Sila patrimonio Unesco, Raimondo: “Felice ed orgoglioso del risultato conseguito”

CATANZARO – Sul riconoscimento dell’UNESCO al Parco Nazionale della Sila, conseguito pochi giorni fa nel corso del Consiglio Internazionale di Coordinamento del Programma MaB, interviene in proposito il promotore delle iniziative della candidatura del Parco presso i Comuni delle province di Catanzaro e Crotone, Pietro Raimondo:

Sono felice ed orgoglioso del risultato conseguito dal Parco Nazionale della Sila che, oggi, con il suo straordinario serbatoio di biodiversità floristico e faunistico, può fregiarsi del titolo di decima Riserva della Biosfera italiana nella Rete Mondiale dei siti di eccellenza dell’UNESCO. Un primo obiettivo raggiunto grazie alla partecipazione di tutti gli attori interessati, dimostrazione che questa Calabria, quando vuole, grazie all’unione e alla condivisione degli obiettivi da conseguire, può meritare le giuste attenzioni e i dovuti riconoscimenti. Tengo a rivolgere con gioioso affetto i miei complimenti a quanti hanno coordinato questa azione: alla professoressa Sonia Ferrari, per il ruolo che ha mirabilmente condotto in questi anni alla presidenza del Parco, e al direttore dello stesso Ente, Michele Laudati, innanzitutto. Poi, ma con uguale importanza, a tutti i 113 soggetti partner che hanno preso parte a questa azione di promozione”. Il promotore Pietro Raimondo, però, abituato a volgere sempre in avanti la sua azione politica e programmatica, forte di questo primo importante risultato ottenuto, invita la comunità calabrese, insieme a quanti hanno a cuore la tutela di questo grande patrimonio, a continuare il lavoro di promozione e di sottoscrizione per far sì che il Parco venga iscritto anche nella “World Heritage List”. “È importante che tutta la società civile comprenda i benefici che conseguono all’ingresso di un territorio come quello del Parco della Sila nella lista Unesco – prosegue Raimondo –, sposando l’iniziativa della candidatura ed esprimendo su di essa un forte consenso. Ottenere questo ulteriore riconoscimento sarebbe come avere un “marchio di qualità”, il cui valore risiede nelle enormi ricadute sul tessuto economico e sociale del territorio, in particolare sul piano turistico. Si tratta, per il territorio, dell’iniziativa di maggior successo in termini di visibilità a livello internazionale, in grado di accrescere sensibilmente il turismo e, di conseguenza, la ricchezza e il prodotto interno di tutta la comunità ospitante. Il riconoscimento del Parco Nazionale della Sila come sito Unesco muterebbe la cornice di riferimento, ampliando il posizionamento dal sistema nazionale di aree protette a piattaforma di rilevanza mondiale, così da divenire un grande volano di sviluppo per il tessuto socio-economico dell’intera area. Vantaggi legati alla possibilità di accedere a finanziamenti nazionali, internazionali, comunitari e a fondi privati, nonché nell’implementazione di politiche territoriali inerenti il turismo, la ricerca e la conservazione. È importante quanto doveroso – conclude Raimondo – poter contare sulla partecipazione attiva e il coinvolgimento diretto dell’opinione pubblica, in particolare della comunità interessata, oltre che di stakeholders e di opinion leaders. Per raggiungere questo obiettivo, bisogna ricordarsi che un sito patrimonio dell’Unesco implica un rafforzamento dell’impegno alla tutela del bene, oltre che una maggiore responsabilità da parte della società civile dinanzi alla comunità internazionale. Per questa ragione, è importante che ogni attore, sia esso Ente, organizzazione, impresa o privato, riconosca ed apprezzi la straordinaria rilevanza naturalistica del territorio protetto del Parco Nazionale della Sila e che maturi una sensibilità ed una responsabilità condivisa con lo Stato italiano, anche per il mantenimento del sito stesso all’indomani dell’avvenuto riconoscimento”. Per contribuire al conseguimento del più importante riconoscimento dell’UNESCO, che comprova l’eccezionale valore universale del sito, basta effettuare una semplice sottoscrizione gratuita del format, presente sul sito del Parco Nazionale della Sila (www.parcosila.it). L’umanità, innanzitutto, e la Calabria saranno certamente grate al contributo di chi avrà promosso questa candidatura per la conservazione, la conoscenza e la trasmissione integra alle future generazioni di un patrimonio naturalistico così meraviglioso.

Vescovo Lamezia: stop corruzione e usura

LAMEZIA TERME (CATANZARO) – “C’è chi ruba, distrugge e divora i beni dei poveri. Chiediamo a S. Antonio di convertirli e di fermare la spirale della corruzione pacificamente accettata”. Lo ha detto il Vescovo di Lamezia Terme mons. Luigi Antonio Cantafora, al termine della processione di S.Antonio di Padova che ha concluso i festeggiamenti in onore del compatrono di Lamezia. Tra i temi trattati le famiglie e le imprese “spogliate da quelli che S.Antonio chiamava la gente maledetta dagli usurai”.

Carenza medici ospedalieri, martedi incontro in prefettura

CATANZARO –  – Il direttore generale dell’Asp di Catanzaro, Dott. Gerardo Mancuso, martedì 17 incontrerà il Prefetto Dott. Cannizzaro per discutere dell’ormai non più rinviabile problematica relativa alla carenza di personale medico negli ospedali di Soverato, Lamezia Terme e nelle strutture sanitarie del capoluogo. Il dg Mancuso ha anche informato dell’incontro in Prefettura il presidente della Conferenza dei Sindaci Sergio Abramo e i primi cittadini di Soverato e Lamezia Terme.
“Siamo difronte a un momento critico – ha affermato Mancuso – che se non verrà superato metterà a rischio l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza sanitaria in provincia di Catanzaro. Mi auguro che ci sia il buon senso, diversamente dovremo bloccare i sevizi ed il sistema assistenziale dell’intera provincia andrà in crisi. Abbiamo chiesto 42 deroghe che serviranno a coprire l’intero fabbisogno di tutti gli ospedali della provincia, medici specialisti di quasi tutte le branche e soprattutto con l’ottenimento delle autorizzazioni alle assunzioni potremo garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Lunedì darò l’autorizzazione ad attivare le procedure amministrative sperando che i Ministeri ed i tavoli dei subcommissari siano conseguenziali”.

Il direttore generale dell'Asp di Catanzaro Gerardo Mancuso

Della carenza di personale, il Dg Mancuso ha discusso anche con i rappresentanti della Cisal. “E’ stato un incontro cordiale e costruttivo – ha evidenziato Mancuso – da annoverare tra le cose costruttive che forse avrei dovuto fare prima, in tempi passati, e che ha segnato un punto importante di confronto, nel corso del quale ho spiegato la situazione dell’ospedale di Soverato. Il nosocomio soveratese è strategico per l’Azienda sanitaria provinciale, non solo per il ruolo territoriale ma anche per la qualità dei servizi che riesce ad erogare. E’ così vera tale affermazione che una legge, il Decreto del presidente della Giunta Regionale n. 18, ne ha sancito la pressoché chiusura. Il Decreto 18 infatti prevede la chiusura di tutti i reparti, eccetto quello di Medicina e Chirurgia, ma l’Asp ha ritenuto di opporsi a tale scelta e lasciare in piedi tutta l’organizzazione e le funzioni specialistiche”.
“Ora però – ha aggiunto Mancuso – l’attività assistenziale è andata in crisi per la carenza di personale, per effetto della quiescenza di specialisti che non sono stati rimpiazzati per il blocco assoluto delle assunzioni. Abbiamo reparti come la Pediatria, l’Ortopedia, il Pronto soccorso, la Cardiologia ed altri in cui la carenza di personale  è diventata insostenibile, oltre che inaccettabile. Il problema però è che i Ministeri fanno orecchie da mercante e non vogliono dare deroghe né autorizzazioni per le assunzioni”.
Da qui la puntualizzazione del dg dell’Asp: “Io non ho dato assicurazioni a risolvere le carenze di personale medico, perché non dipende dall’Azienda sanitaria, che è ininfluente ed inerme rispetto a tale questione, ma di aver espresso la convinzione che entro luglio si risolverà la questione, perché questo mi è stato detto dal sub commissario ministeriale il Dott. Urbani. Mi auguro che sia così, diversamente saremo in grande difficoltà. Proprio per verificare le reali intenzioni dei Ministeri, ho chiesto e ottenuto al Prefetto Cannizzaro un tavolo tecnico per discutere con i Commissari Ministeriali le azioni che bisogna mettere in atto subito. Ho ritenuto di informare il Prefetto della situazione di grande preoccupazione e difficoltà che stiamo vivendo nel sistema sanitario catanzarese”.

“Mare nostrum”, soccorsi ieri più di 1800 migranti nelle acque calabro – siciliane

PALERMO – Nella giornata di ieri, quando è avvenuta l’ennesima tragedia del mare davanti alle coste libiche, le navi della Marina Militare hanno soccorso 1812 migranti nelle acque dello Stretto di Sicilia nell’ambito di ‘Mare Nostrum’ con diverse operazioni che sono proseguite per tutta la scorsa notte. In particolare, una nave e un rimorchiatore sono riusciti a salvare 407 migranti, due dei quali erano in gravi condizioni.

Sempre nella giornata di ieri, 288 migranti provenienti dalla Siria sono giunti nel porto di Reggio Calabria a bordo di due motovedette della guardia costiera e di una della guardia di finanza. Tra i migranti ci sono 140 minori, alcuni dei quali in tenera età e 34 donne.

San Giovanni in Fiore, nuova intimidazione a sindaco Barile

SAN GIOVANNI IN FIORE (CS) –  Nella mattinata ignoti hanno tentato di forzare la porta dell’appartamento del sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Barile. Il fatto è stato denunciato ai carabinieri.

Barile è già stato oggetto di intimidazioni: tempo fa gli sono stati tagliati gli pneumatici e svitati i bulloni delle ruote dell’auto. Ma non è tutto: al primo cittadino del comune silano gli è stata è persino bruciata la casa di campagna ed e  messa a soqquadro l’abitazione della madre.
“Io che voglio continuare il mio lavoro – ha dichiarato Barile- dovrò sentirmi più protetto”.

E Rossano apre le porte alla Russia. Console Korotkov in Città per rilanciare comune cammino cristiano-bizantino

ROSSANO (CS) – Domenica, 15 Giugno 2014 – Studiare percorsi unitari mirati alla valorizzazione dei patrimoni culturali comuni. Partendo, ovviamente, dalle radici cristiane e bizantine. Promuovere il turismo religioso attraverso l’interscambio dei flussi di visitatori. Russia e Italia, con in testa le regioni meridionali, devono continuare a dialogare proficuamente per uscire insieme dalla crisi economica continentale, proprio facendo leva sul rilancio del grande patrimonio artistico, monumentale e paesaggistico. Da qui l’idea di convocare, a breve, un tavolo tecnico per pianificare la strategia per questo nuovo progetto di crescita, che rappresenta l’unica via di sviluppo per la Città e l’intero territorio della Sibaritide.

 È quanto emerso nel corso del cordiale e proficuo incontro informale tra l’Amministrazione comunale ed il Console Generale della Federazione Russa in Italia, Vladimir Korotkov, tenutosi stamani (domenica 15 giugno) nel chiostro di palazzo San Bernardino, nel Centro storico. Ad accogliere il diplomatico russo e a portare i saluti del Sindaco Antoniotti c’erano il vice sindaco Guglielmo Caputo, il presidente del Consiglio comunale Vincenzo Scarcello ed il dirigente del settore TurismoGiuseppe Passavanti. A completare la rappresentanza istituzionale cittadina, inoltre, anche i consiglieri comunali Patrizia Uva e Adele Olivo.

 Un metodo per uscire dalla crisi – ha detto Korotkov portando i suoi saluti ai presenti – c’è e dobbiamo perseguirlo insieme, valorizzando al massimo il nostro patrimonio artistico e paesaggistico, partendo dalle radici cristiane che uniscono i nostri popoli. La Calabria, con Rossano in testa, e la Russia hanno in comune un lungo percorso culturale che si è consolidato nei secoli scorsi. La cultura bizantina, su tutte, è il motore  ideale per iniziare ad attrarre gli interessi del grande turismo in questo territorio. Soprattutto quello russo, attento e affascinato dalle bellezze di origine religiosa che sono presenti in questa Città. Noi – ha concluso il Console – crediamo che un rapporto di proficua collaborazione possa creare il viatico giusto per ridare linfa allo sviluppo, ma crediamo soprattutto nel valore del dialogo sul quale l’Europa deve obbligatoriamente mettere al centro della sua azione politica per uscire fuori dalla crisi.

 Dal canto suo l’Amministrazione comunale, ringraziando il console Korotkov per la sua visita in Città, ha ribadito la necessità e l’entusiasmo di voler avviare una proficua collaborazione per promuovere quello che viene classicamente definito come il cammino dei Cristiani, inserendo Rossano Città del Codex tra le tappe principali di questo lungo ed affascinante percorso. Un percorso sul quale l’Esecutivo Antoniotti ha iniziato a lavorare. Il Codex e non solo il Codex, la Cattedrale, gli scorci affascinanti del Centro storico, per finire alle emergenze artistiche ed uniche nel loro genere dell’arte bizantina. È questo il patrimonio inestimabile – così la chiosa di Caputo e Scarcello – che Rossano mette quotidianamente a disposizione di turisti e visitatori. L’Amministrazione comunale, invitando il Console Kortkov ad una nuova e più approfondita visita in Città, ha proposto di promuovere sinergicamente l’insediamento di un tavolo tecnico permanente proprio allo scopo di pianificare utili iniziative turistiche e di interscambio culturale.

 Il tour del Console generale della Federazione Russa nel territorio della Sibaritide, promosso dall’associazione “Italia-Russia cultura e lingua senza frontiere”, dalla condotta Slow Food Sibaritide-Pollino, ha fatto registrare una lunga tappa turistica nella Città alta. Dove Korotkov ha avuto la possibilità di far visita, accompagnato dalla guida specializzata dell’Ufficio turismo del Comune di Rossano, Natalino Scino, al Duomo e all’Edicola dell’Achiropita e ai principali monumenti del Centro storico.

Da una lettrice di 8@30 un accorato appello di aiuto e speranza

Riceviamo e pubblichiamo questo accorato e disperato appello:

“Gentilissimi, sono qui a scriverVi nuovamente perchè mi preme la diffusione di questo appello a causa dell’aggravarsi delle condizioni di salute di un mio conoscente, affetto da una grave malattia del sangue.

Il padre di questa mia amica è gravemente malato ed  ha bisogno costantemente della trasfusione di piastrine. Non può operarsi poichè cardiopatico e diabetico. Avrei bisogno di persone disposte ad un piccolissimo sacrificio per una grandissima opera di bene. Non occorre essere dello stesso gruppo sanguigno, basta non avere malattie e non prendere medicinali potenti! Vi chiedo la cortesia di pubblicare questo accorato appello, ve ne sarei immensamente grata. Chiunque volesse aiutarci e mi auguro sarete numerosi, può contattarmi a qualsiasi orario al 3477695025 anche mandando un sms con il nome e numero di telefono in modo tale da permettere alla persona interessata di ricontattarvi. L’ospedale non è più il Gemelli (come avevo scritto in un precedente appello) ma il Santo Spirito di Roma il cui numero del centro trasfusionale è: 0668352278 dal lunedì alla domenica dalle 08.00 alle 11.00.

Un gesto d’amore verso il prossimo che non costa sacrificio ma che può dare un’altra speranza di vita a chi lo riceve. Tutti possiamo aver bisogno dell’aiuto degli altri, e’ presuntuoso pensare di poterne fare a meno. Riempite i vostri cuori con un gesto d’amore dettato da un puro spirito di solidarietà. Le persone che lo faranno sono davvero speciali. Aiutateci. 

Grazie anticipatamente di cuore a chi lo farà! da parte mia e da parte della famiglia interessata!”

