Tutti gli articoli di Francesco Pirillo

Furti d’auto e “cavallo di ritorno”, misure cautelari per 18 persone

COSENZA -Nelle prime ore della mattinata, in Cosenza, i militari della Compagnia Carabinieri di Rende e del Nucleo Investigativo di Cosenza, coadiuvati da personale dei Comandi Provinciali Carabinieri di Cosenza, Catanzaro e Crotone, dell’8° Nucleo Elicotteri, del 14° Battaglione Calabria, nonché da Unità del Nucleo Cinofili e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, hanno dato esecuzione a:

  • 16 misure di custodia cautelare (di cui 10 in carcere e 6 agli arresti domiciliari), a seguito di ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Cosenza, su richiesta della locale Procura della Repubblica, per i reati in concorso di “ricettazione”, “furto” ed “estorsione”;
  • 2 misure di custodia cautelare (di cui 1 in istituto di pena minorile e 1 in comunità), a seguito di ordinanza emessa dal GIP presso il Tribunale dei Minorenni di Catanzaro, per il reato di “associazione per delinquere finalizzata ai furti di auto e successive estorsioni”.

 L’indagine, condotta dal mese di novembre 2017 dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Rende – unitamente a quelli del Nucleo Investigativo di Cosenza e della Stazione Carabinieri di Montalto Uffugo – scaturisce da una seria recrudescenza del fenomeno dei furti di veicoli rilevato nell’area urbana di Cosenza e Rende e nella zona valliva di Montalto Uffugo (molti dei quali rinvenuti pochi giorni dopo la presentazione della denuncia di furto). Nel corso dei complessi approfondimenti investigativi sono stati acquisiti elementi utili a:

  • delineare uno strutturato gruppo criminale, composto in gran parte da soggetti di etnia “rom”, i quali, secondo un consolidato modus operandi:
  • trafugati i veicoli (in particolar modo Fiat Panda, Punto, Grande Punto, 500 e Lancia Y), contattavano i proprietari degli stessi, attraverso cabine telefoniche pubbliche, al fine di imporre loro, nell’ambito di mirati incontri presso il c.d. “Villaggio degli Zingari” di Cosenza, la corresponsione di somme di denaro per la restituzione;
  • solo all’atto della riscossione del provento dell’estorsione (variabile da 300 a 500 €), indicavano ai proprietari dei mezzi il luogo ove avrebbero potuto rinvenirli;
  • allorquando le vittime non aderivano alle richieste estorsive, provvedevano a “cannibalizzare” le autovetture, traendo illeciti guadagni dalla cessione quali pezzi di ricambio delle diverse parti smontate;
  • documentare le responsabilità degli indagati in ordine a 52 furti di autovetture, seguiti da altrettanti episodi di estorsione, raccogliendo, in ultimo, anche le dichiarazioni delle vittime (48 persone ascoltate), la maggior parte delle quali ha collaborato con i militari operanti nell’identificazione degli autori, segno di fiducia da parte dei cittadini nei confronti delle Istituzioni dello Stato.

Proprio questi segnali di fiducia, frutto dell’incisiva attività investigativa svolta dai Carabinieri del Comando Provinciale dei Carabinieri di Cosenza, coordinati dalla Procura della Repubblica del capoluogo bruzio, devono costituire un ulteriore motivo di incoraggiamento a denunciare da parte di tutti coloro che, nel tempo, sono state vittime di analoghe forme di violenza e sopraffazione, nella consapevolezza che soltanto dalla piena e spontanea collaborazione di tutti i cittadini si può muovere per superare il clima di paura ed abbattere definitivamente questi fenomeni criminali.

 

 

Omicidio Chiodo-Tucci, operazione della DIA a Cosenza nei confronti di cinque persone ( I NOMI)

COSENZA – E’ in corso, dalle prime ore di questa mattina, un’operazione antimafia della DIA di Catanzaro, nei confronti di 5 soggetti ritenuti responsabili del duplice omicidio di Benito Aldo Chiodo, Francesco Tucci e del contestuale ferimento di Mario Trinni, fatto avvenuto il 9 novembre del 2000 a Cosenza.

I NOMI

Si tratta di ABRUZZESE Antonio cl.70, BERLINGIERI Luigi cl.70, MADIO Saverio cl.62, BEVILACQUA Celestino cl.61 e ABBRUZZESE Fiore cl.66, tutti stabilmente inseriti nella criminalità mafiosa cosentina di etnia nomade. I 5 destinatari del provvedimento restrittivo, eseguito con la collaborazione, nella fase esecutiva, di personale della Polizia di Stato e dei Carabinieri di Cosenza, sono ritenuti, a vario titolo, responsabili del duplice omicidio di CHIODO Benito Aldo, allora “contabile” dell’allora gruppo confederato CICERO-LANZINO, e di TUCCI Francesco, avvenuto a Cosenza in data 09.11.2000, e del contestuale ferimento di TRINNI Mario.

Per tale fatto di sangue, a seguito di pregressa attività investigativa svolta dalla DIA di Catanzaro, risulta essere già stato condannato BEVILACQUA Francesco, alias “Franchino di Mafalda”, all’epoca dei fatti capo degli zingari di Cosenza, poi divenuto collaboratore di giustizia, che fin da subito aveva svelato tutti i retroscena del delitto, rivelando i nomi di tutti i partecipi all’azione, le modalità di esecuzione e il movente, da ricercare nel mancato rispetto, da parte di CHIODO Benito Aldo, dei patti stretti dai nomadi con l’allora gruppo confederato LANZINO-CICERO circa la spartizione dei proventi di alcune attività illecite precluse agli zingari (estorsioni, usura e traffico della cocaina). Successive dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia, raccolte di recente e dettagliatamente riscontrate dagli investigatori della Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro, hanno permesso di acquisire ulteriori elementi di prova nei Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro Direzione Distrettuale Antimafia 2 confronti degli odierni arrestati, tali da consentire alla DDA di richiedere ed ottenere dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro il loro arresto. Per portare a termine l’azione omicidi aria, consumatasi a Cosenza in via Popilia, nel tardo pomeriggio del 9 novembre di 18 anni fa, venne utilizzato dai sicari, oltre ad una pistola Beretta, anche un fucile mitragliatore di tipo Kalashnikov.

Dalla ricostruzione investigativa dell’episodio, si è accertato che sull’autovettura Lancia Thema utilizzata per l’agguato, e rinvenuta poi sepolta nel cantiere della De.MAR Costruzioni di PERRI Sergio (rimasto poi ucciso in un agguato di stampo mafioso unitamente alla moglie il successivo 17.11.2000), oltre al BEVILACQUA Francesco, vi erano BERLINGIERI Luigi cl.70 detto occhi di giaccio o il cinese, armato del Kalashnikov, ABBRUZZESE Fiore cl. 66 detto Ninuzzo, con il compito di fare da autista, e IANNUZZI Gianfranco cl.58 detto a‘ ntacca, successivamente vittima di lupara bianca.

Il provvedimento restrittivo eseguito in data odierna ha attinto, oltre a BERLINGIERI Luigi e ABBRUZZESE Fiore, partecipi del gruppo di fuoco, anche ABRUZZESE Antonio cl. 70, in quanto ritenuto mandante, unitamente a BEVILACQUA Francesco, dell’azione di fuoco, MADIO Saverio e BEVILACQUA Celestino, che, con riferimento all’omicidio, si erano occupati, il primo del trasporto dei killers al luogo di partenza dell’azione, ed il secondo del loro recupero dal luogo ove venne interrata l’auto utilizzata per l’agguato.

