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Detenevano armi e droga, tre arresti nel Vibonese

ROMBIOLO (VV) – La Polizia di Stato ha arrestato a Rombiolo tre persone, Nazareno Castagna, di 49 anni, la figlia Nicoletta, di 24, ed il genero, Michele La Rosa, di 28.

Castagna è accusato di detenzione di arma clandestina, munizionamento, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Alla figlia ed al genero dell’uomo vengono contestati, invece, soltanto la detenzione illegale e lo spaccio di droga.

Gli arresti sono scaturiti dal ritrovamento nell’abitazione in cui vivono i tre, da parte della Squadra mobile di Vibo Valentia, di trenta grammi di cocaina ed otto di eroina, oltre ad un bilancino di precisione, materiale per il confezionamento delle dosi di droga e 915 euro in contanti, ritenuti provento dello spaccio.

Gli agenti, in due buchi dei muri perimetrali dell’abitazione, hanno inoltre trovato un revolver con matricola punzonata e 12 cartucce calibro 12.

Nazzareno Castagna è stato portato in carcere, mentre per la figlia ed il genero sono stati disposti gli arresti domiciliari

Coltivavano marijuana, arrestati

RENDE (CS) – Due persone incensurate, un 56enne e un 33enne cosentini, con innaffiatoio e zappa alla mano, intenti a coltivare piante  di marijuana alte 2 metri e mezzo circa.

E’ questa la scena che si è presentata ai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile di Rende, coadiuvati dai militari delle Stazioni Carabinieri di Lattarico, Luzzi, Rende e Rose, nel pomeriggio di ieri in contrada Timpe, a San Martino di Finita (CS). 

L’operazione di servizio nasce dalle segnalazioni di alcuni cittadini che avevano notato strani movimenti in quella zona, a seguito delle quali i militari della Compagnia di Rende hanno predisposto mirati servizi di osservazione che hanno consentito di arrestare in flagranza di reato i due uomini con l’accusa di coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Nel corso delle successive perquisizioni domiciliari a casa del 56enne sono state rinvenuti, poi sottoposti a sequestro, 2.600 euro in banconote di vario taglio e 1 confezione di mannite

Gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati condotti presso la casa circondariale di Cosenza.

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Spacciavano droga in pieno centro a Cosenza, in manette anche minori

COSENZA – Alle prime luci dell’alba di oggi, 28 Giugno 2019, nel Capoluogo Bruzio, i Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, con il supporto delle unità del Nucleo Cinofili dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, hanno eseguito 4 ordinanze di misura cautelare di collocamento in comunità nei confronti di altrettanti soggetti, di cui 3 minorenni, responsabili a vario titolo per i reati di detenzione e cessione aggravata di sostanze stupefacenti, emesse dal Tribunale per i minorenni di Catanzaro su richiesta della Procura della Repubblica per i minorenni.

L’attività investigativa, sviluppatasi fra il Novembre 2018 al Febbraio 2019 e condotta dalla Sezione Operativa del NORM della Compagnia di Cosenza, ha avuto inizio da un approfondimento investigativo condotto a seguito di una rapina risalente all’Ottobre 2018 ed avente quale movente il recupero di somme di denaro per ripianare di debiti contratti nell’ambito dello spaccio di stupefacenti. Si sviluppava dunque il filone d’indagine che, attraverso attività tecniche nonché tradizionali, permetteva di ricostruire numerosi episodi di spaccio di droga intercorsi con altri soggetti, anche maggiorenni.

