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Un altro blitz antidroga nel Cosentino: maxi sequestro di marijuana a Luzzi (VIDEO)

COSENZA – Nella giornata di ieri, personale della Polizia di Stato ha eseguito, nell’ambito dei servizi straordinari disposti dal Questore della Provincia di Cosenza e coordinati dalla locale Procura della Repubblica, diversi controlli in provincia, finalizzati al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti.

Nel corso di detti servizi, personale della locale Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. di Corigliano-Rossano hanno effettuato una perquisizione presso un  immobile sito in nel comune di Luzzi (CS), rinvenendo all’interno del fabbricato un impianto illegale per la coltivazione e la produzione di marijuana nonché copiosa sostanza stupefacente parte della quale già confezionata e pronta per essere commercializzata. All’interno dell’immobile, fra l’altro erano state realizzate delle serre sia per il primo impianto dei bulbi, che per la dimora delle piante di marijuana già attecchite. Nello specifico, gli operatori hanno proceduto al sequestro di decine di sacchi in plastica, contenenti sostanza stupefacente del tipo marijuana, per un peso complessivo di 235  Kg circa e nr. 6 sacchetti per sottovuoto, contenenti sostanza stupefacente del tipo marijuana per un peso complessivo di 15 Kg circa.

Oltre allo stupefacente è stato rinvenuto copioso materiale strumentale al ciclo di produzione, tra cui: alimentatori di corrente, riscaldatori, ventilatori, tritatori, lampade da serra, termostati, filtri di aspirazione, un articolato quadro elettrico composto da magneto termici, multiprese e temporizzatori, aspiratori, tubi di aerazione, tappetini per impianto di semi, oltre a centinaia di sacchi e vasi contenenti terriccio, decine di bidoni di fertilizzante liquido e dischi di torba. La struttura inoltre era fornita internamente anche di un impianto di videosorveglianza. si è appurato anche il furto di energia elettrica da parte dei soggetti che avevano realizzato l’impianto, i quali, attraverso azioni fraudolente, avevano limitato la registrazione dei reali consumi. Le attrezzature rinvenute, che nell’occasione sono state sequestrate, si stimano del valore di diverse decine di migliaia di euro, mentre la sostanza stupefacente, complessivamente, avrebbe fruttato nel mercato illecito, al dettaglio, oltre 500.000 euro.

Sono in corso gli approfondimenti da parte degli investigatori per identificare ed attribuire le responsabilità penali ai soggetti che avevano avviato la fiorente attività di coltivazione e produzione di stupefacente all’interno dell’immobile sequestrato.

Il sequestro di ieri segue quello di pochi giorni addietro operato a S. Sofia d’Epiro allorquando i poliziotti, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Castrovillari hanno sequestrato un altro impianto per la produzione di marijuana, allestito con articolate attrezzature. In quella occasione i poliziotti hanno arrestato 4 persone rinvenendo 241 kg di marijuana già pronta per la commercializzazione.

 

 

Cosenza, ai domiciliari spacciava droga: blitz in casa di un 40enne

COSENZA – Nella mattinata di ieri, personale della Polizia di Stato, impiegato in specifici servizi ad ampio raggio disposti dal Questore di Cosenza e volti al contrasto di forme di illegalità e del fenomeno dello smercio di droga in città, ha tratto in arresto, per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, un quarantenne del posto, con precedenti di polizia.

Nel corso della perquisizione, eseguita con l’ausilio delle Unità cinofile della Questura di Vibo Valentia e del personale del Reparto Prevenzione Crimine di Cosenza, effettuata presso il domicilio dell’arrestato, è stata rinvenuta e sequestrata sostanza stupefacente che, ad esito delle analisi speditive effettuate da personale del locale Gabinetto di Polizia Scientifica, è risultata essere, Cocaina per un totale di grammi 141 e Marijuana per un totale di gr. 820. Nella circostanza è stato rinvenuto anche materiale per il confezionamento e per la pesatura.

