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Amerigo Vespucci: sosta a Corigliano

vespucciE’ tornata in mare la nave scuola Amerigo Vespucci, effettuando una sosta, lo scorso 5 maggio, nel Golfo di Corigliano Calabro.

Proprio sulla nave, nominata Ambasciatrice di Roma2024, è stato svolto un interessante incontro didattico a favore degli studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Nicholas Green – Falcone e Borsellino”, indirizzo Trasporti e Logistica, Conduzione del mezzo navale,  alla presenza delle autorità civili, militari e religiose, tra cui l’Ispettore di Sanità della Marina Militare ammiraglio Enrico Mascia, il Prefetto di Cosenza, il Sindaco del Comune di Corigliano, il Presidente del Tribunale di Castrovillari, il Vice Presidente della Provincia, Padre Antonio Bottino.

Il Comandante della Nave Vespucci, Capitano di Vascello Curzio Pacifici, ha aperto l’incontro didattico illustrando il “Dual-use della Marina Militare” e, a seguire, sono intervenuti l’Ispettore di Sanità della Marina Militare, ammiraglio Enrico Mascia,  il dirigente dell’Istituto scolastico Ing. Alfonso Costanza che ha presentato il tema “Tradizione e tecnologie a bordo” e il Presidente del Circolo Velico lucano che ha illustrato  il progetto “Il parco della Magna Grecia”.

Un’occasione utile ad evidenziare l’acquisizione del pieno sostegno da parte dell’Ente Provincia di Cosenza, nonché l’esito positivo riscosso dai vertici della Marina Militare, nella persona dell’Ammiraglio Enrico Mascia che ha condiviso in pieno il progetto.

La visita  al Vespucci ha rappresentato un’occasione unica per ammirare da vicino la più antica nave della Marina militare ancora in servizio, offrendo uno straordinario esempio di come la tecnica dei Costruttori navali, dei Maestri d’Ascia e dei calafatai sia in grado di affiancarsi a tutto ciò che l’evoluzione tecnologica riesce a mettere a disposizione.

 

 

Generazione Giovani: Al Teatro dell’Acquario i successi dedicati ai bambini

acquarioEsistono teatri fastosi, destinati a grandi spettacoli e  tournée d’avanguardia, trasudanti eleganza e spavalderia e poi ne esistono altri, piccoli e intimi, quasi vintage, che odorano, al contrario, di tradizione e nostalgia.

Ma “il teatro è il teatro” direbbe Pasolini. Nessuna distinzione, nessuna classe di merito. E’ ciò che accomuna, una delle poche cose che a questo mondo riesce a far sentire tutti una squadra, che scalfisce lo spirito di competizione e alimenta  quello di collaborazione. Soprattutto se nasce da discariche di medicinali che si trasformano in  piccoli spazi di creatività ed energia. Come il Teatro dell’Acquario che, dal 1981, rischia a settembre di chiudere per sempre le sue porte. Nonostante i successi dell’ultimo progetto Generazioni Giovani, dedicato ai più piccoli e illustrato, ieri mattina, da Dora Ricca, Antonello Antonante e MariaFrancesca Longo in una mini conferenza stampa. Esperimenti e laboratori di passione ed energia destinati ai bambini, “capaci di trasmettere enormi soddisfazioni”. Più di 8.000 le presenze registrate per il progetto “Scuole a Teatro”, oltre 2.000 gli spettatori di Famiglie A Teatro, il ciclo di spettacoli della domenica pomeriggio, circa 1000 le presenze ai laboratori. Numeri che da soli basterebbero a decretare il successo e che, invece, sembrano non bastare mai per il Centro Rat, all’alba del suo quarantesimo compleanno.

” Se è vero che il teatro è terapeutico”, come raccontano i giovani attori Noemi Caruso, Paolo Cutuli, Francesco Aiello e Francesco Fiorino, “a noi basta vedere il sorriso di un bambino o percepirne la curiosità per riconoscere di aver fatto un buon lavoro. Spesso chi assiste ad uno spettacolo, non ha ancora compiuto due anni. Sei consapevole di avere una grande responsabilità perché, volente o nolente, se ne ricorderà per sempre.” La stagione 2015/16 si avvia a conclusione, con la proiezione di uno degli spettacoli più amati “Il piccolo principe”,  mentre in sottofondo, tra mille difficoltà, si lavora alla successiva, selezionando compagnie sulla base di criteri di qualità, rispetto al tema e al target a cui si desidera parlare. Emozionare resta la parola chiave. Gli adulti come i bambini, perché il teatro  è senza età. Panorama multietnico, “è il luogo in cui si ritrovano generazioni, culture e ceti sociali differenti”, ricorda qualcuno degli attori. La differenza unisce se alla base vi è la passione e noi, nel nostro piccolo, ne mettiamo tanta”. Ora, la domanda più difficile a cui rispondere resta una: “Come avete fatto ad emozionarci?”.

