‘ndrangheta, sequestrati beni per 1,1 milioni di euro ad Amedeo Matacena

REGGIO CALABRIA – La Dia di Reggio Calabria ha sequestrato beni per 1,1 milioni di euro ad Amedeo Matacena Junior, 53enne imprenditore catanese ed ex parlamentare. Attualmente latitante a Dubai, Matacena è figlio del defunto Amadeo Matacena: entrambi personaggi noti a Reggio Calabria per la loro attività di armatori svolta in passato per il traghettamento dei veicoli e dei passeggeri sulle sponde dello Stretto. Matacena jr nel 2014 è stato condannato definitivamente a 3 anni di reclusione dalla Cassazione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa in seguito alle risultanze investigative emerse nell’operazione “Nautilus” confluite poi nel procedimento penale “Olimpia 2 e 3”.

Matacena jr era l’uomo politico prescelto dalle cosche reggine al fine di salvaguardare gli interessi da queste perseguite. Dal vasto compendio probatorio è emerso che Matacena jr, «pur di riuscire nel suo intento di essere eletto alla Camera dei Deputati nel 1994, abbia stipulato una sorta di “patto con il diavolo” con le più rappresentative organizzazioni ‘ndranghetistiche di questa città». Convergono in tal senso anche le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia tra cui Antonino Rodà e Giuseppe Lombardo mentre un altro, Umberto Munaò, ha evidenziato la consapevolezza di Matacena jr di aver favorito la cosca Rosmini nella vicenda dei lavori di rifacimento della via Marina, a Reggio Calabria.

Nell’anno 2015, nell’ambito di un altro procedimento penale, la Corte d’Appello di Reggio Calabria ha inflitto a Matacena jr un’ulteriore condanna a quattro anni per il reato di corruzione in atti giudiziari, confermando la sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Reggio Calabria nel 2012. Con sentenza del 4 novembre 2016, la Corte di Cassazione annullava senza rinvio la sentenza di condanna per intervenuta prescrizione.

Da ultimo, Matacena jr è rimasto coinvolto nelle recenti indagini svolte dalla Dia nell’ambito del procedimento penale denominato operazione “Breakfast”. Nell’ambito di quest’ultima attività investigativa, il gip ha emesso nel 2014 ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Matacena jr, della moglie Chiara Rizzo e di altri per il delitto di intestazione fittizia di beni. Nel provvedimento restrittivo, il gip ha evidenziato, tra l’altro, il comportamento di Matacena volto a eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali ovvero di agevolare la commissione di riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita in attività economiche o finanziarie, simulando l’apparente dismissione, da parte dello stesso, delle partecipazioni alle società a lui riconducibili tra cui la Amadeus, la Solemar, la Ulisse Shipping, la New Life, la Amju International Tanker Ltd e la Athoschia International Tanker Ltd.

In tale contesto Matacena, tuttavia, non è stato tratto in arresto in quanto si trovava a Dubai dove, sottoposto a fermo da parte delle Autorità degli Emirati Arabi Uniti, è stato successivamente rilasciato. Con il provvedimento di sequestro di oggi, il tribunale di Reggio Calabria ha confermato ed evidenziato la pericolosità sociale qualificata di Matacena: «Appare dunque sussistere quella condizione di pericolosità che investe l’intero percorso di vita del proposto che, in presenza di altri requisiti di legge, legittima l’apprensione di tutte le componenti patrimoniali ed utilità, di presumibile illecita provenienza, delle quali non risulti, in alcun modo, giustificato il legittimo possesso», e ha disposto il sequestro delle disponibilità bancarie e finanziarie in genere, detenute anche all’estero riconducibili a Matacena, alla moglie e ai figli, nonché di un fabbricato all’estero, intestato a una società straniera con sede a Miami in Florida.

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