Archivi tag: ANDREA ZANFINI

Lettera aperta di Andrea Zanfini al Presidente Sergio Mattarella

ROGGIANO GRAVINA (CS) – Il presidente del Consiglio Comunale di Roggiano Gravina, Andrea Zanfini, scrive una lettera aperta indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sull’impellente necessità di avviare al più presto la costruzione di un governo nazionale che incoraggi e favorisca la crescita, l’innovazione, il progresso e lo sviluppo.

Accogliamo la richiesta di Zanfini e pubblichiamo integralmente la lettera inviata a Mattarella.

 

Esimio Signor Presidente Mattarella,

c’è da vincere, soltanto. Per l’Italia, la conquista più importante, durante questo periodo, sarebbe la nascita di un Governo officina di iniziative, così da consegnare onore e qualità della vita ad ogni singolo italiano od ospite.

Mi esprimo da giovane, ma ancor di più, da amministratore locale che sta vivendo la prima esperienza politica, in concomitanza con un periodo difficile dell’economia globale. E che non sarà semplice, domani, da raccontare senza poter sorvolare sulla triste crisi dei valori propri di ogni livello della società; quegli stessi sani principi che non hanno mantenuto forza, che sono stati implicati e che, adesso, si mostrano come segni impressi nei ricordi di vita di ciascun giovane italiano, che vorrebbe tenersene fuori dalla confusione scoraggiante le prospettive di vita.

L’Europa osserva le dinamiche che interessano il nostro Paese: uno fra i più belli al Mondo. E che ha saputo rendersi protagonista per la cultura, l’arte e la storia che ha elementi a suffragio di un’Italia in posizioni di prima linea, durante momenti da cui, per noi italiani, ne è derivato un elevato riconoscimento di lealtà nei comportamenti e di orgoglio nel senso umanitario, quando si è trattato di adoperarsi nelle missioni deputate ad inseguire la pace.

La nostra Costituzione offre strumenti appropriati per continuare a far sì che gli italiani continuino a raccontarsi come popolo deciso e dignitoso. Quella stessa brillante Carta fondamentale riesce ad imporre le riflessioni indispensabili, durante le fasi in cui occorra privilegiare alcune scelte. Il combinato disposto degli artt. 92 e 94 Cost. arricchisce il bagaglio di speranza di ogni cittadino, riferendo sul sentiment di equilibrio proprio del Presidente della Repubblica, quale preziosa garanzia delle forme comunicative e di approccio alla democrazia partecipata e costruttiva.

Abbiamo bisogno di un esecutivo nazionale. Non è possibile lasciare che un intero popolo sia fatto dondolare, stile amaca, dalle stravaganti logiche politiche di chicchessia. Non equivalga tanto, nel senso dell’abbandono delle fievolissime sopravvissute ideologie politiche, alla mercé del qualunquismo o dell’approssimazione. Semmai, l’input al rinnovamento sarà il tentativo di valorizzare le convinzioni proprie di ogni partito e di puntare sulle peculiarità di ogni regione a cui, per verità indiscussa, non è consentito assumere posizioni di distanza dal valore dell’Unità nazionale, stella polare, soprattutto, durante i momenti confusi.

Non può rassicurarci il pensiero che altre esperienze nazionali europee abbiano, nel passato assai recente, impiegato mesi per giungere alla formazione di un governo. Noi viviamo esigenze importanti, peculiari ed esclusive che richiedono di essere affrontate, adesso!

Il Meridione è stanco di vedere sbandierati i propri punti deboli, quasi fossero i motivi delle più ripetitive campagne elettorali o delle convention incoraggianti lo sviluppo. Occorrono fatti di crescita, di progresso, di ammodernamento strutturale e culturale. In particolar modo, mi permetto alludere alla Calabria: terra meravigliosa. Impeccabile culla di calore umano, di scenari e paesaggi, di tradizioni e sentimenti di eternità che si conservano in chi vi abita, ma anche in coloro che si ritrovino a collezionare una minima esperienza di turismo o di occasionale e casuale ritrovo.

Accade, spesso, che il mondo della politica elabori e predisponga senza raggiungere l’importante. E’ bene ripeterlo: esiste una gran folla di esseri umani, ancora, alla ricerca dell’essenziale. Signor Presidente, il mio ragionamento è nutrito dai riscontri che il ruolo da amministratore mi consegna, quotidianamente.

La mancanza di una economia occupazionale è divenuta propedeutica ad un feroce disagio sociale, che sottrae a tanti la garanzia di un pasto quotidiano; figurarsi, allora, per chi soffre una simile condizione, quanto possa essere attuale sentir parlare di futuro. I problemi esistono oggi. E con essi accrescono i motivi più nobili per desiderare la politica dedita al concetto di uomo, non ancorata alle posizioni di mero orgoglio, che appesantiscono il tempo che, per alcuni, è tanto prezioso. Troppa strada è stata percorsa da giovani meridionali partiti all’estero, per lavorare: così facendo, hanno consegnato alle future generazioni un dignitosissimo esempio di forza, ma anche il pesante invito ad abituarsi a coltivare il ricordo della propria adolescenza negli ambienti in cui si è cresciuti, poiché solo i fortunatissimi continueranno a vivervi. Sacrifici per un posticino di lavoro che se fosse stato possibile reperire fra i confini della nostra Nazione, avrebbe significato il sostegno ad un’identità nazionale a difesa dell’idea di poter tramandare le proprie radici biologiche sul terreno delle tradizioni culturali e familiari a cui non è giusto dover rinunciare.

C’è da sanare molto. Specialmente, a partire da alcuni ospedali diventati siti tipici di aggregazione della mortificazione e della umiliante condizione raccontata da chi si è visto ormeggiare senza forze e ne voce, lungo le corsie di straripanti pronto soccorso divenuti i confessionali di una vana speranza di reperire, celermente, un posto in degenza per la cura di qualche patologia. E’ il caso di lasciare il passo ai racconti a lieto fine e non più ai riquadri di giornali perfetti nelle pagine di cronaca narranti gli inconcepibili accadimenti in ospedali della fortuna. Servono strutture efficienti, macchinari funzionanti e personale che abbia da lavorare in condizioni adeguate. I calabresi che non hanno soldi a sufficienza per preferire strutture sanitarie fuori Regione, non è giusto debbano affidarsi alla precarietà del sistema sanitario che seppur nazionale, tanto risente della condizione meridionale. E’ in atto una disparità che, nel trattamento, rende dissimili situazioni personali –tutte costituzionalmente protette – ma che hanno a che vedersela con la differenza dello scenario in cui accadono: talune al Settentrione, altre al Centro, altre ancora, al Sud. Gli enti locali stanno soffocando; non tutti riescono a garantire servizi ed infrastrutture, attraverso manovre economiche alimentate, esclusivamente, dalle entrate tributarie. La gente è povera. Pagare una bolletta, alle volte, è impossibile. L’Europa dovrebbe essere invitata a girare un tantino in più e più spesso, soprattutto, fra i vicoli stretti e senza uscita. Gli amministratori locali, ognuno nel proprio territorio, rappresentano lo Stato, durante il giorno, durante la notte: nei contesti normali, c’è da esserne fieri! Governare, oggi, significa essere presenti nelle abitazioni dei cittadini. Ma a farne richiesta possono essere, anche, particolari esigenze. E onestamente, è il caso di ammettere che il più delle volte, non esista una soluzione di pronta fattibilità. Allora, per fronteggiare la novità o la sventura divenuta, in alcuni casi, cronica, occorre restare lucidi, senza perdersi nel mare dei mille perché, dando ascolto, piuttosto, alle capacità personali in grado di raggiungere livelli di emozioni senz’altro più pronti rispetto a quelli che riesca a garantire l’apparato lento e tortuoso di una burocrazia antipatica ai tempi della vita. Le giovani leve aspettano di essere riconosciute come protagoniste di un contesto vocato ad avviare nuovi nuclei familiari. Esulando dall’importanza della famiglia, si commetterebbe l’errore di giungere alla definitiva creazione di uno scenario sociale fondato sull’assenza di memorie e cicli storici.