 

Lia Giannini

Guccione e Laratta in visita all’azienda Percacciante, vittima di intimidazioni mafiose

azienda percaccianteSIBARI (CS)- “In Calabria è in corso una forte aggressione della criminalità organizzata contro le aziende agricole. Vogliono spaventarle e poi controllarle. Gli imprenditori resistono, sanno che non possono e non devono cedere, ma spesso pagano prezzi altissimi. Lo Stato non può lasciarli da soli a lottare. Occorrono misure efficaci di prevenzione e repressione, occorre il sostegno delle istituzioni regionali e nazionali verso gli imprenditori colpiti”.
E’ l’allarme lanciato da Franco Laratta e Carlo Guccione, in visita all’azienda Percacciante, vittima di un atto intimidatorio di stampo mafioso, nella piana di Sibari. L’azienda ha subito un incendio doloso che ha distrutto il capannone con tutti gli automezzi dell’azienda causando un danno di circa 1,5 milioni di euro, mettendo a rischio il raccolto e gli oltre 150 posti di lavoro stagionali. Preoccupazione  e sgomento in una zona vittima da sempre di simili attacchi che rimangono il più delle volte impuniti.

“Il libro, mio amico”: al via la rassegna per la sensibilizzazione alla lettura

2016 mirtoCROSIA (CS) – E’ partita la seconda edizione della rassegna “Il libro…mio amico”. Un’azione di sensibilizzazione alla lettura, nonché di una concreta attività formativa per insegnanti, alunni e genitori, spalmata fra aprile e maggio. L’iniziativa è stata pianificata dal sociologo e giornalista Antonio Iapichino, titolare dell’omonimo Studio di sociologia e comunicazione, nonché direttore del quotidiano on line IonioNotizie.it.  La prima tappa è stata a Mirto Crosia. Alla prima giornata hanno partecipato circa trecento studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo cittadino. Durante l’incontro è stata fortemente evidenziata l’importanza della lettura,  in qualunque momento e a prescindere dall’età, come accrescimento culturale dell’individuo. Rachele Donnici, rivolgendosi ai ragazzi:“Protagonisti del futuro siete voi e solo con una mente ben fatta sarete liberi. Una testa ben fatta, è un passaporto per riuscire. La vostra idea deve essere diversa da quella di qualcun altro. La cultura rende liberi.

Diversi gli interventi e i suggerimenti  pervenuti nel corso dell’evento da Pasquale Vulcano a Massimiliano Capalbo, dinamico autore di Catanzaro che ha esordito dicendo “Ognuno di noi  nasce con un talento da scoprire. Una volta scoperto va allenato ”.

 

Il prossimo appuntamento è previsto per sabato 16 aprile, alle ore 11, presso la sala consiliaredel Comune di Longobucco. Sarà ospite la scrittrice e docente universitaria Loredana Nigri.

Durante i singoli incontri l’Istituto musicale “Donizetti” di Mirto Crosia curerà vari momenti musicali. Media partner dell’evento il quotidiano on line IonioNotizie.it e il periodico“La Voce”.

Inaugurata l’area archeologica di “Gianmartino”

Nella foto distribuita dall'ufficio stampa il 25 luglio 2014 una porzione della via Campana rinvenuta nel cantiere di scavo di via Portuense a Roma dove nel corso degli scavi sono emerse terme maschili e femminili, una stazione di posta e un luogo di culto, alla confluenza delle due arterie di via Portuensis e della via Campana. ANSA/UFFICIO STAMPA SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DI ROMA +++NO SALES - EDITORIAL USE ONLY - NO ARCHIVE+++

Inaugurata l’area archeologica urbana di “Gianmartino”, alla presenza del prefetto di Catanzaro Luisa Latella e del questore Giuseppe Racca oltre che al Vicepresidente della Giunta Regionale Antonio Viscomi. La cerimonia è legata alla presenza di resti di un edificio, emerso durante le campagne di scavo degli ultimi anni, di cultura Brettia, databile tra il IV – III sec. a.c

