione sarà il portavoce Forum Terzo settore Calabria, Gianni Pensabene.

Il confronto verterà sulla programmazione delle politiche sociali in Calabria, sulla riforma del welfare e del Terzo settore e sui principali strumenti della policy sociale proposti dalla Regione attraverso il Por Calabria Fesr – Fse 2014-2020. Si concentreranno sugli strumenti e sulle politiche del Por Calabria 2014-2020 gli interventi di Paola Rizzo, dirigente generale del Dipartimento regionale programmazione nazionale e comunitaria, e di Fortunato Varone, dirigente generale del Dipartimento lavoro, formazione e politiche sociali.

Prenderanno parte alla discussione anche Danilo Ferrara, presidente dell’Ordine assistenti sociali Calabria, Stefano Tabò, presidente CSV net, Rete dei Centri di servizio per il volontariato, Lorenzo Di Napoli, presidente Comitati di gestione e Giuseppe Perpiglia, coordinatore CSV Calabria.

Tasso variabile Euribor, risarcimenti e rimborsi

La Commissione Europea, con la sentenza del 2013, caso n. AT 39914 del 3 dicembre 2013, pubblicata solo dopo anni, ha riconosciuto, implicitamente, il diritto di risarcimento a tutti gli utenti truffati nei contratti di mutuo, prestiti e derivati, che in quegli anni, ovvero tra il 2005 e il 2009, avevano, nel contratto, un tasso variabile legato all’Euribor. L’art. 117 del T.U.B. stabilisce che l’incertezza della clausola di determinazione degli interessi in un contratto di mutuo determina la nullità della clausola stessa e cioè quando i parametri atti ad individuare il tasso variabile sono scarsamente intelligibili, poiché nella clausola è prevista una serie di rinvii concatenati a valori anche di valute estere in astratto recuperabili, ma tali da non rendere immediatamente reperibili e via via verificabili i dati.

La Commissione Europea ha dunque condannato, alla conclusione delle indagini svolte, 4 tra le più note Banche europee, con l’accusa di aver manipolato il tasso di interesse che incideva poi sui mutui di milioni di cittadini europei, l’Euribor appunto, nel periodo che va dal 2005 al 2009.

In ogni caso, l’Euribor è negativo dai primi mesi del 2015. I tassi sotto zero avrebbero dovuto portare un vantaggio ai titolari di un mutuo a tasso variabile. Molti mutuatari stanno pagando una rata più leggera che si è costantemente abbassata da quando i tassi di interesse sono scesi. Ma non tutti. I clienti delle banche che non applicano correttamente il tasso stanno continuando a pagare la stessa rata da quando l’Euribor è andato in territorio negativo. Questo perché alcuni istituti di credito non considerano l’Euribor meno di zero, anche se il tasso di riferimento è inferiore.

Questo significa che se i tassi di riferimento sono negativi, lo spread concordato con il mutuatario deve partire dal valore negativo e non da zero, come correttamente calcolano alcuni istituti. Chi non ha applicato tale comportamento è tenuto a restituire quanto finora è stato pagato di troppo. Salvo il caso, naturalmente, in cui sia contrattualmente previsto un tasso minimo (clausola Floor).

Gli istituti di credito, dunque, sono chiamati a fare chiarezza e a verificare dove è avvenuto un calcolo errato, probabilmente in buona fede, dovuto dai sistemi informatici non programmati all’evento dei tassi Euribor negativi.

Pertanto, i titolari di un mutuo a tasso variabile dovrebbero controllare la propria situazione verificando prima di tutto se nel proprio contratto di mutuo sia presente o meno la clausola Floor. Se non fosse indicato alcun limite minimo e si sta continuando a pagare un tasso di interesse pari allo spread, significa che la banca non sta applicando correttamente l’Euribor negativo e in questo caso si avrebbe diritto di ricevere un rimborso di quanto è stato pagato in più. Alcune banche lo hanno già previsto, altre, diciamo così, hanno bisogno che venga loro ricordato.

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Avv. Antonio Nappi

A Cirò presentazione della Guida Vini Buoni d’Italia e la premiazione delle cantine calabresi

CIRO’ (KR) – Per la promozione del turismo di qualità è importante la «valorizzazione dello stretto legame che unisce un prodotto enogastronomico al suo territorio». Ne è convinto Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano, commentando l’uscita dell’edizione 2018 di Vini Buoni d’Italia. In Italia è sempre più crescente il numero di persone ed appassionati che scelgono l’enoturismo per conoscere un territorio, gustando le caratteristiche non solo culturali ma anche enogastronomiche che caratterizzano un area del Paese.

La Calabria, cenerentola del vino, da qualche tempo sta provando ad organizzare un’offerta turistica che riesca a soddisfare i numeri dei viaggiatori che scelgono la nostra regione anche in virtù della potenza varietale dei vitigni che segnano il profilo dei territorio dai monti fino al mare, e la ricchezza gastronomica di presidi territoriali che sono famosi e conosciuti in tutto il mondo. 

Secondo gli ultimi dati del 2016 diffusi dall’associazione “Città de vino” l’enoturismo si conferma per l’Italia come una risorsa economica e culturale con ampi margini di crescita. Sono stati 14 milioni gli arrivi di enoturisti alle strutture e alle cantine dei territori per un valore di 2,5 miliardi di euro nel 2016, come dichiarato nel XIII rapporto sul turismo del vino in Italia presentato in Umbria nel Luglio 2017. Prevedendo un aumento di arrivi e volume d’affari per oltre il 40% dei Comuni e il 60% delle Strade del Vino nell’anno 2017.

Territorialità, esperienza e sostenibilità sono le prole d’ordine per il comparto vinicolo italiano del prossimo futuro. «Protagonisti indiscussi del futuro enologico italiano – scrive Mario Busso, curatore nazionale della guida Vini Buoni d’Italia – sono i vini da vitigni autoctoni» sui quali anche la Calabria sta facendo un grande lavoro di valorizzazione e promozione, facendo sempre più sistema attraverso i consorzi e le reti di produttori.

IL VINO MOTORE TURISTICO DEL TERRITORIO

Su questi aspetti, che possono essere il punto di forza notevole per la promozione di un brand Calabria, si confronterà a Cirò il mondo del vino calabrese, in occasione della presentazione della guida Vini Buoni d’Italia. Presso la torre aragonese di Torre Melissa, simbolo del territorio, si ritroveranno, sabato 7 aprile alle ore 18.00, il presidente del consorzio Vini Cirò e Melissa, Raffaele Librandi, il presidente dell’enoteca regionale, Gennaro Convertini, insieme al coordinatore della guida edita dal Touring Club Italiano, Umberto Gambino per discutere del vino come motore turistico del territorio e si premieranno i produttori calabresi recensiti nell’edizione 2018 nel corso della serata che registra la media partnership di Vinocalabrese.it.

Seguirà una degustazione dei vini premiati e di altri produttori della rete regionale del vino calabrese. Una bella vetrina che anticipa la spedizione dei produttori regionali per il Vinitaly 2018.

Alle ore 21.00 presso il ristorante “Il conte di Melissa” la cena con un focus dedicato alla cucina ed i vini del territorio. Per info e prenotazioni 349/614845 – 320/084 2124.