Tanti, troppi gli sforzi che stanno abituandoci a sopportare un tenore di vita che affanna, che è ripido.Nessuno può essere lasciato solo, abbandonato all’idea che da Roma giungano notizie di tutt’altra melodia fuorché della individuazione di un Capo di Governo. Pertanto, sento di augurare che tutti i discorsi che verranno, sulla scorta di quelli intavolati prima e durante le consultazioni, possano configurarsi come discussioni che abbiano a confezionare lo straordinario buonsenso di consegnare serenità agli italiani, tra impegni assunti e difficoltà imprevedibili.

All’Italia i più opportuni approdi. A Lei, Signor Presidente, la fiducia. E’ usuale dire che qualunque cosa faccia il buon padre di famiglia, appaia cosa fatta bene.  

Buon lavoro ed auguri sinceri, a tutti.

Andrea ZANFINI

Presidente del Consiglio comunale di Roggiano Gravina (Cs)

Zanfini (Unla Roggiano) a Oliverio: “Investire in cultura per affermare tendenze”

ROGGIANO GRAVINA (CS) –  Investire maggiormente sulla cultura è come strumento terapeutico per uscire dalla crisi della politica calabrese: è quello che chiede Andrea Zanfini,in qualità di dirigente Unla (sezione distaccata C.C.E.P. di Roggiano Gravina), in una lettera aperta al Governatore Oliverio, lettera che riceviamo e di seguito pubblichiamo:11713592_10205833840543116_1542540094_n

“Illustre Presidente Oliverio, sia gradita questa mia, per rappresentare la riflessione di un giovane calabrese, a Lei indirizzata per il ruolo che ricopre in seno alla maggioranza del PD calabrese, contro cui, da più giorni, in molti stanno schierandosi, certamente dimenticando che non è di per sé la compagine di sinistra sotto accusa, ma l’intero sistema della politica regionale. Non è da oggi che la Calabria vive momenti difficili. La sofferenza del popolo calabrese è, ormai, nota anche in Europa, poiché profili bui si susseguono da anni, trovando le loro radici tra le vicissitudini che hanno coinvolto ed influenzato le scelte politiche di chi governava o stava all’opposizione, giungendo a scatenare feroci dinamismi in grado di generare crisi culturale, sociale ed economica. È mancata, in Calabria, la sintonia culturale giusta: il livello di sinergie tra forze politiche e competenze di settore ha registrato interventi che per nulla, credo, hanno conosciuto linee guida intellettuali o tenuto conto di esigenze emerse all’esito di analisi razionali. Mi è parso di capire, che il fare dei governanti la Calabria ed i calabresi, sia stato, fino ad oggi, maledettamente ispirato ad una logica di chiusura nei riguardi delle nuove e future generazioni e ad un modello di potere che poco o niente ha inteso aprirsi al confronto con le restanti e contrapposte forze politiche. Sarà per la mia giovane età, per il desiderio di contribuire alla crescita dei nostri territori e per gli insegnamenti ricevuti in famiglia, di fortissimo impegno nei confronti della gente, che mi ritrovo a seguire, dispiaciuto, quelli che sono gli sviluppi quotidiani delle vicende che stanno contribuendo a qualificare la Calabria come la regione d’Italia in posizione non classificabile su molti versanti ed a renderla ridicola agli occhi di un’ Europa che, diciamocela tutta, non è mai venuta a farsi un giro dalle nostre parti, per capire come la gente muoia di fame. Perché in Calabria, davvero, esiste questo genere di folla, che quotidianamente impone a sé stessa, anche quei quantitativi di coraggio necessari per non cedere agli atti di disperazione più estrema o ai compromessi umilianti la dignità umana ed il rispetto delle regole legali. Dinnanzi alle notizie che, spopolando tra giornali e servizi televisivi, interessano la Calabria, ho smesso di gridare allo scandalo e non per rassegnazione ma perché, con presa di coscienza sincera, riconosco che se la nostra regione è in caduta libera, è per colpa di una mentalità caduca di conoscenza, che non ha dedicato spazi alla cultura costellata di infallibili progetti e concreti tentativi di progresso sociale. Guardo gli esempi a me offerti più da vicino. I periodi in cui si è registrata fortissima, a Roggiano, la presenza dell’Unla, non erano ricchissimi nè in termini economici e neppure sotto il profilo dello sviluppo sociale. Eppure, il modello organizzativo adottato dal Centro di cultura popolare, in cui ognuno poteva contribuire al progresso della conoscenza per settori, ha dettato sapere, distribuendo beni e bene, consentendo, altresì, di affermare la Calabria come una porzione di territorio che se agente nel rispetto delle regole, è capace di crescere e migliorare ogni singolo suo abitante. La politica di quei tempi apprezzava quanto si realizzava in quegli ambienti, fucine di cultura e qualcuno, ancora oggi, rammenta i volti gioiosi della gente che, sin dall’inizio dei corsi, si sentiva ricca, poiché consapevole della garanzia di trovare, all’esito degli insegnamenti, un lavoro onesto, in tutto il resto del Mondo. Oggi, garanzie non ve ne sono. In nessun ambito sociale o settore lavorativo. E continueranno a mancare fino a quando non si deciderà di costruire, sul serio e da capo, gli strumenti in grado di fornire, innanzitutto, le basi di un sapere preciso. Sapere, dunque, compiuto su cosa serve, cosa è necessario ed in quali luoghi risulterebbe più opportuno individuare le misure necessarie per edificare le basi di una solida stabilità sociale ed economica.

