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Elettrodotto Laino-Feroleto-Rizziconi, Gravina chiede un tavolo istituzionale

COSENZA – «Apertura di un Tavolo istituzionale sulle problematiche dell’Elettrodotto Laino-Feroleto-Rizziconi, al fine di un confronto serio e a breve termine tra i rappresentanti delle istituzioni, i parlamentari locali, la dirigenza aziendale e le organizzazioni civiche». Questa la richiesta del Consigliere Ugo Gravina, intervenuto in aula nel corso del Consiglio Provinciale di approvazione del Documento Unico di Programmazione e dello Schema di Bilancio 2017. In particolare, Gravina ritiene che la Provincia di Cosenza debba farsi promotrice dell’iniziativa, per la salvaguardia ambientale e della salute dei cittadini, «riportando la discussione su un binario di concretezza e di praticità e sollecitando tutti gli attori preposti ad adoperarsi per la salvaguardia del principio di precauzione, di cui all’art. 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (UE), il cui scopo è garantire un alto livello di protezione dell’ambiente grazie a delle prese di posizione preventive in caso di rischio».

Caccia, la denuncia di Legambiente: «Rischio di danni ambientali»

COSENZA – La caccia causerebbe danno ambientali consistenti: questa la denuncia di Legambiente Calabria, la quale ha inviato un esposto alle prefetture di Cosenza e Reggio Calabria, al ministro dell’Ambiente, cui chiede informazioni sui provvedimenti assunti dallo Stato a tutela dell’ambiente. Nello scorso mese di agosto, l’associazione aveva già inviato al governo una richiesta urgente perché fosse posticipata l’apertura della stagione venatoria, sottolineando l’eccezionalità della situazione determinata dall’assenza prolungata di precipitazioni, da temperature sopra la media e da numerosi incendi boschivi in vaste aree del nostro Paese, che hanno messo e mettono fortemente a rischio la conservazione della fauna. Non avendo ricevuto riscontro alcuno, Legambiente ribadisce che l’esercizio dell’attività venatoria è consentito purché non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica, patrimonio indisponibile dello Stato. Infatti, le conseguenze della grave siccità dei mesi  trascorsi e degli eccezionali incendi di vegetazione hanno avuto implicazioni rilevanti su alcune delle fasi biologiche più delicate per la sopravvivenza delle specie selvatiche: la migrazione prenuziale, per l’avifauna, e la riproduzione e lo svezzamento della prole, per tutte le specie. Le condizioni climatiche dell’anno in corso hanno determinato in tutta Italia una situazione accentuata di stress in molti ecosistemi. Gli ultimi nove mesi sono stati i più secchi dal 1800 e da dicembre 2016 ad agosto 2017 è stato registrato un deficit di piogge del 40%, mentre, nel contempo, il mese di agosto ha fatto registrare un’anomalia pari a +2.53°C sopra la media del periodo 1971/2000, risultando così il terzo più caldo dal 1800. Una situazione aggravata ulteriormente da una drammatica espansione del numero degli incendi e della superficie percorsa dal fuoco, con oltre 135.470 ettari devastati in tutta la penisola dall’inizio dell’anno all’11 settembre, di cui 31.300 ettari ricadenti in aree protette afferenti all’Elenco Ufficiale delle Aree Protette, ben 33.384 ettari all’interno delle Zone di Protezione Speciale istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE e 36.929 ettari all’interno dei Siti di Importanza Comunitaria istituiti ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (dati European Forest Fire Information System – EFFIS, elaborazione Legambiente) intaccando per molti mesi o, nel caso di habitat forestali, per anni, alcuni degli ambienti naturali e degli habitat protetti più preziosi per soddisfare le esigenze essenziali di rifugio, trofiche e riproduttive delle popolazioni di fauna selvatica presenti in Italia.

