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Dobbiamo diventare come zanzare, fastidiosi

COSENZA – Ci sono battaglie che non ci possono vedere neutrali, battaglie necessarie per salvare l’amore, per mettere al riparo il futuro, battaglie che non si possono combattere in solitudine ma solo con l’aiuto di fedeli alleati, con i quali mettere fine all’inverno e aspettare che una volta per tutte sia la primavera e non il sangue a esploderci in faccia.

Una di queste battaglie è quella contro tutte le mafie e se ne è discusso ieri pomeriggio all’Università della Calabria nel seminario “Gli intrecci perversi tra criminalità, politica ed economia” organizzato dal coordinamento antimafia Laboratorio di Resistenza Antimafia e l’Unical.

Un incontro a più voci che ha visto la partecipazione del giornalista della Gazzetta del Sud Arcangelo Badolati, Adriana Musella presidente di Riferimenti e il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo.

E’ il giornalista Badolati a introdurre la discussione che parla di un’ndrangheta ancora fortemente arcaica nei legami familiari quando decide chi devi sposare, nei modelli vendicativi quando non perdona fino alla decima generazione ma anche moderna negli investimenti europei e addirittura eversiva quando sperimenta rapporti con gruppi di estrema destra.

Continua poi ponendo l’attenzione sulla necessità di avere dei modelli sociali di riferimento forti e sani altrimenti il rischio che si corre è che il fascino negativo del male possa portare i giovani a cadere nella pericolosa trappola dell’emulazione e dell’identificazione e conclude ricordando la brigantessa Francesca La Gamba che ancora prima di Paolo Borsellino pronunciò la famosa frase “Chi si scanta mori”.

L’intervento successivo è quello di Adriana Musella che ricorda il padre Gennaro fatto saltare in aria da un ordigno nel 1982 perché aveva denunciato delle irregolarità in una gara d’appalto ed esorta gli studenti a non arrendersi, a conoscere, a studiare tutti gli intrecci che determinano la verità perché è solo così che si può sperare di costruire una nuova storia.

L’ultimo intervento spetta a Giuseppe Lombardo che inizia parlando dei diversi livelli di ‘ndrangheta il primo, la forma più arcaica che controlla territori, un esercito di base, una direzione militare di cui si servono gli altri due livelli, i professionisti e gli invisibili o riservati come direbbero loro, con l’obiettivo di creare la circolarità criminale, avere un territorio dove creare un’emergenza e fare in modo che siano loro a risolvere il problema per aggiudicarsi il consenso popolare.

Poi introduce l’eterno dilemma come mai nonostante le condanne, i sequestri, gli arresti il sistema non si spezza e la risposta dice Lombardo è fin troppo evidente è sta tutta nella collusione di politici, di interi partiti, di funzionari pubblici che decidono di rimanere indifferenti o peggio ancora di allearsi con il nemico.

Lombardo si rivolge ai giovani quando spiega la necessità di dare fastidio come delle zanzare, di non tacere, di pretendere la verità vera perché peggio del silenzio c’è solo una verità distorta che riduce la mafia alla coppola senza andare oltre la terminologia e oltre un potere criminale che si va ad insinuare laddove maggiore è il consenso e quando arriveremo ad avere le chiavi per decifrare questi linguaggi allora si che vinceremo.

Gaia Santolla

 

Mario Occhiuto consegna riconoscimento al giornalista Arcangelo Badolati

I genitori ne avrebbero voluto fare un principe del foro, essendo la sua una famiglia di avvocati e avendo dalla sua una laurea in giurisprudenza, ma il richiamo del giornalismo ebbe la meglio. Una passione nella quale si è tuffato a capofitto, anche a costo di dare qualche dispiacere iniziale, poi subito rientrato, ai suoi genitori.
Oggi Arcangelo Badolati è una delle prime firme della nostra regione, uno dei maggiori depositari di quel giornalismo d’inchiesta che continua a vederlo in prima linea nell’approfondimento dei casi più delicati di cronaca nera e dei misteri rimasti insoluti o ancora avvolti in impenetrabili porti delle nebbie e che, grazie alle sue riconosciute competenze, sorrette da un fiuto non comune, cerca di rendere meno inestricabili negli articoli pubblicati per “Gazzetta del Sud” di cui, da giornalista professionista, è caposervizio o in una copiosa attività da scrittore che conta già 13 titoli.
Alle sue inchieste, intrise di un forte impegno civile, e al complesso della sua attività giornalistica che gli ha già procurato molte soddisfazioni e tantissimi premi, il Sindaco Mario Occhiuto e la Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta da Claudio Nigro, hanno voluto attribuire un riconoscimento speciale.
La consegna del riconoscimento è avvenuta nel pomeriggio di oggi a Palazzo dei Bruzi nel corso di un’audizione della commissione cultura alla quale ha voluto partecipare personalmente il Sindaco Mario Occhiuto.
“Arcangelo Badolati – ha esordito il Sindaco Occhiuto – è una delle eccellenze del nostro territorio. Nei suoi scritti c’è il segno della ricerca e della elaborazione di competenze e professionalità, ma anche il segno dell’indagine giornalistica rigorosa e dell’articolazione di un pensiero che studia i fenomeni e li approfondisce. Badolati – ha continuato Occhiuto – anche se nato altrove in Calabria, deve essere considerato cosentino a tutti gli effetti, perché ha dato molto a questa città. Si è occupato degli aspetti meno edificanti della Calabria che hanno contribuito ad accrescere l’immagine negativa della nostra regione, ma se ne è occupato nel modo migliore, proprio attraverso la sua attività di studio e di ricerca. Un’attività portata avanti con grande spirito di sacrificio. Anche se Badolati ne ha avuti tanti e di superiori a questo, il riconoscimento della commissione cultura, che condivido pienamente ed al quale mi associo, viene dal cuore della nostra città e della nostra istituzione.”