Parte della droga, rinvenuta all’interno di un appartamento, non è sfuggita all’infallibile fiuto di Max, il cane poliziotto delle Unità Cinofile della Questura di Vibo Valentia, che ha segnalato la presenza della sostanza stupefacente in alcuni locali nella disponibilità dell’uomo, di pertinenza dell’abitazione.

L’uomo era già stato tratto in arresto lo scorso 29 marzo e posto agli arresti domiciliari presso quella stessa abitazione ove poi ha continuato nella propria attività illecita e presso cui gli uomini in divisa questa mattina hanno rinvenuto la droga. Pertanto, per il quarantenne si sono aperte le porte del carcere, associato alla locale Casa Circondariale su disposizione dell’A.G. procedente, dovrà rispondere di detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente.

Il tutto si comunica nel rispetto dei diritti dell’indagato (da ritenersi presunto innocente in considerazione dell’attuale fase del procedimento fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile) al fine di garantire il diritto di cronaca.

Cosenza: beccato in garage con oltre 25kg di hashish, marijuana, armi e munizioni

COSENZA – Nella giornata di ieri, personale della Polizia di Stato ha eseguito, nell’ambito dei servizi straordinari disposti dal Questore della Provincia di Cosenza e coordinati dalla locale Procura della Repubblica, diversi controlli in città, finalizzati al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti.

Nel corso di detti servizi, una persona è stata arrestata dalla Squadra Mobile poiché trovata in possesso di sostanza stupefacente del tipo hashish, marijuana, di altro materiale strumentale all’attività di spaccio nonché di armi e munizioni, fra cui una pistola con matricola abrasa, illegalmente detenuti.

In particolare, nel centro della città bruzia, i poliziotti notavano un giovane, a bordo di un motociclo, che scendeva dal veicolo ed apriva la saracinesca di un garage. Il predetto, appena notata la presenza degli operatori di polizia che si stavano avvicinando, tentava di richiudere velocemente il garage, ma veniva bloccato dagli agenti.

Pertanto, in considerazione del comportamento dell’uomo, si procedeva a perquisizione all’interno del garage. Fatto accesso all’interno del locale, l’uomo spontaneamente consegnava un panetto di “hashish”. Gli operatori, di conseguenza, ispezionavano il punto dove il giovane aveva prelevato l’oggetto, rinvenendo un contenitore in plastica di colore bianco, con all’interno decine di “panetti”, del peso complessivo di oltre 16 Kg di hashish. Il prosieguo della perquisizione dentro il garage ha permesso di rinvenire altro hashish, per un peso complessivo pari a 7 kg, ed inoltre si rinveniva sostanza stupefacente del tipo marijuana per un peso complessivo pari a oltre 2 kg, un fucile semiautomatico, cal. 12, risultato provento di furto e corredato di munizionamento e una pistola semiautomatica, cal. 7,65, con matricola abrasa, e relativo caricatore contenente diverse cartucce.

La perquisizione presso l’abitazione dell’uomo permetteva di rinvenire un altro bilancino di precisione e materiale per il confezionamento dello stupefacente.

Espletate le formalità di rito, l’uomo è stato condotto presso la casa circondariale di Cosenza, su disposizione dell’A.G. procedente.

 

Scoperta una ‘centrale della droga’ nel Cosentino: sequestrati oltre 240kg di marijuana (VIDEO)

COSENZA – Verso la fine di giugno, personale del Commissariato di P.S. Corigliano-Rossano, in seguito ad attività info-investigativa, ha individuato un capannone nella zona industriale di Santa Sofia D’Epiro (CS), utilizzato per la coltivazione di sostanza stupefacente del tipo “marijuana”.

All’interno dello stesso è stata rinvenuta una vera e propria “centrale della droga” oltre che un’ingente quantità di sostanza stupefacente.

Veniva, quindi, immediatamente informata la Procura della Repubblica di Castrovillari che emetteva un decreto di ritardato sequestro per poter svolgere ulteriori indagini ed individuare le persone coinvolte.

