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Rosy Bindi all’Unical: “‘Ndranghetisti fuori dalla comunità”

IMG_20150516_113242RENDE (CS) – L’ Aula Magna dell’Unical Beniamino Andreatta, gremita da centinaia e centinaia di ragazze e ragazzi del progetto “Pedagogia della R-Esistenza” del professor Giancarlo Costabile, ha accolto con applausi e ha ascoltato con attenzione la lectio magistralis dell’ On. Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare Antimafia.

“Difendere la democrazia. La resistenza antimafia tra problemi e prospettive”: questo il titolo dell’incontro aperto sulle note di “Bella Ciao” e poi dal discorso di saluti del Rettore Gino M. Crisci, la cui presenza ribadisce la posizione dell’Ateneo nella lotta antimafia, e dal prof. Franco Altimari, direttore del Dipartimento di Lingue e Scienzedell’Educazione.

Ad introdurre il seminario le parole del prof. G. Costabile, anima indiscutibile da quattro anni di Pedagogia della R-Esistenza, che spiegano il senso profondo dell’incontro e della presenza del presidente Bindi: “Occorre costruire un senso diffuso dello Stato, che si traduce nell’appartenenza ad uno schema collettivo non clanico, non familiaristico”. Costabile si è poi soffermato sula definizione di “cittadini sovrani”  invitando tutti i presenti ad essere difensori della democrazia, indicando nel far in modo che le responsabilità individuali, le passioni di ognuno diventino comportamenti collettivi e condivisi, il significato profondo del termine. IMG_20150516_113405 Poi la lectio dell’illustre ospite, intervallata da numerosi e scroscianti applausi degli studenti di Pedagogia della Resistenza, sempre attenti e appassionati come negli altri incontri cui hanno presenziato, solo per citare alcuni ospiti, Pino Aprile, Lirio Abbate, Pif, Marisa Garofalo. “Sono onorata di partecipare a questo vostro incontro, trovo che Pedagogia della Resistenza un’esperienza quasi unica. La vostra terra è ricca di potenzialità ed intelligenze che non riescono ad esprimere il loro valore se non altrove”, bloccati anche dagli effetti della criminalità organizzata qui radicata. La Bindi ha poi proseguito con un’amara considerazione che sa di innegabile verità: “La ‘Ndrangheta non ci sarebbe se ci fosse anche qui la presenza dello Stato – o meglio della politica – o se non ci collaborasse. (…) La lotta alle mafie dev’essere semplice applicazione e “funzionamento costituzionale delle nostre istituzioni” e in questo senso “Pedagogia della Resistenza è esercizio corretto della cittadinanza”. Infine il mònito finale: “Se papa Francesco a Cassano ha detto che gli <<‘ndranghetisti sono scomunicati>>, io aggiungo che sono fuori dalla comunità”.

Apprezzato e condiviso anche  l’intervento del giornalista e scrittore calabrese Arcangelo Badolati sulla tragedia delle infiltrazioni e delle connivenze che la ‘ndrangheta ha tessuto in tutti gli ambiti della società civile, anche in quelle realtà dove essere è sempre stata “colpevolmente negata” . Infine a chiudere i lavori del seminario l’appassionata testimonianza di Adriana Musella presidente di “Riferimenti – Coordinamento nazionale Antimafia”, sul compito a volte non incolpevole della politica, che dovrebbe invece avere “un ruolo etico”, e di quello della magistratura. La Musella ha poi concluso: “L’Antimafia è una seconda Resistenza e noi siamo i nuovi partigiani”.

Andreina Morrone

Dobbiamo diventare come zanzare, fastidiosi

COSENZA – Ci sono battaglie che non ci possono vedere neutrali, battaglie necessarie per salvare l’amore, per mettere al riparo il futuro, battaglie che non si possono combattere in solitudine ma solo con l’aiuto di fedeli alleati, con i quali mettere fine all’inverno e aspettare che una volta per tutte sia la primavera e non il sangue a esploderci in faccia.