«Già in condizioni ordinarie –  ha commentato Francesco Falcone, presidente di Legambiente Calabria –, per poter essere autorizzata, la caccia ha l’obbligo di essere supportata da dati oggettivi, puntuali e aggiornati. La Regione Calabria l’ha autorizzata senza che sia stato fatto il monitoraggio a scala regionale delle specie cacciabili, né la lettura e l’analisi dei tesserini venatori per valutare l’impatto dei carnieri realizzati. Ciò senza alcuna banca dati regionale regolarmente implementata che supporti scientificamente le autorizzazioni annualmente rilasciate. Senza valutazione di incidenza relativamente ai siti Natura 2000 percorsi dal fuoco nel 2017. A fronte di ciò e delle condizioni di rischio non ordinarie per la conservazione della fauna appena illustrate, Legambiente denuncia quindi che la caccia – il cui obiettivo è l’uccisione diretta di specie di fauna selvatica – rende irrimediabile e concreta la minaccia imminente di danno ambientale».

Inquinamento atmosferico in Calabria, i dati Arpacal non destano allarme

CATANZARO – L’Arpacal ha reso noti i dati relativi all’inquinamento atmosferico, dati che non sembrano destare al momento forti preoccupazioni. Stando al Report, sono il traffico veicolare, in particolare lungo l’asse autostradale dell’A2 e sulla Sila, e le sorgenti di riscaldamento, nelle aree urbane con più di 15 mila abitanti, i principali settori nei quali gli inquinanti atmosferici sono più presenti in Calabria. Tali conclusioni sono evidenziate nel report sugli inquinanti atmosferici, relativo al biennio 2015-2016, che l’Arpacal (Agenzia regionale per la Protezione dell’ambiente della Calabria) ha trasmesso alla Regione come contributo specialistico per l’Osservatorio regionale sulla Mobilità. Quest’ultimo organismo, infatti, previsto dalla legge regionale 35 del 2015 – Norme per i servizi di trasporto pubblico locale, ha il compito di migliorare l’organizzazione dei servizi di trasporto pubblico locale e l’informazione all’utenza, acquisendo i dati relativi al monitoraggio dei parametri di inquinamento atmosferico, che l’Arpacal (a ciò delegata dalla Regione) effettua con stazioni fisse almeno per i comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti. Il Report, la cui sintesi tecnica è consultabile sul sito dell’Arpacal (www.arpacal.it), è stato realizzato dai tecnici Emilio Centorrino e Pasquale Crea. I risultati ottenuti dall’elaborazione dei dati provenienti dalle Stazioni di Monitoraggio hanno evidenziato come l’apporto del traffico veicolare all’inquinamento atmosferico sia chiaramente riscontrabile nei dati osservati. Questi ultimi hanno evidenziato anche come, in zone tra loro simili, si registrino per gli inquinanti concentrazioni equivalenti, come conseguenza di una corretta strutturazione della rete di monitoraggio. Nel complesso, per tutti i comuni di interesse ai fini della L.R. 35/2015, non sono emersi stati di criticità. Ciò nonostante, l’Arpacal, ha fatto sapere il Commissario dell’Agenzia Maria Francesca Gatto, continuerà a operare per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica in stretta sinergia con la Regione Calabria, alle attività più complesse condotte dalle altre Arpa italiane nel campo della qualità dell’aria.

Sequestrata area privata adibita a centro gestione rifiuti, ingenti i danni ambientali

SCALEA (CS) – Un’area di proprietà privata, adibita illecitamente, a centro di gestione dei rifiuti è stata sequestrata a Scalea dai carabinieri della locale Compagnia che hanno operato in collaborazione con i colleghi del Nucleo operativo ecologico di Catanzaro. Nell’area, ubicata in località Piano del Lacco, i militari hanno riscontrato alcune violazioni alla normativa vigente in materia di tutela ambientale. In particolare è stato accertato, infatti, che l’area posta sotto sequestro era priva dei requisiti minimi di legge in materia di impermeabilizzazione previsti per prevenire danni all’ambiente. L’attività dei carabinieri ha permesso, inoltre, di accertare anche uno scarico di reflui industriali non depurati nell’ambiente circostante. In corso ulteriori accertamenti allo scopo di identificare i responsabili e quantificare il danno ambientale provocato.

