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Cinema Italiano: La Prima Notte di Valerio Zurlini

IMG-20150714-WA0008A Valerio Zurlini, uno dei più originali ma anche più dimenticati registi italiani,  è dedicato un evento imperdibile per tutti gli amanti del cinema d’autore.
L’appuntamento è per mercoledì 22 luglio alle ore 21.15 all’Arena Mibact (Piazza Santa Croce in Gerusalemme, 9 \A), nel suggestivo parco archeologico retrostante la basilica. Si tratta probabilmente della serata più interessante proposta all’interno della rassegna “Amarcord 35 mm” curata da Graziano Marraffa e promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali insieme con Cinecittà-Luce, il Centro Sperimentale di Cinematografia e la Cineteca Nazionale. Dopo una selezione di trailers d’epoca, a fare gli onori di casa sarà Massimo Forleo, responsabile con Massimo Piazza del progetto cinema della quinta edizione di “Santa Croce Effetto Notte”. La figura artistica e l’opera di Valerio Zurlini (1926-1982) saranno illustrate in apertura da Ugo G. Caruso, storico del cinema, che già in passato aveva avuto modo di occuparsi del regista bolognese. Curiosamente di questi  sarebbe dovuto essere il giovanissimo assistente nel 1982 per il film “Il nipote di Beethoven”, più volte rinviato a causa della malattia del regista, morto poi nell’ottobre di quell’anno. Subito dopo sarà la volta di Guido Lombardo, figlio del celebre produttore della Titanus, Goffredo Lombardo, che testimonierà del rapporto  di grande stima e d’amicizia che il padre intrattenne con Zurlini, di cui realizzò alcuni dei film più importanti. Il programna prevede quindi la riproposizione di due tra i titoli più significativi della sua filmografia: “La prima notte di quiete”  (1972) e “La ragazza con la valigia” (1961).
Scritto con Enrico Medioli ed ideale terzo capitolo di un trittico rimasto irrealizzato, “La prima notte di quiete” ebbe alla sua uscita un grande successo di pubblico  segnando fortemente la generazione del post ’68 probabilmente anche per le sue atmosfere “esistenzialiste” nonché per il cast sontuoso e di grande fascino: Alain Delon, Sonia Petrova, Giancarlo Giannini, Lea Massari, Adalberto Maria Merli, Renato Salvatori, Nicoletta Rizzi, Alida Valli e Salvo Randone. Il film racconta l’incontro di due esistenze sbandate, quella di Daniele Dominici, intellettuale randagio e autodistruttivo con la sua alunna Vanina, adolescente già corrotta e dal destino sociale segnato. Tra i due divamperà un amore impossibile, contrastato dall’ambiente e da un fato avverso. Intorno a loro, sullo sfondo di una Rimini insolitamente invernale e piovosa, una sgangherata combriccola di vitelloni cinici e dediti irrimediabilmente al gioco, all’alcool e al sesso, consuma stancamente i suoi riti, senza speranza di redenzione.
Il secondo film proposto, “La ragazza con la valigia” presenta invece l’intenso ritratto femminile di Aida Zepponi, una soubrette che nel corso di un’estate si mette alla ricerca tra Parma e Riccione dell’uomo che l’ha appena scaricata. Il fratello di questi, Lorenzo, un romantico sedicenne, l’aiuta con un piccolo prestito, rimanendone attratto. La donna sembra abbandonarsi a quell’amore sincero ma senza futuro quando viene nuovamente abbindolata da un volgare produttore romano… Anche qui il cast è notevole e intorno ad una strepitosa Claudia Cardinale, sensuosa e carnale, Zurlini, regista di paesaggi ma anche grande direttore d’attori, fa ruotare Jacques Perrin, Corrado Pani, Riccardo Garrone, Gian Maria Volontè, Romolo Valli, Elsa Albani, Enzo Garinei, Edda Soligo, Ciccio Barbi.
Un appuntamento prezioso dunque che si propone come punto di partenza per altre iniziative volte a far conoscere l’esigua (otto film in ventidue anni) ma importante opera filmica di un cineasta appartato ed estraneo ai circoli mediatici, frenato troppe volte dalle disavventure produttive e poi definitivamente da una morte precoce. Un regista, insomma, che merita invece di essere rivisto, studiato e ricollocato definitivamente nel posto che gli spetta di diritto tra i grandi autori del cinema italiano.