Regione, effettuati pagamenti per circa 16 milioni di euro. Mancini: “Gestione fondi trasparente ed efficace”

CATANZARO – La Ragioneria generale della Regione Calabria ha effettuato, nell’arco della settimana, pagamenti per un totale di circa 16 milioni di euro. Lo rende noto l’assessore al Bilancio e alla Programmazione nazionale e comunitaria, Giacomo Mancini, attraverso una nota dell’ufficio stampa della Giunta. L’importo di 5.958.000 euro viene trasferito ad Artigiancassa, quale ulteriore tranche dei fondi impegnati per i progetti sul bando “Pia industria, servizi e artigianato”. Circa 6.000.000 di euro vengono liquidati per la quota sanitaria relativa si servizi sociali, mentre con l’importo di 989.000 euro si provvede alla spesa per il servizio di elisoccorso. La Ragioneria, che fa notare che nessuno delle liquidazioni settimanali ha diminuito il plafond collegato all’obbiettivo programmatico collegato al patto di stabilità, ha poi effettuato pagamenti per circa due milioni destinati a servizi vari per il funzionamento dell’Ente. Infine, la somma di 408.931 euro a valere sul Por Fesr 2007/2013 viene liquidata su disposizione del dipartimento Lavori pubblici e 311.766 euro sono stati pagati per il dipartimento Agricoltura.
“Proseguiamo il nostro lavoro per garantire ai calabresi una gestione dei fondi trasparente ed efficace” ha commentato l’assessore Mancini.

A Cariati la magia lounge del Kamary ad arricchire l’appeal turistico della città

CARIATI (CS) – Si arricchisce l’appeal complessivo della cittadella fortificata di Cariati. Alla ristorazione tradizionale, alle botteghe di artigianato, al gelato più rinomato, alla diffusa rete di ricettività diffusa e di qualità dei B&B (una delle prime e più estese della Calabria), al patrimonio architettonico ed alla motilità sostenibile (riuscendosi a fare tutto a piedi nel centro storico, compreso scendere alle spiagge sotto le mura!), si aggiunge, adesso, anche l’atmosfera lounge e l’originale proposta di quello che si appresta a diventare un nuovo riferimento, non solo estivo, per i residenti e per l’ospite: il KAMARY GLAMOUR VILLE.

 Incastonato proprio sotto le mura quattrocentesche della cittadella medioevale di Cariati, il Risto Grill Pizza Lounge & Live Musicrappresenta la nuova scommessa imprenditoriale dei fratelli Catullo e Maria MAZZONE. Un progetto ed una sfida culturale, più che una semplice nuova apertura! Un’idea, con radici e visione, che ambisce a diventare, non solo simbolicamente, la nona torre sullo ionio del centro storico più prossimo, quasi contiguo, al mare che si conosca in Calabria.

 Del resto ci sono già tutti gli ingredienti che fanno del KAMARY un’intuizione geniale e che emoziona. Anzi tutto la storia. La grande Storia, quella che dalle incursioni saracene in poi lascia in eredità a Cariati un gioiello unico: le otto torri sullo ionio cinte da mura pressoché intatte. Con panorami mozzafiato al tramonto ed all’alba e con le sensazioni che solo il fascino del Tempo, misurato dal cirotano Luigi LILIO, sa offrire a chi sa e vuole riceverle. Ed è esattamente in questa cornice di ispirazioni e corrispondenze che apre il KAMARY, secondogenito di una fantasia creativa e di un impegno sul territorio che vanta già otto anni di innovazioni e successi con il più noto complesso balneare e DISCOTECA BAIA DE PUNTA, a Cirò Marina, riferimento estivo del litorale crotonese e cosentino. L’esperienza è quella: innovazione nella proposta di servizi turistici e attenzione, quasi maniacale, alle sensazioni uniche da condividere con l’ospite.

 Il KAMARY vuole essere, dal centro storico di Cariati, una scommessa sul food identitario di qualità e sull’atmosfera lounge, in un cocktail di storia e paesaggio da respirare e da vivere.

 Con i suoi oltre 60 posti a sedere e la sua terrazza mozzafiato sullo ionio, e con alle spalle l’imponente cinta muraria risalente a prima dell’anno 1000, il KAMARY GLAMOUR VILLE propone infatti all’ospite anzi tutto un’atmosfera unica, autentica, magica. Con musica d’ascolto per godere del paesaggio. Con un arredamento essenziale (sulla stessa scia del Baia de Punta) ed ispirato all’arte del riciclo. Con una buona selezione di vini calabresi e piatti della memoria preparati con passione dallo Chef ROSARIO, rigorosamente alla giornata, dopo il suo tradizionale tour tra le pescherie. Dall’aperitivo alla cena, dalla carne al pesce entrambi alla griglia, la proposta enogastronomica è autentica, degna di questo vero e proprio luogo dell’anima e quindi destinata ad emozionare.

Convegno Cimo-Asmd: “La responsabilità medica nella società che cambia”