Cambiamenti climatici, c’è intesa tra Arpacal e CNR

CATANZARO – Studiare insieme gli effetti e l’impatto prodotti sul territorio dai cambiamenti climatici in atto, con particolare attenzione agli apporti delle polveri sahariane (e vulcaniche) ai particolati fini, responsabili di numerose malattie dell’apparato respiratorio ed altre connesse patologie.

E’ questo uno dei principali obiettivi del nuovo accordo che il Commissario dell’Arpacal, Avv. Francesca Maria Gatto, ed il Direttore dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISAC) di Bologna, Dott.ssa Cristina Sabbioni, hanno siglato nei giorni scorsi. Il coordinamento tecnico delle diverse attività che discendono da questo accordo è stato affidato alla Direzione Scientifica dell’Arpacal, guidata dal Dott. Francesco Nicolace, che cura tramite le proprie strutture l’attività  di monitoraggio della rete regionale della qualità dell’aria.

La nuova convenzione è la naturale conseguenza di un precedente accordo tra i due enti stipulato nell’ambito del Progetto I-AMICA PON03_00363 condotto dal CNR-ISAC e che ha visto la partecipazione di qualificato personale tecnico Arpacal. L’accordo è finalizzato alla possibilità di condurre attività di interesse comune da svolgersi sia nell’ambito degli studi dei principali gas e aerosol clima-alteranti che degli aspetti di qualità dell’aria, anche per gli effetti ed impatto sul territorio dei cambiamenti climatici in atto, nonché per il normale interesse allo scambio di competenze, dati e collaborazione per finalizzare attività correlate allo sfruttamento da un lato dell’Osservatorio Climatico-Ambientale del CNR-ISAC per il naturale sbocco nell’interazione con Enti istituzionalmente preposti al controllo e salvaguardia del territorio nonché per la conduzione di progetti per la promozione di specifiche attività di ricerca, formazione e trasferimento dell’innovazione a supporto di alcuni settori strategici quali ad esempio quello ambientale e per la sicurezza, con attenzione particolare delle ricadute nella valorizzazione ambientale per promozione della offerta turistica e agroalimentare di qualità.

Per l’ARPACAL il Responsabile dell’Accordo è il Dirigente Tecnico Ing. Domenico Vottari, già responsabile di convenzione con la Regione Calabria per le attività di redazione del Piano di Tutela per la Qualità dell’Aria e responsabile di convenzione per le attività di monitoraggio sulla Rete Regionale per la Qualità dell’Aria, mentre per il CNR-ISAC la responsabile dell’Accordo è la Dott.ssa Claudia Calidonna che cura il supersito CNR di monitoraggio meteo-climatico di Lamezia Terme.

Una prima attività condotta dai due Enti in collaborazione con il Settore 6 del Dipartimento Ambiente della Regione Calabria, diretto dal Dott. Gabriele Alitto, è stata la partecipazione al progetto INTERREG “Improve My Air” , con diversi partner internazionali di Spagna e Grecia, per l’individuazione di metodi e tecniche volte alla quantificazione deterministica degli apporti delle polveri sahariane (e vulcaniche) ai particolati fini, responsabili di numerose malattie dell’apparato respiratorio ed altre connesse patologie, a possibile beneficio di tutte le regioni geografiche del bacino del mediterraneo.

Coldiretti sulla lettera dei Contratti di Fiume scritta da Francesco Rossi

CATANZARO – Sui “Contratti di Fiume” è necessario rimettere la palla al centro senza fughe in avanti che rischiano di generare solo confusione Istituzionale e quindi condividere assetto e strategie.  Questo quanto chiede Coldiretti in una lettera scritta all’Assessore alla Pianificazione Territoriale prof. Francesco Rossi che nei giorni scorsi, sull’argomento, ha tenuto una Conferenza Stampa.