Suicide Squad: I Villains nel nuovo trailer

suicideDa poche ore è terminato il Comic – Con di San Diego, nel quale sono stati presentati i trailer e i contributi di “Star Wars”: Il Risveglio della Forza” e “Batman V. Superman: Down of Justice”. La Warner Bros ha pubblicato attraverso il proprio canale youtube le attesissime prime immagini di “Suicide Squad”. Diretto da David Ayer, Suicide Squad uscirà nelle sale italiane il 17 agosto 2016. Il trailer ha comunque svelato dettagli interessanti sul film e sui possibili collegamenti con Batman v Superman: Dawn of Justice. Il trailer ha soprattutto portato alla luce Joker (Jared Leto) e Harley Quinn (Margot Robbie) inoltre sono molto interessanti le interpretazioni degli attori, la realizzazione dei costumi di scena e l’ambientazione cittadina molto dark.suicide 2 La trama è tratta dalla storia della casa fumettistica DC Comics: La Squadra Suicida è un gruppo composto da diversi criminali del mondo DC, cui il governo chiede, in cambio della libertà o della loro vita, di compiere delle missioni estremamente rischiose. Nel Cast del film troveremo Will Smith, che nel 2015 sarà anche nella pellicola Io, Robot 2, per quanto riguarda Jared Leto il premio Oscar per il film Dallas Buyers Club, inizialmente per il ruolo di Jocker era stato contattato Ryan Gosling poi solo in seguito è subentrato Jared. Gli altri membri del cast sono: Tom Hardy, l’attore del film Inception, Margot Robbie, Jai Courtney e Cara Delevingne.

Fabrizio Alessi

Fury, in guerra c’è solo un vincitore: la morte

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David Ayer

Il regista David Ayer è sempre stato votato ad un genere di film vigoroso, con in attivo numerosi thriller e polizieschi. Autore e sceneggiatore del film ‘Fury’, questa volta sfrutta il war-movie per dar vita ad una miscela che sfiora l’horror ed il film d’azione, ambientandolo nella Germania della seconda guerra mondiale. 

L’incontro tra schermo e pubblico avviene mediante una magistrale e cupa fotografia, fredda come il cinereo cielo delle campagne tedesche, il cui riflesso è il fango sanguinante tormentato da corpi che crollano come le loro coscienze, in un fondo antitetico a tutto ciò che è umanità. Già dalle prime scene facciamo la conoscenza del congegno che sarà il reale scenario della pellicola: il carro armato Fury.

E’ proprio questa la caratteristica peculiare del film: il cingolato che lecitamente dà il titolo all’opera, è insieme strumento di guerra a suon di cannonate, e vera e propria ‘casa’ da difendere, teatro dentro il quale si rafforza indissolubilmente il legame tra i soldati.

Molto interessante il contrasto tra la devastazione corporale ed antropica dell’ambiente esterno, e l’intensità emotiva del clima che si delinea abilmente nelle tensioni caratteriali tra i personaggi di diversa estrazione culturale.th (32)

Questo contesto rimane vivo fino alla fine del film, che per gli altri aspetti scivola, purtroppo, nella seconda parte, in un piatto clichè da action movie.

Il combattivo sergente Don Collier ( Brad Pitt ), chiamato anche Wardaddy, rivela la sua attitudine di ‘padre’ dentro e fuori lo Sherman, addestra i suoi quattro uomini alla crudeltà con battute come:

‘’Aspetta di vederlo, cosa fa un uomo ad un altro uomo’’.

Particolarmente protettivo ed incoraggiante il rapporto e dialogo tra il sensibile  Norman e Don, che lo strappa quasi alla sua ingenuità, ed eth (29)nunciato con una recitazione ineccepibile da parte di entrambi.

L’ultima e senz’altro più triste scena, inquadrata e ripresa dall’alto, vede l’esercito americano avanzare allontanandosi dal carro armato Furi e tutto il suo equipaggio, massacrato e contornato dai corpi degli avversari uccisi nella stessa notte.

Difficile stabilire se in guerra fanno più impressione i morti o i vivi.