CATANZARO – Sul tema “La responsabilità medica nella società che cambia”, si è svolto un importante convegno regionale organizzato dal sindacato dei medici-dirigenti aderenti alla Catanzaro, 14 giugno 2014 – Sul tema  Cimo-Asm”, si è svolto un importante convegno regionale organizzato dal sindacato dei medici-dirigenti aderenti alla Cimo-Asmd (Coordinamento Italiano Medici Ospedalieri – Associazione Sindacale Medici Dirigenti), per approfondire l’argomento alla luce delle novità introdotte dalla legge Balduzzi con la quale il legislatore ha inteso rivedere alcuni aspetti riguardanti la materia della colpa penale, al fine di snellire il contenzioso giudiziario. Le due sessioni di studio sono state precedute da alcuni interventi che hanno tracciato un quadro delle attuali procedure in materia di responsabilità medica e offerto spunti di riflessione sulle questioni da risolvere. 
Per il presidente Cimo-Asmd, Dott. Riccardo Cassi, il convegno ha dato l’opportunità di “porre sempre di più l’attenzione su un problema che ormai è esploso da anni e che adesso non è più sotto controllo”. “Sto parlando della responsabilità del medico – ha proseguito Cassi – noi abbiamo un sistema arcaico che non tiene conto dell’evoluzione della medicina, per cui a differenza di altri Paesi dove ci sono procedure più rapide e più semplici, questo sistema da noi soffre di ritardi cronici della magistratura per arrivare ad una definizione della questione, alla ricerca della colpa di qualcuno e per poter indennizzare il cittadino. In molti altri sistemi l’indennizzo al cittadino prescinde da una effettiva colpa riconosciuta, perché ci sono degli eventi, dei danni, che non sono eliminabili. Troppo spesso si ricorre al procedimento penale, quando si tratta di procedimenti civili, noi non vogliamo con questo escludere il medico da ogni controllo, però noi abbiamo troppe cause per comportamenti di malpractice che invece si riferiscono soltanto a situazioni che non sono configurabili come reati. Quindi andrebbe fatta veramente una riforma, sono anni che se ne parla, ci sono tanti disegni di legge fermi nel Parlamento. Viene calcolato in circa 14 miliardi il costo della medicina difensiva, cioè di quei comportamenti per i quali vengono chiesti più esami o non vengono fatte determinate procedure, che ovviamente non sono comportamenti corretti. D’altra parte se c’è un evento avverso, si avvia un procedimento e partono decine di avvisi di garanzia nei confronti di persone, di medici dei quali si sa già che non ci sarebbero responsabilità. Il medico si trova così sottoposto a procedimento che dura anche anni e che modifica il suo modo di approcciarsi al lavoro nei tempi successivi. Io conosco medici che dopo aver ricevuto un avviso di garanzia si sono rifiutati di entrare in sala operatoria o ci entrano con paure e timore, salta il rapporto medico paziente, quindi è tutto un sistema che va cambiato. Va cambiato anche il sistema assicurativo, tutte le maggiori compagnie italiane sono fuggite dal campo, ormai sono due o tre compagnie straniere, alcune serie, ma altre non affidabili, per cui c’è il rischio che, non solo il medico si troverà a pagare con il proprio patrimonio, ma soprattutto che il cittadino tarderà ad avere l’indennizzo. Il problema non è più rinviabile, dei ben sette disegni di legge alla Camera, si dovrebbe fare in tempi brevi un testo unico. Noi stiamo sensibilizzando i medici su quali condotte adottare, ben sapendo che non è tutta colpa del sistema, ma anche di situazioni comportamentali e c’è un’altra cosa che noi non riusciamo a fare decollare in Italia, ed è la così detta prevenzione del rischio. Ormai in tutti i paesi ci sono queste unità di prevenzione del rischio che fanno indagini sugli errori, perché la cosa principale è prevenirli, molte volte non è un errore di un singolo, deriva da procedure organizzative non corrette, da mancanza d’informazione, quante volte si legge dello scambio, o esami fatti male, o qualcuno che viene operato dalla parte sbagliata, questi sono eventi che verrebbero facilmente evitati se venissero analizzati perché avvengano correttamente e si attivassero procedure per sostituirli, ma  è chiaro che se io segnalo di avere sbagliato e questo mi comporta una denuncia, io cerco di non farlo. Quindi questo è un settore che va riformato, ma in maniera drastica, non per rendere il medico indenne dalla colpa, ma intanto per risarcire prima il cittadino, in un anno invece che in dieci, ristabilire un rapporto corretto tra cittadino e medico, ma anche perché la struttura sanitaria, nel suo insieme, faccia risparmiare soldi al servizio nazionale.
Il dottore Guido Quici,  vice presidente Cimo, ha dichiarato che “La responsabilità medica è un problema abbastanza vecchio è va risolto, anche perché in un periodo in cui si cercano risorse e non si trovano, per esempio abbattere i costi della medicina difensiva è molto importante, perché sono stimati in circa 12/14 miliardi di euro l’anno, è sono veramente tanti soldi, per fare questo bisogna cambiare radicalmente il concetto di colpa medica e risarcimenti adottando un sistema completamente diverso da quello di adesso. In alcuni paesi europei è la struttura che assicura il medico, questo sistema garantisce che il medico partecipi fattivamente ai così detti casi di risk management”. “E’ necessario – ha spiegato Quici – che il medico denunci tutte le cose che non funzionano e in cui può aver sbagliato, perché questo consenta di migliorare l’organizzazione e il servizio. E’ necessario che il medico denunci tutte le cose che non funzionano in cui può aver sbagliato, in cui le cose potevano andare male, perché questo consente di migliorare l’organizzazione e il servizio. Per fare questo ovviamente deve essere garantito dal punto di vista assicurativo, questo anche nell’interesse del paziente danneggiato, che è molto più tutelato con questo sistema, perché non dovendo ricorrere necessariamente al tribunale, i risarcimenti avvengono in maniera molto più rapida e sono erogati direttamente dall’ente in cui il medico lavora. Quello che sembrerebbe essere un costo a cario del pubblico, cioè il risarcimento del paziente danneggiato,  in realtà non è un costo, ma è un guadagno, perché in tal modo si consentirebbe di ridurre i costi per la medicina difensiva e per esami costosi e inutili prescritti nel timore che un magistrato chieda conto  di quello che è stato fatto. Con questo sistema ci guadagnerebbero più o meno tutti, ci guadagnerebbero i pazienti, ci guadagnerebbero i medici e ci guadagnerebbe anche il servizio sanitario nazionale”.