«Con le scelte finora fatte – commenta Molinaro Presidente di Coldiretti Calabria – da una parte si continua a sovrapporre competenze, programmi e risorse (Fondi Comunitari, Patto per la Calabria, Strategia Aree Interne, Forestazione ecc.) senza una strategia  condivisa con priorità ed obiettivi chiari, raggiungibili e misurabili; dall’altro, si rischia di snaturare  la mission istituzionale dei Gruppi di Azione Locale[…].

«E’ un rischio  – continua – che avvertiamo fortemente e siamo preoccupati della ricerca, da parte della Giunta Regionale, sempre di nuovi soggetti candidati a ruoli taumaturgici che può generare un intrico di competenze e funzioni ad assetto variabile e imprevedibile.

Un modo di agire e programmare – si legge – che vuole, non capiamo il perchè, partire da zero disconoscendo competenze, esperienze sul campo, studi, professionalità, attività  con la quasi certezza di dissipare risorse pubbliche europee. Coldiretti  è molto interessata all’attuazione degli strumenti  di pianificazione di distretto  a livello di bacino e sottobacino idrografico, di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali,unitamente alla salvaguardia del rischio idraulico.

E’ in gioco ruolo e funzioni nel settore della difesa del suolo, della salvaguardia ambientale, dell’irrigazione nonché per la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e per la fitodepurazione.

La normativa chiama in causa anche l’ Autorità di Bacino, in concorso con gli altri enti competenti, che predispone il programma di gestione dei sedimenti a livello di bacino idrografico (in Calabria sono 13) quale strumento conoscitivo, gestionale e di programmazione di interventi relativi all’assetto morfologico dei corridoi fluviali.

  In questo contesto può trovare giusta collocazione il ruolo dei Consorzi di Bonifica e Irrigazione che, hanno una governance fatta di agricoltori, comuni, regione e provincie,  e spiccate competenze tecnico-organizzative, ribadite ultimamente anche nel “Programma Regionale per le attività di sviluppo nel settore della Forestazione e per la gestione delle Foreste Regionali 2017”, approvato da Consiglio Regionale il 28 marzo u.s.  con particolare riferimento al Capitolo 3 “Sistema e Difesa del Suolo”.

Ad avviso della Coldiretti  occorre maggiore linearità del sistema,  e  se si dovesse mantenere questa impostazione, potremmo  trovarci di fronte ad una nuova occasione mancata.  È fondamentale che,  – chiede all’Assessore,  si ristabilisca  certezza e chiarezza poiché l’impostazione attuale appare asfittica, a meno che non si vogliano snaturare completamente  gli assetti Istituzionali e rendere complicato capire, da un territorio all’altro, chi farebbe cosa e chi sono  i soggetti competenti e che hanno le “competenze” e le funzioni».

Raccolta differenziata a Cittanova, l’amministrazione ringrazia i cittadini

CITTANOVA (RC) – «Un risparmio di quasi 300mila euro dal 2013 al 2016, con un risparmio complessivo del 20,26% in bolletta, l’8% in più di raccolta differenziata, stabilizzata al 58% per il 2016: siamo davvero orgogliosi dei risultati ottenuti dal nostro Comune. E per questo traguardo raggiunto dobbiamo ringraziare i cittadini, gli operatori ecologici e i dipendenti comunali: ciascuno dimostra ogni giorno, differenziando, di amare Cittanova e l’ambiente».

