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‘Ndrangheta, operazione in Calabria, Lazio e Piemonte: 36 fermi

Vasta operazione contro la ‘ndrangheta nelle province di Reggio Calabria, Roma, Verbania e Vibo Valentia, con 37 fermi e numerose perquisizioni. L’operazione riguarda tre cosche della Piana di Gioia Tauro, ed in particolare la zona di Cinquefrondi. Le cosche coinvolte sono quelle dei Petullà, dei Ladini e dei Foriglio quali articolazioni autonome dell’associazione per delinquere di tipo ‘ndranghetistico nota come “locale” di Cinquefrondi, operante nei comuni di Cinquefrondi e Anoia con ramificazioni in tutta la provincia di Reggio Calabria ed in altre province.carabinieri di giorno

L’operazione denominata “Saggio compagno” è stata condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, provvedimenti emessi  dalla Procura antimafia di Reggio Calabria. Il reato contestato è associazione per delinquere di tipo mafioso, insieme a detenzione e porto di armi da guerra e comuni da sparo, ricettazione, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento personale, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, estorsione, furto, spendita e introduzione nello Stato previo concerto di monete falsificate e danneggiamento seguito da incendio: reati tutti aggravati dal metodo mafioso.

   L’operazione, eseguita con l’ausilio dello Squadrone eliportato Cacciatori “Calabria”, è nata nel novembre 2013 anche sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

Bindi: Cosenza non è una zona franca. Buemi: inspiegabile chiusura tribunale di Rossano

COSENZA – Si è conclusa la due giorni della Commissione parlamentare antimafia a Cosenza guidata da Rosy Bindi. Dopo l’incontro con i rettori degli atenei del Mezzogiorno, l’organismo bicamerale, in questa seconda giornata, ha ricevuto in Prefettura il pool di magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, il Garante Regionale per l’infanzia, i vertici degli uffici giudiziari di Cosenza, Paola e Castrovillari e il presidente del Tribunale dei minori. “La provincia di Cosenza veniva ritenuta una zona franca rispetto alle mafie se messa a confronto con situazioni più critiche in Calabria, come le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, ma dopo il nostro approfondimento questo luogo comune è stato superato – ha detto Rosy Bindi tracciando un bilancio della missione nella città dei bruzi – Anche in questa provincia sono presenti le cosche di ‘ndrangheta, famiglie mafiose con collegamenti con altre ‘ndrine, una forte capacità intimidatoria, capace di controllare il mercato della droga, attiva nella tratta degli esseri umani, con capacità di penetrazione nella politica e nella pubblica amministrazione. Abbiamo trovato un’attenzione da parte della magistratura e delle forze di polizia e questo ci rassicura – ha aggiunto – nonostante una carenza di organici che la Procura, in particolare la Dda, ci ha segnalato. Ci siamo soffermati, poi, sull’accorpamento dei tribunali di Rossano e Castrovillari, che per noi resta un tema che deve essere oggetto di osservazione da parte del ministero della Giustizia, e crediamo che, se si devono razionalizzare e risparmiare le risorse, la Calabria è di certo l’ultimo posto nel quale si debba pensare di risparmiare e razionalizzare”. In merito all’accorpamento del tribunale di Rossano a quello di Castrovillari, Enrico Buemi ha bollato tale provvedimento come inspiegabile, poiché riguarda un “territorio che da tutti è stato confermato ad alta intensità criminale. Tenendo conto dei parametri che il legislatore aveva dato al governo per definire gli accorpamenti e le modifiche della geografia giudiziaria, ribadisco: in Calabria nonprefettura-cosenza bisognava chiudere tribunali, ma è ancora più inspiegabile la chiusura del tribunale di Rossano, rispetto ad altre situazioni”. Oltre alla questione della carenza dei presidi giudiziari, Rosy Bindi ha richiamato l’attenzione sulla necessità di gestire al meglio i casi dei minori che crescono in ambienti criminali. La presidente ha però escluso la possibilità di proporre una legge per togliere ai mafiosi la patria potestà. “C’è una mancanza di strumenti adeguati per la tutela dei minori – ha sottolineato – di cui è rimasto vittima anche il piccolo Cocò, il bimbo di tre anni ucciso e bruciato a Cassano assieme al nonno e alla compagna. Il piccolo, pur avendo meno di tre anni, non si trovava con la madre in carcere ed è stato affidato a una famiglia che lo ha usato. Ciò denota che ci sono carenze amministrative. Cercheremo, inoltre di appurare se in questa storia vi siano altre responsabilità”. Infine la Bindi ha discusso con il prefetto Tomao delle vicende relative al comune di Marano Marchesato, dove il sindaco e alcuni componenti della maggioranza sono indagati per mafia, e al comune di Castrolibero, in virtù delle indagini che riguardano l’ex sindaco ed attuale consigliere regionale Orlandino Greco. “Se il prefetto Gianfranco Tomao riterrà che ci sono gli elementi per fare degli approfondimenti, avrà il sostegno della Commissione” ha concluso Rosy Bindi.