“La formazione per il medico ora è diventata un obbligo – ha affermato il dottore Alberto Catalano,  Presidente S.P.E.ME. (Societa’ per la Promozione dell’Educazione Medica) – infatti con l’istituzione della formazione continua in medicina, ogni medico deve acquisire nel corso dell’anno circa 50 credi formativi. E’ chiaro che se noi vediamo il discorso della formazione come un aspetto puramente formale e burocratico, allora perde molto di significato, invece dobbiamo vederlo come un momento importante di crescita culturale”. Ha dichiarato inoltre Catalano che “Dal punto di vista della responsabilità è necessario che il medico conosca bene questi problemi, perché purtroppo al giorno d’oggi la conflittualità e il contenzioso che si apre quotidianamente aumenta costantemente e lo vediamo anche attraverso la pubblicità in cui addirittura le persone vengono spinte ad aprire contenziosi contro i medici, allora è bene che il medico conosca bene i suoi compiti le sue responsabilità anche per evitare che poi si ricada nella medicina difensiva. La formazione, quindi, da una parte serve proprio a consentire un progresso scientifico dal punto di vista della competenza professionale, ecco perché gli anni scorsi la Cimo decise di costruire questa società scientifica di cui io sono il presidente in carica e ci ha messo nelle condizioni di offrire ai colleghi un servizio ulteriore che è quello proprio della formazione.  E’ importante che il medico sappia bene che la linee guida sono l’indicazione di un percorso, una forma di aiuto sicuramente, ma non devono rappresentare una gabbia entro cui muoversi o un’assicurazione contro le responsabilità, perché comunque la scelta rimane sempre in capo al medico, il codice deontologico dei medici è uno strumento superiore alle linee guida”.
All’incontro di Lamezia Terme è intervenuto il presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Talarico che ha ringraziato gli organizzatori dell’evento perché “questi momenti d’incontro offrono un contributo per il confronto e il miglioramento professionale, che è fondamentale per affrontare le nuove sfide della professione del medico”. Talarico ha spiegato che “la Calabria è una regione che è stata commissariata fin dall’inizio della nostra legislatura, quindi dal primo giorno dell’insediamento nel 2010, e per questo sottoposti al Piano di rientro. E questo ha pesato molto sulla nostra autonomia, perché anche se le Regioni hanno la delega all’organizzazione sanitaria, noi non abbiamo avuto un’autonomia chiara e netta, ma condizionata e sottoposta al continuo confronto col Tavolo Massicci”. “La parola d’ordine dal primo giorno in cui siamo arrivati è stata risparmio e contenimento della spesa – ha proseguito Talarico – la spesa si aggirava intorno ai 250 milioni l’anno e per questo si accumulavano debiti. Questo trend è andato via via riducendosi e questa è la testimonianza dei grandi sacrifici che abbiamo fatto in questi anni”.
Il direttore generale dell’Asp di Catanzaro Dott. Gerardo Mancuso ha posto l’attenzione sul sistema di riorganizzazione sanitaria che si è attuato in Calabria. “Da tempo nei Paesi anglosassoni e solo da poco nel nostro Paese è stata imboccata la strada del pragmatismo, cioè una visione di assistenza sanitaria che viene disegnata attorno al cittadino e quindi di prossimità. Questo concetto di prossimità da noi non si è sviluppato adeguatamente, infatti abbiamo un sistema sanitario sovradimensionato, che è quello dell’assistenza ospedaliera e specialistica. Da qui la necessità di organizzazione il sistema sanitario, che sta avvenendo attraverso uno strumento straordinario, che è quello del Piano di rientro. Strumento, quest’ultimo, che è stato messo in campo esclusivamente per controllare la spesa e che si è rilevato poco funzionale rispetto alle esigenze vere, cioè quelle di migliorare l’assistenza sanitaria”. “Il piano di rientro – ha proseguito Mancuso – ha un unico obiettivo, quello di ridurre la spesa. Ma questa spesa fino a quanto possiamo ridurla? Se la riduzione è data dal blocco del turnover e dalla spesa farmaceutica, allora dal prossimo anno la Regione Calabria  aumenterà la spesa, perchè si sbloccherà il turnover e così come cambierà la spesa farmaceutica: nell’Asp di Catanzaro abbiamo ridotto la spesa farmaceutica del 20%, però nel prossimo futuro questa spesa dovrà aumentare”. Mancuso ha inoltre rilevato che alcuni economisti sostengono che il Piano di rientro “sarà strutturato non solo nelle 10 Regioni già soggette a questo controllo della spesa, ma anche nelle altre Regioni”. E questo perché “c’è un altro elemento che condiziona la spesa sanitaria: ed è la mobilità passiva. Ecco perché l’unico modo per cambiare strutturalmente la sanità è puntare su competenza e professionalità del medico. Molte strutture sanitarie emergono per la presenza dei medici e non per la presenza dell’organizzazione”. Il direttore generale dell’Asp ha poi parlato del blocco del turnover che sta provocando difficoltà in molte strutture. “La nostra Regione deve avere al più presto lo sblocco del turnover – ha affermato Mancuso –  altrimenti tutti gli ospedali andranno in default nel mese di luglio e agosto. Anche se questo strumento non è sufficiente a risolvere il problema: la Regione infatti deve decidere quanti ospedali mettere su e quanti mantenere. Da noi servono meno ospedali ma buoni, con un’organizzazione funzionale, anche perché non conviene a nessuno lavorare in un ospedale pericoloso sotto il profilo di mancanza di mezzi e di risorse umane”.  (Coordinamento Italiano Medici Ospedalieri – Associazione Sindacale Medici Dirigenti), per approfondire l’argomento alla luce delle novità introdotte dalla legge Balduzzi con la quale il legislatore ha inteso rivedere alcuni aspetti riguardanti la materia della colpa penale, al fine di snellire il contenzioso giudiziario. Le due sessioni di studio sono state precedute da alcuni interventi che hanno tracciato un quadro delle attuali procedure in materia di responsabilità medica e offerto spunti di riflessione sulle questioni da risolvere.