Nello stesso tempo veniva disposto il monitoraggio costante dei luoghi in cui era in corso l’attività delittuosa, con appostamenti in tutto l’arco della giornata, che si protraevano  per quasi una settimana.  

A questo punto, considerata la complessità delle indagini, che prevedevano il coinvolgimento di numerosi poliziotti, le attività di appostamento venivano svolte con l’ausilio della Squadra Mobile di Cosenza.

Nella mattinata di ieri, alle prime luci dell’alba, il personale impiegato nel servizio di appostamento, notava un movimento “anomalo” di automezzi ( un’auto ed un furgone)  e l’arrivo di tre persone ( due donne di nazionalità cinese ed un italiano) . Il conducente del furgone,  si portava all’interno del capannone, e dopo circa mezz’ora lasciava repentinamente la zona.

Veniva immediatamente predisposto un servizio di pedinamento del furgone  che terminava, dopo circa 40 km,  nella zona industriale di Corigliano Rossano con il fermo dell’uomo e la sua identificazione.

 In quegli stessi frangenti, le due donne di nazionalità cinese, dopo avere richiuso il portone del capannone, erano pronte a lasciare la zona a bordo della loro auto.

A questo punto, si decideva di intervenire e le donne venivano bloccate prima che si potessero dare alla fuga.

Le attività della polizia giudiziaria venivano svolte, restando in continuo contatto con il Procuratore della Repubblica di Castrovillari, dott. Alessandro D’ALESSIO,  che seguiva personalmente queste fasi delle indagini.

Si procedeva, quindi,  ad una perquisizione del capannone, all’interno del quale veniva trovato anche il quarto indagato, un uomo cinese  che si era nascosto sotto alcuni materassi per sfuggire alla cattura.

In particolare all’interno del capannone vi erano vere e proprie “serre” adibite alla coltivazione e produzione di marijuana, complete di tubi di aspirazione, bidoni di fertilizzanti, materiale elettrico, pompe di aspirazione. Vi erano altresì termometri per il controllo costante della temperatura, lampade alogene ed altro, nonchè una macchina finalizzata alla triturazione del materiale erbaceo prodotto, per poterne favorire il confezionamento.

Inoltre, è stato accertato che il filtraggio dell’aria veniva controllato attraverso l’applicazione ed il ricambio di filtri a carbone attivo per il controllo degli odori sprigionati dalla lavorazione dello stupefacente.

Una vera e propria “organizzazione ingegneristica” ha permesso la produzione di numerosi cicli annuali e un giro d’affari milionario, considerato che il capannone era nella disponibilità di uno degli indagati già dal 2022.

Ultimata la perquisizione veniva rinvenuta e sequestra una ingente quantità di marijuana ( 241 kg) occultata all’interno di decine di sacchi di plastica. Sono stati sottoposti a sequestro gli automezzi utilizzati dagli indagati.

Le quattro persone coinvolte sono state tratte in arresto e, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria,  tradotte presso la Casa Circondariale di Castrovillari.

 

‘Ndrangheta, Sportello Antiracket Cosenza: “Denunciare senza timori, oggi è possibile farlo”

COSENZA – Ancora una maxioperazione della Dda di Catanzaro condotta dal Reparto Operativo Nucleo Investigativo – Comando Provinciale di Cosenza, dal personale delle Squadre Mobili di Cosenza e Catanzaro e dal Servizio Centrale Operativo di Roma. Ancora una volta ad essere colpita è la “zona più ricca della Calabria”, come l’ha definita il Procuratore di Catanzaro Gratteri, ovvero la provincia di Cosenza, con un’operazione che ha coinvolto 68 indagati e decapitato il clan Abbruzzese.
 
“Una zona particolarmente calda, come dimostrano i recenti atti intimidatori sul terzo megalotto della 106 o ai danni delle attività turistiche – ha commentato il responsabile dello sportello antiracket e antiusura di Cosenza Alessio Cassano, già presidente dell’Associazione Lucio Ferrami – Siamo grati a tutte le Forze dell’Ordine per il lavoro sinergico ed encomiabile sul territorio, che sta dando buoni frutti. Il nostro elogio anche alla Procura guidata dal magistrato Nicola Gratteri e ai giovani PM che lavorano al suo fianco ogni giorno. A loro va il nostro ringraziamento più sincero per i procedimenti seguiti, fin dalle prime fasi di indagine, di cui siamo testimoni in prima persona”.
 
Dal tirreno cosentino all’area urbana della città dei Bruzi, l’Associazione Lucio Ferrami fornisce sostegno agli imprenditori finiti nel mirino della ndrangheta in un territorio in cui la geografia criminale disegna una realtà economica piuttosto compromessa. Ogni giorno l’Associazione sostiene gli imprenditori vittime di racket e usura e si costituisce parte civile nei processi che li coinvolgono. Oggi, per supportare a 360° gradi coloro i quali sono oppressi dalle richieste criminali, gli sportelli territoriali antiracket di Cosenza, Lamezia Terme e Polistena offrono anche supporto professionale gratuito sul piano psicologico, legale e commerciale.
 
“Rinnoviamo l’invito a denunciare – è l’appello di Cassano – Attualmente è possibile farlo in sicurezza. Abbiamo a disposizione tutti gli strumenti normativi a tutela di imprenditori e commercianti oppressi. E poi ci sono le associazioni antiracket che offrono un valido e concreto aiuto. Esortiamo chi è sotto pressione a contattarci. Siamo in grado di affiancare anche chi ha già subito danneggiamenti, guidandolo gratuitamente verso l’accesso al fondo di solidarietà.  Resistere, non cedere ai ricatti, non allinearsi, non solo è possibile ma è anche necessario per liberare le nostre attività e la nostra città da questa piovra soffocante”.

Treno deragliato a Lodi: due operai condannati per la morte del macchinista calabrese

LODI – Tre anni di reclusione per due operai addetti alla manutenzione e dipendenti di Rfi e l’assoluzione del loro istruttore. Si è chiuso cosi, a Lodi, il processo in abbreviato per il deragliamento del Frecciarossa 9595 Milano – Salerno avvenuto il 6 febbraio 2020 nel Basso Lodigiano, in corrispondenza di uno scambio tra Livraga e Ospedaletto.

Nell’incidente morirono due macchinisti, uno di loro era Giuseppe Cicciù, 51 anni, nato a Reggio Calabria, e 32 persone rimasero ferite. Lo ha deciso il gup Francesco Salerno che ha anche rinviato a giudizio 5 imputati che hanno scelto il rito ordinario. Nel procedimento le accuse a vario titolo sono concorso in omicidio plurimo colposo e disastro ferroviario.

‘Ndrangheta, maxi blitz all’alba nel Cosentino: 68 arresti (NOMI-VIDEO)

COSENZA – Nelle prime ore della mattina del 30 giugno 2023, in Cassano allo Ionio ed in altri centri della provincia di Cosenza, i Carabinieri del Reparto Operativo Nucleo Investigativo – Comando Provinciale di Cosenza, il personale delle Squadre Mobili di Cosenza e Catanzaro e del Servizio Centrale Operativo di Roma, coordinati dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno dato esecuzione all’ordinanza cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro, nei confronti di 68 indagati, sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti, a vario titolo ipotizzati, nei loro confronti, tra cui, rispettivamente, associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravato dalle finalità mafiose, nonché in ordine a plurime estorsioni con particolare riguardo alle aziende operanti nel settore turistico e agricolo, favoreggiamento della latitanza e ad altri numerosi delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose.

Il provvedimento, emesso su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, scaturisce dall’ampia attività di indagine coordinata dalla DDA di Catanzaro e svolta, per i diversi profili investigativi, dai Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, dalle Squadra Mobili di Cosenza e Catanzaro e dal Servizio Centrale Operativo di Roma.

