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L’attrice Marianna De Micheli sbarca a Crotone durante il suo viaggio

giungata-de-micheli-verriCROTONE – Nel pomeriggio di ieri,  l’attrice Marianna De Micheli è arrivata nel porto della città. Con la sua barca a vela, la De Micheli sta circumnavigando in solitaria l’Italia, dal Tirreno all’Adriatico. A dare il benvenuto a Crotone alla interprete della spietata Carol nella soap “Centrovetrine”, il ruolo che l’ha resa famosa e popolare, l’assessore al Turismo Antonella Giungata e il presidente del Club Velico Crotone Francesco Verri. A “scortarla” nel porto antistante la sede del Club, decine di imbarcazioni degli atleti del Club Velico che, incrociata la barca dell’attrice al largo di Capocolonna, hanno accompagnato fino all’attracco la “Maipenrai”, nome dell’imbarcazione che in thailandese, lingua che l’attrice conosce e continua a studiare, significa “non importa”. Conclusa l’esperienza di “CentoVetrine”, Marianna ha intrapreso quella di “Centoboline”, il viaggio che da La Spezia, dove è partita lo scorso maggio, la porterà in solitaria a Trieste dove parteciperà alla popolare “Barcolana”. In realtà Marianna non è sola. Le fa compagnia, durante il viaggio, il suo gatto che è diventato un vero e proprio “secondo marinaio”. Una bella prova di tenacia e di personalità per l’attrice che ha messo da parte, per il momento, televisione e teatro, altra sua passione. L’attrice è stata accolta nella sede del Club Velico dove ha avuto modo di ringraziare la città per l’accoglienza ripromettendosi di visitarla in questi giorni di permanenza prima di riprendere il viaggio che la porterà verso la meta conclusiva di Trieste. Nel suo blog, il diario di bordo che tiene quotidianamente raccontando le emozioni del viaggio in solitaria, avrà modo di raccontare anche l’esperienza crotonese. Nel corso dell’incontro Marianna De Micheli ha raccontato come ha scoperto la vela: nel 2004 in Thailandia dove ha vissuto anche la terribile esperienza dello tsunami. Nel corso di quel viaggio ha conosciuto molti navigatori oceanici e si è appassionata alla vela. Si è detta particolarmente contenta di essere in Calabria, dove ha già fatto tappa a Le Castella e, dopo Crotone, si trasferirà a Cirò Marina.

TIN di Crotone. Interviene Antonella Giungata

È del tutto evidente ormai come in Italia la Sanità sia impreparata ad affrontare le emergenze in campo neonatale. Sono decisamente Ass.-Antonella-Giungatatroppi i casi di cronaca che negli ultimi giorni raccontano di neonati deceduti per carenza di posti nelle strutture di terapia intensiva neonatale. Reparti che probabilmente non godono della giusta attenzione perché chi dovrebbe riceverne le cure non ha ancora la capacità di far valere i propri diritti.
È un problema già abbondantemente sollevato anche nella città di Crotone, dove da tre anni ormai, oltre all’accorpamento dei reparti di pediatria e neonatologia, grida ancora giustizia la soppressione ingiustificata della TIN (terapia intensiva neonatale), un servizio che per Crotone rappresentava un’eccellenza data l’alta professionalità acquisita dal personale medico e paramedico, tanto da vantare un tasso di mortalità neonatale ben al di sotto degli standard regionali, dati che si attestavano sui livelli nazionali. Crotone, è bene ricordarlo, era punto di riferimento per le emergenze e non solo in Calabria.
In un mio precedente articolo avevo definito la decisione di sopprimere la Tin a Crotone un esperimento fallito. A distanza di un anno rivendico con forza quell’affermazione, che non è solo mia ma è supportata dai numeri. Crotone non solo non vanta più un’eccellenza nel campo della Sanità ma vede una sostanziale flessione nel numero dei parti, considerato che in casi di gravidanze a rischio la scelta su dove far nascere i neonati, per ovvie ragioni, non ricade più sul San Giovanni di Dio. E la situazione crotonese si ripercuote anche sulle altre realtà regionali: le strutture di Catanzaro e Cosenza sono praticamente al collasso, e nell’impossibilità di sopperire a tutte le emergenze, si determina spesso lo spostamento dei piccoli prematuri in strutture fuori regione, con un aggravio di costi non indifferente.
È anche per questo che la nomina del Commissario alla Sanità in Calabria avrebbe dovuto essere tra quelle scelte fatte in tempi rapidi.
È di pochi giorni fa la nomina fatta effettuata dal Consiglio dei Ministri dell’ingegnere Massimo Scura a Commissario della Sanità calabrese e la speranza è, per tutti i calabresi, quella di avere in lui una persona che metta ordine nel sistema sanitario calabrese non basandosi solo sulla freddezza dei numeri. Per le scelte da attuare in questo delicato settore ci vuole buon senso e conoscenza dei reali problemi di questa terra. Perché le scelte fatte secondo criteri meramente numerici, e la soppressione della TIN ne è l’emblema, non portano mai i risultati sperati. A lui la legittima richiesta di guardare alla Sanità crotonese, mortificata a più livelli in questi ultimi anni, con la giusta attenzione che questo territorio merita.
Nelle scorse settimane pare che dalla Regione Calabria qualcosa si sia mosso e che al Primario di Pediatria Neonatologia sia arrivata una comunicazione per verificare la possibilità di ritornare a quell’ unità complessa che il nostro ospedale ha avuto negli anni passati.
L’auspicio ovviamente, anche per l’impegno a verificare la situazione del reparto di Pediatria Neonatologia a Crotone assunto sia dalla Ministra alla Sanità, Beatrice Lorenzin, che dal Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, è quello di procedere verso il ripristino di quella struttura fondamentale, della quale ci si ricorda solo quando qualche piccolo perde la vita, come è accaduto purtroppo qualche settimana fa in Sicilia, dove una neonata non ha ricevuto le dure necessarie per salvarla a causa della mancanza di posti nelle strutture disponibili. E si pensi che la Sicilia conta 114 posti letto di Terapia intensiva neonatale contro i 12 della Calabria!
Il tempo perso può essere recuperato, in questo lungo periodo di vacatio i pediatri avranno avuto modo di formarsi per intervenire anche sui neonati, per garantirne il “diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo”, così come recita l’articolo n. 6 della Convenzione sui diritti dell’infanzia recepita anche dall’Italia nell’ormai lontano 1991.