raccolta differenziata

Il sindaco di Cittanova Francesco Cosentino e l’assessore all’Ambiente, Energia e Servizi Ambientali Girolamo Marchese commentano i dati ufficiali relativi alla raccolta differenziata, che sottolineano in modo inequivocabile come le sinergie virtuose possano portare solo risultati positivi. E spiegano: «Prendendo ad esempio un’abitazione di 120 mq e confrontando l’imposta Tari pagata nel 2013 e quella pagata nel 2016, abbiamo un risparmio annuo di quasi 72 euro quando il nucleo familiare è composto da 1 persona (€ 107,05 pagati nel 2016 anziché i 175,11 pagati nel 2013), un risparmio di 63 euro per nuclei di due persone (€ 175,78 anziché 235,76), di 40,12 euro per nuclei di tre persone (€ 210,75 anziché 248,96), di 37,13 euro per i nuclei di quattro persone (€ 244,51 anziché 279,88). E tali risparmi sono ancora più importanti valutando la maggiorazione di costi fissati dalla Regione Calabria […]. A gratificarci maggiormente sono però i dati della raccolta differenziata: dopo le sofferenze per i problemi causati dalla Regione Calabria per il conferimento a Siderno, che ci ha bloccati al 29,24% nel 2015 e nei primi due mesi del 2016, appena abbiamo avuto il via libera per riorganizzare su Vazzano abbiamo raggiunto percentuali molto alte, che ci attestano ad una media annua del 58,1% nel 2016, ma che sono destinate a salire: la percentuale di gennaio 2017 è del 70,7%. Ovviamente riusciremo a mantenere questa ottima media, che potrà comportare ulteriori risparmi di spesa per i singoli cittadini, se ciascuno continuerà a fare, come siamo certi, la propria parte. Sentirsi parte di una comunità, credere nelle sue opportunità di crescita, contribuire a migliorarla significa non solo condividere un percorso ed aiutare a renderlo ancora più efficace, ma anche avere la capacità di leggere in modo chiaro e non distorto la realtà dei fatti».

Il sindaco Cosentino e l’assessore Marchese chiudono con una battuta: «Da parte nostra provvederemo a valutare l’opportunità di aggiungere un sesto cassonetto per una differenziata specifica: quella della carta su cui si consumano incomprensibili cadute di stile propagandistiche che non hanno alcuna aderenza con la realtà».

Presenza di amianto, controlli di Comune e Arpacal a Catanzaro

CATANZARO – L’amianto continua a costituire una criticità nell’ambito del territorio calabrese, per il suo impatto ambientale e sulla salute umana. Per tale ragione, il Servizio Suolo e Rifiuti del Dipartimento provinciale di Catanzaro dell’Arpacal insieme all’Unità Operativa Igiene e Sanità Pubblica dell’Asp, e il Settore Igiene Ambientale del Comune di Catanzaro hanno concordato una procedura per la gestione di esposti e denunce riguardanti fabbricati siti nel territorio comunale per i quali si sospetta la presenza di amianto. La procedura prevede un sopralluogo congiunto di tecnici per la verifica delle criticità denunciate, la valutazione delle successive azioni di rispettiva competenza degli enti, Asp e Arpacal e Comune, con l’eventuale coinvolgimento della Polizia Municipale. Successivamente, è prevista l’attivazione da parte del Comune di un procedimento amministrativo a carico dei titolari dell’immobile per la valutazione della pericolosità da amianto e l’eventuale necessità d’interventi di bonifica. La procedura operativa si conclude con successivo controllo sugli adempimenti impartiti e sugli esiti della suddetta valutazione. I campioni eventualmente prelevati vengono inviati al Centro Geologia e Amianto dell’Arpacal,  direttore dalla dottoressa Teresa Oranges, per essere sottoposti ad analisi di laboratorio per confermare la presenza di amianto in tutti i materiali investigati.

Per ulteriori informazioni e report delle attività svolte è possibile consultare il sito www.arpacal.it.

