Mai più mostri

COSENZA – Patria, Minerva e Maria Teresa tre donne, tre sorelle soprannominate le farfalle, il 25 novembre del 1960 vennero selvaggiamente assassinate solo perché decisero di ribellarsi al tirannico regime di Rafael Leonidas Trujillo che obbligò per oltre 30 anni la Repubblica Domenicana all’arretratezza.

E’ questo il motivo per cui l’Onu ha scelto proprio questo giorno per celebrare  la Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e per questa occasione centinaia di scarpe hanno invaso Piazza Kennedy, e moltissime altre piazze italiane, diventando il simbolo delle 113 donne uccise dall’inizio dell’anno nel nostro paese.

Un modo per dire stop al femminicidio, per far cessare questo terribile sterminio, per richiamare l’attenzione di tutti sui crimini di genere, ma quella di oggi non deve limitarsi a una retorica ricorrenza come tante.

A questa, seppur importantissima, iniziativa devono necessariamente seguire fatti concreti, politiche sociali opportune, finanziamenti sostanziali per i centri antiviolenza, sussidi effettivi per assicurare un continuativo supporto di protezione alle vittime, misure adeguate di tipo giuridico e di ordine pubblico per fermare gli aggressori ma soprattutto è sul piano culturale che bisogna intervenire.

Solo entrando nelle scuole si può sperare che le nuove generazioni abbandonino definitivamente quell’idea estrema di una cultura maschilista fatta di sopraffazione e di discriminazione verso le donne.

I dati continuano a essere agghiaccianti, ogni due giorni una donna che è anche una madre, una moglie, una figlia viene assassinata da un killer che sempre più spesso ha il volto di suo marito, del suo ex compagno, di suo padre.

Vittime di stupri, di violenze e di abusi che avvengono dunque nelle confortanti mura di casa e per paura taciuti ed è proprio per questa ragione che diventa fondamentale offrire alle donne un posto che le aiuti a sconfiggere il silenzio, la solitudine, un luogo che permetta loro di ricostruire quell’ identità massacrata per rinnovare il proprio progetto di vita.  Uscire dalla violenza è un perscorso lento e difficile ma non impossibile, bisogna saper riconoscere subito la violenza darle un nome, il suo vero nome, senza trovare alcuna giustificazione, denunciare senza farsi alcuno scrupolo e chiedere aiuto senza esitare.

Essere donne è faticoso, è una battaglia continua soprattutto quando si cerca di dimostrare che dentro quel corpo acerbo, sensuale, vissuto c’è anche una voce, un pensiero che pretende di essere ascoltato, ma non arrendetevi anzi  non chiudete gli occhi, non abbassate la testa, non diventate complici di una follia insana, chi vi ama non vi fa del male.

Gaia Santolla

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