Magistrati ricevuti in Commissione Antimafia: “Siamo sotto organico”

Vincenzo Antonio LombardoCOSENZA – “La sola provincia di Cosenza conta oltre settecentomila abitanti. Vi è una criminalità stabilmente insediata sul territorio e questa criminalità compie tutte le azioni che ogni ‘ndrina e ogni cosca di ‘ndrangheta compie nel resto della Calabria, nonostante non abbia le caratteristiche di quelle del reggino”. Lo ha detto il procuratore distrettuale di Catanzaro Vincenzo Lombardo, al termine dell’audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia svoltasi a Cosenza. Lombardo era accompagnato dagli aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto e dal sostituto Pierpaolo Bruni. “Abbiamo fatto un’esposizione delle dinamiche criminali, degli assetti associativi della provincia di Cosenza, nelle aree della città capoluogo e del suo hinterland, di Paola, di Cetraro, della Sibaritide e del Pollino con un’ampia illustrazione degli attuali assetti criminali, evidenziando le criticità nell’affrontare queste dinamiche in rapporto al fatto che erano anche presenti fisicamente due soli magistrati che la procura distrettuale può destinare a una provincia come quella di Cosenza. Sappiamo – ha sostenuto ancora Lombardo – che c’è un’attività molto intensa nelle estorsioni. Ci siamo soffermati sulle singole cosche e sui procedimenti e attività investigative in corso”.Bombardieri e luberto

Giovanni Bombardieri ha rimarcato le “difficoltà legate agli organici e all’impossibilità di dare continuità alle indagini. Peraltro in quest’area – ha spiegato – ci sono i tribunali di Castrovillari, Paola e Cosenza che sono distanti dalla sede della distrettuale. Abbiamo percepito che la commissione è molto attenta a questa situazione. Ci hanno assicurato che queste difficoltà saranno rappresentate anche al ministro. Sotto il profilo dell’aumento dell’organico non ci sono immediate novità, il ministro ci disse che sarebbe passato tutto attraverso la riorganizzazione degli uffici circondariali, speriamo che in quella sede, tra qualche mese, si tenga conto delle carenze di organico della Dda, dell’ufficio gip, del Tribunale e di tutte quelle strutture che servono a contrastare la criminalità organizzata”.

Molinari su nomina Militello: “fatto inopportuno”