I corpi senza vita sembrano essere dei contenitori ormai vuoti ed accantonati, ma la brutalità di chi combatte ancora porta negli occhi uno specchio d’anime snaturate e prosciugate.

rossella vaccaro
Rossella Vaccaro

                                    Rossella Vaccaro

 

Ribellione coraggio e audacia, esplode con “Cabiria” la forza comunicativa del regista

th (26)‘’Noi vogliamo cantare l’amore del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità’’ recita il primo punto del ‘Manifesto del Futurismo’ scritto da Filippo Tommaso Marinetti all’inizio del Novecento.

E ancora: ‘’Non v’è più bellezza , se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia carattere aggressivo può essere un capolavoro’’. Dunque, mentre in Italia il Cinema riscontrava enormi difficoltà ad essere reputato un’autentica forma d’arte, con una borghesia conservatrice che continuava a preferirgli il teatro, dimora di uno status, qualcuno urlava: ‘‘La poesia è azione’’, coinvolgendo in questa demistificazione anche il ‘cinematografo’.

th (27)Prima di allora, sempre ben attenti a non scomodare le coscienze del pubblico, si scavalcava con disinvoltura l’estro del regista, a favore di figure intellettuali più note e passatiste, a cui veniva attribuita la paternità dell’opera.

E’ questo il caso di ‘’Cabiria’’, film accreditato a Gabriele D’annunzio che ne  risulta l’autore , pagato profumatamente dal reale regista, Giovanni Pastrone, deriso a sua volta dallo scrittore che in privato non esitava a definirne l’opera : ‘una boiata’.

In questa atmosfera, di certo il Cinema non trovava terreno fertile per esplodere in tutta la sua comunicatività, afflitto da tendenze viziose e tradizionaliste.

Con spirito moraleggiante, ci piace inquadrare, così, il Futurismo nel cinema come  esigenza, una guarigione miracolosa, un’urgenza, un rivolgimento rapido che ha mutato la storia.

La figura del cinematografo era già di per sé futurista, nata da pochi anni, si presentava priva di passato e libera da tradizioni, non poteva che prender parte a questa grande guerra igienica, dunque, sostituendo la prevedibilità del dramma, la solennità del grazioso e del reale, all’alterazione, al dinamico e sintetico.

Purtroppo quasi tutte le testimonianze filmiche sono andate perdute, ma è per noi importante rivendicare la fantastica carica avanguardistica italiana, fatta di talenti eclettici espressi spesso in maniera confusa, eccentrica, ma non priva di geniale follia sperimentatrice, ed ingiustamente sconosciuta a noi connazionali.

th (28)Parlando di avanguardia europea si è soliti citare Bunuel, Man Ray, Duchamp, figure indiscutibilmente prestigiose, ma il nostro panorama nazionale non ha davvero nulla da invidiargli.

Basta imbattersi nella pellicola del genio Anton Giulio Bragaglia, ‘Thais’, per veder sfoggiare un’esilarante demolizione di regole ed irriverenza alla formalità.

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Giovanni Pastrone

Aldilà della trama che narra di una seduttrice che si diletta a devastare i suoi amanti e consorti, fino alla definitiva distruzione ( probabilmente la protagonista incarna esattamente la figura ed il ruolo dell’artista futurista), ciò che ipnotizza è senz’altro la sua sceneggiatura.

Basata sulla dinamica opposizione di nero e bianco, affonda lo spettatore in un mondo alienante ed irreale.

Ribellione, coraggio,audacia, sono le virtù entusiastiche di un’opera che dovrebbe far riflettere sulla necessità ciclica ed oserei dire fisiologica di contrastare il conformismo le cui incrostazioni sono spesso malate.

rossella vaccaro
Rossella Vaccaro

Rossella Vaccaro

 

Dragon Ball Super: Bentornato Goku

Dragonball superIl 19 novembre del 1997 in Giappone termina la saga di Dragon Ball con la serie intitolata “Dragon Ball GT” e l’ultima puntata “Arrivederci Goku” con una piccola speranza di rivedere un giorno il nostro amato Sayan. Oramai mancano solo pochi giorni al 5 luglio 2015, che per molti sarà un giorno comune, ma per altri sarà il giorno del ritorno, il ritorno di Goku e di Dragon ball in Tv. Infatti dopo 18 anni Akira Toriyama insieme alla Fuji Tv daranno vita alla nuova serie intitolata “Dragon Ball Super” che si colloca cronologicamente subito dopo la serie Z al termine dell’epico scontro con Majin Bu, che portò di nuovo la pace sul nostro pianeta dopo un periodo decisamente tormentato. Lieto fine consolatorio, con tanto di reincarnazione del malefico Bu in un timido ragazzino dal sintomatico nome di Ub.dragon ball super

Attraverso i poster ufficiali sono stati presentati tutti i personaggi e anche uno dei villains della nuova saga: parliamo di Shanpa che è spalla a spalla con il dio Bills. Anzi, sembra Bills in versione post-abbuffata natalizia. Di sicuro è un altro dio, ma di cosa? Lo sguardo non promette niente di buono come si vede qui in foto.