Le investigazioni si sono sviluppate attraverso una impegnativa attività di indagine di tipo tradizionale, consistente in attività tecniche, servizi sul territorio, riscontri “sul campo”, tanto con riguardo alle dinamiche connesse al traffico di stupefacenti, e a plurime vicende estorsive, quanto in relazione alla ricostruzione della rete dei fiancheggiatori in ordine alla pregressa latitanza di ABBRUZZESE Luigi, considerato, sul piano cautelare, esponente di vertice del sodalizio di ‘ndrangheta radicato nell’area della sibaritide, oltre che da una parallela attività di acquisizione e analisi di dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia.

La gravità indiziaria, conseguita, allo stato, sul piano cautelare, attraverso gli articolati e complessi approfondimenti investigativi, ha riguardato l’attuale assetto e operatività dell’organizzazione criminale di ‘ndrangheta stanziata in Cassano allo Ionio e nel comprensorio della Sibaritide, riconducibile ad esponenti della famiglia ABBRUZZESE di Lauropoli, oltre che la struttura e il modus operandi di un’associazione a delinquere dedita al traffico, e allo spaccio diffuso, di sostanze stupefacenti di vario genere, con la suddivisione dei ruoli e la gestione delle piazze di spaccio, operante sotto l’egida del medesimo sodalizio di ‘ndrangheta.

Ha riguardato, inoltre, plurime attività illecite poste in essere, rispettivamente, dagli indagati per i quali si è ipotizzato un ruolo preminente rispetto all’attuale operatività della consorteria criminale di tipo ‘ndranghetista, nonché i vari settori di operatività correlati alle plurime ipotizzate fattispecie penali, ai danni degli imprenditori dell’area della sibaritide. 

 In tale contesto, nell’ordinanza cautelare, nei confronti degli indagati attinti dalle rispettive misure adottate, è stata ritenuta, allo stato, la gravità indiziaria, tra l’altro, per i delitti, rispettivamente contestati,  riguardanti numerose ipotesi di condotte estorsive tentate e consumate, anche mediante danneggiamento seguito da incendio, ai danni di imprenditori operanti nei settori del turismo, dell’edilizia e dell’agricoltura, il delitto di usura, con correlato delitto di estorsione per la riscossione delle somme connesse al credito usuraio, violenza privata, reati in materia di armi, furto aggravato, ricettazione, riciclaggio, favoreggiamento personale e reale, possesso e fabbricazione di documento di identificazione falso,  intestazione fittizia di beni in relazione ad attività imprenditoriali legate al mondo del mercato ortofrutticolo, detenzione e cessione di sostanza stupefacente del tipo marijuana, eroina e cocaina, reati aggravati dal metodo mafioso e/o dalle finalità di agevolazione mafiosa.

 Nel corso dell’attività di riscontro, rispetto alle emergenze connesse al traffico di sostanze stupefacenti, i Militari dei Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza hanno proceduto all’arresto in flagranza di reato, di nr. 10 soggetti ed al rinvenimento e sequestro di complessivi 3 Kg. circa di sostanza stupefacente del tipo eroina, cocaina e marijuana.

Dei 68 indagati, nr. 39 sono destinatari della misura cautelare della custodia cautelare in carcere, nr. 24 di quella degli arresti domiciliari, nr. 5 dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

Contestualmente, i militari della Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza hanno dato esecuzione al sequestro preventivo disposto del Giudice per le Indagini Preliminari di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, di beni immobili, aziende, quote sociali, beni mobili registrati, rapporti finanziari, riconducibili a plurimi indagati, per un valore stimato di circa  5 milioni di euro, e consistenti, tra l’altro, in un terreno adibito ad agrumeto, un Bar-Tabacchi, un autoveicolo, n. 17 rapporti finanziari, n. 5 complessi aziendali di imprese attive nel settore del commercio di autoveicoli, della produzione, lavorazione e distribuzione di articoli ortofrutticoli con relative quote di partecipazione sociale.

