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“Muori cornuto” domani sera a Villa Rendano

COSENZA – Sarà presentato in anteprima nazionale, domani sera, alle 19,30, a Villa Rendano, nel centro storico di Cosenza, il libro scritto dall’attore Peppino Mazzotta, attore fra i protagonisti de “Il commissario Montalbano”, e dal giornalista Arcangelo Badolati, considerato uno dei massimi esperti italiani di ‘ndrangheta. 

“Muori cornuto” (edito dalla Pellegrini) racconta la storia in forma letteraria e teatrale la storia di Giuseppe Zangara, il calabrese che tentò di uccidere il presidente degli Stati Uniti, Franklyn Delano Roosevelt e ferì mortalmente il sindaco di Chiacago Anton Cermak.

L’attentatore era nato a Ferruzzano, in provincia di Reggio Calabria, all’interno di una famiglia costretta a vivere in un’area molto povera del nostro Paese. Rimasto orfano a soli due anni perchè la madre muore di parto, Giuseppe è costretto sin da bambino a lasciare la scuola ed a lavorare nei campi. Il padre, che più tardi si risposerà, lo tratta come uno schiavo non mostrandogli mai affetto e benevolenza. Zangara, accudito dalla nonna materna, sarà chiamato a combattere sul fronte del Carso durante il primo conflitto mondiale e, dopo essere rientrato sano e salvo nella terra di origine, a 21 anni sarà richiamato sotto le armi per prestare il servizio militare. Compiuto il periodo di leva, deciderà di emigrare negli Stati Uniti, dove già era sbarcato uno zio materno, Vincenzo, prendendo dimora a Paterson, nel New Jersey. Costretto, dunque, come milioni di altri calabresi a cercar fortuna all’estero, Giuseppe non riuscirà tuttavia a fare fortuna in America. La condizione di sostanziale infelicità che lo accompagnerà lungo il corso di tutta l’esistenza, lo convincerà perciò che il mondo è dominato solo dai ricchi e dai capitalisti, pronti ad approfittare della gente povera e sfortunata. Per questa ragione deciderà di assassinare il Presidente degli Stati Uniti, Franklyn Delano Roosevelt, massimo rappresentante, a suo avviso, del capitalismo mondiale. Nell’attentato teso a Miami all’uomo politico, sbaglierà però bersaglio ferendo il sindaco di Chicago, Anton Cermak, che in seguito morirà. La circostanza farà finire Giuseppe Zangara sulla sedia elettrica. Il calabrese verrà giustiziato nella prigione di Raiford nel 1933. Pure nel momento della esecuzione, quest’uomo mostrerà una dignità e un coraggio senza eguali denunciando pubblicamente le ingiustizie subite nel corso della vita; egli spirerà inneggiando a tutti i poveri del mondo.

La sua vicenda è ricostruita in questo volume sulla base del diario che il condannato scrisse nei giorni di detenzione.

Nel racconto sia letterario che teatrale vi sono elementi di fantasia e personaggi che arricchiscono le vicende di colore e di sfumature. L’intento della pubblicazione è di far conoscere la figura di questo “ribelle” che interpreta il disagio profondo di milioni di persone che, nel secolo scorso, hanno subito soprusi e ingiustizie sociali. Per molto tempo, infatti, nell’ambito di contesti statuali diversi, le speranze di riscatto coltivate dalle popolazioni non hanno mai trovato concreto sbocco.

 

“Libri a Palazzo”, presentato a Mendicino “Io d’amore non muoio”

