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Le grotte calabresi laboratori naturali per lo studio delle radioattività

CATANZARO – Sono circa quattrocento le cavità censite dal Catasto Grotte della Calabria: alcune hanno uno sviluppo di poche decine di metri, mentre altre di diversi chilometri. Queste cavità naturali, dall’incommensurabile valore naturalistico-ambientale, sono spesso meta di appassionati frequentatori, ma anche degli operatori del Servizio Regionale del Soccorso Alpino e Speleologico della Calabria (SASC) che, nell’ambito delle loro attività istituzionali, sono chiamati ad operare in tali luoghi percorrendo lunghi corridoi di roccia o incuneandosi tra strettoie, a volte allagate, in ambienti impervi, ostili ed in condizioni particolarmente disagiate. Tali profondità della terra, oltre ad affascinare i visitatori, rappresentano dal punto di vista scientifico un “laboratorio naturale” ideale per studiare alcune dinamiche che interessano la propagazione e l’accumulo del Radon, gas nobile radioattivo di origine naturale. I prodotti del decadimento di questo gas, detti tecnicamente “figli del Radon”, possono legarsi alle pareti, ai pavimenti, alle persone o alle particelle nell’aria ed essere inalate, aumentando conseguentemente il rischio dell’insorgenza di neoplasie polmonari. Per tali motivi, com’è noto, il Radon è stato oggetto di una campagna di monitoraggio dell’Arpacal, avviata dal 2015 sull’intero territorio regionale in collaborazione con l’Inail ed il Ministero della Salute. Ecco che l’incontro tra queste due realtà istituzionali calabresi, Arpacal ed il Soccorso Speleologico del Servizio Regionale Calabrese, ha fatto nascere l’idea di sviluppare insieme una ricerca sperimentale per studiare le condizioni in cui si potrebbero accumulare sacche importanti di gas Radon nel sottosuolo. L’Arpacal, così, aggiungerà questi importanti dati alle informazioni, acquisite e/o in fase di acquisizione nel territorio, riguardanti le misure del Radon negli ambienti di vita come: le scuole, le abitazioni private, gli edifici pubblici e luoghi di lavoro, ed anche nel suolo e nell’acqua. «Annoverare nel database regionale dati relativi alla concentrazione di Radon in aria, all’interno di cavità sotterranee, sebbene utile ed indispensabile per definire un quadro più completo ed esaustivo della campagna di monitoraggio posta in essere – ha dichiarato il dr. Salvatore Procopio del Laboratorio Fisico “E. Majorana” del Dipartimento di Catanzaro dell’Arpacal – risulta per qualsiasi agenzia ambientale regionale molto complicato, considerata la tipologia di luogo impervio ed ostile praticamente impossibile da indagare o finanche accedere senza una giusta preparazione tecnica. La frequentazione di questi luoghi così speciali, importantissimi dal punto di vista della conoscenza scientifica sulla distribuzione del Radon nel nostro territorio, richiederebbe un addestramento specializzato che, allo stato, possiedono gli operatori del Soccorso Speleologico calabrese». Così, per avviare tale ricerca sperimentale, che permetterà anche di conoscere la portata ed eventualmente il rischio di operare in quei luoghi sotterranei alla presenza di gas Radon, è partita la collaborazione tra l’Arpacal ed il Servizio Regionale di Soccorso Alpino e Speleologico della Calabria. Primo obiettivo, quello di formare gli speleologi sulle principali caratteristiche del gas Radon, sulla natura della ricerca che l’Arpacal sta svolgendo, nonché sulle procedure tecniche da usare per installare, nei lunghi percorsi di alcune grotte calabresi, i dosimetri che, nel periodo di dodici mesi dal loro posizionamento, saranno in grado di restituire una mole di dati sull’eventuale presenza del gas Radon. La formazione degli speleologi, a cura del dr. Salvatore Procopio e del dr. Roberto Catalano, si è tenuta ad Arcavacata di Rende presso la sede del Soccorso Speleologico calabrese. Di seguito è stata avviata la fase operativa partendo dalla ben nota “Risorgente in Località Palazzo” (Cb 180 al Catasto delle Grotte della Calabria) situata nel territorio comunale di Orsomarso nell’alto Tirreno cosentino. Gli operatori del Soccorso Speleologico hanno accompagnato i tecnici Arpacal nel succitato ipogeo per iniziare il lavoro di monitoraggio. All’interno di questa grotta di natura calcarea, in posizioni determinate, sono stati misurati  valori di radioattività naturale e sono state ulteriormente illustrate agli speleologi le operazioni da svolgere per il posizionamento dei dosimetri. Nelle prossime settimane, le squadre di tecnici Arpacal e gli operatori del Soccorso Speleologico calabrese continueranno le loro ispezioni in altre grotte della Calabria, installando i dosimetri per la misurazione del gas Radon.

