L’Assessore Caligiuri sulla classifica di gradimento del Presidente di Regione

CATANZARO – L’Assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri ha rilasciato la seguente dichiarazione: “E’ significativo il recupero di due posizioni nella classifica di gradimento dei governatori delle regioni da parte del Presidente Scopelliti, avvenuto peraltro in condizioni di grande difficoltà. Una tendenza che conferma l’impegno in profondità di Scopelliti, che sta affrontando quotidianamente tanti problemi, tutti fortemente aggravati dalla pesante ed inedita situazione economica generale. Una valutazione ancora più serena di certo porterà a considerazioni ulteriormente positive per il nostro Governatore”.

Sciolto il consiglio comunale di Scalea

CATANZARO, 25 FEB – Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto del Presidente della Repubblica per lo scioglimento del Consiglio comunale di Scalea. L’atto serve a risanare l’Ente da forme di condizionamento della criminalità organizzata. La gestione, su proposta del Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, sarà affidata ad una Commissione straordinaria.

Lo scioglimento arriva dopo l’arresto del sindaco e quattro assessori coinvolti in una inchiesta contro una cosca di ‘ndrangheta.

Tafferugli nel centro di accoglienza. Arrestati quattro stranieri

LAMEZIA TERME (CATANZARO)  – Quattro stranieri, di età compresa tra i 21 ed i 27 anni, originari della Nigeria e del Mali, sono stati arrestati dai carabinieri a Lamezia Terme perché hanno provocato tafferugli nel centro di accoglienza ‘Malgrado Tutto’. I quattro extracomunitari hanno rinchiuso all’interno della struttura due operatori, intimando loro di non uscire e minacciandoli con dei mattoni. I carabinieri hanno arrestato i quattro stranieri e riportato la calma nella struttura.

Cinque persone arrestate per spaccio di droga

CASSANO ALLO IONIO (COSENZA) – Cinque persone sono state arrestate dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza e della Compagnia di Corigliano Calabro perchè ritenute responsabili dello spaccio di droga nel quartiere Timpone Rosso di Cassano allo Ionio. Per controllare l’attività era stata predisposta una fitta rete di sentinelle che allertavano gli spacciatori quando arrivavano le forze dell’ordine.

More e Centro Antiviolenza Lanzino insieme per un “nuovo” teatro. Intervista a Dario De Luca

Dario De Luca di Scena Verticale

COSENZA – Il Progetto More è diventato un’isola felice, un’isola che c’è, un luogo di ritrovo in cui tutti “assorbono” la cultura viva e sana, è un piccolo isolotto che contiene un mondo tutto da scoprire, un pianeta che non smette mai di stupire, insegnare, affascinare. Ogni settimana la sala del Teatro More è gremita, si scorgono volti che ormai riconosci anche ad occhi chiusi, sono i volti di tutti gli affezionati frequentatori della “baldoria” culturale del venerdì sera.
Il 28 febbraio si darà inizio al terzo atto del More, nuova viscerale stagione in collaborazione con il Centro Antiviolenza Roberta Lanzino, nuovo cartellone e nuovi  spettacoli con tematiche di genere da analizzare, sminuzzare, sviscerare.
Ad indicarci il nuovo percorso da seguire Dario De Luca fondatore, insieme a Saverio La Ruina, di Scena Verticale.

Dario… sei attore, regista e drammaturgo con una serie di premi poggiati sulla tua scrivania. Come e quando nasce la tua passione per il teatro?
La passione è nata da ragazzino, grazie alla frequentazione costante del teatro sin da piccolo. I miei genitori e mio zio Umile (Umile Montimurro, responsabile amministrativo dell’allora Consorzio Teatrale Calabrese) mi hanno sempre portato a teatro, sia al Rendano che al Morelli – più tardi da solo conobbi anche il Teatro dell’Acquario – per cui il teatro è uno spazio che ho sempre vissuto con grande familiarità. Non ho mai subito il ricatto culturale di non capire quello che vedevo o di sentirmi  inadeguato. Certo ho visto tante cose inadatte o “pesanti” per un ragazzino, ma la magia del palco, di quelle storie vissute dal vivo,  hanno sempre vinto sulla possibile sensazione di noia che poteva sorgermi. Credo fortemente che abituare i bambini al teatro sia il miglior modo per appassionarli ad una forma d’arte senza pari.