Nuova discarica a Scala Coeli, la preoccupazione di Confagricoltura

COSENZA – Confagricoltura Cosenza esprime forte preoccupazione per la richiesta di “Valutazione Impatto Ambientale” riguardante la costruzione di una nuova discarica di rifiuti nel comune di Scala Coeli, limitrofa a quella già esistente di Contrada Pipino. La tutela di un territorio, non può passare attraverso insediamenti e strutture che possono compromettere la qualità dei prodotti esistenti e l’immagine del territorio, a cui gli stessi prodotti (produzioni biologiche, DOP e IGP, allevamenti allo stato brado della razza podolica) sono legati. Per tali motivi, così come in altre situazioni simili (vedi discarica di Campolesce Castrovillari), Confagricoltura non può non dirsi contraria ad insediamenti di discariche di rifiuti e, nel caso di Scala Coeli, addirittura alla richiesta di apertura di una nuova discarica con un’area di ingombro della base superiore pari a circa 68.000 mq. In un momento congiunturale negativo in cui ci dovrebbe essere sinergia nella difesa di un territorio e dove le imprese agricole, oltre a garantire livelli occupazionali, forniscono prodotti di eccellenza, ancora una volta parliamo di aprire nuove discariche di rifiuti e ancora una volta ci troviamo costretti a scendere in campo a difesa di un territorio già di per sé penalizzato. Confagricoltura, come sempre, sarà a fianco degli agricoltori e di tutti coloro che hanno a cuore gli interessi di un intero territorio opponendosi con tutte le sue forze  a quelle scelte scellerate che vanno nella direzione opposta.

La cultura per il rispetto dell’ambiente per contrastare le ecomafie

COSENZA – Il principio della legalità in materia ambientale trattato nel corso di una iniziativa organizzata da Confapi Calabria, presieduta da Francesco Napoli, con la partecipazione del magistrato Marisa Manzini e di Luigi Cerciello Renna, capo team dell’Autorità nazionale anti corruzione ed esperto in materia ambientale . L’incontro, patrocinato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e dall’ordine provinciale dei dottori agronomi e forestali, ospitato nell’Università della Calabria, è stato introdotto dal saluto del rettore Gino Crisci e da Teresa Vigile, rappresentante dell’Associazione Italiana Esperti Ambientali. Sul tavolo le nuove norme di contrasto alle ecomafie ed ai reati ambientali. «Stiamo assistendo da anni ad una spiccata sensibilià da parte dei cittadini verso i temi ambientali, soprattutto ci chiedono più trasparenza – ha detto tra l’altro Luigi Cerciello Renna che è anche membro dell’Osservatorio Appennino Meridionale – La Calabria insieme al Molise non ha mai comunicato i dati sulla contaminazione delle acque. Parlo del rapporto Ispra che ogni anno viene diramato a livello nazionale. Molto si fa dal punto di vista dell’impulso del legislatore, perché la nuova legge sugli eco reati segna un passo decisivo, ma è un giro di boa. La svolta culturale è legata alla capacità e volontà delle amministrazioni di azzerare la distanza con i cittadini, che si annulla solo colmando quel vuoto di trasparenza. C’è ancora molto da fare – ha concluso Cerciello Renna –  a cominciare dalle scuole, dalle università, dagli ambiti sociali. Serve una svolta culturale che faccia crescere nelle coscienze di ognuno di noi il senso di appartenenza all’ambiente ancora poco radicato». Marisa Manzini, procuratore aggiunto di Cosenza, ha sottolineato che soltanto negli ultimi anni il tema del diritto ambientale e dunque la tutela sul piano giuridico e penale dell’ambiente, ha avuto una accelerazione, grazie alle nuove norme introdotte dal legislatore. Il grande passo in avanti è stato compiuto, secondo il magistrato, individuando fattispecie di responsabilità da parte degli enti pubblici. «Biasogna ulteriormente sensibilizzare le amministrazioni locali affinché si attrezzino per la prevenzione del danno ambientale. Quando interviene la magistratura l’illecito è già stato compiuto. La vera sfida è invece quella di impedire che il reato ambientale venga commesso».