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L’escursionismo e la sua filosofia: Lino Cangemi racconta SudTrek

GIOIA  TAURO (RC) – A spingerli è l’amore per la natura, la voglia di respirare aria buona, di ripercorrere o scoprire sentieri poco conosciuti. A questo si aggiunge la forte volontà di promuovere la propria attività e renderla accessibile a tutti, nelle credenza che l’escursionismo sia soprattutto un esercizio di  recupero di quelle capacità di percezione e di relazione dell’uomo che le abitudini di vita moderne hanno assopito. Stiamo parlando dell’associazione sportiva dilettantistica Sud Trek, con sede a Gioia Tauro nel reggino, che da qualche anno opera nel territorio calabrese rendendosi promotrice di diverse iniziative rivolte non esclusivamente agli appassionati delle “passeggiate fuori strada”, ma soprattutto a coloro che rappresentano le parti sensibili della nostra società, come i bambini o le persone diversamente abili.

Un impegno importante ed ambizioso dunque che va oltre la “semplice” promozione della pratica degli sport all’aria aperta, con l’organizzazione di iniziative specifiche che nel corso degli anni stanno assumendo sempre maggiore importanza e raccogliendo un numero crescente di adesioni, forti anche del sostegno di una salda rete associativa e delle istituzioni.

In modo particolare ci riferiamo ad iniziative come KidsTrek –  ovvero escursioni “semplici” dedicate ai più piccini – e Diversi Sentieri, evento giunto quest’anno alla seconda edizione e interamente dedicato alle persone diversamente abili che, grazie all’impegno dei volontari interni all’associazione possono fare esperienza delle escursioni all’aria aperta, verso luoghi che altrimenti probabilmente non avrebbero mai visitato. Questo grazie all’utilizzo della  Joelette, una speciale carrozzella “fuori-strada” che consente ai disabili non deambulanti di partecipare alle escursioni.

A parlarci di SudTrek, con un occhio particolare all’iniziativa Diversi Sentieri (di cui l’ultimo incontro si è svolto gli scorsi 31 agosto – 1 settembre) e a KidsTrek, il presidente dell’associazione, Lino Cangemi.

Come e quando nasce Diversi Sentieri?

Diversi Sentieri nasce a febbraio del 2011 in una normale giornata di trekking, quando abbiamo sentito la necessità di far provare agli amici diversamente abili la gioia di vivere una giornata tra i sentieri, il poter godere in fondo delle bellezze della natura e di poter ammirare i magnifici posti che ci circondano.

Quante le adesioni e la risposta al progetto? Ho letto che per il momento siete alla seconda edizione e a cadenza annuale: avete in mente di intensificare la cadenza del progetto?

Sin da subito hanno sposato il progetto la CCSVIsm Calabria, il Comune di Giffone, il Comune di Gioia Tauro e la Provincia di Reggio Calabria. Oggi possiamo vantarci di aver contagiato un po’ tutti, infatti, personaggi come la cantante Alma Manera, l’attore Ludovico Fremont, il Presidente Nazionale di FederTrek Paolo Piacentini, S.E. Mons. Francesco Milito (Vescovo della Curia Oppido Mamertina-Palmi), il Campione Italiano Paraolimpico 100 mt. indoor Francesco Comandè, il cantautore Francesco Pantusa e tanti altri hanno dato vita alla nostra seconda edizione. Diversi Sentieri è nata annuale e continueremo ad organizzarla annualmente per permetterci di dare sempre il massimo ad un progetto alla quale crediamo e per la quale abbiamo dedicato un’intera sezione della nostra organizzazione.

A vostro sostegno l’impegno di diverse associazioni e la Provincia di Reggio Calabria che vi ha aiutato a dotarvi della Joelette. In generale, in che modo le vostre attività sono recepite dalle istituzioni?

Come dicevo le istituzioni sono state sin da subito vicini al nostro progetto, ci hanno creduto come noi e ci stanno fornendo un concreto aiuto nella realizzazione dell’evento. Il comune di Gioia Tauro oltre a darci il supporto umano ci ha fornito la location (Piazza Municipio), il services (audio-luci) e l’apertura del museo Metauros. Il Comune di Giffone si è unito a noi per la realizzazione del primo sentiero per diversamente abili della Calabria che abbiamo segnato (con appositi segnavia) nelle località che vanno da Don Litterio al Santuario di San Bartolomeo e per finire la Provincia di Reggio Calabria che oltre alla vicinanza del Presidente Raffa, abbiamo trovato nel Consigliere Rocco Sciarrone l’artefice dell’acquisto della Joelette la particolare carrozzina che ci permette di portare nei sentieri gli amici diversamente abili. Voglio con orgoglio evidenziare che siamo gli unici nel sud Italia a possedere di proprietà la Joelette.

Del vostro network fanno parte anche programmi dedicati ai bambini. Ce ne vuole parlare?

I bambini sono la colonna portante della SudTrek, vista la numerosa presenza (ne abbiamo circa 15) abbiamo dedicato loro il segmento SudTrek KIDS e prevede uscite di trekking, insegnamenti della disciplina del Nordic Walking e cosa più importante il rispetto assoluto della natura. I nosti “trekkerini” sono entusiasti delle iniziative loro dedicate e non potrò mai dimenticare la notturna in tenda sulla cima di Montalto (vetta dell’Aspromonte) dove era evidente la loro emozione nel doversi montare la tenda per poi trascorrere la notte tra gli alberi sotto la magnifica statua del Cristo Redentore… in verità quella notte anche noi adulti abbiamo imparato molto dai nostri piccoli trekkers come il poter condividere la stessa esperienza da occhi diversi.

Quali i progetti futuri di Sud Trek?

