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Allacci abusivi al metano, arresti per furto e danneggiamento

ROSARNO ( RC) – Cinque persone sono state arrestate a Rosarno con l’accusa di furto e danneggiamento. Una sesta persona è stata denunciata in stato di libertà per gli stessi reati. Gli arrestati sono stati sorpresi in flagranza di reato dal personale di Polizia del Commissariato e Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro impegnato nelle attività di controllo interforze coordinato dal questore di Reggio Calabria Raffaele Grassi, mentre stavano attuando degli allacci alla rete del gas metano compiendo manomissioni e danneggiamenti alla rete di distribuzione del metano. Le attività del blitz, il quarto attuato dalle forze dell’ordine nel territorio di Rosarno, si sono svolte anche con il supporto di tecnici specializzati della società erogatrice Cpl Gas Distribuzione.

Droga, operazione dei carabinieri. Sono 26 gli arresti – NOMI E FOTO

carabinieri1COSENZA – È in corso dalle prime luci dell’alba un’operazione antidroga dei carabinieri per l’esecuzione di 26 ordinanze di custodia cautelare di cui 10 in carcere, 16 agli arresti domiciliari, più 8 obblighi di dimora nel comune di residenza. Gli indagati sono tutti accusati di detenzione illecita di sostanze stupefacenti finalizzata allo spaccio a Cosenza ed in alcuni centri della provincia. Marijuana ed hashish le sostanze stupefacenti spacciate. Fondamentali per la ricostruzione di diversi reati si sono rivelate le intercettazioni ambientali e telefoniche. Contestati anche i reati di furto, detenzione illegale di armi, ricettazione ed estorsione.

Le indagini, condotte dalla Compagnia carabinieri di Cosenza, sono partite da una madre disperata, umile collaboratrice domestica, che vedendo il figlio, piccolo spacciatore, minacciato dal suo fornitore per non aver pagato le partite di droga ricevute, si è fatta coraggio ed ha denunciato tutto. Immediatamente sono scattate le indagini che dal gennaio 2015 si sono protatte fino ad oggi consentendo d’individuare una serie di gruppi di pusher che si erano spartiti le piazze di spaccio del capoluogo cosentino, operando in regime di libera concorrenza determinata da un’incessante domanda di droga, testimoniata dai quasi settecento episodi di spaccio documentati. A carico di alcuni grossisti anche l’accusa di estorsione per aver minacciato e picchiato dei pusher che non avevano pagato le partite di droga smerciate.  Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati 4 pistole, 13 chili di marijuana e 7 chili di hashish. Le armi ritrovato hanno confermato la pericolosità di alcuni dei soggetti arrestati. Saranno prorio i debiti di droga a costringere alcuni pusher a diventare anche ladri seriali specializzati in furti su autovetture e furgoni da lavoro, dai quali rubavano qualsiasi cosa potessero rivendere per racimolare contanti. Impegnati circa 250 militari del Comando provinciale di Cosenza, supportati dai colleghi dello squadrone eliportato “Cacciatori di Calabria”, della compagnia speciale, del nucleo cinofili e del nucleo elicotteri di Vibo Valentia. Le persone coinvolte sono Riad Driss, 22 anni (domiciliari), Spadafora Carlo, 43 anni (carcere), Gaglianese Riccardo, 24 anni (carcere), Bruno Carlo, 24 anni (carcere), Gozzi Giuseppe, 49 anni (carcere), Novello Alberto, 25 anni (domiciliari), Capizzano Mirko, 23 anni (domiciliari), Spina Francesco, 27 anni (domiciliari), De Maio Aniello, 20 anni (domiciliari), Iulianelli Vincenzo, 24 anni (obbligo di dimora), Calandrino Salvatore, 25 anni (obbligo di dimora), Filice Walter, 24 anni (obbligo di dimora),Gerace Simone, 23 anni (domiciliari), Mazzei Francesco, 23 anni (carcere), Bertocco Enzo, 23 anni (carcere), Pati Denis, 25 anni (domiciliari), Bartolomeo Francesco, 27 anni (obbligo di dimora), Pati Gabriele, 47 anni (carcere), Pati Salvatore, 26 anni (carcere), Pati Salvatore (dettoTutuh), 66 anni (obbligo di dimora nel Comune di residenza), Lo Polito Francesco, 25 anni (carcere), Veltri Francesco, 24 anni (domiciliari), De Mari Pietro, 46 anni (domiciliari), Lo Polito Massimiliano, 45 anni (domiciliari), Ritacco Agostino, 37 anni (obbligo di dimora), Mele Ernesto, 43 anni (domiciliari), Fantasia Gianluca, 42 anni (obbligo di dimora), Perri Carmelo, 25 anni (obbligo di dimora), Laurato Vincenzo, 43 anni (domiciliari), Falbo Alfonsino, 47 anni (domiciliari), Vittorio Andrea, 40 anni (domiciliari).  Indagati anche Stavale Andrea, 43 anni (arresti domiciliari), di Bisignano (Cs); Cino Egidio, 20 anni, di Mendicino (obbligo di dimora);Romano Denny, 26 anni (domiciliari), di Castrolibero; Esposito Manuel, 23 anni, di Rossano (carcere). I dettagli dell’operazione saranno resi noti nella conferenza stampa che si terrà alle ore 10,30 alla Procura della Repubblica di Cosenza.