Arpacal sempre più social, attivi da oggi i canali Telegram e WhatsApp

CATANZARO – Dopo i profili Facebook , Twitter, Google+ e Instagram, da questa mattina sono attivi due nuovi canali social per mettersi in contatto con l’ARPACAL (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria): si tratta di Telegram e WhatsApp, le più diffuse piattaforme di messaggistica istantanea. Su Telegram basta collegarsi sul canale pubblico arpacalsocial attraverso il quale vengono diffuse tutte le notizie relative alle attività svolte dall’Agenzia . Su WhatsApp, invece, è necessario salvare nella rubrica del proprio smartphone il numero 338 6795039 e inviare un messaggio con scritto “iscrivimi” con il proprio Nome e Cognome. A quel punto si riceverà la conferma dell’avvenuta iscrizione (per informazioni o problemi tecnici scrivere a urp@arpacal.it ). Il servizio è gratuito e anonimo, pertanto gli utenti non vedranno i contatti altrui, che rimarranno nascosti.

Censimento rifiuti Arpacal, è la costa tirrenica la più sporca

CATANZARO- E’ quella tirrenica, con 11502 ritrovamenti a fronte dei 5882 della jonica, la costa di mare calabrese più soggetta alla presenza di rifiuti spiaggiati. La maggior parte di questi rifiuti, rispettivamente il 90% sul Tirreno ed il 76% sullo Jonio,  sono di materiale plastico e, in particolar modo, buste per la spesa, buste per l’immondizia, ma anche cannucce, posate e piatti di plastica, anelli di plastica di tappi di bottiglia e lattine, e diversi tipi di contenitori per alimenti. E’ questo il risultato del monitoraggio, realizzato nel corso di un intero biennio, che l’unità organizzativa Marine Strategy dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal), con sede operativa a Crotone e diretta dal dr. Emilio Cellini, ha svolto nell’ambito del più ampio programma guidato dal Ministero dell’Ambiente, e reso operativo dalle Arpa italiane, che esegue in Italia quanto disposto dall’Unione Europea con la Direttiva quadro 2008/56/CE denominata, appunto, Marine Strategy Framework Directive (MSFD) sulla Strategia per l’Ambiente Marino. Quella della raccolta di dati sui rifiuti presenti sulle spiagge, che consente di acquisire informazioni preliminari ai fini dello studio di tale fenomeno, è il quarto dei nove moduli che costituiscono il Piano Operativo delle Attività dell’Arpacal per la sotto-regione Mare Ionio-Mediterraneo Centrale. L’ obiettivo finale del Modulo 4 è di minimizzare la quantità di rifiuti spiaggiati al fine di ridurre gli effetti negativi sull’ambiente e le ricadute sul piano economico e sociale.  Le attività prevedono una raccolta dati dei rifiuti marini presenti sulle spiagge calabresi, relativamente a quantità, trend e possibili fonti. Le stazioni di monitoraggio previste dal Modulo 4 sono state posizionate sulla base delle indicazioni del Piano Operativo delle Attività (POA), cioè spiagge sabbiose o ghiaiose, esposte al mare aperto e da ripartirsi tra aree portuali (porto di Gioia Tauro e porto di Vibo Marina), urbane (Crotone e Catanzaro Lido) , focive (foce fiume Crati) e aree remote (Cetraro). Inoltre, al fine di assicurare una continuità nel tempo rispetto ad informazioni pregresse, le aree scelte rappresentano una selezione di quelle utilizzate durante i campionamenti effettuati