SudTrek ha molti progetti in cantiere, come continuare il programma “Trekkando Sul Mondo” che ad aprile ci ha visti attraversare a piedi le valli della Giordania e il 2014 ci vedrà impegnati nel sentiero più difficile d’Europa, il GR20 che nei suoi 180 km attraversa da nord-ovest a sud-est tutta la Corsica.

 

Giovanna M. Russo

@GNnarusso

Dopo cinque anni torna la Varia di Palmi, candidata “patrimonio dell’UNESCO”

PALMI (RC) – Migliaia di persone (le stime ufficiali dicono 180.000) accorse da tutto il Sud Italia, radio e televisioni, curiosi e turisti, ma soprattutto i fedeli, hanno affollato nel pomeriggio di ieri, 25 agosto, le strade del centro cittadino di Palmi, in attesa del ripetersi della “corsa della Varia”, evento dalla tradizione centenaria che periodicamente impegna e anima, con una serie di eventi e celebrazioni, l’intera città di Palmi per diverse settimane.

La “Varia” di fatti, è il culmine di una serie di festeggiamenti di cadenza pluriennale dedicati alla Madonna della Sacra Lettera cui i cittadini palmensi sono divenuti devoti a seguito di un tragico avvenimento verificatosi più di mezzo secolo fa, che legò sotto il segno della sventura, la cittadina del Tirreno reggino alla vicina Messina. Nel giugno del 1575 scoppiò a Messina una epidemia di peste che durò circa trent’anni anni procurando la morte di oltre 40.000 persone; i cittadini di Palmi, accolsero quanti fuggirono dalla città siciliana, fornendo aiuto concreto tramite l’invio dei propri marinai. Superata la calamità, la città di Messina decise di dimostrare la propria riconoscenza verso Palmi, donando alla città una reliquia della Madonna, precisamente un capello della Madre di Cristo, che era stato portato nella città siciliana nel 42 d.C. Da allora nella città ebbe inizio la venerazione verso la Madonna della “Sacra Lettera” cui, appunto è dedicata la corsa della Varia.

Erano da poco trascorse del 19,00, quando, levato il telo che copriva il maestoso “carro meccanico” uno scoppio ha annunciato la “scasata”, dando inizio alla corsa che ha visto 200 “mbuttaturi” provenienti dalle cinque corporazioni (bovari, contadini, marinai, carrettieri e artigiani) della città di Palmi, impegnati nella “spinta” della “nuvola” alta 16 metri alla cui cima era seduta la giovanissima Grazia Iannì, l’animella, impersonificazione dell’Assunta; da piazzale Pentimalli, lungo il corso Garibaldi e fino oltre piazza Cavour, in un percorso gremito di gente in festa e con il naso “all’insù”, impegnata ad osservare l’oscillare dell’asta su cui la bambina era posta, in un misto tra curiosità, stupore ma anche forte apprensione ed emozione.

Nelle piazze, tra i vicoli, lungo i marciapiedi, sulle terrazze più alte e persino sui tetti, tutti col fiato sospeso attirati soprattutto dalla piccola Grazia che è sembrata non tradire nemmeno per un attimo emozione, intenta a salutare sorridente la folla accorsa per ammirarla, in un tragitto durato circa 12 minuti.

Come da tradizione, la Varia percorre tutto il corso Garibaldi, scivolando  – mediante quattro pattini di ferro fissati alla base – sulle lastre di granito; giunta alla fine del corso, l’asta su cui è posta l’animella viene fatta ruotare e il senso di corsa invertito, fino a raggiungere nuovamente Piazza Primo Maggio, dove ad attendere il grosso “carro” vi sono solitamente i Vigili del Fuoco che aiutano tutti i figuranti (il Padre eterno posto vicino all’animella, i dodici apostoli e gli angeli) a scendere. A chiusura del rito, una volta riportata a terra, l’animella viene messa su una portantina e fatta girare per la piazza in maniera trionfale.

Un tempo l’animella veniva scelta tra le bambine orfane o comunque provenienti da famiglie bisognose della città di Palmi e, in occasione del rito della Varia oltre che provvedere alla sua preparazione e vestizione, le veniva offerta in dono una cospicua dote cui avrebbe potuto accedere al compimento della maggiore età. Oggi si accede a questo ambito e prestigioso ruolo tramite una selezione pubblica e ufficiale per la quale sono richieste specifiche caratteristiche (ad es. la bambina deve essere di religione cattolica, battezzata, avere un’età tra i dieci e gli undici anni e di origini palmensi).

L’edizione del 2013, organizzata a distanza di cinque anni dall’ultima (agosto 2008), avviene in concomitanza rispetto all’iter per il riconoscimento della Varia di Palmi a patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO; un riconoscimento importante, considerando anche che la Varia sarebbe la prima in Calabria.

A omaggiare la Varia di Palmi, numerosi esponenti della politica regionale, primo fra tutti il governatore della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, che ha espresso il proprio apprezzamento per quello che ha definito un importante “testimonianza di fede e vicinanza” auspicando l’ufficializzazione del riconoscimento da parte dell’UNESCO; il presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa; l’on. Mario Tassone e, ovviamente, il sindaco di Palmi, Gianni Barone.

Per maggiori informazioni sul rito della Varia: www.lavaria.it

 

Giovanna M. Russo

La Lira calabrese e i ritmi della tradizione nelle musiche degli “Akusma”

REGGIO CALABRIA – E’ uno strumento antichissimo, che giunse in terra calabra tra l’XI e il XII secolo con i greci. La leggenda vuole che il primo a costruirla sia stato il dio Mercurio, il quale in giovane età,  privò una tartaruga del suo guscio, tendendovi all’interno sette corde di budello di pecora; successivamente donò lo strumento ad Apollo, che a sua volta lo cedette al figlio Orfeo il quale divenne talmente abile al punto da riuscire ad ammansire gli animali feroci e indurre alla commozione persino le divinità degli inferi.

Stiamo parlando della “lira” lo strumento cordofone ad arco, meglio conosciuto come “calabrese” in quanto strumento musicale tradizionale caratteristico di zone della Calabria, quali l’area della Locride e l’area del Monte Poro.  Si presenta con il corpo ricavato da un unico blocco in legno di abete rosso, con tre corde; viene suonata ad arco, seduti e con lo strumento appoggiato fra le ginocchia. Molto usata nel periodo medievale, la lira è stata per diversi secoli uno strumento poco conosciuto, per ritornare in voga tra gli anni ’70 e ’80, in Calabria in particolare, dove ad oggi esistono i veri pochi artigiani costruttori e insegnanti dello strumento.

Rimane ad oggi poco conosciuto e di nicchia, seppur, per via della sua antica storia e del suo forte legame con le musiche della tradizione popolare,  sia parte integrante delle radici culturali della Calabria.

Da qualche tempo si esibisce in Calabria un gruppo musicale che vede tra i propri componenti uno dei volenterosi e appassionati giovani che oggi studiano per perfezionare la tecnica della lira; si tratta degli Akusma gruppo con la passione per i ritmi della tradizione popolare, di cui fa parte Giuseppe Ceravolo, giovane studente all’Università Mediterranea di Reggio Calabria e musicista di lira calabrese per l’appunto, con il quale abbiamo deciso di scambiare qualche impressione in merito alla passione e allo studio di un così singolare strumento.

Come nasce la tua passione per la lira?

Fin da  piccolo sono stato attirato dalla musica tradizionale calabrese. Nonostante in famiglia nessuno suonasse alcuno strumento tipico, sentivo il desiderio di possederne almeno uno, mi sarei accontentato anche di un semplice tamburello.
Fu cosi che i miei, inizialmente per gioco, me ne comprarono uno, rendendosi cosi conto anche loro del mio serio interesse su questo genere musicale. All’età di 16 anni iniziai a seguire alcune lezioni di un corso base di organetto diatonico a due bassi, iniziando così a prendere confidenza con questo tipo di “suono tradizionale”.
Da tre anni a questa parte mi sono letteralmente appassionato della Lira calabrese, strumento tradizionale di origine greco-bizantina. In un primo momento mi sono limitato ad allietare le serate di festa tra amici e parenti, per poi realizzare il mio sogno entrando a  fare parte di un gruppo composto da musicisti con cui condividere la passione per questa musica.

Esistono in Calabria dei corsi specifici per imparare a suonare la Lira? Quale la tua esperienza al riguardo?

Da qualche anno a questa parte sono nati parecchi corsi di lira calabrese, istituiti da diversi maestri che hanno coltivato questa passione.  Io ho inizialmente frequentato le lezioni individuali del maestro Domenico Macri, perfezionandomi successivamente da autodidatta principalmente attraverso la pratica.

Pare che da vent’anni a questa parte si sia verificata una sorta di “riscoperta” di questo strumento. Quanti (sulla base della tua esperienza) i musicisti che, come te, oggi si dedicano allo studio di questo strumento?

Negli ultimi anni ho potuto riscontrare un crescente interesse nei confronti della lira  da parte di musicisti di  tutte le fasce di età, in particolare dai giovani. Devo dire che si tratta di una preziosa riscoperta che ha portato al risveglio di questi suoni ormai perduti. Molte sono le persone che oggi si cimentano a suonare la lira, da coloro che magari non hanno mai avuto a che fare con la musica, ai musicisti di professione i quali sono maggiormente stimolati allo studio dello strumento legato alla sua storia ed alla sua riscoperta.

Gli Akusma impegnati con una serie di concerti in tutto il territorio regionale, si esibiranno stasera (22 agosto) a Bagnara Calabra (RC) in occasione della semifinale del “Premio Mia Martini” nella sezione”Etnosong” con il brano “Matrimoniu Anticu“.

Giovanna M. Russo

 

L'”odissea” di quel bando per Master e Dottorati

REGGIO CALABRIA – Ha l’aria di una di quelle faccende che purtroppo rischia di andare per le lunghe, l’Odissea che da mesi centinaia di giovani laureati calabresi stanno vivendo. Quella che si era presentata come un’opportunità per l’arricchimento formativo e professionale, un buon investimento per il futuro, ad oggi non è altro che motivo di forte preoccupazione e disputa.

Oggetto conteso, il capitale messo a disposizione dalla Commissione Europea alla Regione Calabria in ragione del PO FSE (Fondo Sociale Europeo) per l’annualità 2012 che l’organo amministrativo in questione aveva destinato al finanziamento di voucher per la partecipazione a Master e Dottorati. Nel bando, pubblicato nel dicembre 2012, si parlava di risorse per 5mln di euro da assegnare per tramite di voucher dal valore massimo di 20.000 euro, a studenti che, previa presentazione di adeguata documentazione, richiedessero di intraprendere percorsi di alta formazione – master o dottorati per l’appunto. Nulla di nuovo se si considera che la Regione Calabria, come diverse altre regioni d’Italia, da anni ormai propone bandi simili, con gradi di adesione sempre molto alti; da considerare poi, che per i bandi precedenti non si erano fin ora presentate particolari problematiche, i voucher erano stati concessi senza troppe difficoltà o malcontenti, le risorse erogate. Condizioni queste che invece, non si sono verificate per l’avviso in oggetto.

Ma andiamo per ordine. Dopo l’attivazione della procedura di della presentazione della domanda avviata in data 9 dicembre 2012, in ritardo rispetto ai tempi previsti dal bando, il 22 marzo 2013 veniva pubblicata sul sito della Regione Calabria una pre-informazione contenente le graduatorie di ammessi e non ammessi; questa veniva ritirata qualche settimana dopo senza alcuna spiegazione ufficiale, sino al 1 agosto 2013, data in cui avveniva la pubblicazione di una prima graduatoria, derivante dal Decreto n.11093 del 31 luglio 2013, attuale oggetto della contesa.

Al 6 agosto, infatti, è datata la “Lettera dei laureati traditi dalla Regione Calabria” un testo presentato dai giovani del Centro Monoriti  di Reggio Calabria (centro di ricerca e formazione – nonché promotore di master universitari), che pare sia stato sottoscritto da decine di laureati calabresi, ammessi o non ammessi all’accesso alle risorse, i quali, minacciando pesanti proteste e ricorsi ufficiali, segnalano agli organi competenti gravi “errori materiali” relativi alla stesura della prima graduatoria e legati alla valutazione delle domande. Nel testo si richiede il ritiro del Decreto n.11093 del 31 luglio 2013 che rende effettiva la graduatoria e possibile l’erogazione dei voucher ai vincitori, nonché un confronto sulla questione con il governatore della Regione Calabria. Una richiesta incisiva, cui non è tardata la risposta dell’Assessore alla Cultura, Mario Caligiuri, con una richiesta formale di verifica inoltrata direttamente alla commissione di valutazione del bando. Questo avveniva in data 12 agosto.

Ad oggi tutto tace. La prima graduatoria (cui oltretutto ne dovrebbero seguire altre, fino ad esaurimento delle risorse disponibili) è ancora online; il Decreto n.11093 non è stato ancora pubblicato, ma soprattutto, al di là delle decine di laureati esclusi e “in attesa” , ve ne sono molti e molti altri che, vedendosi “vincitori” in quanto presenti in graduatoria, hanno intrapreso il percorso di formazione scelto, facendo fronte di tasca propria a quella serie di spese vive che invece sarebbero dovute rientrare nei costi coperti dal voucher.

L’Odissea dei giovani laureati esclusi e non, è nel pieno del suo svolgersi: e visti i ritmi tenuti fin ora nell’evoluzione delle vicende legate a questo bando, la Penelope di turno dovrà armarsi di molta, molta pazienza.

 

Giovanna M. Russo

Aperte le iscrizioni al Premio Aretê per la Comunicazione responsabile

ROMA – Sono aperte le iscrizioni per la decima edizione del premio Aretê, riconoscimento alla Comunicazione Responsabile; a renderlo noto Nuvolaverde associazione italiana promotrice dell’evento insieme e Abi, con il patrocinio della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, della Commissione Nazionale Italiana Unesco e con il privilegio della Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica assegnata alle attività di Nuvolaverde dirette alla scuola.

Possono concorrere al riconoscimento di merito le aziende, i media e  le centrali culturali che ritengono di comunicare in maniera responsabile, contribuendo ad accrescere il proprio valore economico, ma soprattutto svolgendo un ruolo diretto nella formazione della coscienza collettiva per un futuro.  Il decennale propone due nuove giurie che si affiancano a quella ufficiale e altrettanti riconoscimenti collegati. Sarà presente la “giuria degli studenti delle scuole superiori” la cui istituzione rientra nell’ambito del programma sulle Imprese Scolastiche Educative Nuvolaverde; la “giuria della stampa”, composta da giornalisti prestigiosi delle testate più importanti. E’ prevista l’assegnazione di un Premio assoluto, Premi di categoria e Premi speciali; i premi consistono in onorificenze simboliche di eccellenza professionale prive di valore economico, e saranno attribuiti secondo le seguenti categorie: Comunicazione d’Impresa; Comunicazione Pubblica; Comunicazione Sociale; Comunicazione Finanziaria; Comunicazione Interna; Media; Internet.

Strettamene legato al progetto Aquilani Digitali, il premio avrà quest’anno come sede virtuale proprio L’Aquila e celebrerà la propria giornata conclusiva con il concerto straordinario dedicato a L’Aquila, dell’Orchestra “Città Aperta” del compositore Carlo Crivelli e di Jonatahn Williams.

Riprendendo le parole di Enzo Argante, presidente di Nuvolaverde: “Aretê, ormai icona della comunicazione responsabile, avrà sede nella città virtuale che Nuvolaverde ha creato perche uomini e donne non rimuovano l’esistenza di quella reale. Un pericolo che c’è. E chiede agli studenti delle scuole superiori di votare la campagna preferita attraverso www.aquilanidigitali.nuvolaverde.org. Una partecipazione che raggiunge due obiettivi importanti: entrare in contatto con i protagonisti della comunicazione responsabile e prendere coscienza della sua centralità; partecipare alla vita virtuale de L’Aquila e contribuire così ad alimentare l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema della ricostruzione”.

Le iscrizioni al premio rimarranno aperte fino al prossimo 31 ottobre 2013.

 

g.m.r.

Diventare “cittadini digitali” per ridare vita a L’Aquila

Quattro lunghi anni sono trascorsi dalla mattina del 6 aprile 2013 quando un violento sisma portò con sé la vita di 308 persone, segnando per sempre l’animo di una città, ma soprattutto le esistenze dei sopravvissuti; eppure a L’Aquila il tempo sembra essersi fermato alle 3:35 di quella notte. Fermo nelle menti di coloro che vivono come esiliati entro i confini della propria città; bloccato tra gli edifici pericolanti e le impalcature che disegnano l’attuale geografia del capoluogo stesso, uno dei centri storici maggiori per bellezza ed importanza, oggi ridotto a città fantasma, svuotato dall’interno, immobile. Numerose – seppur ad oggi insufficienti – iniziative ed interventi avviati in questi anni a sostegno della ricostruzione del capoluogo abruzzese, che negli ultimi tempi si stanno tramutando in una battaglia affinché L’Aquila non venga cancellata dalla memoria degli italiani e delle istituzioni.