L’odierna operazione della DIA si colloca in una più ampia strategia investigativa da tempo avviata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, con il conferimento alla DIA di Catanzaro di varie deleghe d’indagine, finalizzate a per far luce su una serie di omicidi verificatisi su Cosenza dal 1999 al 2004. Le attività investigative condotte nel tempo in tale con il coordinamento della Procura distrettuale, hanno consentito, anche mediante la valorizzazione delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, doverosamente e minuziosamente riscontrate nei minimi dettagli, di portare a termine varie fasi dell’operazione convenzionalmente denominata TERMINATOR (1-2-3-4), con l’individuazione dei responsabili di 12 episodi fra omicidi e tentati omicidi, fra i quali quello di MARCHIO Vittorio 11/1999 e CALVANO Marcello 08/1999 (Op.ne TERMINATOR 2 -2008); SENA Antonio 05/2000, BRUNI Francesco senjor 07/1999, (Op.ne TERMINATOR 3 – 2010).

Confiscati beni per 22 milioni a quattro soggetti fiscalmente pericolosi del cosentino

COSENZA – La Guardia di Finanza di Cosenza ha eseguito la confisca, su disposizione del tribunale di Cosenza, di beni immobili per un valore di oltre 22 milioni di euro nei confronti di quattro soggetti fiscalmente pericolosi in quanto ritenuti responsabili di plurimi reati fiscali e fallimentari commessi con società operanti nel settore della compravendita immobiliare e di autoveicoli.

Nello specifico, il dominus del sodalizio criminoso si è reso responsabile dei reati di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e bancarotta fraudolenta, avendo sottratto illecitamente al fisco i proventi destinati alla tassazione, reimpiegandoli nella realizzazione di altre attività commerciali riconducibili ai sodali ovvero investendoli nell’acquisto di beni immobiliari costituenti il cospicuo patrimonio del medesimo.

Dopo aver eseguito lo scorso anno il sequestro di tali beni, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza hanno dato esecuzione al provvedimento di confisca, emesso dal tribunale di Cosenza – Sezione Misure di Prevenzione, applicando anche nei confronti di soggetti ritenuti fiscalmente pericolosi, in quanto dediti, nel tempo, alla commissione di una pluralità di reati fiscali, societari e fallimentari, la normativa del Codice Antimafia, solitamente prevista per il contrasto ai reati di criminalità organizzata.

I beni oggetto della confisca

La misura ablatoria ha consentito di sottrarre ai soggetti, per poi farli confluire nel patrimonio dello Stato, beni per un valore complessivo di oltre 22 milioni di euro, ritenuti sproporzionati rispetto ai redditi, dichiarati ai fini delle imposte sul reddito, o all’attività economica svolta.

  •   3 complessi aziendali
  • 19 fabbricati
  • una villa di prestigio
  • 2 capannoni industriali di rilevanti dimensioni
  • 3 appezzamenti di terreno

Con tale provvedimento vengono colpite le risorse economiche provento di reiterati illeciti e si rende economicamente inefficace lo svolgimento dell’attività criminosa anche grazie all’applicazione degli strumenti contenuti nel Codice Antimafia nei confronti di soggetti fiscalmente pericolosi e autori di plurimi reati fiscali, societari e fallimentari.

Incidente mortale tra Rende e Marano. Perde la vita un uomo di 85 anni

RENDE (CS) – Un uomo di 85 anni, Giuseppe Savaglio, ha perso la vita in un incidente stradale avvenuto nel pomeriggio di oggi sulla strada che separa i comuni di Rende e Marano Marchesato. Alla guida di una Fiat Punto l’uomo, che è deceduto poco dopo l’impatto, ha avuto una collisione con una Mini Cooper occupata da due giovani che sono stati portati in ospedale a Cosenza e che non sarebbero in pericolo di vita. I due saranno sottoposti agli accertamenti di rito e soprattutto dovranno chiarire quella che è stata l’esatta dinamica dell’incidente che ha portato alla morte di Savaglio. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e i carabinieri di Castrolibero che hanno effettuato i primi rilievi e stanno cercando di ricostruire la dinamica di quanto accaduto.

