Occhio su Trame4: antiracket al femminile

Raffaella Ottaviano, Raffaella Calandra, Francesca Miscimarra, Elena Ferraro

LAMEZIA TERME (CZ) – Piazzetta San Domenico si riempie poco a poco. I volontari di Trame4, festival dei libri sulle mafie, recuperano all’interno qualche altra sedia. Al quarto giorno di appuntamenti hanno ormai occhi e braccia allenati a far sì che tutto si svolga nel migliore dei modi. Alcuni cominciano ad occupare i gradini della Chiesa.

Questo delle 20 è il quinto momento programmato della giornata. Ancora si sentono gli echi delle riflessioni fatte a Palazzo Nicotera e al Chiostro San Domenico sui libri dedicati a Rocco Chinnici (Fabio De Pasquale, Eleonora Iannelli, Così non si può vivere. Rocco Chinnici: la storia mai raccontata del giudice che sfidò gli intoccabili, Castelvecchi), agli affari sporchi del cemento milanese (Franco Stefanoni, Le mani su Milano. Gli oligarchi del cemento da Ligresti all’Expo, Laterza), ai cattivi stereotipi sui calabresi (Filippo Veltri, Aldo Varano, Una vil razza dannata? Riflessioni sulla Calabria e i calabresi, Città del Sole Edizioni).

La giornalista Raffaella Calandra, moderatrice dell’incontro, presenta le sue ospiti. Il palco è tutto al femminile: Raffaella Ottaviano di Ercolano, Elena Ferraro di Castelvetrano, Francesca Miscimarra di Lamezia. Non sono scrittrici, non sono illustratrici, non sono studiose. Sono imprenditrici che hanno fatto una scelta importante e decisiva. Sono imprenditrici che hanno detto NO ai propri estorsori e alle richieste di pizzo.

Raccontano la propria storia. Mettono a nudo la propria paura, riconoscendo l’incoscienza dei momenti iniziali e il coraggio di perseverare nella scelta fatta. “È una sfida che si rinnova ogni giorno” confessa Elena Ferraro. Provengono da luoghi diversi e hanno quindi contesti di riferimento con caratteristiche a sé. Lavorano in settori merceologici differenti e hanno dovuto affrontare e accettare conseguenze specifiche per le particolari situazioni in cui erano inserite le proprie aziende. Raffaella Ottaviano ha trovato nella comunità di Ercolano la propria forza e la propria difesa, una sorta di scorta collettiva. Francesca Miscimarra invece è stata costretta ad abbandonare il proprio paese per la graduale mancanza di commesse e quindi di lavoro.

Ma da tutte viene fuori un tratto comune inattacabile, ovvero l’importanza e la forza del gruppo. L’isolamento e la solitudine sono i primi nemici di chi decide di opporsi ad un sistema riconosciuto e quasi intoccabile. Soli si è vulnerabili e facili prede dei carnefici che intaccano poco alla volta, ma in modo letale, ogni opportunità di fuga dalla trappola che costruiscono. La commozione di Francesca Miscimarra nel ricordare i momenti difficili vissuti dalla sua famiglia tocca tutti i presenti, che hanno riempito ogni anfratto della Piazzetta. L’atmosfera è carica di attenzione e partecipazione. Inevitabile è il riferimento a Libero Grassi e alla sua esemplare triste vicenda. Baluardo fondamentale al rischio di cedimento diventa la presenza decisa delle associazioni antiracket, una nuova famiglia per molti di coloro che imboccano la strada della denuncia.

Una strada che pian piano si sta allargando: crescono le scelte coraggiose contrarie alla connivenza, si limano le misure istituzionali per contrastare i fenomeni di usura, aumentano gli stanziamenti economici. Piccoli passi in avanti che precedono un necessario cambiamento culturale, a partire dalle giovani generazioni.

Denunciare è la scelta giusta, perché – come confermano le tre imprenditrici – significa riappropriarsi della propria vita, della propria libertà, della propria dignità.

 

Mariacristiana Guglielmelli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *