[#Anime] Devilman Crybaby, la Recensione

L’attesissimo Devilman Crybaby è finalmente giunto su Netflix. La serie ONA (Original Net Anime) è un nuovo adattamento del capolavoro di Go Nagai “Devilman”, probabilmente uno dei fumetti shonen più importanti di tutti i tempi, fonte d’ispirazione per decine di opere, non solo fumettistiche.

L’anime conta 10 episodi ed è stato prodotto da studio Science SARU, con regia di quel genio che è Masaaki Yuasa, autore che si è sempre distinto per il suo stile grafico particolare e fuori dagli schemi, dirigendo anime straordinari come The Tatami Galaxy, Ping Pong: The Animation e Kaiba, oltre a splendidi lungometraggi come Mind Game e il recentissimo The Night Is Short, Walk On Girl. La serie vede anche Ichiro Okochi (Code Geass) alla sceneggiatura.

LA TRAMA

 Akira Fudo viene informato dal suo migliore amico, Ryo Asuka, che un’antica razza di demoni è tornata per riprendersi il mondo dagli umani. Credendo che l’unico modo per sconfiggere i demoni sia quello di incorporare i loro poteri, Ryo suggerisce ad Akira di unirsi a un demone. Akira si trasforma così in Devilman, possedendo i poteri di un demone, ma mantenendo l’animo di un umano. (Fonte Wikipedia)

IL COMMENTO

Chi sono i veri demoni?

Questa è la principale domanda a cui tenta di rispondere questo straordinario anime. Sin dai primi episodi ci rendiamo conto che quel pazzo di Yuasa è riuscito a mantenere lo spirito dell’opera originale, fondendolo alla perfezione con il suo stile unico e inconfondibile. Notiamo fin da subito che l’opera di Go Nagai è stata contestualizzata ai giorni nostri, con la presenza di cellulari, internet e social network, e sarà proprio questa la principale differenza con il manga.

Yuasa riesce, tramite una narrazione estremamente godibile e ritmata, a toccare quegli argomenti che hanno reso celebre il manga, primo tra tutti l’oscurità che si cela nell’animo umano. Nel corso dell’anime notiamo come la presenza dei demoni non sia altro che un pretesto per parlare del vero demone, l’uomo. Meschino, crudele, invidioso e sempre pronto a puntare il dito verso gli altri. All’interno della società le brave persone sono una minoranza, basta una situazione insostenibile per far uscire l’oscurità nel cuore dell’uomo, anche da quelle persone che credono di essere buone. Notiamo, inoltre, come la trasformazione in demone non sia altro che un mezzo per alimentare la vera essenza di quella persona, un potere di cui quell’essere dovrà servirsi per dare libero sfogo alla sua anima. Esistono quindi i Devilman, uomini che hanno ottenuto il potere di un demone ma, avendo di base un buon cuore, sono riusciti a mantenere la loro umanità.


A volte è il mondo stesso a chiederci di diventare cattivi, ma se lo diventiamo vuol dire che non siamo mai stati buoni.

Riflessioni a parte, abbiamo un anime estremamente crudo e violento, forse non ai livelli degli OAV di fine anni ’80 (consigliatissimi), ma comunque splatteroso ed esplicito al punto giusto, con Yuasa che dimostra di avere un certo talento nel confezionare anche le scene erotiche.


Il regista dimostra che metterci la propria inventiva in un adattamento può portare a risultati eccezionali.

I personaggi sono caratterizzati in modo fantastico, partendo da Akira, emblema dell’antieroe, passando per la dolce Miki, personaggio che non si può non amare. Il resto del cast è composto da personaggi estremamente interessanti e sfaccettati.
La trama scorre che è una meraviglia, fino a giungere ad un finale che trasuda poesia da tutti i pori. In generale gli ultimi due episodi sono di quelli che resteranno piantati nel mio cervello per sempre.

COMPARTO TECNICO

Se c’è una critica che si sente spesso muovere a Yuasa è che “i disegni sono brutti”.

Senza offesa, ma gli unici ad essere brutti sono determinati commenti, che rientrano in un altro messaggio che vuole mandare l’anime, ovvero di non giudicare mostruoso un qualcosa solo perché ha l’aspetto di un mostro.
Gli anime di questo regista hanno talmente tanti spunti interessanti da affossare il 99,9% degli anime esistenti, giudicarli solo per questi presunti disegni brutti non ha il minimo senso. Il design tipico del regista non sarà sicuramente l’emblema del realismo e del dettaglio, ma la dinamicità di questi disegni è eccezionale, oltre ad accentuare notevolmente l’espressività dei personaggi. In questo caso specifico, parlando di un manga dei primi anni ’70, abbiamo anche una certa coerenza con lo stile abbastanza “retrò” di Yuasa.

La regia è ottima come al solito, anche se notiamo uno Yuasa più trattenuto rispetto ad altre sue opere, probabilmente per rendere l’anime apprezzabile su più livelli di pubblico. Animazioni fluide e movimenti scomposti rendono Devilman Crybaby un’esperienza incredibilmente movimentata. Musiche molto belle, che si fanno sentire soprattutto nella parte finale. Molto buono l’adattamento e il doppiaggio italiano, non si lesina sul linguaggio scurrile, inoltre le voci sono tutte azzeccatissime.

IN CONCLUSIONE

Devilman Crybaby è l’ennesima perla di un regista sottovalutato solo per i suoi “disegni brutti”. Se cercate anime che diano qualcosa anche al cervello, andate a recuperarvi le sue opere, non ve ne pentirete.

Antonio Vaccaro

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