La voce giapponese di Goku, Gohan e Goten (Masako Nozawa) ha commentato l’arrivo del nuovo anime così: «Il fatto che una serie di Dragon Ball sia chiamata Super indica che probabilmente sarà la migliore di sempre».
La serie, come annunciato dall’emittente televisivo Giapponese, sarà composta all’inizio da 100 episodi che testeranno l’interesse dei telespettatori per poi eventualmente proseguire con nuove puntate.

poster dragon ball superPer rendere l’idea di che avvenimento mediatico si stia per verificare, ricordiamo che nel 2014 e quindi a 17 anni dall’uscita dell’ultima serie il giro di affari di Dragon Ball si aggirava ancora intorno ai 103 milioni di euro. Non è abbastanza? Si consideri allora che nel decennio fra il 1995 e il 2005 “Dragon Ball” è la seconda parola più ricercata su internet attraverso i motori di ricerca. Certo non sono mancate anche le critiche della scelta di riprendere la serie: dopo aver visto i film più recenti, con i (poco) credibili Power Up dei protagonisti, le nuove mirabolanti trasformazioni apprese e nuovi sgargianti colori dei capelli dei personaggi, c’è chi dice che ormai Dragon Ball abbia detto tutto e che il proseguio della storia possa solo rovinarne la “memoria storica”. Vedremo se Akira saprà offrire qualche nuovo “colpo geniale” o se si tratterà solo di una traballante operazione commerciale del prodotto Dragon Ball destinata a sgonfiarsi in poco tempo.
I “devoti” della serie sono in fermento, curiosi di scoprire chi tra Crilin, Yamcha e Riff sarà il primo co-protagonista a venire a mancare e resuscitare tramite le sfere del drago nella nuova attesissima serie “Dragon Ball Super”!

Fabrizio Alessi

L’altra informazione: Il Cinema d’autore e non solo come spazio di Bellezza

Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima. (Ingmar Bergman)

th (7)Una storia lunga più di due secoli e centinaia di chilometri di pellicola: la Settima Arte. Nata alla fine dell’800, d’autentica esperienza visiva si è trasformata in amabile dottrina intellettuale, universale ed inarrestabile. Un occhio chiuso dentro un mirino che evade dal suo tunnel per raggiungere un’altra dimensione, ed emettere frammenti di realtà e schegge di lacrime e sorrisi. Per più di un secolo il Cinema ha rappresentato fedelmente sogni e paure, sociali e personali. Con la sua forza suggestiva ha assimilato la storia dell’uomo e di tutte le altre arti, impastandole, fondendole in un unico prodotto: il film. Lo scopo di questa ( rubrica? ) sul Cinema d’autore, e non solo, è quello di dare uno spazio alla Bellezza, di rivolgersi alla realtà mediante astrazione, allo spirito, invece, che alla carne. Dar voce, nel nostro piccolo, al valore culturale ed artistico, in un Paese afflitto dalla parola ‘Crisi’, che in molti inibisce il ‘lusso’ di pensare al bello. Il nostro è un modesto contributo ad un urlo di rinascita dell’anima attraverso un fremito di grazia. Necessario è, dunque, offrire al pubblico forme diverse di verità, che non siano date soltanto dall’informazione ufficiale. Sensibilizzare alle riflessioni e a un punto di vista personale, che abbandoni per un attimo l’impersonalità a favore di una prospettiva intimistica, magari fuorviante, ma incapace di ingannare. th (9)