Operazione “Merlino”, arrestate 14 persone. Coinvolti politici e imprenditori. In manette sindaco di Fuscaldo – VIDEO e NOMI

FUSCALDO (CS) – Oltre 100 uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza sono impegnati dalle prime ore dell’alba, nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare personale e di sequestro preventivo, emessi dal gip del tribunale di Paola, nei confronti di 14 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di corruzione, tentata concussione, indebita induzione a dare o a promettere, peculato, turbative di gare pubbliche e di procedimenti di scelta dei contraenti della Pubblica Amministrazione e falso ideologico.

Il provvedimento cautelare è stato emesso nei confronti di 14 persone, fra le quali il sindaco Gianfranco Ramundo, il vice sindaco-assessore Paolo Cavaliere ed un altro assessore del comune di Fuscaldo (CS), nonché un funzionario pubblico, imprenditori, un professionista ed altri soggetti, a seguito delle indagini effettuate dalla Guardia di Finanza di Paola, aventi ad oggetto la gestione di molti appalti pubblici ed affidamenti diretti sia del comune di Fuscaldo (CS) che del comune di Cosenza, afferenti lavori, servizi e forniture di valore complessivo pari ad oltre 7,5 milioni di euro.

Elemento di collegamento fra i due enti locali cosentini: la figura di un funzionario, dipendente a tempo indeterminato presso il comune di Cosenza ed autorizzato ad esercitare part-time le funzioni di Responsabile di Settore anche presso il comune di Fuscaldo (CS).

Le investigazioni di polizia giudiziaria hanno consentito di accertare l’esistenza di un collaudato sistema corruttivo e di collusioni nella gestione della cosa pubblica, radicato presso gli Enti locali ed alimentato da abituali condotte illecite poste in essere da Pubblici Ufficiali ed imprenditori, ai danni dei citati comuni.

Le molteplici turbative delle gare e dei procedimenti di scelta dei contraenti della pubblica amministrazione sono state scoperte dopo articolate e complesse indagini, sviluppate mediante specifiche attività tecniche, analisi di una enorme mole di documentazione cartacea ed informatica acquisita all’esito di perquisizioni e sequestri (aventi ad oggetto anche 26 supporti informatici: tra personal computer, tablet e telefoni cellulari), assunzione di dichiarazioni testimoniali, indagini finanziarie ed accertamenti patrimoniali.

Per ciascuna gara pubblica e di procedimento di scelta del contraente, i finanzieri hanno ricostruito gli accordi clandestini e le collusioni fra i soggetti pubblici e privati, nonché i mezzi fraudolenti utilizzati per assegnare illecitamente i lavori ed i servizi da parte dei comuni, in violazione alle norme contenute nel Codice degli Appalti ed altre che regolamentano l’esercizio della funzione pubblica.

In diversi casi, le indagini hanno documentato che gli atti contrari ai doveri d’ufficio ovvero le omissioni di atti dovuti da parte di pubblici ufficiali venivano retribuiti, in termini di contropartita ed in virtù di accordi corruttivi o per effetto delle condotte di indebita induzione, da promesse illecite di utilità consistite in incarichi professionali, assunzioni di lavoratori ed utilizzo gratuito di struttura alberghiera ovvero dazioni di utilità rappresentate da trasferimenti di sede di lavoro di pubblici dipendent ed altri doni.

Sono stati ricostruiti i rapporti interpersonali fra i pubblici ufficiali, gli imprenditori e gli altri soggetti coinvolti, i quali hanno contrassegnato una funzione pubblica spogliata della sua reale natura, finalizzata cioè al perseguimento dell’interesse pubblico e del bene comune, ma piegata strumentalmente per il mero raggiungimento di interessi privati.

In molte occasioni, la commistione fra gli “interessi pubblici” e gli “interessi privati” ha determinato la creazione di una vera e propria “confusione fra ruoli” tra il pubblico ufficiale, l’imprenditore e viceversa.