Per il presidente Cimo-Asmd, Dott. Riccardo Cassi, il convegno ha dato l’opportunità di “porre sempre di più l’attenzione su un problema che ormai è esploso da anni e che adesso non è più sotto controllo”. “Sto parlando della responsabilità del medico – ha proseguito Cassi – noi abbiamo un sistema arcaico che non tiene conto dell’evoluzione della medicina, per cui a differenza di altri Paesi dove ci sono procedure più rapide e più semplici, questo sistema da noi soffre di ritardi cronici della magistratura per arrivare ad una definizione della questione, alla ricerca della colpa di qualcuno e per poter indennizzare il cittadino. In molti altri sistemi l’indennizzo al cittadino prescinde da una effettiva colpa riconosciuta, perché ci sono degli eventi, dei danni, che non sono eliminabili. Troppo spesso si ricorre al procedimento penale, quando si tratta di procedimenti civili, noi non vogliamo con questo escludere il medico da ogni controllo, però noi abbiamo troppe cause per comportamenti di malpractice che invece si riferiscono soltanto a situazioni che non sono configurabili come reati. Quindi andrebbe fatta veramente una riforma, sono anni che se ne parla, ci sono tanti disegni di legge fermi nel Parlamento. Viene calcolato in circa 14 miliardi il costo della medicina difensiva, cioè di quei comportamenti per i quali vengono chiesti più esami o non vengono fatte determinate procedure, che ovviamente non sono comportamenti corretti. D’altra parte se c’è un evento avverso, si avvia un procedimento e partono decine di avvisi di garanzia nei confronti di persone, di medici dei quali si sa già che non ci sarebbero responsabilità. Il medico si trova così sottoposto a procedimento che dura anche anni e che modifica il suo modo di approcciarsi al lavoro nei tempi successivi. Io conosco medici che dopo aver ricevuto un avviso di garanzia si sono rifiutati di entrare in sala operatoria o ci entrano con paure e timore, salta il rapporto medico paziente, quindi è tutto un sistema che va cambiato. Va cambiato anche il sistema assicurativo, tutte le maggiori compagnie italiane sono fuggite dal campo, ormai sono due o tre compagnie straniere, alcune serie, ma altre non affidabili, per cui c’è il rischio che, non solo il medico si troverà a pagare con il proprio patrimonio, ma soprattutto che il cittadino tarderà ad avere l’indennizzo. Il problema non è più rinviabile, dei ben sette disegni di legge alla Camera, si dovrebbe fare in tempi brevi un testo unico. Noi stiamo sensibilizzando i medici su quali condotte adottare, ben sapendo che non è tutta colpa del sistema, ma anche di situazioni comportamentali e c’è un’altra cosa che noi non riusciamo a fare decollare in Italia, ed è la così detta prevenzione del rischio. Ormai in tutti i paesi ci sono queste unità di prevenzione del rischio che fanno indagini sugli errori, perché la cosa principale è prevenirli, molte volte non è un errore di un singolo, deriva da procedure organizzative non corrette, da mancanza d’informazione, quante volte si legge dello scambio, o esami fatti male, o qualcuno che viene operato dalla parte sbagliata, questi sono eventi che verrebbero facilmente evitati se venissero analizzati perché avvengano correttamente e si attivassero procedure per sostituirli, ma  è chiaro che se io segnalo di avere sbagliato e questo mi comporta una denuncia, io cerco di non farlo. Quindi questo è un settore che va riformato, ma in maniera drastica, non per rendere il medico indenne dalla colpa, ma intanto per risarcire prima il cittadino, in un anno invece che in dieci, ristabilire un rapporto corretto tra cittadino e medico, ma anche perché la struttura sanitaria, nel suo insieme, faccia risparmiare soldi al servizio nazionale.
Il dottore Guido Quici,  vice presidente Cimo, ha dichiarato che “La responsabilità medica è un problema abbastanza vecchio è va risolto, anche perché in un periodo in cui si cercano risorse e non si trovano, per esempio abbattere i costi della medicina difensiva è molto importante, perché sono stimati in circa 12/14 miliardi di euro l’anno, è sono veramente tanti soldi, per fare questo bisogna cambiare radicalmente il concetto di colpa medica e risarcimenti adottando un sistema completamente diverso da quello di adesso. In alcuni paesi europei è la struttura che assicura il medico, questo sistema garantisce che il medico partecipi fattivamente ai così detti casi di risk management”. “E’ necessario – ha spiegato Quici – che il medico denunci tutte le cose che non funzionano e in cui può aver sbagliato, perché questo consenta di migliorare l’organizzazione e il servizio. E’ necessario che il medico denunci tutte le cose che non funzionano in cui può aver sbagliato, in cui le cose potevano andare male, perché questo consente di migliorare l’organizzazione e il servizio. Per fare questo ovviamente deve essere garantito dal punto di vista assicurativo, questo anche nell’interesse del paziente danneggiato, che è molto più tutelato con questo sistema, perché non dovendo ricorrere necessariamente al tribunale, i risarcimenti avvengono in maniera molto più rapida e sono erogati direttamente dall’ente in cui il medico lavora. Quello che sembrerebbe essere un costo a cario del pubblico, cioè il risarcimento del paziente danneggiato,  in realtà non è un costo, ma è un guadagno, perché in tal modo si consentirebbe di ridurre i costi per la medicina difensiva e per esami costosi e inutili prescritti nel timore che un magistrato chieda conto  di quello che è stato fatto. Con questo sistema ci guadagnerebbero più o meno tutti, ci guadagnerebbero i pazienti, ci guadagnerebbero i medici e ci guadagnerebbe anche il servizio sanitario nazionale”.