“Non desideriamo che riprodurre la vita’’ dichiarò Louis Lumière

alla fine del diciannovesimo secolo, descrivendo con poche e semplici parole una poetica, che accomuna un po’ i registi di tutti i tempi: la generosità di un occhio, di un’anima. Con l’Impressionismo, l’obiettivo era proprio quello di sorprendere, offrendo la visione di una realtà parallela, sovrapposta e contemporanea a quella vissuta, dunque ciò che davvero stupiva era la capacità tecnica di riproduzione, che ben presto fu adoperata dall’Espressionismo: allth (8)ontanarsi dalla logica della narrazione per approdare a prospettive distorte con lo scopo di colpire l’immaginazione del pubblico. L’opera più significativa di questo Movimento è senza dubbio ‘’Il Gabinetto del dottor Caligari’’ di Robert Wiene, sovversivo per sceneggiatura e scenografia. La trama diventa solo un espediente, il reale obiettivo è di sorprendere, stimolare, piagare lo spazio esterno a quello interiore. Proprio qui è che ci imbattiamo in spigoli claustrofobici, angosce che per la prima volta nel Cinema generano terrore psicologico, insidiando il timore per cui in ognuno di noi può nascondersi una mente malata. Intanto, aldilà della Manica, qualcuno affrontava le tragedie dell’umanità ispirando sorrisi: un urlo d’amore anarchico e spontaneo nel mare d’odio delle dittature, questa è la meravigliosth (6)a attivita di Charlie Chaplin. I primi decenni del ventesimo secolo furono di sperimentazione ed avanguardie, soprattutto in Europa. Questa è un’epoca che ci lascia delle perle spesso nascose dal folgore degli effetti speciali nel cinema moderno. Un’eredità di capolavori a cui non possiamo sottrarci.

di Rossella Vaccaro

Grey’s Anatomy: l’Addio di Derek

greys“Shonda Rhimes perché non l’hai convinto a rimanere? Perché ci hai fatto questo?”. Saranno state queste le parole pronunciate dai milioni di fan nei confronti dell’ideatrice di Grey’s Anatomy dopo la puntata numero ventuno dell’undicesima stagione e l’uscita ufficiale dal cast di Patrick Dempsey(Derek Shepherd). L’undicesima stagione di questo fenomeno mondiale chiamato Grey’s Anatomy, il medical drama che da ben undici anni vive sulla cresta dell’onda, verrà ricordato come la season più emozionante e che ha reso omaggio a un grande attore, vedendolo crescere nella sua carriera e prendere la decisione di abbondare il set.
Chi può dimenticare l’immaturo, confusionario e poco affidabile dottor Stranamore (soprannome di Derek) che con il passare del tempo e delle stagioni ha cambiato la sua vita e il suo modo d’essere. Chiunque abbia mai visto almeno una puntata della serie si è perso negli occhi di un uomo dai sani principi che era riuscito a trovare la stabilità nella sua vita, a diventare un ottimo marito, il miglior padre del mondo, un uomo caritatevole, una gran lavoratore, legato alla sua famiglia e di grande morale. Derek Shepherd rimarrà per sempre un personaggio insostituibile che grazie all’aiuto di una sensazionale Ellen Pompeo (Meredith Grey) ha costruito il successo di questa serie. Saranno stampati per sempre i ricordi di Derek e Meredith che hanno fatto innamorare centinaia di fan ad una storia d’amore impossibile, diventata il sogno di chiunque. Le ultime parole della stessa Meredith al marito sono un degno finale per la loro separazione “Derek, va bene, puoi andare, staremo bene“..

La storia si ripete per la nostra Meredith che vive per la seconda volta la situazione già vissuta con la madre Ellis, abbandonata dall’amore della sua vita. Meredith, che era solo una bambina, non aveva mai dimenticato quell’avvenimento e dopo quasi trent’anni le viene riproposta la stessa situazione separandosi da Derek. greys2Il destino, rappresentato da Shonda, sta giocando con i sentimenti della nostra dottoressa di Seattle. Nelle puntante finali della stagione, che si focalizzano per lo più sulle tematiche dell’importanza della famiglia e sull’unità al suo interno, troviamo la nostra Meredith che all’apparenza sembra aver superato quest’avvenimento anche grazie all’aiuto di un “miracolo”. È vero che dalle brutte situazione, si può sfuggire solo grazie all’ausilio della Luce.