Le principali gare pubbliche oggetto di indagine sono le seguenti:

  •  “affidamento diretto della gestione del depuratore comunale di Fuscaldo (CS)”: valore complessivo oltre 1.000.000 di euro;
  •   “aggiudicazione dei lavori di ripristino del Lungomare di Fuscaldo (CS)”: valore complessivo dell’appalto 236.000 di euro;
  •   “gestione della raccolta, trasporto e conferimento in discarica dei rifiuti differenziata ed assimilata servizio di igiene urbana presso il comune di Fuscaldo (CS)”: valore complessivo dell’appalto 4.000.000 di euro;
  •   “affidamento diretto del servizio di pulizia spiagge del comune di Fuscaldo”: valore complessivo 16.550 euro;
  •   “conferimento da parte del comune di Fuscaldo (CS) di un incarico professionale”;
  •   “assegnazione delle concessione demaniali, in relazione al piano spiaggia del comune di Fuscaldo (CS)”;
  •   “rifacimento di un manto stradale pubblico nella città di Fuscaldo (CS) a spese di un imprenditore (quindi non dovuto), già affidatario di commesse”;
  •   “installazione di un dehors (insieme degli elementi mobili per la ristorazione, posti sul suolo pubblico o asservito all’uso pubblico)”;
  •   “lavori di completamento della chiesa San Domenico di Cosenza”: valore complessivo 1.920.000 di euro;
  •   “lavori aggiuntivi per il miglioramento dell’efficienza energetica del Teatro Rendano di Cosenza”: valore complessivo 90.000 euro;
  •   “acquisto da parte del comune di Cosenza di un personal computer di ultima generazione, del quale se ne appropriava un Pubblico Ufficiale”: valore 1.337 euro.

Disposto il sequestro di beni nei confronti di alcuni indagati e società, per un valore complessivo di 215 mila euro. A due società, inoltre, è stata applicata la misura cautelare interdittiva del “divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione”, per la durata di un anno. Complessivamente 20 le persone indagate.

I nomi delle persone coinvolte:

  1. RAMUNDO GIANFRANCO, nato a Fuscaldo (CS), il 12-11-1956, sindaco comune di Fuscaldo (CS): custodia cautelare in carcere.
  2. CAVALIERE PAOLO, nato a Fuscaldo (CS) il 14-2-1974, vicesindaco comune di Fuscaldo (CS): custodia cautelare in carcere.
  3. FUSCALDO ERCOLE PAOLO, nato a Vibo Valentia  l’1-5-1973, assessore comune di Fuscaldo (CS): custodia cautelare in carcere.
  4. FERNANDEZ MICHELE, nato a Cosenza il 16-04-1958,  funzionario del comune di Fuscaldo (CS) e del comune di Cosenza: custodia cautelare in carcere.
  5. FIDOTTI SALVATORE, nato a Napoli il 23-07-1970, imprenditore: custodia cautelare in carcere.
  6. PERRI ROBERTINO, nato a Cosenza 13-05-1966, imprenditore: custodia cautelare in carcere.
  7. DE SANTO MASSIMILIANO, nato a Castrovillari (CS), il 28-05-1965, imprenditore: arresti domiciliari.
  8. CAPUTO FRANCESCO, nato a Rossano (CS) il 07-11-1962, imprenditore: custodia cautelare in carcere.
  9. CAPUTO ANTONIETTA, nata a Rossano (CS) il 29-07-1986, imprenditore: custodia cautelare in carcere.
  10. RISULEO GIOVANNI, nato a Rossano (CS) il 21-05-1954, imprenditore: custodia cautelare in carcere.
  11. GIOIA SERGIO, nato a Cosenza, il 14-09-1958, professionista: custodia cautelare in carcere.
  12. DE SIMONE LUIGI, nato a Paludi (CS), il 03-10-1965, imprenditore: custodia cautelare in carcere.
  13. MIRABELLI GIANFRANCO, nato a Rende (CS) il 24-12-1954, imprenditore: custodia cautelare in carcere.
  14. MONTANINO SALVATORE, nato a Pomigliano d’Arco (NA) il 13-05-1971, imprenditore: arresti domiciliari.