Nello specifico le ampie e articolare indagini patrimoniali condotte dai Militari Nucleo Investigativo Carabinieri di Cosenza, hanno consentito di ipotizzare, a livello cautelare, per i diversi beni, rispettivamente, la sproporzione tra il valore dei beni nella disponibilità – diretta e indiretta – degli indagati e le capacità economico-reddituali dei rispettivi titolari, oltre che l’intestazione fittizia di beni, con un compendio patrimoniale pertinente ai reati contestati.

Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari.

NOMI DEGLI INDAGATI

Abruzzese Antonio (1984);
Abbruzzese Celestino Alias “Cicciouzingaro” O “Asso Di Bastoni” (1947);
Abbruzzese Cosimo Alias “Cocò” (1991);
Abbruzzese Francesca (1975);
Abbruzzese Francesco Alias “Cicciotto” (1996);
Abbruzzese Luigi (1989);
Abbruzzese Luigi Alias “Willy” (1985);
Abbruzzese Leonardo Detto Nino Alias “Castellino” (1985);
Abbruzzese Mara (1975);
Abbruzzese Marco Alias “Struzzo” (1990);
Abbruzzese Nicola Alias “Semiasse” (1979);
Abbruzzese Rocco Alias “Zurrune” (1964);
Abbruzzese Rosaria Detta “Rosanna” (1974);
Abbruzzese Ivan (1984);
Arcidiacono Gianfranco (1987);
Arleo Gianfranco (1974);
Barone Ivan (1977);
Belmonte Maurizio (1968);
Benedetto Gennaro (1965);
Bevilacqua Stefano (1985);
Boguslawski Jacek (1985);
Cairo Katia (1986);
Caruso Pasquale Alias “U Pacc” (1965);
Cerchiara Alessandro Alias “Chimico” (1991);
Cerchiara Alessia (1992);
Cerchiara Erminia (1987);
Cerchiara Mario (1957);
Campana Maria Stella (1963);
Cosentino Claudio (1965);
Di Gioia Davide Giuseppe 1990);
Di Puppo Michele (1964);
Donadio Raffaele (1969);
Faillace Francesco (1983);
Falbo Domenico (1978);
Falbo Giuseppe Detto Pinuccio (1967);
Falbo Maurizio Alias “Naso Stuart” O “Trapanaridd” (1988);
Ferraro Danilo, Alias “Cidruzzo” (1989);
Ferrara Emilio (1976);
Fimognari Carmelo Domenico (1981);
Forastefano Alessandro (1991);
Forastefano Pasquale (1987);
Gallo Osvaldo (1987);
Guidi Marco (1989);
Genisi Antonio (1967);
Genisi Elvira (1995);
Giannicola Tiziana Antonietta (1969);
Graniti Francesco Alias “Nips” (1993);
Iqbal Amjad Detto Mustafà;
Laino Francesco (1978);
Laino Giuseppe (1974);
Laino Luca (1984);
Lauria Giuseppe Salvatore (1988);
Lione Domenico (1968);
Lo Tufo Antonio (1967);
Lo Nigro Francesco (1969);
Macario Albino (1967);
Madio Domenico Alias “Pilu Iancu” (1981);
Maestri Gianluca (1978);
Maestri Maria Rosaria (1984);
Maestro Sandro (1969);
Malomo Carlo (1982);
Manieri Salvatore Alias “Scià Scià” (1975);
Martucci Massimiliano (1978);
Mastrota Carmine (1986);
Mastrota Lucia (1956);
Milito Rocco (1972);
Mitidieri Giuseppe (1990);
Olibano Roberto Junior (1993);
Pagliaro Giovanni (1966);
Pisciotti Antonio (1969);
Pisciotti Domenico Alias “U Liune” (1967);
Presta Gennaro (1981);
Rovitti Vincenzo (1976);
Rinaldi Giuseppe (1986);
Russo Giancarlo Quintino Pio (1954);
Russo Mario (1993);
Saggese Carmine (1984);
Selvaggi Lorenzo Pietro (1975);
Scorza Maurizio Alias “U Cacaglio” (1965);
Sirimarco Giuseppe (1995);
Stamato Emmanuel (1995);
Varca Mario Olimpio (1960).