E’ emerso pertanto, grazie anche alle coraggiose dichiarazioni rese ai Carabinieri dai giovani coinvolti, una fitta rete di contatti finalizzati ad incontri, con cadenza quasi giornaliera, per la compravendita di droga in varie piazze di spaccio tutte concentrate a Cosenza: via XXIV Maggio alle “Colonne”, piazzale dell’autostazione, il centro “rialzo”, villa Giulia e parco Luigi de Matera, nonché due istituti scolastici cittadini ove si arrivava a spacciare approfittando dell’orario della ricreazione. Difatti come riporta la stessa ordinanza del G.i.p. “l’assidua frequentazione fra gli indagati dimostra come gli stessi spesso pianificassero incontri per supportarsi nella gestione dei propri individuali traffici al fine di reperire risorse da reinvestire in riacquisti della sostanza, in una piena, reciproca consapevolezza dei rispettivi affari e con forme di solidaristico supporto che, valgono a dimostrare la diffusività dell’azione realizzata da ciascuno”.

Nel complesso nell’ambito dell’attività investigativa sono stati effettuati 5 riscontri nei quali gli indagati venivano sorpresi non solo con sostanza stupefacente al seguito, ma anche con materiale da taglio e confezionamento, recuperati complessivamente 85 grammi di marijuana ed 11 grammi di hashish. Sono stati inoltre cristallizzati ben 62 episodi di cessione di sostanze stupefacenti di tipo hashish e marijuana, identificati 23 assuntori, dei quali 12 minori.

Scacco alla cosca Grande Aracri, maxi bliz in Emilia Romagna

BOLOGNA – Un blitz alla cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri  è scattato stamane in Emilia Romagna contro la potente cosca di Cutro in provincia di Crotone.

L’operazione di stamane, denominata “Grimilde” vede impegnate centinaia di poliziotti  e i tra i soggetti raggiunti dalla misura cautelare ci sarebbe anche il presidente del Consiglio Comunale di Piacenza Giuseppe Caruso che secondo gli investigatori sarebbe parte integrante dell’organizzazione che si ritiene capeggiata da Salvatore,Francesco e Paolo Grande Aracri. 

Sono ancora in corso centinaia di perquisizioni in tutta Italia con esecuzioni di sequestri preventivi di beni mobili e immobili.

Le accuse contestate sono, a vario titolo, quelle di associazione di stampo mafiosoestorsionetentata estorsione,trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavorodanneggiamento e truffa aggravata.

Imponente la macchina del blitz che vede impegnati circa 300 uomini della Polizia di Stato degli Uffici investigativi dell’Emilia Romagna, al Reparto Mobile di Bologna, al Reparto volo Emilia Romagna, al Reparto Prevenzione Crimine Emilia Romagna, alle Unità Cinofile della Polizia di Stato.

Immagini di repertorio

Traffico di droga, blitz dei carabinieri, 24 arresti, anche minorenni

CATANZARO – Un blitz è partito all’alba di oggi tra le province di Catanzaro, Reggio Calabria e Milano.

Ventiquattro le persone raggiunte dall’ordine di arresto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro sotto la direzione del Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri.

Le accuse sono traffico droga aggravata dal metodo mafioso, dall’ingente quantitativo e dall’aver anche indotto dei minorenni a commetterlo.

Nell’operazione che vede coinvolti oltre 200 carabinieri, sono in corso delle perquisizioni e il relativo sequestro di beni per un valore di oltre mezzo milione di euro.

I dettagli saranno resi noti nel corso di una conferenza che si svolgerà alle 10.30 presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.

Immagini di repertorio

Concorso esterno in associazione mafiosa, arrestati due assistenti Polizia Penitenziaria

COSENZA – I Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, nella mattinata odierna, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Catanzaro,  nei confronti di due Assistenti della Polizia Penitenziaria, in servizio presso la Casa Circondariale di Cosenza, ritenuti responsabili di concorso esterno in associazione mafiosa”.

Le indagini, svolte dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro ed, in particolare, del Procuratore della Repubblica, Dott. Nicola Gratteri, e del Sostituto Procuratore, Dott. Camillo Falvo, hanno permesso di acquisire come gli stessi, in violazione dei propri doveri e dietro corresponsione di somme di denaro, tratte dalla c.d. “bacinella”, o di altri benefici di vario genere, avessero posto in essere condotte finalizzate a favorire detenuti presso la Casa Circondariale di Cosenza appartenenti alle cosche di ‘ndranghetaLanzino/Ruà/Patitucci”, “Bruni/Zingari” e “Rango/Zingari”.