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Operazione Black Horse, otto persone arrestate (NOMI – FOTO – VIDEO)

CASTROVILLARI – Sono otto le ordinanze di custodia cautelare, sette delle quali in carcere ed una nella forma degli arresti domiciliari, eseguite nel corso della notte dal personale della Squadra Mobile di Cosenza e del Commissariato di Polizia di Stato di Castrovillari. Le persone tratte in arresto tutte con precedenti di polizia e sottoposte a misura carceraria sono:

ANZILLOTTA Luciano, classe 1967 di Castrovillari;

ANZILLOTTA Giuliano, classe 1973 di Castrovillari;

ANZILLOTTA Carmine, classe 1997 di castrovillari;

OLIVETO Aldo, classe 1975 di Castrovillari;

SERVIDIO Adriano, classe 1992 di Castrovillari;

ANZILLOTTA Carmine, (cugino omonimo dell’Anzillotta di cui al nr.3 del presente elenco) anch’esso classe 1997 di Castrovillari;

INNOCENTE Cristofer, classe 1989 di Castrovillari.

Un’ottava persona di Castrovillari, M.A. classe 1989, è stata invece posta ai domiciliari.

Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip del Tribunale di Castrovillari, dott.ssa Ciarcia, su richiesta del Procuratore Capo Eugenio Facciolla. L’indagine, avviata nell’estate 2016, ha consentito di accertare come gli indagati abbiano posto in essere attività di detenzione e cessione di sostanza stupefacente del tipo eroina, cocaina ed hashish. L’attività d’indagine è stata portata avanti sia attraverso l’utilizzo di apparecchiature tecniche di audio e video controllo nonché attraverso i più tradizionali servizi di pedinamento ed osservazione. Tali servizi hanno consentito di accertare numerosissimi episodi di cessione di sostanza stupefacente. Le cessioni, che avvenivano nelle adiacenze di una stalla ubicata in questo comune, erano effettuate a favore di numerosi tossicodipendenti non solo del centro cittadino di Castrovillari ma dei comuni limitrofi e addirittura da comuni lucani. L’attività di indagine ha consentito di sequestrare complessivamente: 11,70 grammi di eroina (pari a 23 dosi); 9 grammi di cocaina (pari a 22 dosi); 250 grammi di hashish (pari a 829 dosi); una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa. Attraverso l’analisi complessiva dell’attività svolta si è in grado di affermare che il gruppo criminale costituiva senza dubbio un rischio concreto per l’ordine pubblico e la sicurezza del territorio castrovillarese.

Carmine Anzillotta

Luciano Anzillotta

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Venticinque anni di appalti truccati dalle cosche

