Riforma, Oliverio in campo per il Sì a Catanzaro

CATANZARO – Una platea numerosa e variegata ha partecipato oggi pomeriggio, presso l’auditorium del Seminario Pio X di Catanzaro, all’incontro sul tema “In Campo per il Sì sulla riforma costituzionale” a cui hanno preso parte il presidente della Regione, Mario Oliverio e il responsabile nazionale sanità del Pd, Federico Gelli. All’iniziativa, introdotta e moderata dal consigliere regionale Enzo Ciconte ha portato il proprio saluto il presidente della Provincia di Catanzaro, Enzo Bruno.

Dopo aver ringraziato Ciconte per essersi fatto carico di organizzare «questa bellissima manifestazione» e dopo aver affermato che «dei problemi di Catanzaro torneremo a parlare subito dopo il 4 dicembre», il presidente della Giunta regionale ha ricordato le difficoltà finora  affrontate e il lavoro svolto in questi mesi dal governo regionale. Poi il discorso si sposta sul Referendum: «Questa sera voglio parlare brevemente del merito della riforma costituzionale. Nel corso di questa curiosa campagna referendaria, c’è stato chi ha cercato di spiegare le ragioni per dire Sì alla riforma entrando nel merito di essa e chi, invece, ha tentato di menare il can per l’aia, di sviare il discorso, parlando di altro. Non ho sentito uno, uno solo che si è detto contrario al superamento del bicameralismo paritario e ad una regolazione di un rapporto corretto e ordinato fra lo Stato e le Regioni, che attualmente determina numerosi contenziosi ed enormi perdite di tempo. Uscire da questa gabbia è una necessità del Paese. Se dovesse prevalere il no, condanneremmo il Paese ad una condizione di assoluto ritardo rispetto al quadro internazionale e ai bisogni della società italiana, da cui non si sa quando potremo uscire. E il Mezzogiorno e la Calabria rimarrebbero fanalino di coda in tutto. Ecco perché come calabresi abbiamo grande interesse a spingere in avanti il processo di cambiamento avviato».

«Se domenica prossima non dovesse prevalere il Sì alla riforma – ha concluso il presidente della Regione – l’Italia sarebbe destinata non solo a rimanere imprigionata, chissà per quanto tempo, nella gabbia dell’immobilismo e dei ritardi, ma conterebbe di meno in Europa e nel mondo e si bloccherebbe definitivamente la battaglia che sta coraggiosamente combattendo Matteo Renzi e che io condivido totalmente, che è quella di creare un’Europa del progresso, dei popoli e dei cittadini, rispetto all’Europa dei burocrati e della conservazione».

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