Nel 1992,con Saverio La Ruina, hai fondato la compagnia Scena Verticale. Com’è nata questa collaborazione?
Ci incontrammo io e Saverio agli inizi degli anni 90. Tra la fine del 90 e l’inizio del 91. Io ero appena uscito dalla scuola di teatro del  Centro Rat-Teatro dell’Acquario e Saverio tornava ad avere un piede in Calabria dopo essere già stato in compagnia con Leo De Berardinis e Rem&Cap.  L’incontro avvenne poiché tutti e due fummo “precettati” per far parte di una compagnia che stava appena nascendo a Cosenza, dalle belle speranze ma che già nel nome aveva il suo destino segnato. Si chiamava Teatro della Tempesta e naufragò miseramente dopo appena un anno dalla nascita. Mi piace ricordarlo perché il lato positivo di tutta quella balorda vicenda fu che io e Saverio ci incontrammo. E l’incontro fu sia umano che lavorativo. Incontrandoci sul lavoro trovammo fin da subito un bell’affiatamento. I nostri sogni parlavano la stessa lingua, terreno comune su cui poggiare le basi delle nostre piccole-grandi utopie artistiche. Non ci spaventava il lavoro e ci convincemmo che potevamo provare a costruire una nostra piccola compagnia rimanendo in Calabria. Donammo le dimissioni dalla Tempesta con la promessa che avremmo costruito un nostro percorso. C’era anche un regista franco-magrebino con noi, Tarak Hamman, che poteva essere nostro sodale ma con il quale vivemmo un periodo di collaborazione di solo un anno. Era l’estate del  1992. Io avevo 23 anni. Capii fin da subito che con quell’estate se ne andava la mia giovinezza, intesa come spensieratezza e leggera incoscienza, ed entravo definitivamente nel mondo adulto e lavorativo.

Dal 1992 ad oggi cos’è diventato più semplice e cosa, invece, più complesso?
I primi anni furono anni di intensa costruzione.  I primi spettacoli girarono per anni nelle scuole elementari, medie  e Istituti superiori della nostra regione e della Basilicata. Lavorare nelle scuole era un modo per dare continuità ad un mestiere difficile da svolgere nella Calabria teatrale degli anni novanta e in fondo, nel nostro piccolo, contribuivamo a creare un nuovo pubblico che imparava a vedere e apprezzare il teatro già dalla più tenera età. Quei nostri spettacoli divennero  “palestra” costante per riflettere sul nostro agire teatrale, sullo strumento corpo-voce dell’attore, sul pubblico, sulla relazione con esso, sullo spazio scenico, sull’organizzazione e sulla vendita di un prodotto culturale. Avevamo iniziato questa avventura per fare gli attori e poco a poco ci ritrovammo a imparare ad essere organizzatori, impresari di noi stessi, progettisti, amministratori e poi ancora tecnici, registi e autori di teatro. Per molti anni Scena Verticale fummo solo Saverio ed io. Ci furono anni molto duri e bui, ma non ci fiaccarono né i sacrifici né la lunga gavetta. Oggi siamo una struttura più solida. Da anni il nostro lavoro è affiancato dal lavoro di Settimio Pisano, direttore organizzativo della compagnia, del festival Primavera dei Teatri e della Residenza More a Cosenza; da quello di Tiziana Covello, amministratrice e responsabile contabilità di tutti i nostri progetti. Così come è preziosissimo il lavoro di Rosy Chiaravalle e Loredana Ciliberto.  Ci sono attori, musicisti, tecnici e maestranze che, pur non essendo dentro Scena Verticale, hanno legato spesso e volentieri il loro percorso artistico al nostro (Gianfranco De Franco, Giuseppe Oliveto, Ernesto Orrico, Marco Silani, Giuseppe Vincenzi, Gennaro Dolce, Gaetano Bonofiglio, Rita Zangari). Sono amici che conosciamo da tempo con i quali c’è una sintonia oltre che artistica, umana.
La complessità del lavoro rispetto agli inizi sta senza dubbio nel confermare una qualità nei nostri progetti che non faccia rimpiangere dei bellissimi traguardi raggiunti nel tempo. Essere capaci di continuare a confrontarci con un pubblico che ha sviluppato delle aspettative sul nostro operato, sia per quanto riguarda il percorso artistico che quello di operatori culturali.