COSENZA – Dal cosentino al reggino, gli appalti pubblici finivano regolarmente nelle mani di un “cartello” di imprenditori sostenuti dalle cosche della ‘ndrangheta. Un meccanismo “perfetto”, come l’hanno definito gli inquirenti, ma che è stato ugualmente smantellato grazie alle indagini del Gico del Nucleo di polizia tributaria di Reggio Calabria e dal Nucleo di polizia tributaria di Cosenza della Guardia di finanza ed al coordinamento delle Procure antimafia di Reggio e Catanzaro. Si è giunti così al fermo di 35 persone, tra cui 27 imprenditori – alcuni molto noti nel panorama imprenditoriale calabrese – di un funzionario dell’Anas e di due tecnici del Comune di Gioia Tauro, con accuse pesantissime: associazione mafiosa, concorso esterno, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico. Contestualmente i finanzieri hanno eseguito, tra Calabria, Lazio, Sicilia, Campania e Toscana, il sequestro di 54 imprese. Nel reggino, l’operazione “Cumbertazione” – termine dialettale utilizzato per indicare un’associazione “chiusa” – avrebbe evidenziato il diretto coinvolgimento del gruppo imprenditoriale Bagalà, che, secondo l’accusa, ha costituito e consolidato nel settore degli appalti pubblici una posizione di assoluto predominio sfruttando l’appartenenza alla cosca Piromalli e riuscendo a turbare almeno 27 gare per 90 milioni. Il modus operandi – posto in essere anche grazie a funzionari di stazioni appaltanti corrotti ed a professionisti collusi – avrebbe consentito di alterare il regolare svolgimento delle gare, con la costituzione di un cartello di oltre 60 società che, presentando offerte concordate in precedenza, è stato in grado di fare aggiudicare gli appalti all’impresa prescelta. Accanto al nucleo della famiglia Bagalà si sono collocate poi una serie di ditte compiacenti con sede in Calabria, Lazio, Sicilia, Campania e Toscana a cui venivano fatte presentare le offerte secondo importi che avrebbero automaticamente garantito ad una di esse l’aggiudicazione. L’accordo prevedeva anche che le stesse imprese si prestassero a partecipare fittiziamente alle gare per conto dell’organizzazione, ricevendo in cambio una percentuale che variava dal 2,5% al 5% sull’importo. Un sistema, come ha detto, intercettato, uno dei Bagalà, «per cui tutti sono contenti». E per non creare problemi, alle cosche “competenti” per territorio andava la tradizionale “tassa ambientale” del 3%. Nel cosentino, invece, una fitta rete di rapporti finanziari ed economici avrebbe legato il gruppo imprenditoriale Barbieri con i boss del clan “Muto” operante sulla costa dell’alto Tirreno, di quello cosentino Lanzino-Ruà-Patitucci e dei Piromalli. Grazie a questi intrecci, 10 aziende riconducibili allo stesso imprenditore sarebbero riuscite ad aggiudicarsi i più importanti appalti nella provincia di Cosenza nel triennio 2013/2015 per un valore di 100 milioni derivanti non solo dalla costruzione, ma anche dalla gestione venticinquennale (da qui il nome dell’operazione “cinque lustri”) dei servizi. Tra queste la riqualificazione di piazza Bilotti a Cosenza – inaugurata nelle scorse settimane – con un parcheggio interrato e gestione per 28 anni del parcheggio multipiano; una sciovia a Lorica e la riqualificazione dell’aviosuperficie di Scalea.

‘ndrangheta, pm Dda: «Meccanismo per escludere concorrenza»

REGGIO CALABRIA – «Un perfetto meccanismo teso ad escludere ogni altra impresa fuori dagli “accordi” falsando così ogni regola di mercato»: così i magistrati di Reggio Calabria e Catanzaro hanno definito il sistema emerso dalle inchieste condotte dalla Guardia di finanza di Reggio e Cosenza nelle operazioni “Cumbertazione” e “Cinque lustri”, confluite stamani nel provvedimento di fermo a carico di 25 persone tra le quali personaggi anche molto noti nel mondo dell’imprenditoria, che avevano istituito un “cartello” invincibile per acquisire, secondo l’accusa, appalti e commesse pubbliche in Calabria e anche su altre zone del Paese. A illustrare i particolari dell’operazione sono stati i capi delle due Procure, Federico Cafiero de Raho e Nicola Gratteri, coadiuvati dagli aggiunti Gaetano Paci e Vincenzo Luberto e Giovanni Bombardieri. «E’ il risultato – ha detto Cafiero de Raho – di una forte sinergie tra le Procure di Reggio e Catanzaro, che ha permesso, sul versante reggino, di individuare le responsabilità del gruppo Bagalà, appoggiato dal clan Piromalli, presente come impresa ad ogni gara d’appalto, come dimostrato in numerosi lavori programmati dal comune di Gioia Tauro, tant’è che due dei fermi riguardano proprio due tecnici di quel comune. Oltre alle offerte di gara concordate abbiamo riscontrato evidenti episodi di frode nelle pubbliche forniture e nel’esecuzione dei lavori». Per Nicola Gratteri, «le inchieste sono certificate da attente valutazioni e fonti di prova caratterizzate da una forte azione comune con la Procura di Reggio Calabria. Tutto ciò è stato possibile grazie alla tenacia della Guardia di finanza e del suo comandante regionale, che in Calabria ha messo a disposizione della magistratura autentiche elite di intelligence». Tra le opere al centro delle indagini dalla Dda di Catanzaro, anche la realizzazione di Piazza Bilotti a Cosenza ed il relativo parcheggio, l’aviosuperficie di Scalea ed una sciovia a Lorica, realizzate dall’impresa Barbieri. «Opere – ha sottolineato Gratteri – costruite da una medesima impresa legata apertamente e protetta dal clan Muto di Cetraro». Secondo quanto riferito dagli inquirenti in conferenza stampa, la realizzazione e l’esercizio per i successivi 25 anni del parcheggio di Piazza Bilotti avrebbe fruttato alle cosche quasi 80 milioni di euro di proventi. Tra le imprese sottoposte a decreto preventivo, figura anche la St Glo’bal, con sede legale in piazza Euclide a Roma e sede operativa a Varapodio.