libri a palazzoMENDICINO (CS) – Un appuntamento che si ripropone a distanza di un anno in uno scenario scrigno di storia e bellezza. Questi gli ingredienti base di un ricco programma che si preannuncia scoppiettante di idee, riflessioni, storie e incontri. Oggi pomeriggio, presso Palazzo del Gaudio- Campagna di Mendicino, si è tenuto il primo incontro della rassegna culturale “Libri a palazzo”. Ad inaugurare la rassegna, fortemente voluta dal sindaco Antonio Palermo e dal consigliere Margherita Ricci, il giornalista Arcangelo Badolati autore del libro “Io d’amore non muoio”. «Cinquantanove donne uccise dall’inizio dell’anno, cinquantanove donne strappate alla vita. Un tg che si fa fatica a vedere perché sempre più è un bollettino di guerra» . Inizia con queste parole Antonietta Cozza , in veste di moderatrice dell’incontro. «Sono indignata – prosegue il presidente dell’Aimed Cinzia Falcone – non riuscivo a seguire il tg oggi. Due donne uccise nell’arco di cinque  giorni, il funerale di Sara Di Pietrantonio la ragazza romana ventiduenne uccisa e data alle fiamme dal fidanzato tra l’indifferenza di passanti che hanno assistito alla scena senza prestare soccorso». BadolatiDa queste premesse si è poi dipanato il racconto struggente, amaro, passionale, a tratti urlato di Arcangelo Badolati che racconta un universo di donne. Donne antiche ,donne moderne, donne barbaramente massacrate, donne vittime di violenza, prigioniere di un mondo ottuso che fatica a riconoscere l’intelligenza, la voglia di vivere, la forza, il coraggio di dire “no” ai soprusi perpetrati ai loro danni da uomini troppo deboli per sopportare un rifiuto o un abbandono. Ipazia D’Alessandria martire di libertà di pensiero condannata alla ghigliottina dal cattolicesimo, Olympe de Gouges – femminista attiva e non di  retroguardia- autrice nel 1791 della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, Artemisia Gentileschi. Poi Maria Rosaria Sessa e  Fabiana Luzzi, vittime di uomini malati d’amore; Patrizia Schettini e Patrizia Crivellaro uccise da figli apatici e “malati” di social network; Giusy Pesce e Maria Concetta Cacciola  figlie della ‘ndrangheta che non risparmia nessuno. Infine l’amore raccontato sapientemente da un Arcangelo appassionato di letteratura. L’amore materno di Pier Paolo Pasolini ed Eugenio Montale; quello multisfaccettato di William Shakespeare; quello etereo di “Vita nova”, quello poetico, sussurrato, fatto di incontri vissuti con l’immaginazione  e mai raccontati di Paolo e Francesca della “Divina c ommedia”. Presente il padre di Roberta Lanzino, Franco che reca con sé un sorriso che riscalda e dona speranza a tutte le donne vittime di violenza ospiti del centro da lui fondato. Un intreccio di vite spezzate, di vite vissute con coraggio, passione, con la caparbietà di cui solo le donne sono capaci. Contro la violenza, contro le barbarie di ogni giorno, come scriveva Edgar Allan Poe «Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte».

Rita Pellicori

Intercettazioni e diritto all’informazione. Al Pezzullo un convegno sulla libertà di stampa

COSENZA – Settantatré èliberta di stampa il numero che sancisce la posizione dell’Italia nella classifica relativa alla libertà di stampa. Ultimi tra i paesi europei, un passo indietro persino rispetto a zone come la Mongolia e il Burkina Faso. Una retrocessione, in riferimento al 2013, che la dice lunga su come parlare oggi di libertà di stampa nella sua accezione più ampia, sia al limite del paradosso. Conflitti d’interessi, ostruzionismo politico, minacce, abusi di potere, violenze psicologiche e non rappresentano l’ordinario con cui, in Italia e non solo, si trovano a combattere i giornalisti, quelli veri, che non si comprano, che fanno il loro lavoro a qualunque costo, che hanno paura ma la paura hanno imparato a gestirla per amore della verità. Quelli che sono costretti a vivere una vita sotto scorta o che, nei casi più estremi, pagano con la vita la passione per un mestiere tra i più sottovalutati. “Non eroi”, ribadiscono spesso, «ma uomini onesti e professionali che hanno sposato il valore dell’onestà».