nel 2014 nell’ambito dei Protocolli di intesa tra il Ministero dell’Ambiente e le Regioni, per l’esecuzione di attività di indagine integrative preliminari all’attuazione della Strategia Marina. Dal 2015 al 2017, quindi, sono state monitorate le seguenti sei spiagge, di cui tre sul versante Ionico e tre sul Tirreno:  Cassano allo Ionio (foce fiume Crati, CS), Crotone (foce fiume Neto, KR), Roccelletta di Borgia (foce fiume Corace, CZ), Gioia Tauro (foce fiume Petrace, RC), Vibo Marina (VV, zona porto) e Cetraro (CS, zona sotto Castello). Le spiagge di riferimento sono monitorate 2 volte l’anno (primavera e autunno), mantenendo uno stacco temporale di circa 6 mesi tra un campionamento e l’altro; ogni spiaggia è suddivisa in tre unità di campionamento da 33 metri di lunghezza ciascuna. Vengono quindi censiti e conteggiati tutti gli elementi visibili sull’arenile di dimensioni superiori a 2,5 cm. La quantità di rifiuti spiaggiati (n° rifiuti/100m), per quanto riguarda il versante ionico,  è risultata compresa tra un minimo di 135 (Crotone, autunno 2016) e un massimo di 1873 (Roccelletta di Borgia, primavera 2016); mentre sul versante tirrenico è risultata compresa tra un minimo di 261  (Cetraro, 2017) e un massimo di 4150 (Vibo Marina, primavera 2016). Categorie simili di rifiuto sono state accorpate all’interno delle seguenti macro-categorie: Plastica e Polistirene, Gomma, Tessuti, Carta/Cartone, Legno, Metallo, Vetro/Ceramica, Rifiuti Sanitari/Medici. La parte più consistente di rifiuti è sempre costituita da oggetti in plastica; a seguire, ma con ordini di grandezza notevolmente inferiori, si alternano oggetti in Vetro/Ceramica, Carta/Cartone, Metallo e Gomma.

 

Presenza di amianto, controlli di Comune e Arpacal a Catanzaro

CATANZARO – L’amianto continua a costituire una criticità nell’ambito del territorio calabrese, per il suo impatto ambientale e sulla salute umana. Per tale ragione, il Servizio Suolo e Rifiuti del Dipartimento provinciale di Catanzaro dell’Arpacal insieme all’Unità Operativa Igiene e Sanità Pubblica dell’Asp, e il Settore Igiene Ambientale del Comune di Catanzaro hanno concordato una procedura per la gestione di esposti e denunce riguardanti fabbricati siti nel territorio comunale per i quali si sospetta la presenza di amianto. La procedura prevede un sopralluogo congiunto di tecnici per la verifica delle criticità denunciate, la valutazione delle successive azioni di rispettiva competenza degli enti, Asp e Arpacal e Comune, con l’eventuale coinvolgimento della Polizia Municipale. Successivamente, è prevista l’attivazione da parte del Comune di un procedimento amministrativo a carico dei titolari dell’immobile per la valutazione della pericolosità da amianto e l’eventuale necessità d’interventi di bonifica. La procedura operativa si conclude con successivo controllo sugli adempimenti impartiti e sugli esiti della suddetta valutazione. I campioni eventualmente prelevati vengono inviati al Centro Geologia e Amianto dell’Arpacal,  direttore dalla dottoressa Teresa Oranges, per essere sottoposti ad analisi di laboratorio per confermare la presenza di amianto in tutti i materiali investigati.

Per ulteriori informazioni e report delle attività svolte è possibile consultare il sito www.arpacal.it.