Ora ci ritroviamo in un Grey Slon Memorial Ospital un po’ più vuoto senza personaggi del calibro di Christina Young, che dava quel pizzico di cattiverie e di ironia ma che aveva abbandonato la serie nella decima stagione, e Derek Shepherd l’uomo che chiunque ammirava. Inizia così la sfida per i superstiti; per continuare a trionfare sul piccolo schermo toccherà a Owen Hunt (Kevin McKidd), Alex Karev (Justin Chambers), Miranda Bailey(Justin Chambers), Richard Webber(James Pickens Jr), April Kepner(Sarah Drew), Jackson Avery (Jesse Williams), Callie Torres(Sara Ramirez), Arizona Robbins(Jessica Capshaw) e l’esordiente Margaret Pierce(Kelly McCreary) la vera sorpresa di questa nuova serie, riportare la storia ad un livello superiore. L’idea di una nuova sorella di Meredith all’inizio non entusiasmava i fan, ma si sono dovuti ricredere trovandosi davanti ad un personaggio in grado di portare una ventata di spensieratezza, leggerezza e novità nelle loro case.
Cambieranno tantissime cose e questo sarà il momento della svolta per la serie, tutto comincerà da una frase che non si sentirà più “E’ un bel giorno per salvare vite”.

Ora sta a Shonda Rhimes mantenere sul tetto dei telefilm Grey’s Anatomy.

Fabrizio Alessi

https://youtu.be/cvv2By4Yq0s

Trono di Spade 5: l’Inverno è Arrivato

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Termina anche la quinta stagione del telefilm che sta entrando nella storia e nella memoria dei telespettatori di tutto il mondo. Stiamo parlando della serie tv via cavo del canale americano HBO, Game of Thrones, conosciuta in italia come il Trono di Spade, tratto dalla raccolta di libri di George R. R. Martin “Cronache del ghiaccio e del fuoco”. Ricordiamo che questa stagione sarà l’ultima in cui Martin sarà regista della serie (in modo egregio ndr.), vista la necessità da parte dell’autore di dedicarsi alla stesura del prossimo libro della collana. I telespettatori italiani che hanno seguito la serie su Sky Atlantic si aggirano intorno ai 270mila a puntata che, per un canale pay, è un ottimo traguardo.
Anche se l’inizio di stagione ha faticato a entusiasmare gli spettatori, le ultime tre puntate sono state davvero sensazionali: battaglie tra personaggi inaspettati, momenti toccanti, colpi di scena e, per concludere, la consueta pratica attuata quasi per divertimento da Martin e cioè quella di far uscire di scena personaggi che gli appassionati della serie amano (vedi quasi tutta La famiglia Stark).got 2

Questa stagione introduce due nuovi mondi di cui fino a questo momento avevamo solo sentito parlare: il regno di Dorne e la città libera di Bravos. Non si può non ammirare la bellezza, la tenacia e la caparbietà delle donne di Dorne, famose in tutti i 7 regni e anche oltre il mar stretto per bellezza e pericolosità, proprio come la vipera che simboleggia il casato Martell. Tra queste facciamo la conoscenza delle figlie del nostro defunto Oberyn Martell. Alla guida di Dorne troviamo il Principe Doran, fratello di Oberyn, personaggio davvero scaltro e gran conoscitore delle politiche estere che riuscirà a mantenere la pace tra la sua casata e il resto dei sette regni. Per quanto riguarda Bravos, i suoi cittadini e la stessa Banca di Ferro, sono ancora molti i misteri che rimangono irrisolti anche dopo la fine di questa stagione.

Scopriamo inoltre la pericolosità dei piccoli signori delle altre casate: non solo i “legittimi” sovrani del trono di spade muovono guerre per le conquiste ma anche altre famiglie con interessi diversi come la casata dei Bolton nel Nord. Punto focale all’interno della trama si rivela Lord Baelish “dito corto” che sta per raggiungere i suoi sinistri obiettivi iniziati con l’omicidio di Re Joffrey. Seguendo le varie stagioni, ma in particolare quest’ultima, non possiamo non notare alcuni cambiamenti nei personaggi di Sansa e Arya Stark, sorelle a cui è stato decapitato il padre davanti agli occhi e che sono state prigioniere di svariati signori terrieri. Le due sorelle, col proseguio della storia, stanno prendendo consapevolezza di chi sono e di ciò che rappresentano, accettando dei compromessi e dei piccoli sacrifici che le trasformano puntata dopo puntata in due donne alla ricerca di vendetta contro chi ha distrutto il loro regno, la loro famiglia e il loro casato.