REGGIO CALABRIA – La nomina di Enzo Militello a comandante della Polizia Municipale non va proprio giu a Francesco Molinari, senatore e membro Commissione Antimafia, che esprime in questa nota stampa il suo sdegno: Molinari
La nomina via “radio” da parte del Sindaco Falcomatà del primo dirigente della Polizia di Stato, Enzo Militello, comandante (ex ?) del XII Reparto Mobile di Reggio Calabria, a Comandante della Polizia Municipale, più che insolita per il mezzo usato per la sua comunicazione (che sembra confermare una diffidenza atavica dell’ente comunale all’uso dei modi più consoni di pubblicazione delle decisioni che scandiscono la sua attività amministrativa) risulta censurabile per l’attuale situazione del “radio-eletto”.
La Procura di Reggio Calabria, infatti, ha deciso di opporsi alla sentenza di assoluzione emessa dal Giudice Monocratico, presentando, a firma del P.M. Antonella Crisafulli, con la condivisione del procuratore aggiunto, Gaetano Paci, e del procuratore capo, Federico Cafiero de Raho, richiesta di modificare il giudicato in primo grado alla Corte d’Appello.
La vicenda in cui il vicequestore Militello (insieme all’ispettore Matteo Periti) è stato assolto “per non aver commesso il fatto” è ben nota e assai delicata e costituisce uno dei filoni di indagini sul conto della cosca “Lo Giudice”. Ricordiamo che, secondo l’accusa, Militello e Periti avrebbero omesso di denunciare alla Procura della Repubblica le irregolarità riscontrate dalla Polizia Amministrativa nel corso di un controllo al bar-cornetteria “Peccati di gola”, di proprietà di Luciano Lo Giudice : l’ingresso nelle indagini del PM antimafia ha permesso di far luce sulla vicenda.
Ora, ritengo che sia nell’interesse delle istituzioni e dei loro rispettivi ambiti e competenze attendere che si esauriscano tutte le dinamiche relative ai poteri in cui si articola uno Stato moderno, prima che vengano rimesse in gioco le vicende delle persone demandate a ricoprire cariche al loro interno. E ciò a tutela dell’immagine stessa delle istituzioni democratiche.
La città di Reggio Calabria viene da un periodo assai buio, dove, prima di mettervi rimedio, si è assistito per troppo tempo al sacco delle casse comunali, con doloroso e vergognoso ribaltamento sui cittadini del dissesto provocato dai “professionisti del buco”. Nel frattempo abbiamo dovuto assistere a tutto ciò a cui la politica più scellerata ha potuto dar la stura, compresa la reale percezione dell’osceno abbraccio tra ‘ndrangheta e politica, tra il plauso dei “colletti bianchi” (“borghesia mafiosa”, la chiama Umberto Santino) di una società malata che a quel banchetto osceno ha partecipato.
Non permetterò, e sono sicuro che sarò in buona compagnia, qualunque ne sia il motivo e per gli strumenti che ho a mia disposizione, che si rifaccia quel percorso a ritroso e, pertanto, appena avrò riscontro formale – oltre che radiofonico – di questa nomina assolutamente inopportuna farò i miei passi.”

 

Soveria Mannelli, Risveglio Ideale presenta “Angela Napoli l’antimafia dei fatti”

antiSOVERIA MANNELLI (CZ) – Giorno 27 agosto 2015 alle ore 17:00, presso “Il centro al centro”, Centro di Aggregazione  Giovanile sito  in Via   Leo  Longanesi, le associazioni culturali Savuto Libero, Risveglio Ideale e Universo Minori presentano “Angela Napoli l’antimafia dei fatti libro intervista a cura di Orfeo Notaristefano”, Falco Editore. Porteranno i saluti Eugenio Canino (Presidente Savuto Libero) e la dott.sa Rita Tulelli (Presidente Universo Minori). Interverranno l’avv. Giuseppe Pascuzzi, sindaco di Soveria Mannelli; l’avv. Simona Cavalieri, assessore alla Cultura di Soveria Mannelli; il dr. Francesco Faustino, dirigente Polizia di Stato a Roma, e il dr. Giuseppe Greco, magistrato presso Tribunale di Cosenza. L’autore dell’opera, On. Angela Napoli, consulente Commissione Parlamentare Antimafia e Presidente Risveglio Ideale, concluderà l’incontro.

La Cittadinanza è invitata a partecipare

Legge Contrasto racket e usura: Vantaggi competitivi per l’impresa che denuncia

th (20)Il “coraggio della denuncia” deve avere un riconoscimento pubblico. L’impresa che si espone, che denuncia, deve avere un vantaggio competitivo nell’aggiudicazione delle gare e delle forniture pubbliche rispetto a chi paga o è sottomesso al ricatto mafioso. Sta qui la vera innovazione che va introdotta nella legislazione di contrasto al racket ed all’usura.