In molti hanno lasciato e continuano a lasciare la Calabria. Tu, invece, sei sempre stato tra quei pochi che hanno deciso di restare. Cosa ti spinge a rimanere senza perdere mai la speranza?
Ci sono alcune cose che già pensarle diventa impresa. Cose su cui nessuno scommetterebbe un centesimo. Una di queste è quella di decidere di far teatro in Calabria. Nuova drammaturgia e ricerca; l’organizzazione di un festival della scena contemporanea. E invece a volte può accadere che fai nascere una compagnia e che diventi, col tempo, riconoscibile; che la tua poetica sia in grado di raccontare un territorio oscuro e inedito come la Calabria; che un dialetto sconosciuto e complicato diventi lingua teatrale; che organizzi un festival che diventa un luogo apprezzato e importante per il dibattito teatrale nazionale. Ti assicuro che tante volte perdi le speranze e tante volte ci siamo sentiti scoraggiati e un po’ mortificati. Una volta pensavo che se ci stai in una terra devi impegnarti a renderla migliore. Altrimenti in posti come la Calabria non è neanche il caso di rimanere ed è meglio andar via. Oggi penso che questo discorso si possa estendere a tutta l’Italia, per cui chi decide di andarsene deve fare delle valigie molto capienti e guardare a luoghi davvero lontani. Altrimenti resta e si rimbocca le maniche. Il segreto è considerare il tuo posto, sempre è comunque, il centro del mondo.

Parliamo un po’ del Progetto More e del grande successo che continua a riscuotere soprattutto tra i giovani. Ogni venerdì sera il Teatro Morelli è pieno zeppo di spettatori ed ogni messa in scena è sempre una fantastica sorpresa. Gli spettacoli non solo piacciono sempre ma insegnano tanto. Qual è il segreto delle vostre scelte e del vostro successo?
Non esiste una formula precisa. Nessun segreto. Nessuna magia. Solo una grande attenzione verso la scena contemporanea e verso gli spettacoli che proponiamo in cartellone. Le scelte non sono mai casuali, ma sempre frutto di una ricerca attenta, che portiamo avanti frequentando il teatro nazionale e non.  La formula del venerdì sta funzionando, il Morelli è diventato un punto di incontro, non solo per gli spettacoli teatrali. Gli spettatori sono stimolati a frequentarlo, trovando un’offerta molto varia, che parte dal teatro ma, appunto, tende a diversificarsi, spaziando dai laboratori di musicoterapia e quelli di editoria, dalle lezioni della Scuola di teatro ai concerti. Il nostro pubblico è anche molto variegato e l’età davvero trasversale. Al More trovi adolescenti e spesso anche bambini (soprattutto dopo il successo della Scuola di teatro), trovi i quarantenni, ma trovi anche tanta gente over sessanta. Gli spettatori penso apprezzino il fatto di poter trovare da noi anche la possibilità di ascoltare un buon concerto e sorseggiare una birra, ma in un contesto che non è dispersivo, come invece succede spesso nei locali. Chi viene per assistere ad un concerto sa che l’attenzione principale è verso la musica (anche per questo le scelte musicali sono attentamente programmate al pari di quelle teatrali), e che questa non è solo contorno per una chiacchiera e una bevuta, ma è la protagonista, intorno alla quale poi si può anche imbastire un discorso di convivialità, che però non deve mortificare il lavoro e il talento dei musicisti. Forse un altro punto di forza può essere ricercato nella continuità della nostra programmazione. In effetti già dal primo anno di attività della Residenza stiamo cercando di fare una programmazione di ampio e lungo respiro, che dia la possibilità di intraprendere discorsi più articolati e che riesca a intercettare la necessità del pubblico di trovare dei punti fermi, come sono diventati ormai i nostri venerdì teatrali e come spero diventino i mercoledì musicali.

