Operazione “Crisalide”, intercettata frase: «Facciamo Falcone e Borsellino a Lamezia»

CATANZARO – «Facciamo Falcone e Borsellino a LameziaTerme»: così il reggente della cosca “Cerra-Torcasio-Gualtieri”, Antonio Miceli, si rivolgeva, in un dialogo che è stato intercettato, ad alcuni affiliati per spiegare la sua strategia per creare un “clima di terrore” nella città calabrese. L’intercettazione è contenuta nel provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro nei confronti di 52 persone accusate di associazione di tipo mafioso, traffico illecito di sostanze stupefacenti, possesso illegale di armi ed esplosivi, estorsione, danneggiamento aggravato e rapina. I dettagli dell’operazione, denominata “Crisalide”, sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato il procuratore Nicola Gratteri; l’aggiunto Giovanni Bombardieri; il generale Vincenzo Paticchio, che comanda la Legione carabinieri Calabria; il comandante provinciale Marco Pecci ed il comandante del Reparto operativo provinciale, il tenente colonnello Alceo Greco, insieme ad altri ufficiali dell’Arma. Una intercettazione che “ci indigna”, hanno detto i magistrati e i vertici dell’Arma durante la conferenza stampa. Secondo i vertici della Dda catanzarese, non ci sono comunque elementi che lascino pensare che l’accostamento alle stragi siciliane sia riferibile alla volontà della cosca di colpire magistrati. «Le nuove leve della cosca – ha spiegato il procuratore Gratteri – avevano una grande disponibilità di armi e ordigni, volevano creare paura e così imporre il loro dominio». Secondo il generale Paticchio, il riferimento alle stragi di Capaci e via D’Amelio «è raccapricciante, ma proprio operazioni come quella di oggi dimostrano come il testimone lasciato da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è stato raccolto».

I carabinieri stanno inoltre svolgendo indagini su presunti rapporti tra ambienti politici di Lamezia Terme e le cosche di ‘ndrangheta Cerra-Torcasio-Gualtieri, colpite dall’operazione che ha portato stamattina al fermo di 52 persone. E’ quanto si è appreso nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare i particolari dell’operazione. L’inchiesta, secondo quanto ha reso noto il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, ha consentito di fare emergere «i rapporti tra le cosche e alcuni referenti politici in relazione alle ultime elezioni comunali a Lamezia, svoltesi nel 2015. Siamo riusciti, tra l’altro – ha detto Bombardieri – a monitorare l’incontro tra i vertici della cosca e un candidato che per paura di essere riconosciuto si presenta nel quartier generale del gruppo criminale tenendo sempre il cappuccio della felpa sulla testa». Proprio per approfondire i legami tra ambienti politici di Lamezia Terme e la criminalità organizzata questa mattina i carabinieri hanno effettuato alcune perquisizioni.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *