Premio Mario Gallo: i primi due appuntamenti

COSENZA – Gianni Amelio, John Francis Lane, Daniele Ciprì ed Edoardo Winspeare. Sono questi i nomi di coloro i quali riceveranno il Premio Mario Gallo 2014, nel corso dell’ottava edizione della kermesse cinematografica che si svolgerà tra Rende, Cosenza e Rovito dal 3 al 17 dicembre prossimi. La manifestazione è organizzata dalla Cineteca della Calabria, con il sostegno del Mibac, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Rende, dell’associazione Falso Movimento di Rovito, nonché del supporto di alcuni partner privati. Ecco i primi due appuntamenti mentre in allegato la locandina di tutta la manifestazione. Ingresso libero.

VENERDI 12 DICEMBRE 2014 SALA TOKIO – MUSEO DEL PRESENTE DI RENDE – ORE 18.00
La Cinescoperta dei Territori: da Africo 1949 a Matera 2019. Effetti e potenzialità del cinema nella promozione delle identità culturali

Discutono: Luigi Di Gianni, Paride Leporace (Lucana Film Commisssion), Gioacchino Criaco (scrittore), Vittorio Toscano (Assessore alla Cultura, Comune di Rende), Pino Citrigno (Commissione Cinema, Mibac), Eugenio Attanasio e Giovanni Scarfò (Cineteca della Calabria)

Il cinema scopre e valorizza i territori. Proveremo ad approfondire il ruolo svolto in questi anni dai territori a sostegno delle produzioni audiovisive in un momento in cui risulta strategico un coordinamento più strutturato tra livello nazionale e i livelli regionali. Analizzeremo il caso di Africo, scoperto cinematograficamente da Elio Ruffo nel 1949 e ripreso prima dal romanzo “Anime nere” di Gioacchino Criaco e, successivamente, dall’omonimo film di Francesco Munzi. E poi il caso di Matera che da “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini del 1964 arriva dritta nel futuro, in quel 2019 quando sarà, anche grazie al cinema, Capitale Europea della Cultura.

SABATO 13 DICEMBRE 2014 TEATRO COMUNALE DI ROVITO – ORE 19.00
FELICE CHI È DIVERSO di GIANNI AMELIO

Proiezione e incontro con Gianni Amelio e John Francis Lane
Ideato e diretto da GIANNI AMELIO; Fotografia: LUAN AMELIO; Montaggio: CECILIA PAGLIARANI; Ricerche e documentazione: FRANCESCO COSTABILE; Casa di produzione: Cinecittà Luce, Rai Cinema, RaiTrade; Distribuzione (Italia): Cinecittà Luce; Paese: Italia; Anno: 2014; Durata: 93 min; Genere: documentario, LGBT. Con i racconti di: Giorgio Bongiovanni, Nicola Calì, Francesco Cocola, Pieralberto Marchesini, Roberto Pagliero, Claudio Mori, Alba Montori, Aldo Sebastiani, Corrado Levi, Ciro Cascina, Agostino Raff, Ninetto Davoli, John Francis Lane, Fernando Nigro, Mosé Battazzi, Paolo Poli, Lucy Salani, Roberto David, Glauco Bettera, Aron Sanseverino.
Attraverso le parole dei giornali e le immagini di repertorio della televisione, viene raccontata la battaglia combattuta contro l’omosessualità in Italia nella seconda metà del novecento. Finita la repressione e il silenzio totale sulla questione degli anni fascisti, il paese scopre tutto insieme la presenza e la vita degli omosessuali, in una continua condanna che quando non prendeva la forma dell’attacco diretto o dell’insulto palese, era sottilmente indagata come la più infamante delle condizioni, la più deprecabile delle depravazioni umane. L’accettazione sociale dell’amore omosessuale e la sua normalizzazione sono una questione lessicale irrisolta per Gianni Amelio. È questa la prima e più importante intuizione sottesa a tutto quel che Felice chi è diverso costruisce, l’assunto che fonda un’impalcatura costituita da circa 20 interviste a 19 anziani omosessuali che ricordano la loro vita e (in un chiusura) ad un adolescente che non conosce che la situazione odierna. Parte quindi dalle parole ma finisce anche alle parole questo documentario che celebra non la diversità dal normale (come spesso viene identificata l’omosessualità) ma la diversità in quanto tale, anche all’interno della singola categoria (che è poi il senso della
poesia di Sandro Penna da cui il titolo è tratto). Sebbene Felice chi è diverso non vada per nulla leggero nel raccontare gli abissi di ignoranza che hanno caratterizzato la propaganda omofobica negli anni trattati, il documentario vive soprattutto di momenti sorprendenti in cui molti intervistati si dicono comunque nostalgici del passato. Chi per pudore, chi per l’eccitazione del proibito, chi per la varietà delle categorizzazioni che prendevano la forma dei diversi epiteti regionali e che la parola “gay” ha appiattito come se tutto fosse la stessa cosa. Nessuno è uguale a nessun altro in questo racconto fatto solo da omosessuali, nessun esperienza si somiglia, nessun opinione concorda. Mettendo in primo piano titoli di giornale, assurdità lessicali, follie giornalistiche (come il reportage investigativo sulla prostituzione maschile o le interviste canzonatorie in rima) fino alle gag più innocenti che nascondevano comunque una lettura repressiva del fenomeno, Amelio agita lo specchietto dell’indignazione facile, ma sembra che il vero obiettivo di questo documentario sia di far strisciare dietro alle immagini e riuscire a permeare ogni racconto di quel senso di gioia delle differenze che è la base della tolleranza in generale. Non c’era di sicuro bisogno di un nuovo documentario sulla vita omosessuale, di certo ce n’era di uno come questo che riporta alla luce un clamoroso rimosso collettivo e affronta la questione da un punto di vista tra i meno comuni, per cercare di superare uniformità di sguardo e percezione e rendere la complessità di un mondo.

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