I giovani sono la vostra forza. Secondo te perché amano il More, così come altre compagnie che propongono spettacoli sperimentali, mentre disertano gli appuntamenti con tutto ciò che è tradizionale?
Penso che gli spettacoli che vengono disertati sono quelli che non dialogano con il pubblico del XXI secolo.  Spesso nei teatri di tradizione si propone un repertorio che si è cristallizzato in una sorta di fermo-immagine perenne su titoli e autori consolidati, che non convince e intrattiene più neanche lo stanco pubblico degli abbonati.  Vogliamo prenderne atto e rinnovare questi cartelloni? In questi ultimi vent’anni una gran quantità di piccole realtà indipendenti ha sopperito, con il proprio operato, a quello che per decenni non hanno fatto le stabilità e le stagioni dei grandi teatri, tranne in rari e isolati casi; dando visibilità a tutto un movimento teatrale che altrimenti non avrebbe avuto spazio. Il sistema teatrale istituzionale (e metto dentro il calderone Stabili Pubblici, Stabili Privati, Stabili d’Innovazione e Circuiti) non ha voluto, e ancora non vuole, vedere che ci sono fior di artisti e un numero incredibilmente vasto di pubblico che si confronta sull’oggi, parlando la stessa lingua e che ha sancito un rinnovamento e un ricambio generazionale nel panorama teatrale italiano che, come giustamente dice Renato Palazzi (critico del Sole 24 Ore e studioso di teatro), non ha eguali in Italia perlomeno da quarant’anni. Vogliamo prenderne atto?

Il 28 febbraio inizierà nuovamente il More. Siamo arrivati all’atto III, puoi darci qualche piccola anticipazione?
Anche il programma di questo atto terzo, oltre all’attenzione verso i linguaggi del teatro contemporaneo, sarà caratterizzato da  scelte che ricadono spesso su spettacoli con una forte aderenza alle problematiche della contemporaneità tout court e non solo di quella strettamente teatrale. Come del resto è stato per alcuni degli spettacoli ospitati nella scorsa stagione, che affrontavano tematiche forti ma di pressante attualità, come ad esempio la pedofilia. In questo nuovo atto viene dato uno spazio ancora più ampio ad un’altra tematica per tanti versi “scomoda”, come quella della violenza di genere. La stagione 2014 del More si aprirà infatti con un ciclo di tre spettacoli racchiusi sotto il nome “Progetto donna”, un progetto teatrale che vuole anche essere testimonianza di un impegno reale, da concretizzare prima di tutto attraverso la sensibilizzazione del pubblico intorno a questo tema. Il “Progetto donna”  prevede, nello specifico, la messa in scena di tre spettacoli che narrano vicende molto dure, consumate spesso nello stesso ambito familiare e acuite il più delle volte da un destino di solitudine nel quale le protagoniste vengono relegate. Da questa idea è nata una  collaborazione molto importante e significativa con il Centro antiviolenza Roberta Lanzino. Una collaborazione che sarà inaugurata da un incontro tra la nostra compagnia e le donne del Centro antiviolenza, un incontro aperto anche a tutti coloro che vorranno partecipare e al quale parteciperà anche Saverio La Ruina, che è autore e protagonista dello spettacolo col quale apriremo il “Progetto donna” e l’intera nuova stagione. L’incontro si terrà giovedì 27 febbraio, alle ore 17.00, presso la sede del Centro antiviolenza di Via Ernesto Fagiani.
La Residenza teatrale proseguirà poi il suo lavoro fino a fine maggio, con un fittissimo programma di laboratori, spettacoli, concerti e una serie di eventi conclusivi che intorno al 20 maggio vedranno la realizzazione degli esiti dei laboratori e della Scuola di teatro e la nuova edizione del festival Teatrabile, dedicato al teatro che si impegna nel disagio.

Annabella Muraca

Cosenza, Gran Gala’ tra i ricordi

Quella di ieri è stata una serata emozionante, e tutti gli altri aggettivi sarebbero superflui. Questo l’unico commento, insieme a tante note di lodi, da fare al Gran Gala’ che ieri sera ha voluto rappresentare l’atto conclusivo di questa indimenticabile tre giorni di calcio cosentino. La capacità di racchiudere e far emozionare più e più generazioni in una sola serata è stata, sportivamente parlando, un miracolo. Un miracolo che noi, nel nostro piccolo, per quanto possiamo, ci apprestiamo a raccontare, con ancora addosso le emozioni della serata.

