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Magna Grecia, la sconfitta della tirannia da GOT a Sybaris

La storia della nostra terra è ricca di eventi seppelliti dalla polvere di città e memorie dimenticate.

A volte, però, queste memorie riescono a riscattare la loro ricerca di giustizia nelle opere di chi ne comprende e coltiva l’importanza, portando il proprio studio e tempo su di un palcoscenico e diffondendo quella storia che è nostra, nel sangue e nella discendenza.

Abbiamo visionato da poco la tanto attesa ottava stagione di Game of Thrones e il finale ci ha riportato alla mente, per somiglianza di eventi, una messa in scena teatrale del 2015 a opera della Compagnia delle Stringhe: Magna Grecia. Un musical con un cast di 29 elementi, scritto da Antonio Malfitano con musiche e arrangiamenti di Nicola Bortone. Una tragedia greca in chiave moderna, che ha schiuso il sipario sull’antica città di Sýbaris, la grande guerra contro i Crotoniati alla fine del VI secolo a.C. e una tormentata storia d’amore.

LA TRAMA

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La messa in scena si svolge nelle poleis di Sybaris e Kroton. L’opera Magna Grecia racconta le vicende che porteranno il protagonista Telys (interpretato da Danilo Minervino), personaggio realmente esistito nella storia della nostra terra, a cambiare le sorti di Sybaris, innalzando una rivolta per soverchiare l’oligarchia aristocratica. In nome della democrazia, il consiglio dei mille viene scacciato dalla polis, ma presto questo sogno di vittoria per il popolo si trasformerà in tirannia da parte del demagogo. Nella sotto-trama, due storie d’amore: la prima tra il figlio dell’aristocratico Leuco (Giuseppe Zuccarelli), Asterio (Valter Lombardo), e la giovane Emera (Danila Palazzo); la seconda avrà come protagonista la sorella di Asterio, Dafne (Alba Onofrio), perdutamente innamorata di Telys. Il primo un amore che non conoscerà l’alba per la dipartita del giovane guerriero per mano di Telys, il secondo un amore proibito, a causa di intrecci politici che porteranno a un malaugurato epilogo per i due amanti.

La guerra sarà inevitabile, portata avanti dalla tirannia di Telys e guidata da un fato avverso, i fiumi Crati e Sibari (odierno Coscile) si coloreranno di rosso del sangue dei Sibariti, finché la vittoria di Kroton, guidata al tempo da Pitagora (Francesco Cauteruccio) e Milone tra le milizie (Sante Onofrio), sarà compiuta e la tomba del tiranno riempita.

IL COMMENTO

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Ripercorrendo eventi storici realmente accaduti, quali la guerra tra le due città che portò Sybaris alla disfatta, la compagnia ha mostrato quanto l’amore possa sconvolgere le decisioni e la vita di due intere popolazioni. In apertura di sipario, ci troviamo davanti il tipico coro greco rivisitato per l’occasione in chiave moderna, che ricorda allo spettatore quanto possa essere importante la conoscenza della storia. L’elemento corale sarà presente in tutta la rappresentazione, impreziosendo i momenti culmine di decisione importanti per i protagonisti. Lo stesso ribadirà il concetto d’apertura a fine opera, mettendo in guardia dagli errori compiuti da chi non conserva memoria. I testi dei brani eseguiti, così come l’intera sceneggiatura, è a cura di Antonio Malfitano, studioso di storia antica presso l’Unical e l’Università Orientale di Napoli, che con grande cura ha riordinato i frammenti storici di Sibari, tramandatici da Erodoto, Diodoro Siculo, Strabone e Filarco di Atene. Un lavoro minuzioso, a cui si è unita la componente romanzata, al fine di trasmettere al pubblico un messaggio storico fruibile tramite emozioni e musica.

“Non c’è gloria senza memoria, sotto la terra giace la Storia”

La Compagnia delle Stringhe di San Fili ha portato in scena sei musical inediti, dimostrando che l’auto-produzione e l’amore per il teatro possono essere manifesti efficaci di messaggi forti e complessi. In questa particolare opera, gli attori si sono imbattuti nella difficoltà di portare in scena una realtà lontana dai nostri giorni, con dialoghi ricchi di termini arcaici e ricercati, ma che stimolano la mente di chi li ascolta. Convincenti nei dialoghi politici e struggenti in amore, colpiscono le trovate sceniche in cui le fazioni dei due eserciti si confrontano, ruotando su se stessi in vista della grande battaglia che porterà Kroton ai fasti.

Altro punto di forza dell’opera è l’ausilio di un corpo di danza nelle scene portanti della trama, che snoda i propri passi sui brani amorosi e lo struggimento dei protagonisti. Un plauso in particolare per le voci limpide e potenti di Emera, interpretata da Danila Palazzo, ed Eris, interpretata da Anica Giraldi. Queste ultime ci offrono un atto recitativo di altissima qualità nel cantare insieme come se fossero un’unica entità.

L’elemento divino cammina tra gli uomini

In molti dialoghi della rappresentazione, traspare con forza la componente della credenza divina che caratterizza azioni e umori dei personaggi. Nelle opere greche questo elemento era fortemente adottato e anche in questa le è stata resa giustizia. Eris, la dea della discordia, intreccia i suoi fili nelle menti dei protagonisti, generando scontri e guerre, fino a giungere a epiloghi mortali. Più volte è ribadito, però, che l’uomo è artefice del proprio destino, come è compito dell’uomo retto non cadere nell’inganno di chi prova a contaminare la sua anima con il germe del male.

Amicizia e lealtà

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Il tema dell’amicizia e della lealtà in Magna Grecia porta il nome di Fileta, alleato di Telys, pronto a morire per la completa fiducia riposta nel suo compagno. Interpretato da un talentuoso Salvatore Storino, il personaggio acquista tantissimi punti di forza: è un uomo d’onore, un guerriero, una spalla fedele e un donnaiolo. Sfaccettature che sono rese con abile credibilità dall’attore.

Infine, il bacio dell’addio

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Nel climax dell’opera, con una Sibarys dalle porte sbarrate e il sangue di guerrieri e cittadini morti per la resistenza, la giovane Dafne deciderà di porre fine alla sofferenza del proprio popolo con il sacrificio più grande. Incontrerà, così, Telys e in un bacio profondo, che ci ricorda l’altrettanto ultimo scambiato tra Jon Snow e Daenerys Targaryen sullo sfondo di una Westeros in cenere, lo conduce alla morte colpendolo con un pugnale. L’emozione è forte, le lacrime amare, ma la guerra è finita per entrambe le poleis.

IN CONCLUSIONE

Un’opera monumentale, dedicata a un pubblico che ha desiderio di conoscenza e intrattenimento educativo. Antonio Malfitano, poliedrico nella sua produzione teatrale e non, ci consegna una rappresentazione pregna di sangue e amore, in grado di conquistarci totalmente. Semplici nei loro costumi, ai nostri occhi gli attori sembrano portare le sete più preziose, come prezioso è il loro contributo nel realizzare la messa in scena Magna Grecia, fruibile gratuitamente sul sito dell’autore https://www.antoniomalfitano.it/.

Miriam Caruso

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