Traffico reperti archeologici, un indagato ne aveva in casa 2000

CROTONE – Un ottantenne di Torretta di Crucoli, indagato nell’operazione “Tempio di Hera” condotta stamattina dai carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale e del Comando provinciale di Crotone, è considerato il principale ricettatore dei reperti archeologici oggetto del traffico che è stato stroncato dai militari. L’uomo, anche lui come Pasquale Attaniese, il docente che figura tra gli arrestati, apparente “paladino” della tutela dei beni archeologici ma in realtà, secondo gli investigatori, collezionista senza scrupoli, aveva allestito nella sua abitazione una sorta di “museo privato” in cui erano esposti oltre duemila reperti, di cui era entrato in possesso illecitamente. L’inchiesta che ha portato alle 12 misure cautelari (tre arresti di cui due in carcere ed uno ai domiciliari, quattro divieti di dimora e cinque obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria), coordinata dal Procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia, è stata condotta dal pm Luisiana Di Vittorio, che ha chiesto ed ottenuto dal gip, Michele Ciociola, l’emissione dei provvedimenti. L’inchiesta della Procura di Crotone era partita nell’ottobre del 2014 dopo che erano stati rilevati numerosi scavi clandestini in siti archeologici del crotonese. Le diverse fasi in cui si articolava il traffico illecito, dallo scavo clandestino alla vendita dei reperti ai collezionisti, sono state accertate e documentate grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, riprese video e pedinamenti. Alle persone coinvolte nell’operazione viene contestato il reato di associazione per delinquere finalizzata all’esecuzione di scavi clandestini, impossessamento illecito di reperti archeologici appartenenti allo Stato, con conseguente danneggiamento delle aree vincolate, e ricettazione dei beni illecitamente rinvenuti. Significativa, hanno riferito ancora gli investigatori, si è dimostrata la collaborazione alle indagini della Soprintendenza archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone.

Nascondevano 3 chili di marijuana in auto, due arresti

BOVALINO (RC) – Fulvio e Marco Cosentino, rispettivamente padre e figlio di 56 e 23 anni, sono stati arrestati a Bovalino dagli uomini della Compagnia di Locri. All’interno della propria auto, a seguito di un controllo, sono stati ritrovati tre chili di marijuana. I due sono accusati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. La droga era suddivisa in sei confezioni di cellophane termosaldate e nascosta in una valigetta posta sul sedile posteriore dell’automobile sulla quale viaggiavano. (foto di repertorio)

Furto in gioielleria per diecimila euro, due arresti

 

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Francesco D. Milito                                                Rocco Filippelli

CASTROVILLARI (CS) – Nella prima mattinata di oggi, personale della Polizia di Stato del Commissariato di P.S. di Castrovillari, ha eseguito le misure di custodia cautelare in carcere a carico di FILIPPELLI Rocco di anni 59, già detenuto per altro reato, e MILITO Francesco Domenico, di anni 27, entrambi residente a Corigliano Calabro, perché resisi responsabili del reato di furto di orologi – per un valore complessivo di circa 10.000 Euro – perpetrato in una gioielleria sita in Castrovillari. In particolare lo scorso 22 novembre i due  individui si recavano presso la citata gioielleria  fingendo di dover acquistare degli orologi. Gli arrestati, distraendo la titolare dell’attività ed una sua collaboratrice, riuscivano con destrezza a forzare il lucchetto di una vetrina interna che conteneva diversi orologi, anche di marche prestigiose, asportandone diversi. Solo dopo che i due si erano allontanati dal locale, le donne si rendevano conto di quanto era accaduto facendo intervenire la Polizia di Stato. Infatti, a seguito di regolare denuncia sporta dal titolare dell’esercizio commerciale, venivano immediatamente attivate le attività di indagine tese all’identificazione degli autori dell’illecito a cura del personale del Commissariato di P.S. di Castrovillari. Mediante la visualizzazione e l’estrapolazione di immagini registrate dal sistema di videosorveglianza di cui era dotata l’attività commerciale in argomento e la foto-comparazione con le effigie raffiguranti soggetti, gravitanti sul territorio, dediti a reati della stessa specie, gli Agenti di Polizia, a seguito della laboriosa attività investigativa, individuavano i due malfattori e , nelle prime ore di oggi eseguivano l’Ordinanza Applicativa di Misura Cautelare Personale in carcere a carico dei due individui.