Una riflessione, espressa nel corso di un lungo dibattito organizzato dal circolo della Stampa di Cosenza, in collaborazione con l’onlus di volontari “Ossigeno”, un’associazione nata a tutela del diritto all’informazione, per promuovere la giornata mondiale della libertà di stampa. Un convegno, a cui hanno preso parte gli studenti dell’Istituto Pezzullo di Cosenza, durante il quale si sono confrontati i più esperti giornalisti calabresi. Tre intense ore in cui gli esperti dell’informazione hanno ragionato sul valore delle intercettazioni in ambito giornalistico e  giudiziario, attraverso le esperienze e gli esempi di alcuni cronisti, vittime della censura e del controllo. A moderare il lungo convegno, Gregorio Corigliano, Presidente del Circolo della Stampa.

liberta di stampa 2 A seguire,  Alberto Spampinato, direttore di “Ossigeno”, che ha svelato i motivi per i quali l’Italia oggi si ritrova fanalino di coda in materia di libertà di stampa. «Nel nostro paese siamo abituati a denunciare e ad evidenziare gli innumerevoli casi di ostruzionismo e rivalsa di cui sono vittime i nostri giornalisti. Se questo implica “una malattia”, è bene conoscerne la gravità fino in fondo». Ad Arcangelo Badolati, cronista della Gazzetta del Sud, è spettato il ruolo più tecnico che lo ha visto ribadire, ripercorrendo alcune tra le vicende più note della cronaca, da Padre Fedele ad Anna Falchi, l’inappropriato modo di utilizzare le intercettazioni telefoniche qualora queste non abbiano alcuna rilevanza ai fini investigativi. «Un bravo giornalista non è certo chi, per amicizia, riesce ad entrare in possesso di più o meno materiale. Un bravo giornalista è chi si reca sul posto, verificando con i suoi occhi, quanto più possibile, la notizia».  All’intervento di Badolati, si sono affiancati, sulla stessa scia, quello di Paolo Pollichieni, direttore del “Corriere di Calabria”, impegnato nelle inchieste antimafia, che ha ricordato come tra le motivazioni di tale censura, si nasconda, spesso, l’ assenza di editori puri. In entrambi gli interventi, incluso quello del direttore del Quotidiano del Sud, Rocco Valenti”, non sono mancati i riferimenti alla situazione politica attuale che veda la Calabria, e Cosenza in particolare, al centro di una campagna elettorale dai colori decisamente torbidi. «Sono allibito nell’ osservare come, tra le segreterie politiche, circolino liberamente uomini invisi giuridicamente, condannati e rei di reati penali importanti. Mi auguro che l’arrivo di Gratteri sancisca nuove regole e rimetta il giusto ordine» ha chiosato Badolati.

Esternazioni, quelle legate al mondo della politica, che spesso si attestano tra le principali cause di intimidazioni, come ricorda Nuccio Fava, profondo conoscitore dei metodi delle lottizzazioni data la sua esperienza personale che lo vide, nel 1992, sostituito da Bruno Vespa in Rai. Tocca a lui a rammentare la vicenda di Giulio Regeni, il giovane corrispondente ucciso in Egitto dai servizi di sicurezza a causa della sua attività di ricerca. Uno dei tanti giornalisti che, dell’espressione di Edgar Allan Poe, “Scriverò liberamente, sempre. Non voglio far altro, non so fare altro”, ne avrebbero potuto fare un claim di vita, se non gli fosse stata privata.