Rende, comune sciolto per mafia. Antoniozzi: “sconfitta per la politica”

RENDE – Il Viminale ha deciso di sciogliere il Comune di Rende per infiltrazioni mafiose. In queste ore sono numerose le reazioni della politica.

Antoniozzi: “sconfitta per la politica”

Sullo scioglimento è intervenuto con una nota anche Alfredo Antoniozzi vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera che ha definito Rende un “comune nobile che ha fatto la storia democratica del dopoguerra calabrese e meridionale”. Per Antoniozzi lo scioglimento “è una sconfitta per la politica”. “Ci si chiede se si poteva evitare di arrivare a questo – dice Antoniozzi – e cosa sarebbe accaduto se gli amministratori al tempo avessero fatto un passo indietro. Ci sì chiede se la crisi complessiva che ha investito Rende non sia anche lo specchio della crisi del civismo che nelle città, a mio avviso, non ha ragione di essere”.

 

“A Rende c’era una composizione politica eterogenea in cui Fratelli d’Italia non era coinvolta – prosegue Antoniozzi – ma ciò che più conta è capire che la politica, anche nei comuni, ha senso se appare agli occhi degli amministrati come qualcosa di diverso dal mero accumulo di potere. Ora è tempo di riflessioni e – conclude Antoniozzi – anche di elaborazioni che portino a lavorare per rendere ancora grande Rende”.

Morra: “Solo a Rende c’è questo problema?”

Ha commentato a mezzo social l’ex senatore Nicola Morra: “Il comune di Rende, il secondo per reddito pro capite in Calabria, terzo comune per popolazione in provincia di Cosenza con 36mila residenti, è stato oggetto di scioglimento per infiltrazione di ‘ndrangheta da parte del Consiglio dei Ministri di ieri. A settembre 2022 il comune era stato interessato dall’operazione Reset promossa dalla DDA di Catanzaro. Lo stesso sindaco Marcello Manna, eletto dai sindaci calabresi Presidente dell’ANCI Calabria, è stato protagonista di vicende amministrative e giudiziarie importanti ed il cui esito è stato spesso oggetto di ribaltamento. A fine 2012 erano stati tratti in arresto l’allora sindaco Bernaudo insieme all’assessore Ruffolo su richiesta della DDA di Catanzaro, ma allora non si procedette a scioglimento”.

Morra pone alcuni interrogativi: “A Rende c’è dunque la mafia al comune? E solo a Rende eventualmente c’è questo problema, o è presente anche in altri modelli amministrativi? E Roma cosa fa di reale, di concreto, per bonificare la Calabria? Ed i calabresi? Gratteri sosteneva che i cittadini, dopo che le forze dell’ordine e la magistratura liberano territori da organizzazioni mafiose, debbono “riempire gli spazi”, attraverso un controllo puntuale e rigoroso di atti e procedure, comportamenti e fatti pubblicamente rilevanti. Lo si fa? La società civile rendese ha accettato ed accetta tale sfida? E l’università, che insiste proprio sul territorio rendese? Per 18 mesi, o forse 24, il comune verrà guidato da una commissione prefettizia, e poi si tornerà al voto. E tutto tornerà come prima?“.

Innova Rende, Principe: “sottoscrivere un patto etico-istituzionale”

Il gruppo Innova Rende infine, ha definito il “27 giugno 2023, la giornata dell’infamia per la città di Rende. Inutile, riduttivo, fuori luogo aggiungere altro. L’amministrazione comunale guidata dal sindaco Manna è riuscita in quello che credevamo impossibile, da cittadini di Rende: vedere la nostra amata città essere macchiata da uno scioglimento dell’amministrazione comunale per mafia”.