Proprio in quest’ottica s’inquadra l’iniziativa portata avanti da Nuvolaverde – associazione promossa dal Ministero dell’Ambiente, Confindustria e Expo 2015, presidente e fondatore  Enzo Argante – che, con il progetto Aquilani Digitali, si sta adoperando  all’attuazione di un intervento concreto a sostegno della rinascita della centro abruzzese. Si aderisce all’iniziativa destinando una piccola fetta della propria vita digitale al ripopolamento virtuale del centro; è, infatti, sufficiente scegliere un domicilio e “offrire il proprio volto” alla mappa digitale della città. Agli “aquilani digitali” viene chiesto di pagare una tassa di soggiorno simbolica, da destinare all’associazione Artisti Aquilani Onlus, oggi attiva nel tentativo di restituire alla città un concreto luogo di aggregazione.

Invitati a prendere parte all’iniziativa personaggi pubblici, ma anche persone comuni e studenti che vogliano offrire il proprio contributo a sostegno di questa causa. Si contano già numerose adesioni da tutta Italia, compresi diversi volti noti del panorama culturale italiano; tra di loro i giornalisti calabresi Giuseppe Baldessarro, Manuela Iatì, e Attilio Sabato, e ancora Alessia Antonucci e Francesca Viscone.

Aquilani Digitali è collegato all’edizione di quest’anno di Aretè , il premio alla Comunicazione Responsabile promosso da Nuvolaverde con Confindustria e Abi che ha fissato quest’anno la sua sede virtuale proprio a L’Aquila.

A parlarci dell’iniziativa la community di Nuvolaverde, nella persona della referente Calabria dell’associazione, Fabrizia Arcuri.

Come nasce l’idea Aquilani digitali?

A.D. nasce per caso in seguito ad una visita all’Aquila, capofila di uno dei nostri progetti per le scuole “Vitadigitale”, simbolo di possibile rinascita culturale per mezzo dei più giovani. Nella sua visita in città il Presidente di Nuvolaverde, Enzo Argante, è rimasto particolarmente colpito dalla drammaticità del silenzio e ha deciso di lanciare una campagna di sensibilizzazione che riportasse l’attenzione sulla Città Muta.

Quale la risposta dagli utenti della rete al progetto?

La risposta è più che positiva, soprattutto da parte dei testimonial che hanno sposato la causa. Infatti la maggior parte di loro non hanno semplicemente aderito ma hanno proposto  idee e dei progetti da realizzare, come il maestro Crivelli che terrà in occasione del Premio Areté un concerto dedicato alla città o il fotografo Toscani che ha in questi giorni ha allestito un set a L’Aquila. Il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, CittadinanzAttiva, Legality Band e Donation Bay Band di Cisco hanno già aperto delle sedi digitali.

Si legge sul sito che i fondi proventi dal pagamento della tassa di soggiorno simbolica verranno destinati a un’associazione di giovani aquilani. In che modo verranno impiegati questi fondi?

Le 18 associazioni di Piazza d’Arti rimaste senza sede a seguito del sisma del 6 aprile 2009, hanno deciso di unire le loro forze per costruire una esperienza nuova e senza precedenti nel contesto aquilano: un luogo fisico, battezzato “Piazza d’Arti“, dove ricostruire le loro sedi e svolgere le loro attività in sinergia, offrendo alla cittadinanza un prezioso luogo di aggregazione. Un luogo che ha bisogno di molte cose, a partire dall’illuminazione. Con questa operazione speriamo che vi si possa sostenere qualche intervento migliorativo che lo renda più vivibile.

Ripopolare virtualmente la città al fine di contribuire alla restituzione dell’Aquila ai cittadini, operare una raccolta fondi e intervenire sulla sensibilizzazione. Potrà arrivare questa originale idea, ove le altre iniziative per l’Aquila si sono arenate?

Nuvolaverde è una associazione no profit che si occupa di innovazione e sostenibilità e non ha nessuna pretesa di ricostruzione. Semplicemente vuole riaccendere i riflettori sull’immobilismo in cui l’Aquila è caduta, come in sorta di incantesimo, all’indomani del terremoto. L’idea è senza dubbio anche quella di sviluppare nuove idee e progetti, attraverso una presenza costante sul territorio, soprattutto attraverso la scuola. Le iniziative di Nuvolaverde e dei suoi partner saranno rivolte a mantenere alta l’attenzione internazionale e a favorire gli scambi culturali (e non) attraverso la costruzione di un canale di comunicazione privilegiato con la città .

Per iscriversi e prendere parte all’iniziativa

 

Giovanna M. Russo

La didattica diventa digitale: ‘L’isola che non c’era’ e Teomedia presentano Tina Matit

COSENZA – Ebook, app, oggetti multimediali e interattivi, messi al servizio della didattica allo scopo di rispondere alla necessità di sperimentare “nuovi modi di fare scuola” promuovendo attività educativo didattiche efficaci e interessanti. Perché se ci sono ambiti in cui il digitale dovrebbe farsi strada ed offrire le proprie potenzialità al lavoro dell’editor e dell’autore, quella è proprio la scuola.

E’ in questa lungimirante ottica che nasce “L’Isolachenonc’era 2.0”, il progetto presentato dallo staff della scuola per l’infanzia paritaria “L’isola che non c’era” (via degli Stadi, 42 Cosenza) che da anni opera nel campo della formazione in linea con le crescenti e più’ attuali necessità della scuola.

Il progetto, che prevede la realizzazione di contenuti digitali orientati al web 2.0, è edito da Teomedia.it (casa editrice di ebook) e realizzato in collaborazione con lo staff di biblon.it, partner tecnologico.

Attraverso una serie di pubblicazioni curate dalle docenti dell’istituto il progetto offre, assieme alla tradizionale metodologia,  proposte didattiche digitali e innovative che si traducono in percorsi formativi mirati a stimolare i processi di apprendimento e favorire la promozione del benessere del bambino e del gruppo classe.

“L’isolachenonc’era 2.0” ha l’ambizione, inoltre,  di voler condividere la passione e l’entusiasmo per il lavoro di insegnanti ed educatori.

Il primo prodotto del progetto è “Tina Matit”, un ebook già disponibile per il download gratuito dal sito di Teomedia.it.

Tina Matit è il personaggio protagonista della fiaba di apertura della raccolta “Le fiabe dell’isola..” racconta la storia di una matita che conosce una giovane ragazza di nome Sophie che entra a far parte della vita di una famiglia parigina nella quale vivono due bambini Juliette e Daniel. Tina acuta osservatrice intuisce nella giovane tata qualcosa di particolare nel suo modo di essere, qualcosa che la rende speciale, diversa dalle altre. Tina incuriosita sempre più dai comportamenti di Sophie, alla fine scopre il suo segreto.

Il testo è stato scritto da Iolanda Cerrone e Raffaella Bilotta; le illustrazioni sono di Camilla Altomare.

 

Giovanna M. Russo

Workshop “Trame di Carta2” : gli esperti a confronto parlano di editoria e web 2.0

LAMEZIA TERME (CZ) – La smaterializzazione è uno degli aspetti maggiormente pervasivi che negli ultimi anni stanno attraversando l’evoluzione del lavoro editoriale; cambiano i prodotti – vedi l’ebook – cambiano i modi di interazione con le utenze – vedi la comunicazione sociale e il “due-punto-zero” – e di conseguenza cambiano le professionalità, si delineano nuovi linguaggi e nuove strategie che ruotano attorno al content managment e al rumore dei social network, Facebook e Twitter in capo.

E allora fan page e cinguettii sparsi, foto e contest che richiamano l’attenzione dell’utente, per un attimo lo rendono protagonista e parte di una grande comunità ove vige la logica dell’interazione e soprattutto dell’immediato. E in questo grande mare, nulla va lasciato al caso, neppure il lancio in etere del ‘semplice’ tweet, o la pubblicazione di un innocente post.

Entro quest’ottica allora, l’idea degli organizzatori di Trame 3  il “Festival dei libri sulle mafie”  – che si terrà a Lamezia Terme dal 19 al 23 giugno prossimi –  hanno deciso di dedicare ai giovani neolaureati del Sud Italia il workshop “Trame di carta – Comunicare social. Librai ed editori ai tempi di Twitter, Facebook, Blog & co.”. Sono previste tre giornate di incontri (dal 19 al 22 giugno) finalizzato ad indirizzare i giovani verso percorsi di studio più funzionali al loro futuro impegno lavorativo nel mondo del libro, affrontando trasversalmente l’interessante tema de “editore e libraio vs social network”. Perché, come dicevamo, la rivoluzione digitale sta cambiando prima di tutto le professionalità del settore.

A raccontarci i perché di questo workshop con qualche riflessione sulle attese evoluzioni di questa commistione editoria/comunicazione sociale, due dei docenti che cureranno gli incontri: Antonio Cavallaro, responsabile ufficio stampa della casa editrice Rubbettino e Luca Conticonsulente formatore per il social media marketing.

Quali sono le caratteristiche dell’editore e quali quelle del libraio al tempo del web 2.0?

Antonio Cavallaro. Man mano che si procede con la smaterializzazione del libro i due ruoli finiscono inevitabilmente per confondersi. L’alto costo della produzione di libri stampati diminuisce sensibilmente per cui l’esigenza di fare un’attenta valutazione iniziale che tenga conto sia dell’esattezza dei contenuti (per evitare di dover poi ristampare) che dell’appeal del libro pubblicato viene a mancare o comunque a ridursi notevolmente. Ciò fa sì che i librai digitali (pensiamo ad Amazon) diventino editori e che gli editori digitali non avendo più il problema di raggiungere con i libri fisici le città e i lettori comincino a vendere direttamente on line. 

Luca Conti. L’editore non è più l’unico filtro alla pubblicazione del sapere. Ciò significa che il suo ruolo di selezione dei contenuti e proposta editoriale diventa sempre più rilevante, se svolto nel modo giusto, consapevole della presenza dei social network e della transizione verso il digitale e gli ebook. Il libraio può svolgere lo stesso ruolo di consiglio e consulenza, offrendo un servizio che i negozi online non possono offrire.

  
E i lettori, quanto sono ricettivi alla comunicazione che passa per il web?
 

A. Cavallaro. Il web oramai è la forma privilegiata di comunicazione per cui l’attenzione è certamente molto alta. Credo tuttavia che la forma stampata del libro mantenga (almeno in Italia) un certo prestigio che conferisce anche una maggiore credibilità e fiducia.

L.Conti. I lettori di libri usano molto internet, certamente più di quanto facciano in media editori o librai. Credo quindi ci sia un terreno molto fertile per promuovere un nuovo tipo di relazione tra questi soggetti, sulla piazza del social web di oggi.

 Il workshop promosso dall’AIE in occasione del festival “Trame” è dedicato ai giovani, di certo avvezzi all’uso dei social network, ma con finalità diverse e legate alla sfera personale. Credi che ci saranno difficoltà nell’introdurli a questo “nuovo utilizzo” di strumenti che già conoscono?
 

 A. Cavallaro. Non penso. Si tratta in fondo solo di far vedere che vi sono finalità diverse nell’utilizzo di ambienti nei quali si muovono già con grande familiarità (certamente con maggiore familiarità di quanto alcuni si muovano in una grande biblioteca o in una grande libreria).

L. Conti. La difficoltà principale sta nella consapevolezza che l’uso personale influenza l’uso professionale e che le due sfere, non più separabili nel mondo moderno, possono rafforzarsi a vicenda. Pensare di poter gestire la comunicazione social di una azienda, semplicemente applicando le stesse regole relative all’uso personale degli stessi strumenti, è un mito da sfatare e il workshop dedicherà spazio anche a questo aspetto per nulla secondario.