“Mare pulito, se non ora quando?” Legambiente esprime forti preoccupazioni

CATANZARO -Emergenza mare pulito, di seguito la nota diffusa da Legambiente dopo i dati trasmessi dall’Arpacal. «Il bellissimo mare calabrese deve essere anche trasparente e pulito? Sfidiamo chiunque a dare una risposta negativa. Eppure ormai da anni i dati sulla depurazione in Calabria disegnano una situazione impietosa. Legambiente Calabria ha da molto tempo segnalato la gravità della situazione a tutte le Amministrazioni competenti, anche attraverso la pubblicazione nel 2015 e nel 2016 dei dossier “La depurazione in Calabria: un contributo per affrontare il problema dello smaltimento dei fanghi”, a cura degli Ingegneri Aldo Perrotta (Comitato Scientifico ) e Luigi Sabatini ( Direttore Legambiente Calabria) e del Dott. Andrea Dominjianni (Vice -presidente Legambiente Calabria). Negli anni, e lo conferma il monitoraggio di Goletta Verde, la situazione non è migliorata anzi sembra essere peggiorata. I dati diffusi nei giorni scorsi da Arpacal evidenziano solo in provincia di Catanzaro il malfunzionamento di ben 17 impianti di depurazione su 22. Dati allarmanti che rischiano, purtroppo, di essere solamente la punta dell’icerberg a pochi mesi dall’inizio della stagione estiva. Un dato appare illuminante: i controlli effettuati da ARPACAL, nella Regione Calabria, sono in progressiva diminuzione. In provincia di Catanzaro, infatti, i controlli sugli impianti effettuati da ARPACAL sono passati da 39 nel 2012 a 22 nel 2013 e, per come si apprende dalle notizie di stampa, a 22 nel biennio 2015- 2016, con un sostanziale dimezzamento degli impianti controllati, sebbene gli impianti di depurazione della provincia di Catanzaro siano 98 e quindi i controlli annui sono stati effettuati soltanto su circa l’11 % del totale. Sin dal 2015 Legambiente Calabria ha suggerito che la comunicazione della quantità di fanghi, di acqua trattata e della modalità di smaltimento dei fanghi fosse una condizione per ottenere i finanziamenti per efficientare la depurazione in Calabria e che il rapporto tra fanghi prodotti e acqua trattata venisse monitorato per determinare un primo elemento atto a far scattare i controlli. Intanto la Regione Calabria ha autorizzato il finanziamento per la realizzazione di un programma di efficientamento e rifunzionalizzazione degli impianti di depurazione dei comuni costieri calabresi fissando, attraverso la stipula di convenzioni, nel giugno 2015, con il termine di 3 mesi la realizzazione di tutte le urgenti attività previste. Tuttavia il termine di conclusione di tali lavori, nonostante la loro urgenza ed indifferibilità, è stato poi prorogato dalla Regione Calabria per ben 5 volte (l’ultimo termine di scadenza è ora fissato al 31 marzo 2017). Non si può aspettare l’inizio della stagione estiva per distribuire e parcellizzare finanziamenti per approntare soluzioni tampone. Non si può aspettare l’inizio della stagione estiva per indignarci davanti ad un mare che dovrebbe essere azzurro, salubre e pulito.Legambiente, in nome del popolo inquinato, adotterà ogni possibile azione per salvaguardare la natura ed il benessere dei cittadini calabresi. Non vorremmo ululare alla luna inascoltati vorremmo viverlo il mare».