“La ricchezza di un territorio come quello di Tiriolo – ha detto  Viscomi – è confermata da ritrovamenti come questo, che meritano una appropriata valorizzazione. È fondamentale che un luogo e un’esperienza simili siano custodite come patrimonio collettivo, con un’opera di sostegno condivisa da tutte le istituzioni, e diventino la leva per cementare il senso di comunità della popolazione. La collaborazione che viene dal basso, dai cittadini che si prendono cura dei loro beni, come già sta avvenendo a Tiriolo, è il migliore ausilio alla  crescita civile e alla programmazione di occasioni di sviluppo per un intero comprensorio, che può fare delle eccellenze artigianali e del patrimonio storico-naturalistico, i driver fondamentali che muovono il motore del suo futuro. Riscoprire il senso stesso dell’essere comunità è il presupposto per la crescita economica del territorio in una logica di azione virtuosa che considera i beni culturali non solo come affascinanti memorie del passato, da proteggere dal degrado e dall’incuria, ma come aggregatori di competenze ed esperienze culturali, sociali ed economiche in grado di animare il territorio”

Panacunaimba: Michele D’Ignazio presenta il suo ultimo libro edito da Rizzoli

12936660_587612678086490_8845007298615583182_nMartedì 12 aprile alle 16.00 presso l’Aula Magna dell’ I.C. “P.E. Murmura” di Vibo Valentia, lo scrittore Michele D’Ignazio presenterà il suo ultimo, attesissimo lavoro: “Pacunaìmba. L’avventuroso viaggio di Santo Emanuele” edito da Rizzoli. Il libro racconta di giovane aiutante del sindaco di Lancastre che in alla ricerca di un prezioso voto, in vista delle imminenti elezioni, di un suo parente, si reca in Brasile. Un viaggio avventuroso, tra gli imponenti alberi delmato e le baracche di fango e di lamiera delle favelas, si rivela uno specchio magico che riflette un’immagine nuova di Santo Emanuele, molto diversa da quella che ha sempre visto. Prenderanno parte all’incontro il dirigente Scolastico Pasquale Barbuto,Gilberto Floriani e Francesca Galati. Protagonista, lo scrittore, giovane cosentino autore di “Storia di una Matita”, giunto all’ottava ristampa.

 

Io D’amore Non Muoio: all’ Unical il libro sul femminicidio di Arcangelo Badolati

unical 2Ipazia D’Alessandria, Olympe de Gouges, Giovanna D’Arco, Artemisia Gentileschi. E poi ancora  Roberta Lanzino, Maria Rosaria Sessa, Fabiana Luzzi. Donne di ieri come di oggi. Vittime della loro intelligenza, del loro desiderio di libertà, di una dignità morale che non si piega alla volontà del maschio. Su loro e sulla loro tragica morte, Arcangelo Badolati, giornalista e autore del libro “IO D’AMORE NON MUOIO”, intesse pagine e pagine d’emozione, come direbbe il procuratore Vincenzo Luberto ospite il 6 aprile della conferenza all’Università della Calabria, indetta per promuovere il libro. Un incontro dai toni forti, emotivamente toccanti, destinato a giovani platee di uomini, creature “capaci dei più grandi slanci, come delle più grandi brutture” e a giovani platee di donne, perché non si arrendano mai a ciò che intere società, nei secoli dei secoli, hanno scelto per loro.

A raccontare, con urlata passione, il suo saggio, lo stesso autore, che in lungo excursus storico, attraversa la vita e la storia di quante, in quel loro destino beffardo che le ha condannate in qualità esseri femminili, hanno trovato la peggiore delle morti. Donne strappate alla vita con forza, bruciate, accoltellate, lapidate, fatte  a pezzi. A loro, per le quali non sembra essere esistita alcuna pietà, trattate come schiave, oggetti sessuali da gestire, inanimate creature vittime della follia umana, sono riservati fiumi accorati di appelli al cambiamento sociale, culturale, alla decostruzione di vecchie mentalità.

A presenziare l’incontro, oltre all’autore e alla giornalista Federica Montanelli, curatrice della parte artistica del testo, Cinzia  Falcone, presidente dell’Aimed, Mario Luzzi, padre di Fabiana Luzzi, bruciata viva dal fidanzato a soli 16 anni,  e Vincenzo Luberto, procuratore antimafia Catanzaro. Ed è proprio quest’ultimo, in un intervento che desta  perplessità,  profondo conoscitore del sistema ‘ndrangheta, che invita a rinnegare l’emozione in funzione di una conoscenza maggiore del cambiamento in atto della società. Sulle donne e sul loro ruolo variegato che passa dal concetto di merce di scambio, a quello di creatura affetta da fragilità, è imperniato il suo discorso che chiude inneggiando all’autonomia e all’indipendenza. Un disincanto apprezzabile, se non fosse per il dolore sordo di un padre a cui hanno tolto la giovane figlia nel peggiore dei modi. Lui, Mario Luzzi, chiuso nel suo mesto silenzio, prende la parola  solo per chiedere giustizia e pene più severe. “Quelli per cui ci emozioniamo stamattina, non sono proprio fattarelli”, sentenzia. Qualcuno, potrebbe mai dargli torto?

 Lia Giannini

NexTv chiude con Monica Leofreddi: Dal mondo dello spettacolo all’industria televisiva

monica Leofreddi“Ci sono donne che amo, che ho amato e che amerò e poi c’è lei, che è un’altra cosa.”

Sono queste le parole che utilizza Lucio Presta per introdurre, nell’ultimo incontro del progetto NeXTv, la conduttrice di “Torto o Ragione”, Monica Leofreddi.  Un appuntamento ricco di “normalità”, a distanza di un anno dall’inizio, quando per la prima volta, in un teatro gremito di curiosi e affascinati dal mondo dello spettacolo, faceva il suo ingresso l’inaccessibile Bonolis. Un percorso fatto di ben quindici incontri, durante i quali, passo dopo passo, il mondo dello spettacolo si è trasformato nell’ industria dello spettacolo, attraverso un excursus di esperienze e talenti differenti, tutti accomunati dagli stessi valori professati, durante il corso, da Lucio Presta: l’importanza del sacrificio e dell’onestà.

E così, se ad inaugurare  il progetto al Teatro Dell’Acquario è stato un fuoriclasse della tv italiana, a chiuderlo è  la madrina della professionalità.Solare, simpatica, ironica, Monica Leofreddi è esattamente il contrario di ciò che appare in tv. Non una donna tutta di un pezzo, non una fredda professionista della tv di servizio che (svelerà ad uno dei ragazzi durante l’incontro) “in realtà non esiste, quantomeno nel senso classico del termine”, bensì una bella conduttrice, di quelle che nella vita hanno davvero cominciato per caso e che quel “caso” lo hanno sposato al pari di qualsiasi altro mestiere.  Esordisce prendendo in giro quello che, più che il suo manager,  appare come un vero amico, e racconta, ai ragazzi che la scrutano con attenzione, quanto nella realizzazione professionale di un sogno, contino più gli inizi che non le emozioni dei finali.

Genuina, naturale, talmente affabile ed “umana” che chiunque, guardandola, rivede un po’ di sé. Racconta dei suoi inizi in una piccola televisione locale, lei che, pur non essendo né laureata né giornalista, in questo mestiere, in cui dice di essersi ritrovata per caso, mette anima e cuore al punto da lasciare figli e famiglia, tre giorni a settimana, per andare a condurre la sua trasmissione al centro di Napoli. Lei che, ad un certo punto della vita, ha rinunciato alla sua carriera per amore della famiglia. Lei, che, nel parlare ai giovani che le rivolgono domande anche personali, non perde mai sorriso ed eleganza e li invita a non fidarsi dei pregiudizi o a credere negli stereotipi: “spesso ciò che sembra in un modo, è, in realtà, molto diverso”.nextv2

Alla fine dell’incontro, prima di congedarsi, invita i ragazzi a non mollare mai e augura loro di vederli un giorno, dal divano di casa, collezionare sogni e farsi strada in quello che, almeno per ora, apre le porte solo a quattro di questi. In futuro, chissà.

 

Lia Giannini

Lorella Cuccarini “strega” il Teatro Rendano: Grandi applausi per il musical Rapunzel

4Sono passati molti anni dai tempi in cui una frizzante e sorridente biondina incantava il pubblico sulle note de“La Notte Vola”. Nessuno di essi, però,  è riuscito minimamente a scalfire il fascino e l’energia che fa di Lorella Cuccarini, un’ icona di professionalità ed eleganza. Alle prese con un ruolo tutt’ altro che consuetudinario, nei giorni scorsi,  ha incantato il Teatro Rendano nei panni inediti di una malefica matrigna.Un personaggio, quello di “Gothel”, protagonista del musical Rapunzel di scena il 29 e il 30 marzo, che di malefico ha rivelato ben poco, assumendo, soprattutto nel finale, tratti familiari e materni in grado di suscitare simpatia persino tra i più piccoli. Sul palco, come ogni classico che si rispetti, il tema dell’amore, quello tra madre e figlia ma anche tra due giovani innamorati, l’amicizia, la semplicità e l’apprezzamento per  le piccole cose.

