Antimafia e Università insieme per creare nuovo codice etico

IMG_20151026_175027RENDE (CS) – Un incontro con i Rettori delle Università meridionali per individuare insieme nuovi percorsi culturali ed etici per la lotta alle mafie. E’ stato questo il principale filo conduttore dell’intensa giornata di lavori che oggi ha visto la delegazione della Commissione parlamentare antimafia incontrare prima i Rettori di 14 dei 20 atenei meridionali, e poi nel pomeriggio i giornalisti in conferenza stampa presso la sala University Club dell’Università della Calabria. Ad illustrare i punti sviluppati nell’incontro della mattinata è il padrone di casa, il Rettore dell’Unical, il prof. Gino Mirocle Crisci, che ai giornalisti parla dei risultati positivi raggiunti: “Da questo incontro ne scaturisce la volontà comune di creare un sistema per la conoscenza delle mafie, per questo abbiamo deciso di creare una Commissione paritetica unitaria fra le due strutture (le Università e la Commissione Antimafia, ndr) da instaurare in tutti gli atenei italiani in modo che l’iniziativa di oggi non rimanga solo uno spot una tantum ma generi altre iniziative. Il contrasto alla mafia non dev’ essere portata avanti solo dalle magistrature e dalle forze dell’ordine ma deve diventare un problema culturale e come tale affrontato da tutto il sistema.” E di questa nuova azione di contrasto ha parlato anche il prof. Gaetano Manfredi (Rettore dell’Università Federico II di Napoli e presidente della CRUI, Conferenza dei rettori delle università italiane) che ha posto l’accento sul ruolo primario e potenzialmente fruttuoso dell’Università nella lotta alle mafie: “I fenomeni mafiosi stanno cambiando sempre più rapidamente che si rende necessario un rapporto con l’Università che può acquisire competenze da trasferire nelle proprie azioni e supportare iniziative soprattutto di ricerca, ricerca ad esempio sulle mafie trasnazionali o sull’evoluzione degli strumenti economico-finanziari alla base dei fenomeni malavitosi.

Infine è la stessa presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi a tornare sull’importanza di dare continuità e sistematicità ad iniziative di questo tipo, renderle telematiche, istituire un’anagrafe perchè tutte le Università possano usufruirne. La ricerca dei nuovi percorsi pedagogici e didattici (un corpus strutturato ed organico su storia e conoscenza delle mafie e dei strumenti per combatterle) devono essere poi di più ampio respiro. Devono infatti contribuire, secondo l’onorevole Bindi,  a formare avvocati, notai, commercialisti, amministratori, professionisti con una solida conoscenza delle dinamiche della criminalità organizzata: “La forza della mafia sta fuori le mafie – spiega – ecco perchè l’importanza di un codice etico per i professionisti ed i formatori delle giovani generazioni.”IMG_20151026_174650

Dalla Bindi poi, attraverso le domande degli operatori dell’informazione presenti, un’analisi sommaria sull’attuale situazione dei beni confiscati alla mafia in Calabria, sul loro recupero e sul loro utilizzo: “Gli immobili, le aziende, i terreni confiscati alla mafia, per un valore complessivo stimato di 25 miliardi di euro, costituiscono un patrimonio che, se correttamente utilizzato, potrebbe rappresentare per le regioni meridionali anche un volano economico per creare opportunità di occupazione e politiche per la casa“.

Dalle attività culturali intraprese e da intraprendere si passa poi all’agenda parlamentare: la prossima settimana all’esame della camera dei deputati ci sarà la riforma del sistema dei beni confiscati, “un intervento organico – conclude Rosy Bindi – che supera le criticità presenti e che serve per dare ordine alla legislatura presente“.

 

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