 

Rottura alla rete idrica, zona universitaria e quartieri di Rende da giorni senz’acqua

RENDE (CS) – Ha del paradossale, e per certi versi anche del drammatico, quanto sta succedendo in alcuni quartieri di Rende.

Dalla mattinata di sabato i cittadini sono costretti a convivere con un blocco totale dell’erogazione idrica a causa di una rottura della rete idrica.

Fin qui potrebbe sembrare l’ormai consueta criticità di una rete al limite del collasso. Ma la cosa più fastidiosa è la superficialità con cui questo tipo di situazioni vengono affrontate. Superficialità dovuta ad una prima riparazione fatta in maniera approssimativa che non ha risolto il problema ed ha richiesto un nuovo intervento (si spera risolutivo). Superficialità nella comunicazione tenendo allo scuro la cittadinanza di un problema. Superficialità nel sottovalutare l’impatto che la mancanza di un bene primario ha sulla comunità.

Una conduttura impazzita in contrada Dattoli ha messo a nudo le criticità degli enti chiamati a gestire queste situazioni che con continui rimpalli di responsabilità regalano fine settimana da rabdomanti ai cittadini.

Combinavano falsi matrimoni. Carabinieri smantellano organizzazione a Cosenza

COSENZA – Costava dai 4500 ai 6mila euro combinare un matrimonio che consentisse a cittadini stranieri di acquisire il diritto di rimanere in Italia. Ad occuparsene era un’organizzazione criminale la cui attività è stata scoperta dai carabinieri del Ros, in collaborazione con quelli del comando provinciale di Cosenza. Su delega della Procura della Repubblica del capoluogo bruzio, i militari dell’Arma hanno notificato un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale nei confronti di 3 persone, ritenute responsabili in concorso dei reati di favoreggiamento della permanenza illegale di stranieri nel territorio italiano. Ad uno degli indagati è anche contestato lo spaccio di sostanze stupefacenti.

Gli inquirenti hanno anche eseguito decreti di perquisizione nei confronti di altre 6 persone, tutte ritenute accusate di associazione per delinquere e di favoreggiamento della permanenza illegale di stranieri nel territorio italiano. Le indagini sono state avviate nell’estate del 2016 dopo le dichiarazioni di un cittadino marocchino riguardo ad un presunto affiliato all’Isis, il quale avrebbe confidato propositi di attentati terroristici da eseguire in Europa e in alcune cittadine del Marocco. Gli accertamenti svolti sulla base delle notizie fornite dal testimone hanno permesso ai carabinieri di identificare lo straniero nel cittadino marocchino S.B., domiciliato a Cosenza. Nella seconda metà di agosto 2016, a soli tre giorni dalle attivazioni dei controlli tecnici, il sospettato aveva lasciato l’Italia per recarsi in Marocco dopo aver soggiornato brevemente in altri stati europei.

Il presunto terrorista, insieme al fratello M. B., pure domiciliato a Cosenza, si sarebbe avvalso dei servizi illeciti forniti da un’organizzazione criminale italo-marocchina radicata nella città calabrese, che offriva la possibilità di contrarre matrimoni fittizi con donne italiane al fine di ottenere i documenti necessari per legittimare la presenza dello sposo in Italia e quindi per spostarsi con facilità nelle nazioni del “territorio Schengen”. Il presunto estremista islamico avrebbe a sua volta contratto matrimonio con una cittadina italiana residente a Cosenza ed il fratello con una donna residente a San Fili.

 

Droga, disarticolato gruppo di spacciatori con base nel centro di Cosenza

COSENZA – Nella mattinata odierna, personale della Sezione di Polizia Giudiziaria – aliquota Polizia di Stato – della Procura della Repubblica di Cosenza, con l’ausilio di personale della Squadra Mobile della Questura di Cosenza e del Reparto Prevenzione Crimine Calabria Settentrionale di Rende (CS), ha dato esecuzione all’Ordinanza di Applicazione di Misura Cautelare n. 5171/17 RGNR e n. 2101/2018 R. GIP, emessa il 12.10.2018 dal GIP presso il Tribunale di Cosenza e richiesta da questa Procura, nei confronti di tre persone, cui è stata applicata la custodia cautelare in carcere, quattro persone cui è stata applicata la custodia domiciliare ed una persona, cui è stata applicato l’obbligo di presentazione alla PG.