Già prima della partenza iniziano i primi abbracci e le prime ricerche spasmodiche di amici che si rivedono dopo un bel po’ di anni: arrivano, in ordine sparso, Simoni, Napolitano, Marulla, Parisi, Cosa. Poi entrano i più recenti Biccio, Marano, Guadalupi, Napoli. Tutti dentro per una festa della città, prima ancora che della squadra. La stella della serata si fa attendere: Gene Gnocchi arriva a qualche minuto dalle otto, e si presta gentilmente allo sguardo indiscreto ed entusiasta di telecamere, fotocamere, cellulari e fans. Ora ci sono proprio tutti, ora si può cominciare. Che la festa abbia inizio.

Gene Gnocchi, al fianco di Patrizia de Napoli, da’ buoni dieci minuti di puro spettacolo, pungolando un po’ Paola Ferrari ed avvertendo il ds Ciccio Marino, presente in quanto facente parte della squadra del Centenario, che “sono ancora svincolato, quindi qualora il Cosenza volesse mettermi sotto contratto, sarei a completa disposizione”. Dopodiché il ricordo si sposta su un giocatore che lo showman ha sempre amato: Oberdan Biagioni, immediatamente raggiunto al telefono da Giuseppe Milicchio, con il quale si instaura una conversazione di un quarto d’ora almeno, coronata dai cori dei tifosi. Dopo il ricordo, come sempre commovente, da parte della sorella Donata, di Denis Bergamini, con un video ad hoc, sale sul palco l’uomo più amato: Gigi Marulla, bandiera del Cosenza, 104 reti in gare ufficiali per la maglia dei Lupi, giustamente celebrato dai due presentatori. Insieme a lui, sale Renato Campanini, con Ciabattoni. Il primo è il recordman italiano dei gol nel dopoguerra nei campionati professionistici italiani – davanti a lui solo Nordhal ed Altafini, il secondo un ottimo attaccante poco prolifico nella città dei bruzi. Tra vari siparietti, si giunge al ricordo del gol di Alberto Aita contro il Catanzaro, per poi passare al Cosenza che riportò la società in B nella stagione ’97/’98: salgono sul palco Paschetta, Pavone, Riccio, Altomare e Tommaso Napoli, accompagnati ovviamente dallo Storico mister di quel Cosenza, il mitico Giuliano Sonzogni, che non risparmia frecciate a società ed allegre prese in giro al suo bersaglio Paschetta, ricordando la clamorosa espulsione a Roma contro la Lazio, preludio alla successiva sconfitta per due ad uno. Momenti di ilarità e risposte da una parte e dall’altra, prima di passare a Manolo Mosciaro, bonariamente scherzato da Gene Gnocchi, in quanto “Autore di una media gol invidiabile quest’anno” (solo quattro marcature all’attivo): “Se segni questa domenica faccio mettere il tuo cartonato dietro alla Domenica Sportiva”. Manolo è il preludio all’arrivo dei protagonisti dell’ultima stagione, tra i quali spiccano Biccio, Guadalupi, Marano, Mister Gagliardi. I cori, ovviamente, sono tutti per Arcidiacono. Mentre sono ancora sul palco, vengono chiamati altri tre che a Cosenza hanno fatto la storia recente: Capitan Parisi, Bomber Cosa ed il Principe Occhiuzzi. Questi svela il segreto del suo bacio al pallone, che significa bacio alla città tutta, Cosa parla di come Cosenza gli sia rimasta nel cuore, chiusura di Parisi con un molto commovente “Qui vedo solo amici”. L’apice della serata, però, si raggiunge col Cosenza ’87/’88, allenato da Gianni di Marzio, che riportò i Lupi in B dopo un quarto di Secolo: e così si presentano all’appuntamento Napolitano, Simoni, Urban, De Rosa, Marino, De Paola. Tutti – o quasi – facenti parte della formazione del Centenario. Dal momento in cui salgono, al momento in cui vanno via, intercorre una buona mezz’ora in cui raccontano di tutto, dagli scherzi ai momenti insieme, dalle battute ai cruciverba, divenendo padroni del palco e della kermesse, con la compagnia di Gigi Marulla e Paolo Tramezzani, due che grande calcio ne hanno masticato eccome. La chiusura, prima della torta, è dedicata al Cosenza ’72/’73, con Mister Renzo Aldi. Poi la presenza dei presidenti storici (Paletta, Carratelli, Serra) e lo spegnimento delle candeline, da parte dell’Avvocato Carratelli, della torta fatta preparare appositamente per la serata. Da registrare, come nota stupenda, la presenza dei due ragazzi protagonisti di “Conzativicci”, commedia scritta e diretta da Sergio Crocco, che eseguono i pezzi “La trasferta” e “Disabile si tu”. Un momento di colore, così come quello che ha visto coinvolto Padre Fedele, ma anche di riflessione, nel ricordo soprattutto di Piero Romeo.

Si conclude così la serata più bella. Un miracolo, dicevamo, organizzato da persone competenti e meravigliose, che hanno saputo giostrare alla perfezione i tempi e far rivivere, a più generazioni, emozioni forti ed indescrivibili. Un grazie, dunque, allo staff di lupiindiretta, che ha reso possibile tutto ciò, ed ai veri protagonisti della serata, i ragazzi che sono saliti sul palco e che, a modo loro, e coi loro ricordi, hanno fatto vivere una serata indimenticabile al popolo rossoblu.

Francesco La Luna & Andreina Morrone

1kg di marijuana in auto. Giovane arrestato dalla Polstrada

VIBO VALENTIA – Viaggiava sull’A3 con oltre un chilo di marijuana in auto. Alessio Madonia, di 33 anni, titolare di una ricevitoria a Santa Maria del Cedro, è stato arrestato a Pizzo dalla Polstrada per detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti. Madonia è stato bloccato mentre era alla guida della sua auto assieme alla compagna e al loro figlio minore. La droga, scoperta dal Nucleo cinofilo, era nascosta all’interno della ruota di scorta in due sacchetti di cellophan.

Centenario Cosenza Calcio: Commissione cultura assegna riconoscimento al giornalista Vincenzo d’Atri

COSENZA – “Il Cosenza calcio senza la storia raccontata da Vincenzo d’Atri sarebbe come una notte senza luna e senza stelle”. Scomoda Confucio, parafrasandone un aforisma, ma dice la pura e sacrosanta verità Maria Lucente, Vice presidente della Commissione cultura del Comune di Cosenza, nel tratteggiare la figura del giornalista Vincenzo d’Atri, a proposito del suo impegno e della sua passione per i colori rossoblu cui ha dedicato l’intera carriera giornalistica (tra i volti più popolari della Rai regionale) ma anche quella di narratore ineguagliato e, probabilmente, inarrivabile, delle gesta pedatorie della squadra della città dei Bruzi.

Ieri sera, Vincenzo d’Atri, decano dei giornalisti calabresi, è stato festeggiato nel salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi, in occasione del centenario del Cosenza Calcio, dalla Commissione cultura presieduta da Claudio Nigro che gli ha assegnato un riconoscimento sia per la sua attività giornalistica che per essere stato autore dei volumi “Cosenza, storia in rossoblù” che documentano con dovizia di particolari tutta la storia del Cosenza Calcio, da quando vide la luce come Società Sportiva “Fortitudo”, quando il rosso e il blu non avevano ancora fatto la loro comparsa sulle maglie dei calciatori che allora vestivano una casacca verde e azzurra. Verde come i boschi della Sila e azzurra come lo stemma della città. Poi, in omaggio ai grifoni del Genoa, la prima squadra a vincere il titolo italiano, il rosso e il blu presero il sopravvento e accesero le passioni. Come quella di Vincenzo d’Atri. Che ama riassumere in un aneddoto che, ora che si gode la pensione, lontano dagli schermi telvisivi che lo hanno reso popolarissimo, racconta senza la preoccupazione di recare un dispiacere ai tifosi delle altre città calabresi e di violare ogni forma di par condicio calcistica. “Molti amici e spettatori televisivi mi hanno confessato – ha raccontato d’Atri durante l’incontro in commissione cultura – che quando si sintonizzavano sul canale della Rai regionale per seguire il telegiornale e, come spesso capitava la domenica, ero io a condurlo, già dal mio buona sera si accorgevano se il Cosenza avesse vinto o perso. Evidentemente la mia espressione tradiva o la felicità della vittoria o lo scoramento della sconfitta o, ancora, una delusione a metà, nel caso di un pareggio.” A festeggiare ieri il giornalista cosentino, ma di origine castrovillarese, anche l’Assessore allo sport del Comune di Cosenza Carmine Manna. Ma all’appuntamento non hanno voluto mancare anche la figlia di d’Atri, Gabriella, anche lei giornalista Rai, e la nipote Alessia. Tra gli amici, Padre Fedele Bisceglia, leader riconosciuto del tifo ultrà rossoblu.