Fino a qualche anno fa era impensabile il livello di penetrazione che il linguaggio dei social ha oggi nelle strategie di comunicazione e marketing. Sulla base della tua esperienza, quali altre sorprese ci riserba il futuro della comunicazione in digitale? 
 

 A. Cavallaro. Al momento i social media rappresentano la magna pars del web. Persone che finora erano sprovviste di computer ne hanno acquistato uno in vista di un account su Facebook. Pertanto ritengo che i social media possano essere molto utili ai fini della comunicazione editoriale. Certo al momento l’utilizzo che se ne fa non segue le logiche “sociale” e molti editori continuano a usare i s.m. come un canale unidirezionale mediante il quale dare informazioni (o pubblicità) ai follower perdendo così di vista la dimensione di community che i social si portano dietro. I social network come uno strumento dalle incredibili potenzialità ma che debbono essere usati nella maniera corretta.

L. Conti. Riemergeranno i curatori di contenuti di qualità, al servizio del lettore e dell’utente, con una valorizzazione economica per nulla marginale. Oggi sembra utopico, ma le macchine non possono tutto e l’uomo ha molto da aggiungere, sempre che sia al passo con i tempi e padrone degli strumenti.

 

Alle prese con il 2.0 il lavoro editoriale vede l’editore e il libraio come due figure complementari e quasi interscambiabili che devono maneggiare con attenzione i contenuti che intendono trasmettere ai lettori, al fine di acquisire la loro fiducia e fidelizzarli al massimo grado.
Sono necessarie, pertanto, figure specializzate, che sappiano maneggiare queste armi professionalmente, puntando su contenuti di qualità che si distinguano nell’anarchico vociare del web; laddove, probabilmente, questo è solo l’inizio di una lunga evoluzione che metterà sempre di più al centro delle strategie le relazioni e le interazioni in uno scambio continuo tra addetti al settore e utenze.

Riprendendo Luca Conti in un commento all’intervista: “l’editoria deve reinventarsi. Prima lo comprende, prima abbraccia il cambiamento, più probabilità ha di trarne giovamento”.

 

Giovanna M. Russo

“Chi è Stato?” il libro inchiesta sulla Statale 106 Jonica e i ‘perché’ dell’autopubblicazione

COSENZA – Tristemente nota come “Strada della morte” per via dei numerosi episodi tragici che la vedono quotidianamente protagonista, la Statale 106 è quel tratto viario che si snoda praticamente lungo tutta la costa Jonica calabrese, tra colli e splendidi panorami marittimi, attraversando numerosissimi borghi e continuando a segnare – spesso in maniera infelice – la vita degli abitanti del posto.

Senza contare che di questo tratto viario si sente spesso parlare anche in relazione ai lavori di ammodernamento che la interessano da decenni, segnati dal continuo oscillare tra finanziamenti, ritardi e malaffare.

Tanti gli intrecci, le vicende, i meriti e le colpe che interessano la storia della seconda più importante via di comunicazione della Calabria, ricostruita in maniera puntuale e meticolosa nel racconto – inchiesta “Chi è Stato?” di Fabio Pugliese, giovane ingegnere originario di Calopezzati (Cs), chela Statale106 l’ha vissuta e la continua a vivere sulla propria pelle.

Il libro, che conta contributi noti quali quelli del direttore di Calabria Ora, Piero Sansonetti e del cantante Eugenio Bennato, attualmente può essere acquistato online tramite il sito ufficiale dell’autore, e da domani sarà disponibile su tutte le librerie online nazionali e non, in un edizione ebook curata dalla casa editrice digitale Teomedia.

Ma “Chi è Stato?” oltre l’indubbio valore divulgativo di sensibilizzazione e di denuncia, possiede una particolarità che si lega alla sua pubblicazione; di fatti, l’autore è un self-publisher, forse un “puro” nel suo genere, in quanto, prima di approdare all’edizione digitale con un editore, ha deciso di curare in maniera del tutto autonoma le diverse fasi della pubblicazione dell’opera, dall’editing e stampa alla promozione e distribuzione.

Una scelta oltremodo coraggiosa, un investimento intellettuale oltre che economico, che sta raccogliendo i suoi frutti nei numerosi consensi raccolti da lettori di tutta Italia, nonostante le oggettive difficoltà per un autore “self-made” che nella vita professionale fa tutt’altro.

Allo scopo di capire le ragioni dell’ “auto-pubblicazione”, nonché la scelta della riedizione in digitale, abbiamo deciso di scambiare due chiacchiere con Fabio e ci siamo fatti raccontare la sua esperienza.

Cosa ti ha spinto a scegliere la via dell’autopubblicazione?

La scelta di percorrere la via dell’auto-pubblicazione è dovuta alla necessità di avere una libertà di scelta (e non solo di scelta), che, diversamente, non avrei avuto. Essendo il mio, anche un lavoro di denuncia (forte!), ritenevo fosse inutile “legarla” a logiche editoriali che, a mio avviso, ne avrebbero limitato non poco il valore di “verità”.

 

Quali sono i maggiori disagi che hai incontrato da “self-publisher”, considerando – oltretutto – la delicatezza e la complessità del tuo lavoro?

Non essendo un editore (di professione mi occupo di ben altro), tutti gli aspetti legati ad una pubblicazione sono stati per me complicati da affrontare: impaginazione, pubblicazione, promozione e distribuzione, organizzazione delle presentazioni, ecc. Non è stato un problema, invece, affrontare gli aspetti legati alla copertina perché ho deciso di affidarmi ad uno studio grafico che, a mio avviso, ha realizzato un ottimo lavoro.

 

Quali, a tuo avviso, i vantaggi?