Una di queste battaglie è quella contro tutte le mafie e se ne è discusso ieri pomeriggio all’Università della Calabria nel seminario “Gli intrecci perversi tra criminalità, politica ed economia” organizzato dal coordinamento antimafia Laboratorio di Resistenza Antimafia e l’Unical.

Un incontro a più voci che ha visto la partecipazione del giornalista della Gazzetta del Sud Arcangelo Badolati, Adriana Musella presidente di Riferimenti e il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo.

E’ il giornalista Badolati a introdurre la discussione che parla di un’ndrangheta ancora fortemente arcaica nei legami familiari quando decide chi devi sposare, nei modelli vendicativi quando non perdona fino alla decima generazione ma anche moderna negli investimenti europei e addirittura eversiva quando sperimenta rapporti con gruppi di estrema destra.

Continua poi ponendo l’attenzione sulla necessità di avere dei modelli sociali di riferimento forti e sani altrimenti il rischio che si corre è che il fascino negativo del male possa portare i giovani a cadere nella pericolosa trappola dell’emulazione e dell’identificazione e conclude ricordando la brigantessa Francesca La Gamba che ancora prima di Paolo Borsellino pronunciò la famosa frase “Chi si scanta mori”.

L’intervento successivo è quello di Adriana Musella che ricorda il padre Gennaro fatto saltare in aria da un ordigno nel 1982 perché aveva denunciato delle irregolarità in una gara d’appalto ed esorta gli studenti a non arrendersi, a conoscere, a studiare tutti gli intrecci che determinano la verità perché è solo così che si può sperare di costruire una nuova storia.

L’ultimo intervento spetta a Giuseppe Lombardo che inizia parlando dei diversi livelli di ‘ndrangheta il primo, la forma più arcaica che controlla territori, un esercito di base, una direzione militare di cui si servono gli altri due livelli, i professionisti e gli invisibili o riservati come direbbero loro, con l’obiettivo di creare la circolarità criminale, avere un territorio dove creare un’emergenza e fare in modo che siano loro a risolvere il problema per aggiudicarsi il consenso popolare.

Poi introduce l’eterno dilemma come mai nonostante le condanne, i sequestri, gli arresti il sistema non si spezza e la risposta dice Lombardo è fin troppo evidente è sta tutta nella collusione di politici, di interi partiti, di funzionari pubblici che decidono di rimanere indifferenti o peggio ancora di allearsi con il nemico.

Lombardo si rivolge ai giovani quando spiega la necessità di dare fastidio come delle zanzare, di non tacere, di pretendere la verità vera perché peggio del silenzio c’è solo una verità distorta che riduce la mafia alla coppola senza andare oltre la terminologia e oltre un potere criminale che si va ad insinuare laddove maggiore è il consenso e quando arriveremo ad avere le chiavi per decifrare questi linguaggi allora si che vinceremo.

Gaia Santolla

 

Adriana Musella, presidente coordinamento nazionale antimafia

Reggio Calabria – ”La decisione del Presidente Giorgio Napolitano di insignire la prof. Adriana Musella, presidente del coordinamento nazionale antimafia ”Riferimenti’, del titolo di Grande Ufficiale al merito della Repubblica, e’ motivo di orgoglio per la Calabria”. Lo afferma il Vicepresidente del Consiglio regionale, Alessandro Nicolo’ (Pdl).

”Si tratta di un riconoscimento che va oltre il legittimo apprezzamento del lavoro svolto in Calabria dalla Professoressa Musella e da ”Riferimenti’, che sono partner istituzionali del Consiglio regionale nella programmazione dei progetti per la legalita’ mirati soprattutto alla formazione degli studenti. Iniziative che hanno coinvolto migliaia di studenti medi calabresi che hanno potuto cosi’ confrontarsi, da protagonisti diretti, con i rappresentanti della massima istituzione elettiva regionale. Il Consiglio regionale -prosegue Nicolo’ – e’ stato promotore con ”Riferimenti’ della manifestazione della ”Gerbera gialla’ per tenere viva la memoria delle numerose vittime della mafia e per costruire una Calabria, a partire dalle nuove generazioni, capace di liberarsi da quelle forme di subcultura che nutrono la malapianta”