I Ladri di Luce fanno rivivere la magia dell’analogico

RENDE (CS) – Una mostra di fotografie analogiche in bianco e nero, sviluppate e stampate in camera oscura non è sempre un manifesto di protesta di un gruppo di ostinati tecnofobi  e non è nemmeno il desiderio di cedere a quell’irresistibile sentimento nostalgico nei confronti di un passato superato ma è molto di più, è la riscoperta del fascino originario della trasmissione della luce, è la voglia di emozionarsi davanti alla lenta meraviglia della bellezza che nasce sotto gli occhi.

Questo è Darkroom Lab 1.0 laboratorio creativo di Camera Oscura, 40 opere fotografiche realizzate durante il corso di Camera Oscura a cura del professore Sandro Gori, organizzato dall’ Associazione Culturale Fotografica Ladri di luce, un progetto che parte dallo sviluppo dei rullini per arrivare alla stampa degli scatti esposti alla vecchia maniera in camera oscura. Un progetto che non vuole essere frutto di un semplice corso ma che vuole diventare un laboratorio permanente di idee e concetti fotografici che si costruisce su più livelli.
Dalle opere degli allievi e protagonisti della mostra ciò che sicuramente emerge più di ogni cosa è uno specifico segno tutto personalizzato che ogni artista ha intriso in ognuna delle foto realizzate, soggetti diversi che diventano lo specchio delle loro diverse personalità.

Sguardi che documentano il mondo rurale fatto di piccoli gesti, di natura incontaminata, di misteriosa dignità che sembra resistere al tempo, che raccontano di viaggi lungo vecchi e nuovi binari, di luoghi dove si co-costruisce la conoscenza che diventano brillanti quando oltre che dal pensiero vengono illuminati dalla luna, di particolari avulsi dal contesto che trovano la loro forza nell’insieme dicotomico che riescono a creare.

Gli artisti che hanno partecipato alla mostra sono Federico Treggiari, Giulia Guzzardi, Piero Borrelli, Clelia Covelli, Mara Bruno, Luigi Tiano, Santino Caruso, Francesco De Francesco e Paolo Muto, bravissimi nel restituire l’autenticità della lentezza, la sola capace di trasformare ogni singolo scatto in un’immagine che va oltre l’istante facendo riflettere sul prima e sul dopo, sul passato e sul futuro.

Gaia Santolla

 

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