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Ritroviamo un Sir Jorah Mormont che non ha nessuna intenzione di arrendersi e bisogna ammettere che la sua tenacia è innegabile, solo un soldato guidato dal vero amore per la sua regina sarebbe capace e perseverante come lui. Intanto colpiscono le rivolte che hanno luogo in situazioni diverse e lontane ma in qualche modo collegate per via di un governante non del tutto pronto a regnare. Le strade di Approdo del Re diventano terreno fertile del fanatismo da parte del Clero guidato dall’Alto Passero e a Meereen dai Figlia dell’Arpia.

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La stagione termina con un finale che lascia senza parole, come GoT (acronimo di Game of Thrones) ci ha sempre abituato ad aspettarci, e con una domanda che sorge spontanea: esiste qualcuno che sia capace di governare i sette regni e meriti di sedere sul trono di spade?

Fabrizio Alessi

 

Flash: Finale di Stagione col Fiato Sospeso

11647195_10152950113267113_446948919_nGiorno 23 Giugno sull’emittente televisiva Italia 1 è terminato il telefilm rivelazione della stagione 2014/2015 “The Flash vivi l’impossibile” con un sottotitolo, fornito dal gruppo Mediaset, che aiuta ad immergerci nelle storie surreali di Barry Allen.
Nato come spin-off della seria televisiva Arrow, la Cw Network sbaraglia tutti i competitors del settore e porta il nostro “velocista” in rosso sul tetto dei supereroi più amati della tv. Il personaggio di Flash della Dc Comics, sempre poco e mal utilizzato, prende il largo sul piccolo schermo grazie a una trama ben ideata e un cast sulla carta poco stellare ma che si rivela essere il punto forte della serie. Grant Gustin ( Barry Allen) abbandona i panni di cantante (poco felice la sua esperienza da cattivo ragazzo nella serie tv Glee ndr.) e interpreta in modo sensazione le vesti di Flash: non poteva che essere lui il volto del nostro supereroe. Essendo il protagonista un imbranato e spiritoso scienziato forense per il Dipartimento di Polizia di Central City e al tempo stesso supereroe dedito alla salvezza dei suoi concittadini potrebbe ricordare vagamente le poco felici avventure cinematografiche di Spider-Man, ma in un contesto come questo, forse merito anche degli autori, ne esce fuori una serie mai banale seppur leggera.

Il Cast
Il Cast

Analizzando anche la lotta continua con i meta-umani (cosi vengono chiamati i villains) notiamo che questi ultimi sono presenti in tutto il corso della serie e non si limitano ad essere utilizzati per il singolo episodio, rimanendo legati con la trama principale. Le scenografie sono ricche di ambientazioni originali e comunque piene di punti luce. La stessa luce diventa una coprotagonista fungendo da punto di forza della serie infatti, a differenza di Arrow, le scene sono sempre ricche di colori e di effetti speciali che non fanno annoiare il telespettatore che arriverà a sentirsi quasi trasportato dalla vivacità delle immagini e dalla fotografia.
Non dobbiamo credere che il successo del telefilm sia dovuto solo a Barry ma anche a personaggi secondari come i singolari e trasparenti Cisco Ramon (interpretato da Carlos Valdes) e Caitlin Snow (Danielle Panabaker) che esaltano i valori morali come la stima e l’affetto per gli amici e la famiglia dimostrando la genuinità e la semplicità di questa serie tv. La famiglia West con Joe, padre adottivo di Barry, e la figlia Iris, amore non corrisposto di sempre del nostro velocista, saranno fondamentali nel progetto Flash, infatti sono spesso protagonisti della scena. È risaputo che il miglior amico e l’amore del supereroe sono sempre in mezzo all’azione anche quando la loro presenza non è necessaria. L’ultimo personaggio fondamentale di questa serie, ma non per importanza, è Harrison Wells amico o nemesi? Capace di tenerci incollati allo schermo, il suo continuo nasconderci qualcosa e sperare di scoprirla non ci fa alzare neanche un attimo dalla poltrona, cioè chi si sarebbe mai immaginato che… NO non vi daremo spoiler per rovinarvi il finale, ed è un peccato perché la voglia è davvero tanta.
Non resta che “Vivere l’impossibile” insieme al nostro eroe in rosso e gustarsi i 23 episodi di questa prima stagione che correranno via velocemente quanto Flash.

Fabrizio Alessi

https://youtu.be/i0irfjqJghc