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Software e stampante donate dall’Anps alla questura

COSENZA – L’Associazione Nazionale della Polizia di Stato di Cosenza, presieduta dal Sostituto Commissario in quiescenza Francesco Greco, ha donato alla Questura una nuova strumentazione tecnologica, costituita da una costosa stampante e da un innovativo software, che consentirà agli uffici di velocizzare i tempi di stampa e quindi di rilascio delle autorizzazioni di polizia in materia di armi. Si tratta di un contributo particolarmente importante poiché nel corso dell’ultimo anno, con l’introduzione dell’obbligo di presentazione della certificazione medica di idoneità, le istanze pervenute alla Questura di Cosenza erano raddoppiate, mettendo in difficoltà il personale addetto. Il Questore Liguori ha ringraziato Greco per la sensibilità e per il contributo che quotidianamente offre, attraverso l’Associazione, a favore della cultura, della sicurezza e della legalità.

Trovati con marijuana, coltelli e una mazza da baseball. Arrestati tre giovani

CATANZARO – Tre giovani, V.P. (25 anni), M.F. (26 anni) e A.P. (23 anni) sono stati arrestati dai Carabinierie posti ai domiciliari perchè sorpresi a prelevare marijuana da un cespuglio in un quartiere alla periferia sud di Catanzaro. I militari, nel controllare il territorio, hanno notato un’auto con due giovani a bordo e un terzo che, sbucato di corsa dal cespuglio, saliva anch’egli a bordo della vettura. Pertanto, i tre sono stati bloccati e perquisiti e, due di essi, trovati in possesso di un coltello, mentre il terzo aveva con sè una somma pari a 350 euro. All’interno della vettura sono stati rinvenuti, invece, una mazza da baseball e una busta in cellophane, nascosta sotto un sedile, contenente 120 grammi di marijuana. Dopo un ulteriore controllo nel cespuglio, sono stati ritrovati altri cinque involucri con 285 grammi della sostanza stupefacente. Dei tre giovani, due sono stati altresì denunciati per possesso ingiustificato di arma bianca.

 

Deteneva armi e proiettili clandestini, un arresto a Locri

Locri ( Rc) – I carabinieri hanno arrestato a Locri un uomo di 45 anni, Antonio Parisi, con l’accusa di detenzione di armi clandestine e ricettazione. L’arresto é scattato dopo che i militari della Compagnia di Locri hanno trovato alcune armi nelle vicinanze dell’abitazione di Parisi. In particolare, sono stati rinvenuti un fucile artigianale modificato e senza matricola, una pistola con matricola punzonata e relativo serbatoio, un revolver giocattolo privo del tappo rosso e con la canna otturata e numerosi proiettili calibro 36/65. Armi e proiettili erano stati nascosti nella vegetazione in un terreno adiacente l’abitazione di Parisi.

Un arresto a Vibo Valentia, deteneva armi e munizioni irregolarmente

Vibo Valentia ( VV) – Un uomo, Domenico Schimmenti, di 33 anni, è stato arrestato dai carabinieri e posto ai domiciliari a Mileto per detenzione illegale di arma clandestina e munizioni, ricettazione e detenzione abusiva di materiale esplodente. I Carabinieri del comando Provinciale di Vibo Valentia, in collaborazione con le unità cinofile e di militari dello Squadrone Cacciatori, hanno compiuto una perquisizioni nell’abitazione e nei terreni di Schimmenti ed hanno trovato una pistola calibro 7.65 senza matricola, 111 cartucce per fucile kalashnikov; due ordigni esplosivi artigianali, 7 artifizi pirotecnici, 1 baionetta ed altro materiale per armi.

A Vibo Valentia padre e figlio detenevano armi e munizioni

Vibo Valentia ( VV)- Avevano in casa una pistola clandestina, proveniente dal mercato nero estero, e oltre cento munizioni da guerra. Leonardo Barbalaco, di 50 anni, e il figlio Domenico, di 32, sono stati arrestati dai carabinieri a Vibo Valentia per i reati di detenzione illegale di arma e munizionamento da guerra e ricettazione. I militari della stazione e del Nucleo operativo radiomobile di Vibo Valentia, durante una perquisizione nell’abitazione dei due a Vena superiore, hanno trovato arma, di marca Glock, e munizioni nascoste in un ripostiglio. Le munizioni, in tutto 114 di calibro 9X19 come l’arma, sono stati verosimilmente caricati in modo artigianale. La procura ha aperto le indagini.

