La Tosca di Puccini di scena al Rendano: tragedia ed eroismo, tra rinnovamento e storia

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Cosenza ( Cs) – Se non fosse stato per le musiche di un’orchestra magistrale e superlativa, diversi spettatori ( i più sfortunati relegati ai palchetti laterali, parte della stampa compresa), della Tosca, in scena ieri sera al Teatro di tradizione cosentino, si sarebbe potuto raccontare ben poco. Una Tosca a metà, la si potrebbe definire, che ha ricevuto il plauso di un Rendano, degli “ospiti in platea” in modo particolare, che non ha registrato il tutto esaurito, nonostante l’opera di Puccini,  con le due rappresentazioni in programma per la 55° stagione lirica di Cosenza, ( in replica domenica 24 alle ore 17.30) sia l’unica inserita nel cartellone 2015-2016 che ha come leitmotiv  L’Eroe e l’Identità. Una scelta poco azzeccata , forse,  quella di coniugare innovazione e tradizione. Difatti, solo parte del pubblico, la platea, appunto, e gli spettatori dei palchi centrali,  sono riusciti a giudicare le scelte della regia, firmata da Antonello Palombi, non promossa, però, a pieni voti.  Sullo sfondo, infatti, la raffigurazione di una Roma ottocentesca, proiettata con la tecnica del video mapping, a voler dare quella sensazione di profondità scenica che, probabilmente non è stata del tutto apprezzata e ammirata. Del resto è noto, il pubblico di Cosenza è avvezzo alla tradizione, si attende una riproduzione fedele e aderente all’originale, ( basti ricordare la messa in scena, sempre al Rendano, nel febbraio 2012, di una versione rivisitata , “in giacca e cravatta” del Rigoletto di Verdi, che ha ricevuto molte critiche da parte del pubblico).  E’ stata però, nel complesso una Tosca, approvata e gradita, grazie soprattutto ad un’orchestra straordinaria, quella del Teatro Rendano, diretta dal maestro Luca Ferrara, particolarmente applaudita durante le arie più note.  E lucevan le stelle, l’aria più famosa dell’opera pucciniana,  quella certamente più attesa dagli spettatori, non ha suscitato l’entusiasmo sperato.  Leonardo Caimi, nel ruolo di Mario Cavaradossi, si è lasciato sfuggire qualche stecca non del tutto lineare, ma , nell’insieme, la sua è stata una buona interpretazione. Così come apprezzati  sono stati anche alcuni tra gli altri interpreti:  da Francesco Landolfi nel ruolo del Barone Scarpia a Francesco Musino nei panni di Cesare Angelotti, da Alessandro Battiato ( Il Sagrestano) al cosentino Saverio Pugliese, che ha interpretato Spoletta. Bella e brava Daria Masiero, nel ruolo di Flora Tosca. Il soprano è una delle voci più acclamate del panorama lirico e, nel corso della sua carriera,  ha dato voce a grandi protagoniste.  E la sua Tosca, portata al Rendano, è stata elogiata,  così come l’intera vicenda narrata, un connubio perfetto tra tragedia ed eroismo, di cui i due sfortunati amanti, ne restano vittime.  Fedeli  alla tradizione invece gli ambienti, maestosi e cupi,  dove a fare da sfondo, grazie alle nuove tecnologie,  c’erano i luoghi in cui  realmente è stata ambientata l’opera di Giacomo Puccini: La chiesa di Sant’Andrea della Valle, Palazzo Farnese e Castel Sant’Angelo.  Promosse le scenografie e i costumi, curati con piglio ed eleganza da Rocco Pugliese Eerola, vecchia conoscenza del Teatro Rendano, presenza fortemente voluta dal direttore del teatro cosentino, Lorenzo Parisi. La Tosca in scena al Rendano non è stata soltanto una rappresentazione teatrale, che ha visto protagonisti, tra gli altri, sia il coro F. Cilea di Reggio Calabria che il Piccolo Coro dell’Alfonso Rendano, ma ha rappresentato per molti anche un’occasione di studio e apprendimento. Sono infatti stati creati dei veri e propri laboratori di sartoria, trucco e parrucco, che hanno visto coinvolti per diverse settimane giovani di tutta la provincia.  Il pubblico? Poco glamour, nessun effetto luminescente,  l’assenza di  paillettes e lustrini si è notata come quella del primo cittadino Mario Occhiuto, ma, ovviamente tanto sfoggio di pellicce, baci, abbracci e sorrisi, molti dei quali circostanziali, tipici di quella Cosenza borghese, che, tra serio e faceto, per nulla perderebbe un evento così mondano.

 

Raffaella Aquino 

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