[#SerieTv] La Casa di Carta, la Recensione

Per i fan più accaniti de ‘LA CASA DI CARTA‘ il 6 Aprile 2018 ha rappresentato una data cruciale, l’avvio alla distribuzione mondiale, da parte di Netflix, della seconda parte della prima stagione.

Ideata da Aléx Pina e trasmessa per la prima volta in Spagna, sul canale locale Antena 3, il 2 Maggio 2017, questa serie è, in tutto e per tutto, la serie tv del momento.
Diversa dai soliti prodotti spagnoli, per lo più Soap Opera, La Casa De Papel rappresenta una vera e propria rivelazione. L’elevatissimo successo riscosso e i contrastanti pareri ottenuti sono elementi fondamentali che mettono in luce la serie e la fanno diventare, oltre che un fenomeno televisivo, anche un vero e proprio fenomeno di costume, in Spagna e non solo.

LA TRAMA

Otto persone, ognuna con poco o nulla da perdere, vengono reclutate da un bizzarro personaggio, Il Professore, per portare a termine un colpo estremamente ambizioso: fare irruzione nella Fabrica Nacional De Moneda Y Timbre, la Zecca Nazionale Spagnola a Madrid, e stampare 2,4 miliardi di Euro.

Le regole fondamentali del team: niente nomi, niente domande personali e niente relazioni affettive.

Così, in perfetto stile ‘Le Iene’, i protagonisti utilizzano soprannomi per identificarsi: Berlino, Tokyo, Mosca, Rio, Oslo, Denver, Helsinki e Nairobi, ognuno con una competenza specifica, con Berlino a guidare l’assalto.

IL COMMENTO

La serie ruota tutta attorno all’ingegnosa rapina, che vede il continuo susseguirsi e concatenarsi di eventi. gli episodi non sono altro che il racconto di ciò che succede all’interno della Zecca di Stato e all’esterno.
Appaiono sempre più chiari, puntata dopo puntata, i motivi della rapina e cosa ha portato il Professore ad idearla e gli altri protagonisti a parteciparvi, così come, man mano che ci si addentra nelle vicende, si rivelano i temi trattati: ribellione e rivincita verso un sistema malato e corrotto, che opprime e impoverisce il singolo, arricchendo sempre gli stessi. Temi dal sapore assolutamente contemporaneo, che porteranno il popolo spagnolo e mondiale (secondo il Professore) a essere dalla loro parte e a vederli quasi come eroi, come coloro i quali hanno messo in atto un’impresa epica, che può aver sfiorato la mente di molti, ma che mai nessuno è stato in grado di mettere in pratica. È questo che succede anche allo spettatore, che si vede catapultato in una realtà in cui non si capisce più bene da che parte stare, quali siano i carnefici e quali siano invece semplici vittime del sistema. Ci si ritrova ad empatizzare con ogni singolo protagonista, a capirlo, a comprenderne debolezze e azioni di qualsiasi tipo, merito della narrazione e di questa storia, così finemente raccontata e sincronizzata con la realtà interiore ed esteriore dei personaggi.
Empatia e gentilezza sono le parole d’ordine surreali, seguite quasi alla lettera dai rapinatori. Nessuno deve farsi male e soprattutto non ci devono essere uccisioni, anche una sola vittima potrebbe pregiudicare il tutto e andare contro il favore del popolo. Insomma, rapina sì, cliché quasi, ma con approccio assolutamente diverso dal solito. Temi già sentiti, ricorrenti, ma qui mai banali e scontati.

IL CAST

A guidarci in questa ambiziosa impresa è la voce fuori campo di Tokyo, interpretata da Ursula Corbero, che incarna perfettamente il ruolo di assassina romantica dalle sfuriate facili. Già noto alle amanti delle Soap Opera, Alvaro Morte, il Professore, ideatore dell’impresa, personaggio dalla lucidità geniale e disarmante. Perfetto Pedro Alonso, nel ruolo di Berlino, leader indiscusso del gruppo di rapinatori, dalla fastidiosa quanto falsa empatia. Non da meno le interpretazioni di Itzar Ituno, l’intraprendente ispettore Raquel Murillo, a capo della Polizia e di Juan Fernandez, l’integerrimo e spietato colonello Prieto.

COMPARTO TECNICO

Due le realtà rappresentate: quella all’interno della Zecca e quella all’esterno, che vede protagonisti l’accampamento della Polizia immediatamente fuori dalla Zecca e Il Professore. La vicenda viene ricostruita tramite scene ambientate nei giorni della rapina e continui flashback risalenti ai cinque mesi precedenti, dedicati alla preparazione del colpo e alle varie simulazioni del caso, nelle campagne di Toledo.

Particolarmente evidente la differenza dei colori tra le scene ambientate nel presente, chiare e nitide, e quelle ambientate nel passato, più scure e opache, a simboleggiare che si tratta di ricordi e ricostruzioni. Molti i particolari che il regista porta all’attenzione dello spettatore, dagli origami, che il Professore crea di frequente, al gesto di legarsi i capelli, che Raquel compie ogni qual volta deve concentrarsi.

Il comparto sonoro non spicca per brani famosi o facilmente riconoscibili, ma riserva una chicca insospettabile: l’utilizzo della canzone della resistenza partigiana per antonomasia BELLA CIAO nelle scene salienti e con un significato più profondo, quasi a sottolineare allo spettatore i temi trattati da questa serie e quello che essa vuole esprimere, in modo tale che anche quando l’azione è ai massimi livelli, e ci si ritrova in un vortice di ansia e tensione, essi rimangano ben saldi nella mente.

CURIOSITÀ

Inizialmente concepita come serie tv autoconclusiva, la CASA DI CARTA è stata rinnovata per una terza parte (o seconda stagione). La versione originale prevedeva 15 episodi di 70/75minuti, Netflix ne ha modificato la durata, riducendola a 40-50 minuti, ottenendo così 22 episodi. Il colore predominante è il rosso: rosse sono le tute dei rapinatori, rosso è il telefono con il quale il Professore comunica con i rapinatori, rossi sono i suoi origami e tutto ciò che concerne la rapina.
Le banconote stampate nella serie in realtà sono state stampate su dei giornali nella sede del quotidiano spagnolo ABC.
Gli interni della Zecca sono stati ricostruiti in studio e la facciata utilizzata nelle riprese è quella del Consejo Superior de Investigaciones Cietificas di Madrid.
Questa serie ha consacrato BELLA CIAO nel mondo, recentemente radio spagnole e portoghesi non mancano di trasmetterla frequentemente assieme alla sigla My life is going on di Cecilia Krull.

IN CONCLUSIONE

Critiche contrastanti, pareri divisi, fenomeno di costume, azione, tensione e pathos… Di quali altri elementi avete bisogno per iniziare a guardarla?

Elisabetta Berardi

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