Uno spettacolo, che oltre a suscitare sorrisi e leggerezza, più di altri  si è reso capace di emozionare, regalando momenti ad alto contenuto sentimentale. Mai melense, mai stucchevole, mai esageratamente banale. Merito di un cast inaspettatamente brioso e moderno, in grado di rendere una vecchia fiaba, come quella dei fratelli Grimm, in un musical dei giorni nostri, fresco e spumeggiante. Giovane nel linguaggio, contemporaneo nelle rivisitazioni musicali dei due bravissimi “flowers (Rosa e Spina)”, accattivante nella recitazione, vera rivelazione dello spettacolo, del giovane Phil, interpretato da Giulio Corso, abile nella resa di un personaggio che, alla prevedibilità  del classico principe azzurro, ha contrapposto fascino e simpatia. Un principe moderno, insomma, reo, quasi certamente,  dell’innamoramento precoce delle tante  bambine presenti a teatro.rapunzel 2

Un sold out meritevole di esser tale, non solo per l’interpretazione dei personaggi e l’originale rifacimento di cui va merito a Davide Magnabosco , Alex Procacci e Paolo Barillari, ma anche per la cura della scenografie, affidata ad Alessandro Chiti, che riproducono fedelmente la selva stregata e la torre in cui è rinchiusa Rapunzel, inserendo, nella narrazione, elementi innovativi. Dalla lunga treccia illuminata, alla riproduzione fumettata, in stile cartoon, passando per il coinvolgimento dal vivo dei bambini presenti in sala chiamati a lanciare le lanterne illuminate. Tutto, nel musical Rapunzel, si  allontana dalla classica interpretazione teatrale per avvicinarsi a nuove forme di sperimentazione e partecipazione che ne consacrano lo straordinario successo.

Lia Giannini

Roberto Vecchioni al Rendano: “Non importa quanto si vive, ma con quanta luce dentro”

vecchioniChiunque abbia ascoltato Roberto Vecchioni almeno una volta nella vita, può dire di aver toccato con mano la vera cultura.

Ospite al Teatro Rendano  per presentare il suo libro “Il mercante di luce”, in occasione dell’avvio della programmazione di attività previste dalla Museion srl che da qualche settimana ha la gestione dei servizi aggiuntivi del Museo dei Brettii e degli Enotri, l’artista, docente, scrittore e cantautore Roberto Vecchioni incanta e affascina come una musica. Di quelle maneggiate con sapienza.

L’opera,  che racconta la storia di un padre, pieno di contraddizioni, burrascoso e infelice, e quella di un figlio, condannato da una brutta malattia a morire giovane, che prima di separarsi per sempre si incontrano in quel lungo viaggio chiamato “senso della vita”, attraverso i sentieri dell’amore e della poesia, è un omaggio alla cultura antica, grande passione dell’autore,  rinvenibile nella modernità e  all’amore che, all’interno della tragedia, si tramuta in lirica della bellezza e musica del cuore.

Il paradosso di una storia che porta a riflettere sul significato del dolore che, a detta di Vecchioni, “è il prezzo che gli uomini hanno scelto di pagare per avere una vita libera, e quindi infelice”.

Nel suo testo che definisce, un “debito lungo circa 60 anni”, emerge preponderante la sua idea di vita, di morte, di felicità dietro la quale l’artista rivela tutto il suo potere di conoscenza. “Sono abituato a gioire ogni giorno pensando a quello che verrà. E per questo mi sento felice sempre. La felicità non è uno stato d’animo che appartiene alle cose già conquistate, semmai è dinamica. L’uomo è nomade e solo cui che prova e riprova, che progetta di fare sempre qualcosa, che non si ferma mai, è davvero felice. “vecchioni 2

Persino il dolore, sentendo parlare Vecchioni, diventa un compagno di merende con cui condividere pezzi della propria esistenza. “Ogni volta che inizio una giornata, sono felice perché so che mi aspetterà qualcosa di nuovo  e di diverso. Anche laddove fosse il dolore, dopo verrebbe comunque una nuova gioia”.

La sua è una lezione tutt’altro che universitaria. Incuriosisce e desta ammirazione come se a parlare fosse un antico profeta proveniente da un passato mitologico e decantato. Mai sazio e vorace di applausi, si congeda solo dopo aver dato ai presenti la possibilità di fare qualche domanda, anticipando, per la gioia dei più, l’uscita tra venti giorni del suo ultimo libro “La vita che si ama”.

 

Lia Giannini