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L’Aquila della Polizia compie 100 anni, ieri solenne cerimonia a Roma

ROMA – “I cento anni dell’Aquila della Polizia di Stato”  è il titolo della mostra allestita ieri a Roma, sulla splendida terrazza del Pincio in occasione del 167° Anniversario della Fondazione della Polizia di Stato ed al cospetto delle massime autorità dello Stato.

Quattro bassorilievi raffiguranti l’evoluzione dell’emblema del corpo, realizzate dal maestro Pino Savoia, Sovrintendente Capo in forza alla questura di Cosenza e responsabile dell’Ufficio di Polizia Scientifica del Commissariato di P.S. di Corigliano-Rossano, raccontano più di ogni altro brand indendity la mission ed i peculiari compiti di questa importante istituzione nazionale.

La Polizia italiana ha mutato negli anni più volte la denominazione e l’ordinamento, pur conservando gli stessi compiti istituzionali.

Dal 1919, anno dell’introduzione dell’aquila come emblema del corpo, ad oggi si sono susseguiti:

il Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza; il Corpo degli Agenti P.S.; il Corpo delle Guardie di  P.S. ed dal 1981 l’attuale Polizia di Stato.

È interessante notare, osservando le opere del maestro Pino Savoia come, sul petto rampante e fra le ali spiegate delle quattro aquile in mostra, gli attributi sabaudi (ovvero la corona e lo scudo crociato) abbiano lasciato il posto, nel corso del tempo, al monogramma repubblicano “R I”. Testimonianza di un percorso storico vissuto sempre in prima linea, fra la gente.

Savoia, già responsabile dell’archivio fotografico dell’Ufficio Storico della Polizia, nonché membro del gruppo di lavoro preposto alla rielaborazione delle uniformi e dei distintivi della Polizia di Stato, sottolinea quanto sia emblematico, dato che di emblemi si sta parlando, che a raccontare questa vocazione di servizio verso i cittadini sia proprio lo stemma distintivo del Corpo, capace di temprare il suo carattere identitario non nella standardizzazione dei suoi attributi iconografici, ma sulla capacità di evolversi, restando fedele alla sua funzione di baluardo della libertà nella legalità.

Oggi, questo prezioso simbolo si appresta a diventare anche distintivo di qualifica, all’interno del più ampio progetto di riordino dei nuovi segni identificativi degli appartenenti alla Polizia di Stato, come Amministrazione civile ad ordinamento Speciale.

 

Parco della Biodiversità di Catanzaro, è nata Bianca, un’aquila rapax nipalensis

CATANZARO – Si chiama Bianca, come la splendida bambina che è stata tra le prime persone a darle il benvenuto al mondo, con gli occhi pieni di meraviglia. E’ una piccola rapace, esemplare di Aquila rapax  nipalensis, nata da una coppia ospitata al Cras dal 2004. Si tratta di un evento straordinario che denota il benessere in cui vivono gli animali, seguiti con attenzione dall’equipe del Parco della Biodiversità Mediterraneo, diretto dalla dirigente Alberto Rosetta, fiore all’occhiello dell’Amministrazione provinciale di Catanzaro guidata dal presidente Enzo Bruno. Da qualche giorno il direttore sanitario, Debora Giordano, e volontari  del Servizio Civile, monitoravano la coppia di  aquile in  cova. Ieri, finalmente, ha fatto capolino il piccolo che è caduto dal nido, la dottoressa Giordano e l’esperto faunistico  Alfredo Rippa, hanno provveduto a visitare l’esemplare e rimetterlo nel nido, dove c’è un altro uovo in cova.
Il presidente della Provincia, Bruno ha ringraziato quanti si occupano della tutela del patrimonio faunistico, facendo del Cras una struttura d’eccellenza, dal direttore sanitario Giordano ai tanti volontari che non fanno mai venire meno il loro supporto.

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“Un’attività, quella di medici, operatori, esperti e volontari che è svolta con grande passione, nell’interesse dell’ambiente e del nostro patrimonio faunistico – afferma il presidente Bruno -. Le specie selvatiche autoctone rinvenute in condizioni di difficoltà, per esempio, andrebbero a minare l’equilibrio del sistema ambientale in cui vivono, in quanto spesso particolarmente prolifiche e aggressive nei confronti delle specie autoctone e  non potendo essere reimmesse in natura. Con un grande lavoro di recupero e cura, invece, vengono ospitate nel Centro e nel Parco della Biodiversità Mediterranea di Catanzaro per finalità educative. Chi opera in questo contesto ha contributo alla creazione di veri e propri percorsi di educazione ambientale per i ragazzi in età scolare atti a stimolare i giovani a familiarizzare con “il mondo degli animali selvatici”,  e a far comprendere il valore della biodiversità, l’importanza della consapevole conservazione e responsabilità nei confronti della natura, da possedere e tramandare alle future generazioni.  Il Cras – conclude il presidente Bruno -, come dimostra anche la nascita del tenero esemplare di Aquila rapax  nipalensis è un fiore all’occhiello dell’amministrazione provinciale di Catanzaro che deve essere preservato e potenziato nell’interesse della tutela dell’ambiente e la cultura ambientalista, alla base del rispetto e dell’amore che tutti quanti abbiamo per il Parco della Biodiversità”.