Le certezze che ai calabresi vengono offerte, allo stato attuale, sono esclusivamente millantate e da ritenersi inesatte, gonfiate al solo fine di renderle credibili. I settori che, in Calabria, necessitano di concreti e mirati interventi, sono tanti. Alcuni dei quali indispensabili per la vita dei cittadini. Penso, allora, alle responsabilità di cui dovrà farsi carico il prossimo delegato regionale alla cultura. Prima di ogni altro aspetto, infatti, è la cultura a meritare maggiore considerazione; investire in essa equivarrebbe a porre la firma sull’affermazione di tendenze che altro non potrebbero fare se non incentivare, in ordine ai molteplici ambiti, la ricerca dei nostri Atenei, lo sviluppo di un’educazione mirata, la promozione di momenti valorizzanti le capacità dei calabresi. E per farlo, i tempi impongono coesione sociale, apertura al confronto, coinvolgimento, prima di tutto, nelle strutture di vertice, di giovani che appartenenti alla società civile e certamente non sprovveduti, siano capaci, perchè spinti da ideali sinceri e notevoli, di saper ascoltare per proporre soluzioni e giungere a rifornire i territori di quello che è dichiarato abbiano bisogno. Non potrà spaventare, la giovane età di un individuo, perché alcuni, fra essi, hanno titoli a sufficienza ed esperienze maturate con dedizione e passione e tutte da raccontare. Nulla dovrà contare il colore politico sino ad oggi perseguito da ognuno, perchè i partiti sono in crisi e la loro funzione, oggi, in linea con il pensiero ideologico comune a tutti, non può che essere quella di individuare sul territorio personaggi o gruppi organizzati volenterosi di costruire e far del bene davvero. Lo chiede il futuro, mentre la storia raccomanda alla prudenza nelle scelte da adottare perché i passi da compiere risultano essere di fondamentale importanza per la vita dei cittadini calabresi, non solo fra le mura della regione, ma nei contesti mondiali. Un territorio che non si impone di promuovere principi culturali giusti e sani orientamenti sociali, con difficoltà potrà consentire ai propri consociati di emergere professionalmente ed in maniera eccelsa.

A Lei, esimio Presidente, le scelte migliori e giuste. Ossequio

Dott. Andrea Zanfini Dirigente UNLA Roggiano Gravina