“In 30 anni di vita nella mia città ero abituato a considerare Rende la città più evoluta della Calabria e in alcuni casi del Mezzogiorno. – dichiara Lorenzo Principe, segretario di Innova Rende – La città dell’università, dove certo la ‘Ndrangheta era presente, come lo è a Milano, Roma o Pavia, ma non era così permeante e capace di “gestire” la cosa pubblica. Oggi, invece, mi ritrovo in una città, come tante altre calabresi, con un consiglio comunale sciolto per infiltrazione mafiosa in cui è evidente, visti i 18 mesi di commissariamento (che vanno ben oltre quelli che in tanti si attendevano), che l’amministrazione ha consentito al malaffare di entrare e fare ciò che voleva. Questa giornata credo rimarrà nella memoria di tutti i rendesi. E forse in quella di tanti calabresi che guardavano a Rende come esempio di sviluppo socio-economico, di città innovativa e avanzata, insomma guardavano a Rende per come l’aveva immaginata e progettata Cecchino Principe.”

Sarebbe però errato e inutile soffermarci solo sul commissariamento, c’è bisogno di iniziare subito a parlare di una ripartenza della città, di una rinascita della buona politica. Questi 18 mesi non siano, sin dal primo giorno, un Vietnam di polemiche e accuse, ma un periodo di sana assunzione di responsabilità verso tutti i cittadini rendesi da parte di tutta la politica della città di Rende.

Questo scioglimento è sicuramente stato “causato” da alcuni, ma adesso ne siamo tutti responsabili; siamo soprattutto tutti responsabili di far ripartire la città dopo questi 18 mesi che, basta guardare le tante esperienze in giro per la Calabria e per l’Italia, non saranno semplici. Perché quando la politica è messa in un angolo e non governa, per far spazio ai tecnici, il tessuto socio-economico non ne giova di certo.

Scalea, scoperto tra gli scogli ordigno bellico risalente alla Seconda guerra mondiale

SCALEA – Un ordigno bellico, parte esplodente di un proiettile d’artiglieria verosimilmente risalente al periodo della Seconda guerra mondiale, è stato trovato casualmente tra gli scogli sommersi della spiaggia dell’Ajnella a Scalea. L’ordigno, secondo quanto fa sapere l’Ufficio circondariale marittimo di Maratea (Potenza), competente per territorio, sarà fatto brillare nei prossimi giorni dopo che dalla Prefettura di Cosenza è giunta l’autorizzazione alle operazioni di brillamento.

È stato un bagnante, nei giorni scorsi, a segnalare la presenza dell’ordigno bellico. La guardia costiera, ricevuta la segnalazione, ha immediatamente condotto accertamenti e, di conseguenza, preso provvedimenti: un tratto di mare e di costa nel raggio di 100 metri rispetto al luogo del ritrovamento, con un’ordinanza del comandante Michele Lenti, sono stati interdetti alla navigazione, alla balneazione e ad altre attività. I divieti saranno validi fino al termine delle operazioni di bonifica che sarabbo effettuate a cura del nucleo Sminamento della Marina Militare.

Si ribalta col trattore, muore a 36 anni a Laino Borgo: la terza vittima in pochi giorni in Calabria

LAINO BORGO (CS) – Non sia arresta la lunga scia di sangue nelle campagne calabresi causata da incidente sui mezzi agricoli. L’ultimo episodio, oggi, a Laino Borgo, nel Cosentino, dove ha perso la vita un uomo di 36 anni, Christian De Franco, rimastro travolto dal trattore che stava guidando.

Secondo una prima ricostruzione l‘uomo stava affrontando una curva quando sarebbe stato sobbalzato fuori dall’abitacolo, finendo sotto il pesante mezzo agricolo e perdendo la vita.

Christian De Franco era originario di Laino Castello e abitava con la moglie a Castelluccio Inferiore, un comune a poca distanza dal luogo dell’incidente. Si indaga per di ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto.

Nei giorni scorsi altre due persone sono morte schiacciate da mezzi agricoli: un quattordicenne, a Laureana di Borrello nel Reggino, e un pensionato di 74 anni, a Rocca di Neto, nel crotonese.