“La formazione per il medico ora è diventata un obbligo – ha affermato il dottore Alberto Catalano,  Presidente S.P.E.ME. (Societa’ per la Promozione dell’Educazione Medica) – infatti con l’istituzione della formazione continua in medicina, ogni medico deve acquisire nel corso dell’anno circa 50 credi formativi. E’ chiaro che se noi vediamo il discorso della formazione come un aspetto puramente formale e burocratico, allora perde molto di significato, invece dobbiamo vederlo come un momento importante di crescita culturale”. Ha dichiarato inoltre Catalano che “Dal punto di vista della responsabilità è necessario che il medico conosca bene questi problemi, perché purtroppo al giorno d’oggi la conflittualità e il contenzioso che si apre quotidianamente aumenta costantemente e lo vediamo anche attraverso la pubblicità in cui addirittura le persone vengono spinte ad aprire contenziosi contro i medici, allora è bene che il medico conosca bene i suoi compiti le sue responsabilità anche per evitare che poi si ricada nella medicina difensiva. La formazione, quindi, da una parte serve proprio a consentire un progresso scientifico dal punto di vista della competenza professionale, ecco perché gli anni scorsi la Cimo decise di costruire questa società scientifica di cui io sono il presidente in carica e ci ha messo nelle condizioni di offrire ai colleghi un servizio ulteriore che è quello proprio della formazione.  E’ importante che il medico sappia bene che la linee guida sono l’indicazione di un percorso, una forma di aiuto sicuramente, ma non devono rappresentare una gabbia entro cui muoversi o un’assicurazione contro le responsabilità, perché comunque la scelta rimane sempre in capo al medico, il codice deontologico dei medici è uno strumento superiore alle linee guida”.
All’incontro di Lamezia Terme è intervenuto il presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Talarico che ha ringraziato gli organizzatori dell’evento perché “questi momenti d’incontro offrono un contributo per il confronto e il miglioramento professionale, che è fondamentale per affrontare le nuove sfide della professione del medico”. Talarico ha spiegato che “la Calabria è una regione che è stata commissariata fin dall’inizio della nostra legislatura, quindi dal primo giorno dell’insediamento nel 2010, e per questo sottoposti al Piano di rientro. E questo ha pesato molto sulla nostra autonomia, perché anche se le Regioni hanno la delega all’organizzazione sanitaria, noi non abbiamo avuto un’autonomia chiara e netta, ma condizionata e sottoposta al continuo confronto col Tavolo Massicci”. “La parola d’ordine dal primo giorno in cui siamo arrivati è stata risparmio e contenimento della spesa – ha proseguito Talarico – la spesa si aggirava intorno ai 250 milioni l’anno e per questo si accumulavano debiti. Questo trend è andato via via riducendosi e questa è la testimonianza dei grandi sacrifici che abbiamo fatto in questi anni”.
Il direttore generale dell’Asp di Catanzaro Dott. Gerardo Mancuso ha posto l’attenzione sul sistema di riorganizzazione sanitaria che si è attuato in Calabria. “Da tempo nei Paesi anglosassoni e solo da poco nel nostro Paese è stata imboccata la strada del pragmatismo, cioè una visione di assistenza sanitaria che viene disegnata attorno al cittadino e quindi di prossimità. Questo concetto di prossimità da noi non si è sviluppato adeguatamente, infatti abbiamo un sistema sanitario sovradimensionato, che è quello dell’assistenza ospedaliera e specialistica. Da qui la necessità di organizzazione il sistema sanitario, che sta avvenendo attraverso uno strumento straordinario, che è quello del Piano di rientro. Strumento, quest’ultimo, che è stato messo in campo esclusivamente per controllare la spesa e che si è rilevato poco funzionale rispetto alle esigenze vere, cioè quelle di migliorare l’assistenza sanitaria”. “Il piano di rientro – ha proseguito Mancuso – ha un unico obiettivo, quello di ridurre la spesa. Ma questa spesa fino a quanto possiamo ridurla? Se la riduzione è data dal blocco del turnover e dalla spesa farmaceutica, allora dal prossimo anno la Regione Calabria  aumenterà la spesa, perchè si sbloccherà il turnover e così come cambierà la spesa farmaceutica: nell’Asp di Catanzaro abbiamo ridotto la spesa farmaceutica del 20%, però nel prossimo futuro questa spesa dovrà aumentare”. Mancuso ha inoltre rilevato che alcuni economisti sostengono che il Piano di rientro “sarà strutturato non solo nelle 10 Regioni già soggette a questo controllo della spesa, ma anche nelle altre Regioni”. E questo perché “c’è un altro elemento che condiziona la spesa sanitaria: ed è la mobilità passiva. Ecco perché l’unico modo per cambiare strutturalmente la sanità è puntare su competenza e professionalità del medico. Molte strutture sanitarie emergono per la presenza dei medici e non per la presenza dell’organizzazione”. Il direttore generale dell’Asp ha poi parlato del blocco del turnover che sta provocando difficoltà in molte strutture. “La nostra Regione deve avere al più presto lo sblocco del turnover – ha affermato Mancuso –  altrimenti tutti gli ospedali andranno in default nel mese di luglio e agosto. Anche se questo strumento non è sufficiente a risolvere il problema: la Regione infatti deve decidere quanti ospedali mettere su e quanti mantenere. Da noi servono meno ospedali ma buoni, con un’organizzazione funzionale, anche perché non conviene a nessuno lavorare in un ospedale pericoloso sotto il profilo di mancanza di mezzi e di risorse umane”.