 

Controlli Arpacal sui depuratori, molti gli impianti non conformi

CATANZARO – Come precedentemente concordato tra la Provincia di Catanzaro e l’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria), il dr. Clemente Migliorino, direttore del Dipartimento di Catanzaro dell’Agenzia ambientale calabrese ha trasmesso nei giorni scorsi al Servizio Prevenzione ambientale della Provincia di Catanzaro la relazione finale sulle attività svolte sui depuratori per l’Ente intermedio catanzarese nel biennio 2015-2016 in base ad una convenzione siglata nell’aprile del 2015. L’accordo prevedeva, infatti, che la Provincia indicasse ad Arpacal, al di là dei compiti istituzionali che l’Agenzia già svolge nelle diverse matrici ambientali, gli impianti di depurazione da sottoporre a controllo e per i quali, come prevede la normativa nazionale, la Provincia ha rilasciato le cosiddette autorizzazioni agli scarichi. Nell’arco dei due anni, quindi, come previsto dalla convenzione i tecnici del Servizio Acqua del Dipartimento Arpacal di Catanzaro hanno controllato 22 depuratori, per alcuni di essi accompagnati dalle forze dell’ordine, riscontrando su 17 di essi delle non conformità che sono state puntualmente, in occasione dell’esito dei risultati analitici, comunicate alle autorità competenti per le sanzioni di rito e, dettaglio principale, per migliorare la gestione dell’impianto. «Quello dei depuratori  – ha dichiarato Migliorino – deve essere inteso come un controllo dinamico che, pur fotografando la funzionalità dell’impianto al dato momento dei prelievi, prosegue nel tempo accertando i miglioramenti necessari o eventuali nuove criticità; il tutto per garantire la funzionalità dei depuratori ma soprattutto la protezione dell’ambiente, e penso in particolar modo al nostro mare».

“Acquisti verdi”, due giorni di formazione per i dipendenti Arpacal

CATANZARO- Si è concluso a Catanzaro questa mattina il corso, della durata di due giorni, sugli “Acquisti verdi della Pubblica Amministrazione (GPP): aspetti teorici, esempi pratici e linee guida operative” rivolto al personale del Gruppo di Lavoro GPP dell’Arpacal (Agenzia regionale per la  protezione dell’ambiente della Calabria). Questo percorso formativo è stato pensato per fare approfondire al personale dell’Agenzia ambientale calabrese i principali aspetti che interessano gli obblighi, le opportunità e le prospettive che le Pubbliche Amministrazioni hanno nel settore degli Acquisti Verdi, alla luce della normativa che, dal 2016, ha introdotto l’obbligatorietà per gli acquisiti di determinate categorie di prodotti e servizi di rispettare i criteri ambientali minimi codificati periodicamente dal Ministero dell’Ambiente. A portare i saluti del commissario dell’Arpacal, Avv. Maria Francesca Gatto, è stata la dr.ssa Sonia Serra, dirigente del Servizio Sistemi Gestione Qualità che ha sottolineato l’importanza della formazione dei dipendenti che fanno parte del gruppo GPP, perché attraverso loro sarà possibile diffondere tra tutto il personale dell’Agenzia quei principi che regolano la materia degli Acquisti verdi ma, prima di tutto, rappresentano una nuova filosofia d’azione delle Pubbliche Amministrazioni. E’ il caso di ricordare, infatti, che l’Arpacal, oltre ad averi vinto un riconoscimento nazionale al Premio Compraverde 2016, è l’unica Pubblica Amministrazione calabrese che si è dotata di una politica sugli acquisiti verdi già nel giugno del 2016, approvando altresì un Piano d’azione triennale.   Ad illustrare lo stato d’avanzamento del Gruppo di Lavoro GPP,  che ha già pubblicato il primo bilancio delle attività svolte nel 2016, è stata la dr.ssa Cristiana Simari Benigno, coordinatrice del Gruppo stesso, che ha anche presentato i relatori della due giorni di formazione: la Dott.ssa Patrizia  De Luca dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), componente del Comitato nazionale del PAN – GPP, la dr.ssa Giuseppina Galluzzo della CONSIP, ed il dr. Simone Ricotta  dell’ARPA Toscana. La dr.ssa De Luca ha illustrato ai presenti, rappresentati di tutte le realtà dipartimentali e della sede centrale dell’Arpacal, l’inquadramento generale del GPP, sottolineando il passaggio, per certi versi epocale in Italia, da strumento volontario a obbligo di legge nella normativa europea e nazionale. La dr.ssa Galluzzo, invece, ha approfondito sul nuovo codice dei contratti pubblici (appalti e concessioni), focalizzando l’attenzione dei presenti sugli acquisti di beni e servizi in regime di spending review , nonché sul ruolo di Consip/MePA. A chiudere i lavori il dr. Simone Ricotta di Arpa Toscana che ha relazionato sull’integrazione di aspetti ambientali e sociali  nelle fasi della procedura d’appalto: l’oggetto, la selezione dei candidati, le specifiche tecniche, i criteri di aggiudicazione e le clausole contrattuali. La giornata di oggi, invece, è stata programmata, con gli interventi di Ricotta, per un approfondimento sui Criteri Ambientali Minimi, e De Luca sulle linee guida GPP messe a punto da SNPA per supportare le Pubbliche Amministrazioni nel processo di adeguamento all’obbligatorietà degli Acquisti Verdi introdotta dal nuovo codice dei contratti disciplinata dal D.lgs. 50/2016. Le Linee guida, approvate con delibera del Consiglio SNPA n° 2 del 17/01/2017, testimoniano il ruolo strategico del Sistema Agenziale per la promozione degli Acquisiti verdi a supporto delle Regioni. Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale che, alla luce della normativa istitutiva contenuta nella L. 132/2016, si pone così come soggetto autorevole con esperienza specifica anche nella tematica della Green Economy e degli Acquisti verdi.