Lia Giannini

Presentazione di “Io d’amore non muoio” di Arcangelo Badolati a Corigliano

io d'amore non muoioCORIGLIANO CALABRO (CS) –  Domani 11 Maggio alle ore 10,30 nell’Aula Magna  dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Nicholas Green – Falcone e Borsellino” a Corigliano, presentazione del nuovo  libro di Arcangelo Badolati – #Iodamorenonmuoio  -Un evento voluto dalla dirigenza dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Nicholas Green – Falcone e Borsellino” per affrontare un tema, quale quello della violenza contro le donne, purtroppo ancora oggi tristemente diffuso e retaggio di una mentalità culturale che non contempla l’uguaglianza di genere nell’ambito del rapporto di coppia. Il volume scritto da Badolati, edito da Pellegrini Editore, con il contributo artistico di Federica Montanelli e la prefazione a cura di Cinzia Falcone, presidente Animed, inaugura la collana “Ipazia” interamente al femminile e sarà l’occasione per continuare, anche a scuola, il processo di educazione ai sentimenti e alle relazioni che fa parte di una didattica ampia e attenta alla società moderna. Si tratta di un testo – afferma il dirigente scolastico ing. Alfonso Costanza – che mira a dare voce alle donne affinché nasca un messaggio positivo di speranza, di amore, di propositività, di cammino.Bisogna oggi sconfiggere un atavico retaggio culturale e far capire, soprattutto alle nuove generazioni, l’uguaglianza di genere. Non dimentichiamo, inoltre, che il gesto estremo dell’omicidio, descritto anche nel libro, diventa un punto di arrivo negativo frutto, il più delle volte, di una vera e propria assenza di un alfabeto dei sentimenti.La presentazione del libro sarà l’occasione per stimolare un’ampia riflessione e un nutrito dibattito con gli studenti. Questo il programma dell’evento: dopo i saluti del Dirigente Scolastico ing. Costanza, interverranno l’autore Arcangelo Badolati e Federica Montanelli, curatrice del contributo artistico. Previsto un intermezzo musicale con Otello Profazio. Seguirà dibattito.La violenza contro le donne da qualche tempo  è sempre più al centro del dibattito pubblico. E il perché è presto detto: persino in un’epoca che si professa civilizzata come la nostra il fenomeno sta raggiungendo dimensioni che definire barbariche è poco.Parlare di violenza di genere in relazione alla diffusa violenza su donne e minori significa mettere in luce la dimensione “sessuata” del fenomeno in quanto, manifestazione di un rapporto tra uomini e donne storicamente diseguali che ha condotto gli uomini a prevaricare e discriminare le donne e quindi come uno dei meccanismi sociali decisivi che costringono le donne a una posizione subordinata agli uomini. La violenza contro le donne è uno scandalo dei diritti umani. Fermarla è urgente e necessario.

Anna Maria Schifino

#Iodamorenonmuoio si presenta a Corigliano

CORIGLIANO CALABRO – #Iodamorenonmuoio è il nuovo libro di Arcangelo Badolati, giornalista, che sarà presentato mercoledì 11 maggio 2016, alle ore 10:30, presso l’Aula Magna dell’Itg di Corigliano. Un evento fortemente voluto dalla dirigenza dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Nicholas Green – Falcone e Borsellino” per affrontare un tema, quale quello della violenza contro le donne, purtroppo ancora oggi tristemente diffuso e retaggio di una mentalità culturale che non contempla l’uguaglianza di genere nell’ambito del rapporto di coppia. Il volume scritto da Badolati, edito da Pellegrini Editore, con il contributo artistico di Federica Montanelli e la prefazione a cura di Cinzia Falcone, presidente Animed, inaugura la collana “Ipazia” interamente al femminile.

“Si tratta di un testo – afferma il dirigente scolastico Alfonso Costanza – che mira a dare voce alle donne affinché nasca un messaggio positivo di speranza, di amore, di propositività, di cammino. Bisogna oggi sconfiggere un atavico retaggio culturale e far capire, soprattutto alle nuove generazioni, l’uguaglianza di genere. Non dimentichiamo, inoltre, che il gesto estremo dell’omicidio, descritto anche nel libro, diventa un punto di arrivo negativo frutto, il più delle volte, di una vera e propria assenza di un alfabeto dei sentimenti”.

 

Io D’amore Non Muoio: all’ Unical il libro sul femminicidio di Arcangelo Badolati

unical 2Ipazia D’Alessandria, Olympe de Gouges, Giovanna D’Arco, Artemisia Gentileschi. E poi ancora  Roberta Lanzino, Maria Rosaria Sessa, Fabiana Luzzi. Donne di ieri come di oggi. Vittime della loro intelligenza, del loro desiderio di libertà, di una dignità morale che non si piega alla volontà del maschio. Su loro e sulla loro tragica morte, Arcangelo Badolati, giornalista e autore del libro “IO D’AMORE NON MUOIO”, intesse pagine e pagine d’emozione, come direbbe il procuratore Vincenzo Luberto ospite il 6 aprile della conferenza all’Università della Calabria, indetta per promuovere il libro. Un incontro dai toni forti, emotivamente toccanti, destinato a giovani platee di uomini, creature “capaci dei più grandi slanci, come delle più grandi brutture” e a giovani platee di donne, perché non si arrendano mai a ciò che intere società, nei secoli dei secoli, hanno scelto per loro.