Ai predetti viene contestato, in più occasioni, la maggior parte dei quali in concorso tra loro, il reato di cui all’art. 73 commi 1 o 5 del D.P.R. 309/90, in quanto ritenuti responsabili di diversi episodi di cessione di sostanza stupefacente (trenta i casi contestati) in particolare “cocaina” e “marijuana”.

In alcuni degli episodi di cessione contestati, alcuni degli odierni indagati, da fornitori, hanno rivestito il ruolo di “vittima-assuntore” della sostanza stupefacente acquistata da altri indagati.

Viene altresì contestato, a due indagati, in concorso tra loro, il reato di cui all’art. 629 c.2 in relazione all’art. 628 cpv  n. 1 c.p.

L’indagine ha preso il via all’indomani della denuncia sporta da una “madre coraggio” che, nel mese di ottobre dello scorso anno, stanca delle continue vessazioni a cui era sottoposta dal figlio – minacce e lesioni per ottenere somme di denaro da utilizzare per l’acquisto della sostanza stupefacente del tipo “cocaina”-, tossicodipendente e ricoverato in “doppia diagnosi” presso una casa di cura dell’hinterland, si determinava a denunciare i fatti.

Le indagini, svolte nell’arco di quasi un anno dalla prima denuncia, si sono sviluppate secondo i consueti canoni investigativi e sono consistite, in particolare, in intercettazioni telefoniche ed ambientali, pedinamenti e appostamenti che hanno permesso di riscontrare l’attività di spaccio posta in essere dagli indagati.

Va sottolineata la complessità dell’azione investigativa della P.G. operante, che ha dovuto svolgere parte delle indagini in contesti ambientali diffìcili in cui quasi tutti gli indagati operavano, ovvero i rispettivi quartieri di residenza che, in alcuni casi erano diventate vere e proprie piazze di “spaccio” .

La maggior parte degli indagati, infatti, avevano messo in atto un sistema di “spaccio” collaudato, perlopiù operando direttamente dalle rispettive abitazioni, seppure alcuni sottoposti agli arresti domiciliari.Per sottolineare ulteriormente la pericolosità degli indagati, giova precisare che uno di loro consegnava dosi di cocaina all’interno della struttura sanitaria in cui un giovane tossicodipendente si trovava sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata e ricoverato in “doppia diagnosi” – si tratta di un regime di ricovero per pazienti affetti da disturbi psichiatrici dovuti all’abuso di sostanze stupefacenti. Ulteriori dettagli sull’operazione verranno forniti nel corso di una conferenza stampa che si terrà negli uffici della Procura della Repubblica di Cosenza nella giornata odierna, 19 ottobre, alle ore 10.30

Società pubblicitaria evade 1,3 milioni al fisco. Denunciate due persone nel cosentino

PAOLA (CS) – Gli uomini della Guardia di Finanza di Paola ha scoperto un evasore fiscale, che dal 2013 non ha presentato alcuna dichiarazione dei redditi pur avendo conseguito ricavi per4,5 milioni di euro. Si tratta in particolare di una società operante nella provincia di Cosenza ed attiva nel settore “pubblicitario”.

L’impresa “fantasma”, dopo essere stata particolarmente attiva nel territorio cosentino ed aver cambiato negli anni diversi amministratori e sede, spostando quest’ultima da una città ad un’altra, dal 2013 non ha più presentato le dichiarazioni fiscali ed è stata posta in liquidazione, così evadendo rilevanti imposte a danno dell’erario pari ad oltre 1,3 milioni di euro. Negli ultimi tre anni la società ha fatto anche importanti investimenti, aventi ad oggetto l’acquisito di un immobile e diverse autovetture, alcune di rilevante valore.