L’antenna della discordia, interviene l’Arpacal

CONDOFURI (RC) – Facendo seguito alla petizione del comitato “ Sempre presenti per la scuola”, la Prefettura di Reggio  Calabria ha richiesto l’intervento dell’Arpacal  per dare risposte sulla possibilità di delocalizzare la nuova antenna di telefonia mobile installata  nella centrale via Peripoli di Condofuri Marina ed in prossimità di edifici scolastici. I tecnici Arpacal del Servizio Tematico  Radiazioni e Rumore del Dipartimento Arpacal di Reggio Calabria, diretto dalla dott.ssa Giovanna Belmusto, hanno effettuato le misurazioni strumentali per rilevare il valore del campo elettromagnetico presso i recettori individuati nell’area interessata dalle antenne della nuova  stazione radio base di telefonia mobile. La Stazione Radio Base è stata oggetto della  formulazione del parere ambientale di competenza agenziale, che costituisce un endo-procedimento, propedeutico all’installazione. I valori dei campi elettromagnetici rilevati dalle  citate misurazioni sono risultati tutti entro i limiti normativi. Per la specifica situazione il Servizio, coordinato dal Dirigente ing. Francesco Suraci, ha redatto oltre il rapporto tecnico per l’amministrazione comunale, un report sulla campagna delle misurazioni eseguite, che va ad aggiornare i report precedenti che riportano le misurazioni eseguite dai tecnici dell’Arpacal negli anni passati, consultabili sul sito web agenziale. Al fine di supportare l’amministrazione di Condofuri sulla problematica della delocalizzazione dell’antenna di via Peripoli, i tecnici Arpacal, ing. Duilio Dieni e ing. Roberto Talia, hanno partecipato al consiglio comunale aperto, presso il Centro Giovanile Repaci, a seguito di specifica richiesta del Presidente del Consiglio, dott. A. Gurnari. Illustrata la normativa vigente in merito all’installazione della SRB, i tecnici hanno dato indicazioni per migliorare la bozza del  regolamento per la localizzazione delle antenne già predisposto dall’assessorato competente, nonché gli esiti delle misurazioni strumentali presso i recettori  ricadenti nell’area della nuova Stazione radio base.