Ripeto: la libertà di scelta. Avendo auto-pubblicato il mio lavoro ogni scelta è stata assunta in assoluta autonomia e libertà.

 

A pochi mesi dalla pubblicazione, alla luce dei risultati che fin qui hai raggiunto in maniera autonoma, quali sono le scelte che rifaresti, quali che invece eviteresti?

Posso dire che non ritengo di avere, ad oggi, alcun rimpianto: è stata una bella esperienza (forse perché inedita), son contento di tutte le scelte assunte e di quelle che non ho voluto assumere, non ho idea se ci sarà mai un’altra pubblicazione e se ci sarà non mi sento di dire se deciderò di affidarmi ad una editore o se deciderò di nuovo di auto-pubblicarmi.

 

Cosa ti ha spinto a pensare a un’edizione in digitale? E perché hai scelto un editore?

Ho ricevuto da più parti molteplici quanto inaspettate richieste  rispetto alla esistenza (o meno), di una versione digitale dell’opera. Per cui ho intuito che era una lacuna che occorreva colmare. Pur essendo un ingegnere informatico e, quindi, pur riuscendo in autonomia ad auto-pubblicare il mio lavoro anche in versione digitale ho voluto affidarmi ad un editore perché credo che la diffusione via web ha grandissime potenzialità a patto però che ci si affidi a chi ha grandissime competenze per poter diffondere al meglio il prodotto letterario. Se a questo poi uniamo la straordinaria libertà che il mio editore mi ha lasciato relativamente ai contenuti (e non solo), del mio lavoro capite bene che è stata una scelta decisamente facile da assumere.

 

Con la versione in ebook il tuo libro sarà presto disponibile sui maggiori store online, di conseguenza fruibile a un più vasto pubblico e con minori “sforzi”. Cosa ti aspetti da questa esperienza con il digitale?

Ovviamente un grandissimo numero di download: il mio lavoro affronta una tematica drammatica ed importante che apparentemente riguarda i calabresi mentre, invece, riguarda una nazione intera. Spero che questo strumento possa non solo aiutarmi a diffondere il mio lavoro ma possa, soprattutto far maturare in molti questa consapevolezza.

 

Un consiglio – quello che ritieni fondamentale –  che daresti a uno scrittore che come hai fatto in passato tu, decida di pubblicare una propria opera.

Se non hai le idee chiarissime e tanto, tanto coraggio lascia stare ed affidati, senza alcun dubbio, a un editore.

Spero che i possibili fruitori del mio lavoro lo ritengano interessante a partire dalle straordinarie partecipazioni che sono contenute in “Chi è Stato”: tra le tante cito l’introduzione di Piero Sansonetti e la post-fazione di Eugenio Bennato.

 

 

Giovanna M. Russo

Il prossimo 30 maggio a Cosenza la presentazione de “Il Sistema Reggio” in ebook

COSENZA – Circa due mesi fa a Reggio Calabria, Claudio Cordova giovane giornalista reggino – nonché direttore de Il Dispaccio –  presentava “Il Sistema Reggio” (Laruffa, 2013), primo libro inchiesta sulla città dello Stretto che  alla luce di dati oggettivi, mostra come – dall’economia alla politica, passando per la criminalità organizzata – tutto sia, appunto “sistema”.

A giorni l’opera si arricchirà, diventando disponibile nella versione digitale (epub e mobi) che sarà presentata questa volta nella città di Cosenza. E’ previsto per il prossimo 30 maggio alle ore 18,30 presso il Caffè Renzelli di C.so Telesio, nel centro storico del capoluogo cosentino, l’evento di presentazione dell’ebook de “Il Sistema Reggio”.

Discuteranno dell’opera insieme all’autore, l’editore Roberto Laruffa, Emiliano Morrone giornalista, scrittore e collaboratore di “Sette – Corriere della Sera” e Luigi Pandolfi, giornalista e blogger, nonché autore di diversi saggi di economia e politica.

In sede della presentazione sarà possibile accedere all’acquisto dell’ebook di Claudio Cordova in due modalità: sarà disponibile una copertura wi-fi gratuita al fine di consentire ai presenti che volessero scaricare l’ebook, di inoltrare la transazione direttamente dal proprio dispositivo. Si potrà accedere altresì all’acquisto “fisico” dell’opera tramite un sistema di “ebook4you”, gestito da biblon.it, partner digitale dell’evento.

Il “Sistema Reggio” è frutto di un lungo lavoro di ricerca e di approfondimento sui gruppi e i grumi di potere che comanderebbero la città. Dalla relazione di scioglimento del Comune di Reggio Calabria alle carte delle inchieste giudiziarie, dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia alle connivenze dello Stato e della società civile con il malaffare e, ancora, gli intrecci economici in riva allo Stretto, ma anche a Milano, il ruolo della massoneria e dei Servizi Segreti nelle vicende più oscure degli ultimi anni.

“Il Sistema Reggio” è una fotografia di quella che è diventata la città dal 2000, in un momento delicatissimo per la sua storia, all’indomani dello scioglimento del Comune per contiguità con la ‘ndrangheta.

Dalla prefazione del libro, del giornalista e scrittore Antonino Monteleone:

 

E se lo specchio attraverso cui questa città si è guardata negli ultimi trent’anni fosse stato uno specchio distorto, alterato? E se alla rettitudine di cittadini comuni, imprenditori, servitori dello Stato, insegnanti, medici, avvocati, notai, e anche giornalisti, si fosse contrapposto un establishment esteso, sostanzialmente mediocre, connivente col sistema criminale che regola i rapporti sociali, ma soprattutto silenzioso? E se questo silenzio avesse, piano piano, ammorbato la gran parte del tessuto sociale fino a rendere quasi ininfluente ogni impulso di senso contrario?

 

 Giovanna M. Russo