E’ questo uno dei passaggi del documento che ha aperto oggi, a Roma, i lavori dell’assemblea di SOS  Impresa- Rete per la Legalita’, al quale hanno preso parte il vice ministro dell’Interno,  Filippo Bubbico, il presidente di Confesercenti, Massimo Vivoli, il Commissario straordinario Iniziative Antiracket e Antiusura, Santi Giuffre’, il presidente di Sos Impresa, Luigi Cuomo, quello di Rete per la Legalita’, Lorenzo Diana.

Per approfondire: 

antimafia-legalità

A Taurianova… l’antimafia dei fatti

Si è svolta sabato 16 maggio nel salone dell’ex palazzo municipale di Radicena a cura della Consulta delle Associazioni di Taurianova, nel TAURIANOVA 160515 (2)contesto per gli appuntamenti letterari de” Il Maggio dei libri”, la presentazione del volume ANGELA NAPOLI. L’ANTIMAFIA DEI FATTI (Falco Editore).
Il volume scritto dal giornalista scrittore Orfeo Notaristefano parte da una lunga intervista con la quale la Parlamentare del centrodestra è oggi promotrice e animatrice dell’Associazione culturale “Risveglio Ideale” racconta parte della sua vita contrassegnata dalla attività didattica e politica in seno al movimento sociale italiano destra nazionale (MSI) e poi (AN) nella Taurianova degli anni ‘70 caratterizzata dalla guida e dalla gestione dirigistica della DC rappresentata dalla potente famiglia Macrì contro la quale più volte da consigliere comunale di opposizione andò a confrontarsi .
L’elezione alla Camera dei Deputati diviene la pietra miliare del successivo impegno esclusivamente politico della Prof.ssa Napoli costretta a scegliere fra l’impegno politico a tempo pieno e l’insegnamento.
La sua coerenza la porta così ad iniziare un’attività intensa durata praticamente venti anni con una presenza e una produzione imponente in termini di interpellanze mozioni interrogazioni e proposte di legge che, rilette come Notaristefano organicamente le classifica nel volume fanno scoprire una persona che la stampa troppo facilmente aveva bollato come un’inflessibile fustigatrice di amministrazioni locali sospettate di collusione con il malaffare.
In realtà l’azione della Napoli si dirama su un arco di orizzonti molto più ampio occupandosi di problematiche diversissime quali la tutela ambientale, la difesa del lavoro, i diritti fondamentali, la cultura.
Il tutto con uno stile rigoroso e personalissimo di una persona che dimostra di essersi voluta muovere nel rispetto della legalità e in difesa della legalità.
La seconda parte del libro, di fatto una riproposizione di atti della sua attività parlamentare, grazie alla bravura di Notaristefano diventa un viaggio per l’Italia degli anni 90 vista attraverso il filtro del parlamentare che analizza dei problemi ponendo domande, chiedendo risposte proponendo soluzioni.
Fatti, dunque per contrastare e debellare il malaffare e indolenza .
Dopo l’introduzione del Giornalista Luigi Mamone che ha sottolineato al numerosissimo pubblico il valore storico documentale e di testimonianza del volume vi sono stati il saluto del Presidente della Consulta delle Associazioni di Taurianova Fabio Scionti che ha sottolineato il proficuo rapporto di esperienza e di collaborazione che l’onorevole Napoli anche attraverso la sua Associazione sta offrendo alla Consulta per qualificare e dinamicizzare il percorso di crescita verso la rinascita di Taurianova; Filippo Andreacchio Presidente dell’Associazione Mammalucco che, dopo aver sottolineato l’originaria distanza sotto il profilo politico fra la sua militanza di sinistra e l’On. Napoli, ha riconosciuto con molta obiettività come i valori di crescita civile e culturale che l’On. Napoli ha dimostrato di aver sempre perseguito con ” schiena diritta” rendano il volume una guida preziosa per comprendere le dinamiche di molti dei mali che ancora oggi affliggono la Calabria.
Ha preso quindi la parola Orfeo Notaristefano che con un intervento articolato e affabulante ha ricostruito le tappe di un rapporto di conoscenza e di reciproca stima da cui è derivata l’idea del libro.
Antimafia dei fatti da contrapporre all’Antimafia delle parole e ai parolai dell’Antimafia che nulla fanno in concreto al di fuori di manifestazioni sterili di effetti utili solo a porsi in maniera farisaica quali paladini di una legalità che invece la Napoli, in maniera meno appariscente e più vissuta dimostra con la sua storia personale di Parlamentare di aver voluto praticare e difendere spesso scontrandosi anche contro le dinamiche di un Parlamento fatto di nominati e contro un sempre ricorrente senso di prevenzione anticalabrese alimentato talvolta strumentalmente talvolta pappagallescamente dagli araldi di una stampa filonordista e anticalabrese.
Subito dopo l’On Napoli prendeva la parola e ribadendo di essere sempre al servizio della legalità non più attualmente come parlamentare ma come promotrice culturale e ribadendo il suo costante impegno contro il malaffare, le forme di collusione e le incapacità di uno Stato troppo spesso inefficiente.
Seguivano numerosi interventi che evidenziavano l’apprezzamento verso la scoperta di una pluralità di azione che collocano l’attività Parlamentare della Napoli in una dimensione unica e pregevolissima rispetto a quella delle tantissime meteore che gli attuali sistemi elettorali hanno eletto al Parlamento e al Senato per un mandato elettorale rimasto quasi sempre non tracciato ne altrimenti valutabile.