Nonostante la scarsa documentazione amministrativa e contabile a disposizione, i finanzieri hanno ricostruito, grazie ad una serie di riscontri effettuati nei confronti di numerosi operatori commerciali del settore, la reale posizione fiscale del contribuente, le vendite effettuate e gli utili conseguiti. Al termine della verifica fiscale è stata rilevata, quindi, la mancata dichiarazione di ricavi per 4,5 milioni di euro e sono state calcolate imposte evase per oltre 1,3 milioni di euro.

Sono stati inoltre denunciati due amministratori all’autorità giudiziaria, per i reati di “Omessa dichiarazione” e “Occultamento o distruzione di documenti contabili”, i quali ora rischiano anche la reclusione fino a sei anni.

Programmavano un omicidio, arrestate quattro persone. Smantellata piazza di spaccio VIDEO

CORIGLIANO (CS) – Importante operazione dei carabinieri di Corigliano Calabro che ha coinvolto diversi soggetti indagati per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, sul cui conto sono stati acquisiti dettagliati elementi in merito ad un omicidio pianificato ai danni di un noto pluripregiudicato del posto. In particolare nel corso delle attività investigative portate avanti dai militari coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Castrovillari Primicerio, sono state intercettate conversazioni in cui emergevano in modo netto le modalità di esecuzione di un omicidio nei confronti di un noto pregiudicato del posto di importante spessore criminale, nonché le varie precauzioni da adottare durante la fuga per eludere l’intervento delle forze dell’ordine.

Il gip presso il tribunale di Castrovillari ha quindi disposto le misure cautelari in carcere nei confronti di Piero Francesco Chiaradia, 45 anni, Giovanni Chiaradia, 51 anni, Salvatore Bonafede, 34 anni e Marco Bonafede, 26 anni, tutti di Corigliano.

Le indagini traggono origine dall’arresto di Giovanni Chiaradia per detenzione illegale di arma clandestina, sorpreso a circolare a inizio maggio con una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa e colpo in canna. Nell’occasione lo stesso aveva tentato, tra le vie del centro abitato, una pericolosa fuga con la propria autovettura.

Partendo da questo arresto è stato approfondito il contesto nel quale operavano gli indagati, tramite lo svolgimento di attività d’intercettazione, riprese video effettuate dalle telecamere montate nei pressi delle abitazioni degli indagati ed i riscontri compiuti nell’ambito di numerosi servizi di osservazione e pedinamento. L’attività, durata alcuni mesi, ha permesso di accertare come nella marina di Corigliano vi fosse il predominio degli arrestati nello spaccio di sostanze stupefacenti, eroina e cocaina, che si concretizzava con modalità ben precise e studiate per eludere i controlli delle forze dell’ordine. Infatti le cessioni della sostanza avvenivano in un contesto isolato e difficile da raggiungere, quale era quello dove vivevano gli indagati, le cui abitazioni erano ubicate in una zona rurale di Contrada Fabrizio e la consumazione della droga da parte degli acquirenti avveniva per lo più in loco “proprio per limitare l’attività di controllo e riscontro da parte delle forze dell’ordine”. L’unica strada di accesso al complesso residenziale era presidiata da sentinelle, che avvertivano al sopraggiungere di auto o elementi sospetti.

Gli arrestati utilizzavano anche una tecnica comprovata per la detenzione dello stupefacente, che “veniva posizionato in luoghi facilmente raggiungibili dagli indagati, sostanzialmente sotto il loro controllo, ma non all’interno delle loro abitazioni”, quale per esempio un cortile confinante recintato che aveva all’interno un cane da guardia, in modo da far risultare negativo qualsiasi controllo eventualmente effettuato dalle forze dell’ordine. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati circa 20 grammi di cocaina, 15 grammi di marijuana e 4 grammi di eroina.