Nelle vesti di relatore della commissione cultura, il consigliere Mimmo Frammartino che, all’epoca della promozione del Cosenza in serie B, nel 1988, era Assessore allo sport. Per Frammartino “Vincenzo d’Atri è lo storiografo del Cosenza Calcio nel vero significato del termine. Inimmaginabile la mole di dati e di notizie che d’Atri ha fornito sulla storia del Cosenza, accanto alla narrazione della storia della città dal punto di vista politico, economico e culturale, così come ha fatto nel volume “Cosenza alle soglie del terzo millennio”.

All’incontro di ieri ha partecipato, oltre al Presidente Nigro e alla Vice Presidente Lucente, anche il consigliere Francesco Perri, mentre il Presidente della Commissione sport Francesco Spadafora, assente per impegni precedentemente assunti, ha inviato una lettera che è stata letta dal Presidente Nigro. A d’Atri Spadafora ha rivolto il suo personale ringraziamento “per l’encomiabile opera di memoria portata avanti e che appartiene ormai al bagaglio culturale della Cosenza sportiva.”

Visibilmente commosso, quando arriva il momento di dire la sua, Vincenzo d’Atri ringrazia la commissione cultura “per la grande manifestazione di affetto”, ricorda il periodo in cui scrisse la sua storia in rossoblu, stimolato anche dal sindaco di allora Giacomo Mancini, “che volle fortemente la pubblicazione  dei due volumi” e rimarca che quello raccolto nei due libri sulla squadra di calcio della città “è un racconto senza fine, perché senza fine è il suo protagonista: il Cosenza”.

E mentre sullo schermo del salone di rappresentanza scorrono le immagini  della storica promozione in serie B del 1988, parte la musica del nuovo inno del Cosenza, composto per il centenario da Gino Scaglione e inserito in un cd pubblicato per l’occasione ed il cui ricavato andrà a sostenere la realizzazione di un’opera per aiutare i bambini diversamente abili. Un inno, quello di Scaglione, che si aggiunge a quello storico e intramontabile del compianto Tonino Lombardi che evoca pagine epiche e senza fine della storia in rossoblu.

Il cimitero di Altomonte sarà completato

ALTOMONTE (CS) – Grazie ad un finanziamento concesso nell’anno 2013 dall’Assessore regionale ai Lavori pubblici On. Pino Gentile, è stato realizzato ed approvato il progetto di completamento dell’ampliamento del cimitero comunale che, da molti anni, la comunità altomontese aspettava. Dopo aver ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie,il progetto è in fase di pubblicazione della gara d’appalto. Sta per partire anche il completamento del muro di cinta previsto dal primo intervento del 2011, bloccato poi per l’emersione di una falda d’acqua che rende oggi necessaria la realizzazione di fondazioni a pali. Ora il Comune sarà in grado di dare le concessioni per la realizzazione di loculi e di edicole funerarie a tutti coloro che da molti anni ne hanno fatto richiesta e che nelle prossime settimane saranno convocati in Comune per il perfezionamento degli atti.

Con tale lavoro si aggiunge un altro tassello alle opere realizzate dall’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Gianpietro Coppola che – nonostante le enormi difficoltà economiche e di gestione dei Comuni incontrate in questi ultimi anni per le normative sempre più restrittive di Stato e Comunità Europea – si è impegnata con serietà e coerenza per rispettare un programma elettorale che è stato in buona parte affrontato e realizzato.