A raccontare, con urlata passione, il suo saggio, lo stesso autore, che in lungo excursus storico, attraversa la vita e la storia di quante, in quel loro destino beffardo che le ha condannate in qualità esseri femminili, hanno trovato la peggiore delle morti. Donne strappate alla vita con forza, bruciate, accoltellate, lapidate, fatte  a pezzi. A loro, per le quali non sembra essere esistita alcuna pietà, trattate come schiave, oggetti sessuali da gestire, inanimate creature vittime della follia umana, sono riservati fiumi accorati di appelli al cambiamento sociale, culturale, alla decostruzione di vecchie mentalità.

A presenziare l’incontro, oltre all’autore e alla giornalista Federica Montanelli, curatrice della parte artistica del testo, Cinzia  Falcone, presidente dell’Aimed, Mario Luzzi, padre di Fabiana Luzzi, bruciata viva dal fidanzato a soli 16 anni,  e Vincenzo Luberto, procuratore antimafia Catanzaro. Ed è proprio quest’ultimo, in un intervento che desta  perplessità,  profondo conoscitore del sistema ‘ndrangheta, che invita a rinnegare l’emozione in funzione di una conoscenza maggiore del cambiamento in atto della società. Sulle donne e sul loro ruolo variegato che passa dal concetto di merce di scambio, a quello di creatura affetta da fragilità, è imperniato il suo discorso che chiude inneggiando all’autonomia e all’indipendenza. Un disincanto apprezzabile, se non fosse per il dolore sordo di un padre a cui hanno tolto la giovane figlia nel peggiore dei modi. Lui, Mario Luzzi, chiuso nel suo mesto silenzio, prende la parola  solo per chiedere giustizia e pene più severe. “Quelli per cui ci emozioniamo stamattina, non sono proprio fattarelli”, sentenzia. Qualcuno, potrebbe mai dargli torto?

 Lia Giannini

#Iodamorenonmuoio di Arcangelo Badolati arriva anche a Cosenza

COSENZA – #Iodamorenonmuoio è l’ultimo libro del giornalista e scrittore Arcangelo Badolati, caposervizio della “Gazzetta del Sud”. Un libro da leggere d’un fiato che inaugura ufficialmente una collana tutta al femminile, Ipazia, nata per i tipi della Pellegrini Editore e ideata e diretta da Badolati. La presentazione ufficiale sarà domani a Terrazzo Pellegrini alle ore 18.30 (Via Camposano, 41, ex Via De Rada). Al tavolo dei relatori: Cinzia Falcone, presidente Animed, Alberico Guarnieri, critico letterario, Marisa Manzini, Procuratore aggiunto Cosenza, Attilio Sabato, giornalista e direttore di Teleuropa Network e Federica Montanelli, attrice e giornalista. A moderare l’evento sarà Antonietta Cozza. Sarà presente l’autore.

Nel corso della presentazione uno spazio sarà riservato ad alcune letture contenute nel libro. Infatti, all’interno del volume e in allegato vi è il contributo artistico di Federica Montanelli. La prefazione è, invece, a cura di Cinzia Falcone, presidente Animed e ideatrice del progetto “Il Sangue Rosa. Un’altra vita è possibile”.

Ipazia racconta storie di donne da ogni angolazione e  da ogni latitudine, da spazi e tempi che s’intersecano tra loro, lasciandosi attraversare dall’immagine vibrante di quell’Ipazia d’Alessandria che fu matematica, filosofa e astronoma e venne trucidata per mano di fanatici religiosi diventando un simbolo della libertà di pensiero e dell’indipendenza della donna.

Ed è questo il senso alto di una collana al femminile: quello di dar voce a donne , tante donne, perché da quella e da questa voce nasca un messaggio positivo, di speranza, amore, pro positività e cammino.

Apre, dunque, la collana il volume Iodamorenonmuoio, un saggio composito che attraversa l’universo femminile in maniera originale muovendosi in maniera zigzagante tra la letteratura e la cronaca per aiutare a comprendere le devianze criminali e sub-culturali che hanno determinato i femminicidi nel corso dei secoli.

In questo viaggio ci sono le donne nella storia, quelle che hanno cambiato il volto del mondo con la loro genialità eppure vittime della loro stessa grandezza: Ipazia d’Alessandria, Olympe de Gouges, Giovanna d’Arco, Beatrice Cenci, Isabella Morra, Artemisia Gentileschi, Francesca La Gamba, Oriana Fallaci, Angelica Balabanoff, Margherita Sarfatti,  Anna Kuliscioff, Ada Negri, Franca Rame, Isabella Aleramo.

Le donne assassinate brutalmente da uomini mostruosi in una Calabria che diventa speculare al mondo: Roberta Lanzino, Maria Rosaria Sessa, Fabiana Luzzi.
Le madri massacrate dai figli: Patrizia Schettini e Patrizia Crivellaro. Anche loro calabresi ma emblematiche di una violenza indicibilmente mostruosa.
E poi le donne che si sono ribellate alla ‘ndrangheta: Giuseppa Mercuri e Maria Concetta Cacciola. E ancora le donne straniere , quelle senza nome, rese schiave e costrette a prostituirsi per le strade della Calabria.

Un viaggio negli abissi delle anime e della carne femminile accompagnato, quasi come uno spartito musicale, da testi teatrali e letterari curati dalla giornalista Federica Montanelli che raccontano ancora il dolore e la mostruosità umana ma , attraverso la parola alta della letteratura,  consentono una straordinaria catarsi . Perché il viaggio è negli abissi ma sono proprio gli abissi che lasciano spazio alla grandiosità delle donne. Di tutti i tempi e di tutte le latitudini

#iononmuoiodamore: il coraggio delle donne nel libro di Arcangelo Badolati

VIBO VALENTIA – Arcangelo Badolati, giornalista e scrittore, ha tenuto una lectio magistralis per i ragazzi del liceo “Morelli”, una lezione sull’amore rubato, organizzata dalla docente e giornalista Stella Pagano. Presenti all’incontro il vicario prefetto Lucia Iannuzzi, il comandante dei vigili del fuoco Giuseppe Bennardo e il tenente della capitaneria di porto Gennaro Moccia, insieme al sociologo esperto del mondo femminile arabo Enzo Infantino. Al centro della lectio magistralis di Badolati il suo libro #iononmuoiodamore“#iononmuoiodamore”, veicolo di un messaggio educativo e umano assai importante, soprattutto in prossimità della ricorrenza dell’8 marzo. L’intervento di apertura è stato affidato al dirigente scolastico Raffaele Suppa che ha voluto sottolineare l’importanza di tali manifestazioni nel lasciare “un segno indelebile nelle coscienze e nelle valutazioni dei ragazzi verso il bene e il positivo, contro le realtà negative descritte dalle cronache di questo tempo”. E difatti lo stesso Badolati ha voluto introdurre il suo testo a partire dalle tristi storie di donne calabresi, Fabiana Luzzi, Maria Rosaria Sessa, Roberta Lanzino, in un continuo muoversi tra la letteratura e la cronaca per aiutare i ragazzi nella comprensione  delle devianze criminali e sub-culturali che hanno determinato, nel tempo, il dilagare dei femminicidi. Anche per questo, Badolati ha fatto un lungo e interessante riferimento a quelle donne della storia vittime della loro stessa grandezza: Ipazia d’Alessandria e Olympe de Gouges tra tutte. Un viaggio quasi nell’universo femminile, accompagnato da testi letterari curati dalla giornalista Federica Montanelli che raccontano di nomi, volti e storie: madri assassinate dai figli, come Patrizia Schettini e Patrizia Crivellaro; le donne ribellatesi alla ‘ndrangheta, come Giuseppa Mercuri e Maria Concetta Cacciola; le donne straniere senza nome e costrette a prostituirsi sulle strade della Calabria. Il ricordo di storie tristi, ma anche un inno alla forza. Scrive Badolati in “#iononmuoiodamore”: «Le donne sono forti. Non hanno paura delle sfide per trovare quello che hanno nel cuore, non hanno paura nemmeno di soffrire per inseguire i loro ideali. Sono in grado di vestirsi di niente, ma di sembrare tutto. È la loro anima a vestirle di coraggio. Le donne sono forti, lottano da sempre; a volte hanno perso, ma non si sono mai arrese. La loro “battaglia” è contro gli uomini amati che, spesso, si dimostrano incapaci di ricambiarle, di confrontarsi con il rifiuto, con il desiderio. Per questo quegli uomini l’amore lo rubano: alle donne che sanno troppo, a quelle che si lasciano soffocare da sberle giustificate. […] Non piegatevi mai. Non dimenticate che la prima vera forma di amore è l’amore verso se stessi».

Arcangelo Badolati ed il suo libro #Iodamorenonmuoio

COSENZA – #Iodamorenonmuoio è l’ultimo libro del giornalista e scrittore Arcangelo Badolati, caposervizio della “Gazzetta del Sud”. Un libro da leggere d’un fiato che inaugura ufficialmente una collana tutta al femminile, Ipazia, nata per i tipi della Pellegrini Editore e ideata e diretta da Badolati.

Ipazia racconta storie di donne da ogni angolazione e da ogni latitudine, da spazi e tempi che s’intersecano tra loro, lasciandosi attraversare libro badolatidall’immagine vibrante di quell’Ipazia d’Alessandria che fu matematica, filosofa e astronoma e venne trucidata per mano di fanatici religiosi diventando un simbolo della libertà di pensiero e dell’indipendenza della donna. Ed è questo il senso alto di una collana al femminile: quello di dar voce a donne , tante donne, perché da quella e da questa voce nasca un messaggio positivo, di speranza, amore, propositività, cammino. Si tratta di un saggio composito che attraversa l’universo femminile muovendosi in maniera zigzagante tra la letteratura e la cronaca per aiutare a comprendere le devianze criminali e sub-culturali che hanno determinato i femminicidi nel corso dei secoli. In questo viaggio ci sono le donne nella storia, quelle che hanno cambiato il volto del mondo con la loro genialità eppure vittime della loro stessa grandezza: Ipazia d’Alessandria, Olympe de Gouges, Giovanna d’Arco, Beatrice Cenci, Isabella Morra, Artemisia Gentileschi, Francesca La Gamba, Oriana Fallaci, Angelica Balabanoff, Margherita Sarfatti, Anna Kuliscioff, Ada Negri, Franca Rame, Isabella Aleramo. Le donne assassinate brutalmente da uomini mostruosi in una Calabria che diventa speculare al mondo: Roberta Lanzino, Maria Rosaria Sessa, Fabiana Luzzi. Le madri massacrate dai figli: Patrizia Schettini e Patrizia Crivellaro. Anche loro calabresi ma emblematiche di una violenza indicibilmente mostruosa. E poi le donne che si sono ribellate alla ‘ndrangheta: Giuseppa Mercuri e Maria Concetta Cacciola. E ancora le donne straniere , quelle senza nome, rese schiave e costrette a prostituirsi per le strade della Calabria. Un viaggio negli abissi delle anime e della carne femminile accompagnato, quasi come uno spartito musicale, da testi teatrali e letterari curati dalla giornalista Federica Montanelli che raccontano ancora il dolore e la mostruosità umana ma , attraverso la parola alta della letteratura, consentono una straordinaria catarsi . Perché il viaggio è negli abissi ma sono proprio gli abissi che lasciano spazio alla grandiosità delle donne. Di tutti i tempi e di tutte le latitudini.

 

Arcangelo Badolati (Palmi, 1966) giornalista professionista, laureato in Giurisprudenza, è caposervizio del quotidiano Gazzetta del Sud. È autore di numerose pubblicazioni sulle devianze criminali e i misteri calabresi ed ha seguito, negli ultimi venti anni, i più importanti processi celebrati in Calabria. È componente del Centro di documentazione e ricerca sul fenomeno mafioso dell’Università della Calabria, docente presso l’ateneo al Master sull’Intelligence e direttore scientifico del Seminario di “Pedagogia della R-esistenza”. È autore con Marisa Fallico, di Nera di Calabria e con Attilio Sabato di ’Ndrine, due delle trasmissioni televisive più seguite nella regione.