Gli studenti dell’Istituto “Nitti” ospiti dell’Arpacal

CASTROLIBERO (CS) – Il Dipartimento provinciale di Cosenza dell’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) ha ospitato nei giorni scorsi, nella propria sede di Castrolibero, gli studenti delle classi IV e V ad indirizzo biotecnologico dell’Istituto “Nitti” di Cosenza. I ragazzi sono stati accompagnati dai docenti, tra cui la Prof.ssa Flavia Tenuta, che ha fortemente voluto far conoscere ai suoi alunni la realtà lavorativa dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Calabrese.Al primo ingresso in dipartimento, gli alunni sono stati accolti dal Referente dipartimentale EOS (Educazione Orientata alla Sostenibilità), dott.ssa Rosalba Odoguardi, che, dopo aver ricordato loro le principali norme per la sicurezza e i comportamenti da tenere per evitare di disturbare le attività lavorative in corso, ha introdotto le attività dell’Agenzia e le principali tematiche ambientali, proiettato immagini e foto delle attività lavorative dei vari servizi Tematici. Nella prima delle due giornate di formazione, la scuola ha scelto la tematica dell’atmosfera come argomento da approfondire; la dott.ssa Odoguardi, afferente al Servizio Tematico Aria, ha così informato i ragazzi in merito ai compiti istituzionali dell’Agenzia ed alle attività di controllo e monitoraggio quotidianamente svolte dai tecnici del servizio, facendo vedere agli alunni anche i filtri utilizzati per i campionamenti e la strumentazione portatile per campionare. Nella seconda giornata di formazione, è stata approfondita la tematica acqua con la dott.ssa Raffaella Damiano e il Dirigente del Servizio Tematico Acque, dott. Edoardo Fiorino. La dott.ssa Damiano ha presentato le attività del Servizio, ha descritto agli studenti le principali fasi del monitoraggio marino costiero e i compiti dei vari enti, tra cui le amministrazioni comunali, nel gestire anche le problematiche connesse alla depurazione.

Arpacal, iniziata l’elaborazione dati sulla concentrazione di microplastiche in mare

CATANZARO – Realizzata dall’Unità Organizzativa Marine Strategy dell’Arpacal, è iniziata da pochi giorni l’elaborazione dei dati sulla concentrazione di microplastiche nel mare Jonio e Tirreno calabrese. Il 70% dei rifiuti che finiscono in mare è costituito da plastiche, ma il maggiore pericolo proviene da quei piccoli frammenti definiti microplastiche o microlitter che vengono ingeriti dagli organismi marini. L’Unione Europea, quindi, con la Direttiva Europea 2008/56/CE meglio conosciuta come Direttiva Marine Strategy, ha chiesto ai paesi costieri che vengano effettuati monitoraggi delle microlitter lungo le acque costiere nazionali; in Italia il compito di attuare i protocolli metodologici è demandato alle ARPA. ARPA Calabria, con la sua Unità Organizzativa Marine Strategy diretta dal dr. Emilio Cellini, effettua ormai da due anni il campionamento delle microplastiche in sei transetti costieri regionali spingendosi sino a 6 miglia nautiche dalla costa. Gli studi si concentrano sui frammenti di plastica presenti in mare con dimensioni inferiori ai 5 mm, praticamente invisibili ad occhio nudo. Questa minaccia galleggiante viene prelevata con un retino chiamato “Manta Trawl”, costruito appositamente per navigare nello strato superficiale della colonna d’acqua e campionare quindi entro lo strato superficiale interessato dal rimescolamento causato dal moto ondoso. L’utilizzo della rete permette di campionare grandi volumi d’acqua, trattenendo le microplastiche. La manta è costituita da una bocca rettangolare metallica da cui si diparte il cono di rete ed un bicchiere raccoglitore finale; due ali metalliche vuote, esterne alla bocca, la mantengono in galleggiamento alla superficie. I campioni prelevati vengono poi sottoposti ad analisi quali-quantitativa in osservazione allo stereo microscopio, suddividendo le microplastiche per colore e forma. La concentrazione di microplastiche viene espressa come numero di oggetti per metro cubo d’acqua di mare campionata. Una volta elaborati, i dati acquisiti da ARPACAL saranno caricati nella banca dati del Ministero dell’Ambiente. L’elaborazione dei dati risulterà di estremo interesse in fase valutativa dello stato di qualità dell’ambiente marino-costiero calabrese.