Cosenza, perpetravano furti e rapine. Sette arresti

COSENZA – «Si tratta di microcriminalità che crea forte disagio alla società». Con queste parole il procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, ha aperto la conferenza stampa per rendere noti i dettagli dell’operazione Predator, condotta all’alba da polizia e carabinieri e che ha portato all’esecuzione di sette ordinanze di custodia cautelare di cui sei in carcere e una ai domiciliari. Nella sala “Livatino” del tribunale di Cosenza il procuratore capo, accompagnato dall’aggiunto Marisa Manzini, dal capo della squadra mobile Giuseppe Zanfini e dal comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza Fabio Ottaviani, ha spiegato le modalità con le quali i malviventi agivano. «Abbiamo individuato undici furti prettamente di materiale informatico compiuti all’interno di scuole e strutture pubbliche – ha affermato Spagnuolo. Rubare i computer – continua – crea problemi che si ripercuotono nei confronti dei cittadini». Le persone colpite da misura cautelare sono: Mirko Capizzano, 23 anni, Francesco Pace, 34 anni, Francesco Spina, 26 anni, Luca Cristiano, 36 anni, Mario Maurizio Sacco, 54 anni, Diego Spina, 20 anni e ai domiciliari Marco Mauro di 33; tutti gli arrestati sono domiciliati nella zona del centro storico cittadino. Un susseguirsi di colpi realizzati da una banda non specializzata sul campo ma da un gruppo di persone che decidevano a turno chi fare agire e con quali modalità. «Un lavoro da elogiare – ha dichiarato il procuratore Manzini – compiuto dai Carabinieri in collaborazione con gli uomini della Polizia. Tutti i soggetti – continua il procuratore aggiunto – hanno dei precedenti penali alcuni dei quali per evasione. La microcriminalità è diventata altamente pericolosa per la cittadinanza intera: un fenomeno da contrastare assolutamente». Gli episodi contestati sono undici e vanno da furti di computer all’interno di scuole e uffici pubblici; presi di mira anche distributori automatici dell’Asp e del teatro “Morelli” di Cosenza. Il materiale, una volta preso in possesso, veniva immesso immediatamente nel mercato in modo tale da trarne profitti economici. Colpite anche diverse scuole tra cui l’Istituto Superiore “Da Vinci-Nitti”. Durante una serie di perquisizioni sono state ritrovate una cesoia, un coltello e due pistole scacciacani nascosti in alcuni casi sotto il cuscino, in altri dietro un armadio. «Gli episodi sono veramente tanti – ha dichiarato il capo della squadra mobile Zanfini – tutto questo ha creato disagi alla comunità intera. Le conseguenze di questi gesti hanno generato nella popolazione un sentimento di privazione della propria libertà».

Alessandro Artuso

Da sinistra verso destra: Diego Spina, Mirko Capizzano, Mario Maurizio Sacco, Marco Mauro, Luca Cristiano, Francesco Spina e Francesco Pace

 

Coltivavano piantagioni di droga, due arresti

LOCRI (RC) – I carabinieri hanno nuovamente arrestato Luigi Portolesi, di 64 anni, e Francesco Catanzariti, di 36, entrambi di Platì, e noti alle forze dell’ordine, per produzione, coltivazione e detenzione di droga. Nei confronti dei due, sorpresi lo scorso mese di ottobre, in flagranza di reato all’interno di una piantagione di marijuana nel territorio del comune di Ciminà e arrestati per coltivazione di droga, è stato riqualificato il reato d’imputazione con l’aggravante degli ingenti quantitativi. A Portolesi e Catanzariti, infatti, è stato notificato un provvedimento emesso dal gip del tribunale di Locri dopo che, a seguito di una consulenza effettuata dal Ris di Messina, si è potuto accertare che il quantitativo di principio attivo della sostanza sequestrata sarebbe stato utile per ricavare oltre 330.000 dosi si sostanza stupefacente.La piantagione sequestrata era composta da 420 piante il cui valore stimato, qualora immesse sul mercato, sarebbe stato di circa 700 mila euro.