Rosy Bindi all’Unical: “‘Ndranghetisti fuori dalla comunità”

IMG_20150516_113242RENDE (CS) – L’ Aula Magna dell’Unical Beniamino Andreatta, gremita da centinaia e centinaia di ragazze e ragazzi del progetto “Pedagogia della R-Esistenza” del professor Giancarlo Costabile, ha accolto con applausi e ha ascoltato con attenzione la lectio magistralis dell’ On. Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare Antimafia.

“Difendere la democrazia. La resistenza antimafia tra problemi e prospettive”: questo il titolo dell’incontro aperto sulle note di “Bella Ciao” e poi dal discorso di saluti del Rettore Gino M. Crisci, la cui presenza ribadisce la posizione dell’Ateneo nella lotta antimafia, e dal prof. Franco Altimari, direttore del Dipartimento di Lingue e Scienzedell’Educazione.

Ad introdurre il seminario le parole del prof. G. Costabile, anima indiscutibile da quattro anni di Pedagogia della R-Esistenza, che spiegano il senso profondo dell’incontro e della presenza del presidente Bindi: “Occorre costruire un senso diffuso dello Stato, che si traduce nell’appartenenza ad uno schema collettivo non clanico, non familiaristico”. Costabile si è poi soffermato sula definizione di “cittadini sovrani”  invitando tutti i presenti ad essere difensori della democrazia, indicando nel far in modo che le responsabilità individuali, le passioni di ognuno diventino comportamenti collettivi e condivisi, il significato profondo del termine. IMG_20150516_113405 Poi la lectio dell’illustre ospite, intervallata da numerosi e scroscianti applausi degli studenti di Pedagogia della Resistenza, sempre attenti e appassionati come negli altri incontri cui hanno presenziato, solo per citare alcuni ospiti, Pino Aprile, Lirio Abbate, Pif, Marisa Garofalo. “Sono onorata di partecipare a questo vostro incontro, trovo che Pedagogia della Resistenza un’esperienza quasi unica. La vostra terra è ricca di potenzialità ed intelligenze che non riescono ad esprimere il loro valore se non altrove”, bloccati anche dagli effetti della criminalità organizzata qui radicata. La Bindi ha poi proseguito con un’amara considerazione che sa di innegabile verità: “La ‘Ndrangheta non ci sarebbe se ci fosse anche qui la presenza dello Stato – o meglio della politica – o se non ci collaborasse. (…) La lotta alle mafie dev’essere semplice applicazione e “funzionamento costituzionale delle nostre istituzioni” e in questo senso “Pedagogia della Resistenza è esercizio corretto della cittadinanza”. Infine il mònito finale: “Se papa Francesco a Cassano ha detto che gli <<‘ndranghetisti sono scomunicati>>, io aggiungo che sono fuori dalla comunità”.

Apprezzato e condiviso anche  l’intervento del giornalista e scrittore calabrese Arcangelo Badolati sulla tragedia delle infiltrazioni e delle connivenze che la ‘ndrangheta ha tessuto in tutti gli ambiti della società civile, anche in quelle realtà dove essere è sempre stata “colpevolmente negata” . Infine a chiudere i lavori del seminario l’appassionata testimonianza di Adriana Musella presidente di “Riferimenti – Coordinamento nazionale Antimafia”, sul compito a volte non incolpevole della politica, che dovrebbe invece avere “un ruolo etico”, e di quello della magistratura. La Musella ha poi concluso: “L’Antimafia è una seconda Resistenza e noi siamo i nuovi partigiani”.

Andreina Morrone

Gestione beni confiscati alla mafia. Gratteri fa il punto a Lamezia

LAMEZIA TERME – Parlare di Calabria significa parlare di tesori e meraviglie, di gente orgogliosa e dedita al lavoro, di mare accogliente e di montagne folte e rigogliose. Tuttavia non possiamo nasconderlo, parlare di Calabria significa anche parlare di ‘ndrangheta, dei drammi e dei dissesti sociale ed economici provocati da questo genere di criminalità organizzata e delle tecniche di contrasto adottate dalle autorità e dalle istituzioni. Questa è la realtà con la quale dobbiamo fare i conti e in riferimento alla quale la società civile deve equipaggiarsi se intende infliggere a tali criminali ulteriori sconfitte.

Proprio sul punto è stato organizzato a Lamezia Terme un convegno, previsto per domani 28 febbraio dalle 17.30 alle 19.30 presso il Savant Hotel, nel corso del quale Nicola Gratteri, Procuratore Aggiunto di Reggio Calabria, affronterà il tema “Gli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata. La gestione dei beni confiscati alla mafia“. All’evento, moderato da Ugo Floro, prenderanno parte Luigia Spinelli – Sostituto Procuratore di Latina e don Giacomo Panizza – Presidente Comunità Progetto Sud.

Lo scorso 21 febbraio la Commissione parlamentare antimafia è intervenuta sulla piaga criminale presso la Prefettura di Catanzaro. Da quell’incontro era emerso che il territorio catanzarese sta offrendo alla criminalità organizzata nostrana un terreno fertile nel quale attecchire, tant’è che nessuna difficoltà pare essersi eretta al fine di contrastare l’avanzata ‘ndranghetista. I colloqui della giornata, durati ben cinque ore, hanno portato quindi alla conclusione che probabilmente ciascuno di noi conosceva già: alcuni territori fungono da sedimento per la criminalità organizzata e in questo caso il territorio esaminato, quello catanzarese, non pone alcun ostacolo.

Se queste sono le dinamiche che stanno alla base del processo di estirpazione della ‘ndrangheta dai nostri territori, è chiaro che il fronte della lotta alla criminalità debba armarsi non solo in senso letterale, quanto soprattutto sul versante delle conoscenze e competenze. Come abbiamo visto negli scorsi decenni, il sequestro dei beni si è sempre mostrato alla stregua di una valida formula di contrasto perché trattiene le risorse economiche e finanziarie che alimentano il potere della ‘ndrangheta. È pertanto auspicabile che i professionisti e le istituzioni seguano percorsi formativi e informativi specifici tra i quali s’inserisce a pieno titolo l’incontro di domani. Si tratta infatti di un evento organizzato, in primis, per gli avvocati, ma aperto al pubblico proprio per la valenza sociale e civile dei temi affrontati.

 

Daniela Lucia

Gratteri consulente della Commissione parlamentare animafia

Nicola GratteriROMA – Nicola Gratteri sarà consulente della Commissione parlamentare animafia.

Ad annunciarlo è la presidente della Commissione, Rosy Bindi, che parla di una “un’idea maturata già da tempo”.

A margine della presentazione della relazione annuale della Dna, Bindi torna anche sulla mancata nomina dello stesso Gratteri a guardasigilli. “La scelta compiuta dal presidente del Consiglio – spiega – è basata su una prassi consolidata nella vita del Paese, che non ha mai visto un magistrato in carica essere nominato ministro”.

“Che Gratteri abbia scelto di continuare a fare il procuratore è importante – sottolinea Bindi – il suo lavoro è preziosissimo, ha ottenuto grandissimi risultati nella lotta alla criminalità organizzata”.