Al MARCA il duo Glaser/Kunz

CATANZARO – “Hai voglia di vedere così tanta gente oggi? E’ un opening interessante? L’arte è coinvolgente? Cos’è l’arte?”. A porsi questi interrogativi non sono collezionisti o frequentatori abituali delle mostre, bensì due avatar seduti in una coupé rossa. E’ un Autoportrait ironico e sorprendente quello dove compare il doppio autoritratto di Glaser/Kunz seduti dentro un’automobile con i finestrini semiaperti in modo che si possa sentire il loro dialogo strampalato. A prima vista è forte la sensazione di trovarsi di fronte a personaggi reali; si tratta, invece, di talking heads, ovvero di sculture cinematografiche con elementi antropomorfi animati da videoproiezioni dove gli artisti svizzeri mettono in scena la loro presenzavirtuale. Proprio da Autoportrait, opera mobile per antonomasia, prende le mosse il progetto realizzato da Daniel Glaser e Magdalena Kunz per il MARCA di Catanzaro che viene inaugurato il 17 novembre alle ore 18,30 per rimanere esposto sino al 9 dicembre. Prima di fare il suo ingresso nel cortile interno del museo, la macchina-scultura verrà collocata, o meglio parcheggiata a Lamezia Terme, dove comparirà il 15 novembre, mentre il giorno successivo farà tappa a Catanzaro in chissà quale angolo della città. Una presenza straniante quanto imprevista che consente di portare l’arte per strada con tutte le sueprovocazioni e ambiguità, tanto da suscitare curiosità, paura, fascinazione, incredulità e divertimento. Autoportrait è una delle quattro installazioni inserite nel progetto Talking Heads organizzato dalla Provincia di Catanzaro e curato da Alberto Fiz insieme a Francesco Poli.
Come afferma Wanda Ferro, presidente della Provincia di Catanzaro con delega alla cultura, “il compito dell’arte è quello di suscitare emozioni anche attraverso uno shock visivo e ciò appare evidente nella spettacolare quanto sofisticata ricerca di Glaser e Kunz.” Dall’inizio del 2000, i due artisti svizzeri lavorano insieme nell’ambito dell’arte visiva. I loro progetti, apprezzati in Italia e all’estero, consistono in installazioni ambientali dove sono inserite sculture e talking heads (teste parlanti), immagini fotografiche e cinematiche di grandi dimensioni, accanto a oggetti tridimensionali.
Le loro sculture cinematografiche consentono di fondere differenti media in un’ipotesi di arte totale e immersiva: al di là dello stupore immediato, i loro lavori nascono da una riflessione di carattere sociale dove i personaggi s’interrogano su questioni filosofiche ed esistenziali con riferimenti a Luigi Pirandello, Samuel Beckett, così come al cinema della nouvelle vague. A questo proposito Francesco Poli sottolinea come Daniel Glaser e MagdalenaKunz “lavorino da anni, con lucida e visionaria determinazione, all’invenzione di un mondo senza più coordinate definite, destabilizzato e inquietante, carico di tensioni stranianti e immerso in dimensioni spaziali e temporali sospese e sfaccettate.”
Alberto Fiz, poi, evidenzia come l’indagine dei due artisti “metta definitivamente in crisi la nostra idea di realismo in quanto Glaser/Kunz instillano nella finzione problematiche esistenziali e riflessioni sul nostro stare al mondo. L’inganno, insomma, non nasconde il trucco, ma la verità.”
I talking heads si possono definire presenze allo stesso tempo fisiche e virtuali, mobili e immobili che creano uno sconcertante effetto per chi le guarda e le ascolta dove l’illusione fantasmatica passa attraverso la proiezione video ( con volti che parlano) su calchi tridimensionali realizzati partendo da personaggi reali. Tuttavia, la discrepanza fra realtà e finzione, l’impatto fisico dell’esibizione, il contrappunto della recitazione, determina una tensione che mette radicalmente in crisi e sovverte le convenzioni.
Le “teste parlanti”, insomma, innescano una situazione che coinvolge e fa riflettere sull’ambiguità della relazione fra astrazione dell’arte e realtà della vita.
Al MARCA sono esposte installazioni di grande impatto come Voices III del 2008 realizzata a Città del Capo, dove i protagonisti sono sei poeti di strada che parlano della loro esistenza, delle loro speranze e paure, e pongono domande senza risposta sulle più inquietanti questioni sociali e politiche del loro paese.
La poesia ritorna in un’altra installazione proposta al MARCA Obsidian, Gordon & Austin del 2011 dove compaiono tre poeti di New York che parlano della loro esperienza di vita e ricordano i momenti straordinari che hanno vissuto, chissà se reali o inventati. In Jane & Will, poi, un’altra installazione con due talking heads del 2011 è esplicito il riferimento a Samuel Beckett e alla sua opera più nota Aspettando Godot che fa da sfondo al dialogo straniante tra i due personaggi. Fondamentalmente, i lavori di Glaser e Kunz esprimono un senso di profonda precarietà che passa attraverso un complesso processo che investe scultura, video, letteratura, teatro e performance dove la fascinazione non è priva di un’intensa problematicità.
Dopo una formazione nell’ambito dell’architettura, arti applicate e cinematografia (cortometraggi e sceneggiature), Daniel Glaser (Olten,1968) e Magdalena Kunz (Zurigo,1972) hanno sviluppato la loro originale ricerca estetica concentrandosi sull’interazione tra fotografia, tecnica cinematica e installazione. L’indagine sfrutta le potenzialità delle nuove tecnologie e coniuga, al contempo, la forma tridimensionale della scultura e la proiezione dinamica del video. La coppia di artisti svizzeri ha ideato teste parlanti (talking heads) che si animano digitalmente attraverso la gestualità mimetica e le voci alternate di persone reali. Le conversazioni e i colloqui che si svolgono tra le figure proposte, mentre siedono in macchina o stanno rannicchiate a terra, assumono, spesso,l’aspetto di recitazioni poetiche dove vengono ripetuti ritmicamente versi e frasi all’interno di monologhi alternati. Con questi lavori installativi Glaser/Kunz esplorano tematiche collettive e individuali, interrogandosi, in particolare, su questioni di carattere sociale.
Per i loro lavori i due artisti hanno anche coinvolto poeti di strada e homeless incontrati durante i loro soggiorni a Città del Capo o a New York. Tra le mostre principali si segnalano le personali al Kunstverein (Lipsia, 2006), White Space (Zurigo, 2006), Blank Project (Città del Capo, 2008), Neue Sächsische Galerie (Chemnitz, 2009) Palazzo Malipiero (Venezia, 2011) e la recente installazione nella sede della Johanniterkirche, Zentrum für Zeitgenössische Kunst, (Feldkirch, 2012).
Le loro opere, inoltre, sono state presentate, tra l’altro, alla Kunsthalle di Lucerna (2008), all’Harare International Festival of the Arts, Zimbabwe (2008), al Zentrum für Gegenwartskunst (Nairs/Scuol, 2011) e nell’ambito della rassegna Temps d’image presso il Centquatre di Parigi (2012).
Nel 2006 hanno partecipato alla Biennale di Scultura di Carrara e nel 2013 le loro opere saranno inserite all’interno della Biennale di Scultura di Winterthur.

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