Nel covo dei latitanti, anche un arsenale di armi e soldi

Arresti polizia di stato bunker crea e ferraro 2REGGIO CALABRIA – Un anno di indagini serrate, di pedinamenti, di prudenti perlustrazioni nella boscaglia e di telecamere piazzate finanche sui rami degli alberi. Alla fine però, il duro e prezioso lavoro di inquirenti e forze dell’ordine, ha prodotto un risultato eclatante: l’arresto di due superlatitanti, ricercati da diversi anni. Li hanno stanati sotto terra, in un rifugio bunker pieno di armi, sito nel cuore di una montagna tra Rizziconi e Melicucco, nella piana di Gioia Tauro. Era lì che i boss Giuseppe Ferraro e Giuseppe Crea si nascondevano e continuavano a dirigere le rispettive cosche. Tenere sotto controllo un luogo così impervio e isolato senza essere scoperti dalle sentinelle e dai corrieri dei capicosca, non è stata un’impresa semplice. Negli ultimi trenta giorni, gli uomini della squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo hanno stretto il cerchio, riuscendo ad individuare una rete di fiancheggiatori composta da diverse persone, tutti uomini, che svolgevano diversi ruoli: rifornire di viveri i latitanti, controllare che nessun personaggio sospetto si avvicinasse, portare ai boss le informazioni e ricevere gli ordini. Il bunker era protetto nel raggio di un chilometro, fatto di sentieri sterrati e passaggi tra la boscaglia che finivano in una gola stretta. “Avevamo capito che erano lì – hanno detto gli inquirenti – e temevamo che potessero organizzare un cambio di covo, così abbiamo dato il via all’operazione”. Il blitz è scattato quando era ancora buio: 40 uomini dello Sco e della squadra mobile, divisi in quattro squadre, si sono suddivisi l’intera zona, mentre un quinto Arresti polizia di stato bunker crea e ferraroteam, composto da altre 10 persone oltre al capo della Mobile Francesco Rattà e al dirigente della prima sezione dello Sco Andrea Grassi, ha fatto irruzione. A guidarlo il vice capo della Mobile, Fabio Catalano. Arrivati in prossimità di un costone ripido e sconnesso, il team ha individuato un sentiero “che sembrava battuto”, fino a quando ha scoperto “una copertura anomala sul terreno, fatta con una specie di tenda mimetica”. Li’ sotto c’era il bunker, un edificio parte in muratura e parte in lamiera, un tugurio dove però i boss mangiavano ostriche, stando ai resti trovati dagli investigatori. Con corrente elettrica, tv satellitare e computer. “Abbiamo sfondato la porta con un’ariete e la prima cosa che abbiamo visto – dice ancora Arresti polizia di stato bunker crea e ferraro 3l’investigatore – è stato un letto a castello con 2 persone. Li abbiamo sorpresi nel sonno. Uno l’abbiamo riconosciuto subito. Avevamo fatto centro”. Ferraro e Crea erano vestiti, nessuno dei due aveva armi indosso e dopo esser stati immobilizzati non hanno detto una parola. Nel bunker gli investigatori hanno trovato pistole, fucili mitragliatori e, anche, dei detonatori. C’erano anche dei soldi: diverse banconote da 100 euro. E non è escluso che la scientifica possa trovare dell’esplosivo, sepolto da qualche parte nella zona. I due latitanti erano insieme a conferma che tra le due cosche era stata da tempo stretta una solida alleanza.

Gioiosa Jonica, rinvenute armi e munizioni da guerra

GIOIOSA JONICA (RC) – Numerose armi e munizioni sono state trovate dai carabinieri nel corso di controlli compiuti a Gioiosa Jonica. In un ovile i militari hanno trovato alcuni tubi di plastica con all’interno le armi. Si tratta di un fucile mitragliatore belga con matricola cancellata e canna mozzata; tre fucili calibro 12 e 360 cartucce di vario calibro, di cui alcune costituenti munizionamento da guerra. Il materiale saràinviato al Ris di Messina per gli accertamenti di natura balistica per verificare se le armi sono state utilizzate per compiere reati.

Coniugi e Figlio detenevano abusivamente armi e munizioni, arresti

REGGIO CALABRIA – E’ stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare da parte dei carabinieri, presso Motta San Giovanni, a carico di una coppia di coniugi e del loro figlio perché accusati di detenzione abusiva di munizioni e armi.

I tre, A.L. (58 anni), A.C. (55 anni) e G.L. (39), nascondevano in un casolare tre pistole e duecento munizioni. I coniugi erano inoltre già detenuti per il possesso di 25 chili di marijuana, rinvenuti in una stalla.

Placanica: nasconde armi e droga in casa. Arrestato

CarabinieriPLACANICA (RC) – Stefano Taverniti, 26anni, è stato arrestato oggi dai Carabinieri a Placanica, dopo una perquisizione domiciliare effettuata con l’ausilio dello Squadrone eliportato cacciatori Calabria. Nell’abitazione del giovane, infatti, sono stati rinvenuti due fucili, risultati rubati in Toscana, cartucce, sei grammi di cocaina e 270 mila euro in contanti, nascosti in un contenitore in plastica interrato nei pressi di un terreno adiacente all’abitazione. Il materiale ritrovato è stato sequestrato.

 

Cosenza, scacco matto al clan Perna. Diciannove provvedimenti di fermo

carabinieri-3COSENZA – Diciannove provvedimenti di fermo emessi nei confronti di altrettanti esponenti della cosca di ‘ndrangheta dei Perna sono stati eseguiti dai carabinieri di Cosenza nel corso di un’operazione condotta dai carabinieri del comando provinciale di Cosenza e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Secondo l’accusa, il clan dei Perna sarebbe a capo di un ampio traffico di sostanze stupefacenti articolato su una fitta rete di spaccio in grado di rifornire l’area urbana cosentina e gli altri comuni ad essa limitrofi. Tra i fermati spicca il nome di Marco Perna, di 41 anni, figlio del capo della cosca Franco, attualmente detenuto in regime di 41 bis. Dalle indagini è emerso il ruolo di leader che era stato assunto nel gruppo criminale da Marco Perna, che aveva di fatto assunto la guida della cosca dopo l’arresto del padre e che poteva contare anche sulla disponibilità di un deposito di armi, scoperto dai militari dell’Arma. All’interno di tale deposito, ubicato a Cosenza nel quartiere di Serraspiga, erano custoditi, tra l’altro, anche due revolver di grosso calibro. Per imporre il loro potere sul territorio, gli uomini della cosca, secondo quanto riferito dai carabinieri, si avvalevano di modalità tipicamente mafiose, specificamente contestate nel provvedimento di cattura. Secondo quanto si è appreso, l’attività di monitoraggio e controllo dei principali indagati da parte dei carabinieri ha riguardato un periodo di circa un anno, a partire dal mese di settembre del 2014. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giovanni Bombardieri e dal sostituto Pierpaolo Bruni e condotte dai carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Cosenza in collaborazione con i militari della compagnia.