Federica Montanelli è nata a Cosenza il 06/08/1983, collabora con il quotidiano Gazzetta del Sud, si è laureata in Scienze Letterarie presso l’Università degli studi della Calabria. Nel 2006 ha conseguito il diploma in recitazione presso l’Accademia teatrale Ribalte, di Enzo Garinei, a Roma. Ha svolto attività teatrale di attrice in spettacoli teatrali, serie tv, spot e cortometraggi.

Rosy Bindi all’Unical: “‘Ndranghetisti fuori dalla comunità”

IMG_20150516_113242RENDE (CS) – L’ Aula Magna dell’Unical Beniamino Andreatta, gremita da centinaia e centinaia di ragazze e ragazzi del progetto “Pedagogia della R-Esistenza” del professor Giancarlo Costabile, ha accolto con applausi e ha ascoltato con attenzione la lectio magistralis dell’ On. Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare Antimafia.

“Difendere la democrazia. La resistenza antimafia tra problemi e prospettive”: questo il titolo dell’incontro aperto sulle note di “Bella Ciao” e poi dal discorso di saluti del Rettore Gino M. Crisci, la cui presenza ribadisce la posizione dell’Ateneo nella lotta antimafia, e dal prof. Franco Altimari, direttore del Dipartimento di Lingue e Scienzedell’Educazione.

Ad introdurre il seminario le parole del prof. G. Costabile, anima indiscutibile da quattro anni di Pedagogia della R-Esistenza, che spiegano il senso profondo dell’incontro e della presenza del presidente Bindi: “Occorre costruire un senso diffuso dello Stato, che si traduce nell’appartenenza ad uno schema collettivo non clanico, non familiaristico”. Costabile si è poi soffermato sula definizione di “cittadini sovrani”  invitando tutti i presenti ad essere difensori della democrazia, indicando nel far in modo che le responsabilità individuali, le passioni di ognuno diventino comportamenti collettivi e condivisi, il significato profondo del termine. IMG_20150516_113405 Poi la lectio dell’illustre ospite, intervallata da numerosi e scroscianti applausi degli studenti di Pedagogia della Resistenza, sempre attenti e appassionati come negli altri incontri cui hanno presenziato, solo per citare alcuni ospiti, Pino Aprile, Lirio Abbate, Pif, Marisa Garofalo. “Sono onorata di partecipare a questo vostro incontro, trovo che Pedagogia della Resistenza un’esperienza quasi unica. La vostra terra è ricca di potenzialità ed intelligenze che non riescono ad esprimere il loro valore se non altrove”, bloccati anche dagli effetti della criminalità organizzata qui radicata. La Bindi ha poi proseguito con un’amara considerazione che sa di innegabile verità: “La ‘Ndrangheta non ci sarebbe se ci fosse anche qui la presenza dello Stato – o meglio della politica – o se non ci collaborasse. (…) La lotta alle mafie dev’essere semplice applicazione e “funzionamento costituzionale delle nostre istituzioni” e in questo senso “Pedagogia della Resistenza è esercizio corretto della cittadinanza”. Infine il mònito finale: “Se papa Francesco a Cassano ha detto che gli <<‘ndranghetisti sono scomunicati>>, io aggiungo che sono fuori dalla comunità”.

Apprezzato e condiviso anche  l’intervento del giornalista e scrittore calabrese Arcangelo Badolati sulla tragedia delle infiltrazioni e delle connivenze che la ‘ndrangheta ha tessuto in tutti gli ambiti della società civile, anche in quelle realtà dove essere è sempre stata “colpevolmente negata” . Infine a chiudere i lavori del seminario l’appassionata testimonianza di Adriana Musella presidente di “Riferimenti – Coordinamento nazionale Antimafia”, sul compito a volte non incolpevole della politica, che dovrebbe invece avere “un ruolo etico”, e di quello della magistratura. La Musella ha poi concluso: “L’Antimafia è una seconda Resistenza e noi siamo i nuovi partigiani”.

Andreina Morrone