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[#NerdReview] American Gods – La recensione della prima stagione

Seguire una moda è facile per le case di produzione, ma andare controcorrente è un atto di fede. La prima stagione di American Gods si crea uno spazio tra Game of Thrones e la moda del revival portando su schermo un’opera magna di Neil Gaiman.

Lo scetticismo è dovuto quando si affronta la visione di un prodotto del genere. Da una parte abbiamo il titolo che ha portato Gaiman ad essere uno dei Re della scrittura contemporanea, mentre dell’altra una serie tv che si protrae appena per 8 episodi.

Come può una serie racchiudere tutte le informazioni, le storie e lo spessore dei personaggi senza sradicarne l’essenza? La risposta è semplice, in realtà: Non Lo Fa.

Era impossibile riuscire a farlo e per questo, già una volta, nel 2011 il progetto fallì. Gli showrunner Bryan Fuller e Michael Green si sono mossi così in un’altra direzione, hanno raccontato i concetti salienti, hanno mostrato i personaggi più importanti e lo hanno fatto bene, senza sminuire e senza tagliare.

Andiamo per gradi, però, così da non perderci.

AMERICAN GODS: DALLA CARTA ALLO SCHERMO

Alla direzione si alternano molteplici registi che hanno lavorato insieme ad alcuni episodi portando il loro tocco singolare e raccontando le sottostorie con uno stile sempre differente ma con un occhio attento a ciò che viene raccontato nel libro. Lo hanno fatto tramite i colori, tramite le scelte di luci, di abbigliamento, di cast, di ambientazione, seguendo le parole di Gaiman (che figura anche tra i produttori) e portando scene che spaziano tra il comico e il violento con la potenza di un tuono. Nessuna delle sequenze viste è montata a caso, nessun filo è staccato dal tutto e perfino una luce in una determinata posizione ha in sé il rispetto di un significato metaforico.

Siamo di fronte a una delle prime opere che ha distribuito Amazon, una scommessa forse per il colosso che contava al tempo pochissimi titoli sulla sua piattaforma di streaming on demand. La critica in una prima fase è rimasta scettica. Come dicevo, American Gods uscì in un contesto in cui Il Trono di Spade dominava i cuori del pubblico insieme a La Casa di Carta, 13 e le serie Marvel e questo non ha di certo giovato alla diffusione, complice delle pecche che le recensioni hanno individuato nella serie.

CAST E PERSONAGGI

Seppure, infatti, Ian McShane (Dallas, John Wick) sia un attore di tutto rispetto, non è stato in grado di portare il giusto carisma necessario al personaggio che interpreta. Allo stesso modo il protagonista, che sembra avere nel susseguirsi degli episodi reazioni espressive molto simili tra loro. Emily Browning (Sucker Punch, Una serie di sfortunati eventi)  invece sorprende. La sua interpretazione è eccellente nonostante un personaggio estremamente complesso come quello di Laura Moon, che ha un crescendo emozionale ed espressivo ingente.

IN CONCLUSIONE

Tirando le somme, possiamo dire che la prima stagione è sicuramente un buon inizio, una buona rappresentazione del libro ma qualche cosa poteva andare meglio. La regia e gli effetti speciali mascherano bene le mancanze insieme alla bellezza della storia e questo basta a farvi dimenticare tutto il resto.

Vale la pena vedere AMERICAN GODS? Sì, decisamente, soprattutto in vista della seconda stagione.

Daniele Ferullo