Dagli accertamenti compiuti è emerso che i due appartenenti alla Polizia Penitenziaria si erano permanentemente posti a disposizione delle citate consorterie garantendo ai detenuti di poter continuare ad avere contatti con l’esterno ed, in particolare, con i sodali liberi, veicolando agli stessi messaggi, anche mediante “pizzini”, per sviare indagini in corso su omicidi o per impartire disposizioni sugli imprenditori destinatari di attività estorsiva, per recuperare somme di danaro dovute per pregresse forniture di stupefacente o, ancora, per far filtrare notizie su reclusi che intendevano avviare percorsi di collaborazione con la giustizia.

Ma gli approfondimenti condotti, anche sulla base di convergenti dichiarazioni di 9 collaboratori di giustizia, hanno, inoltre, portato alla luce un quadro della vita all’interno dell’istituto penitenziario caratterizzato da una sorta di piena libertà di manovra, specie per i detenuti di maggiore caratura, che potevano riunirsi nelle celle, benché sottoposti a diverso regime carcerario, o ricevere stupefacenti, alcolici, generi alimentari o altri prodotti utili a rendere più confortevole la detenzione o, ancora, non essere sottoposti a perquisizioni o avere preventive informazioni sulle attività di verifica pianificate.

Nel medesimo contesto risulta indagato un altro appartenente al Corpo, non raggiunto da provvedimento cautelare poiché nel frattempo andato in quiescenza e, quindi, non più in grado di reiterare le condotte in argomento all’interno della Casa Circondariale di Cosenza.

Ulteriori dettagli sull’operazione saranno comunicati nel corso di una conferenza stampa, prevista per le ore 11,00 del 19 giugno 2019, presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, alla quale parteciperà il Procuratore della Repubblica, Dott. Nicola Gratteri.

Immagini di repertorio

Gioia Tauro, traffico internazionale di eroina. Quattro arresti

REGGIO CALABRIA – Operazione del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, con il coordinamento della Dda reggina, per l’esecuzione, nelle province di Roma, Reggio Calabria e Sassari, che ha portato all’arresto di quattro esponenti di un gruppo criminale finalizzato al traffico internazionale di eroina, per conto della cosca Bellocco di Rosarno, nel porto di Gioia Tauro con l’apporto di squadre di portuali infedeli. In carcere sono finiti Emanuele Umberto Oliveri, di 32 anni, Domenico Pepé (64), Alessandro Galanti (38), Antonio Ponziani (34) e Alessandro Larosa (41).

 L’organizzazione, secondo quanto emerso, si occupava di reperire ed acquistare all’estero, soprattutto in Sudamerica, e di importare in Italia, attraverso navi in arrivo al porto di Gioia Tauro ed in altri porti nazionali e di commercializzare, ingenti quantitativi di cocaina.

Fonte e foto Ansa

YouPol, segnalati furti a Cosenza, due arresti

COSENZA – La nuova applicazione della Polizia di Stato, YOU POL, scaricabile direttamente sullo smartphone da Apple Store e Play Store e che consente di inviare segnalazioni alla Sala Operativa della Questura, anche in forma anonima, continua a dare risultati.

Dalla sua creazione e divulgazione numerosissime sono state le segnalazioni pervenute alle sale operative dislocate su tutto il territorio nazionale.

A seguito di una segnalazione YOU POL molto dettagliata, nel tardo pomeriggio di ieri personale della Questura di Cosenza, in servizio presso l’U.P.G.S.P. ha tratto in arresto in flagranza di reato di tentato furto aggravato A. M. di anni 45 e F.C. di anni 56.

La segnalazione conteneva l’indicazione esatta del luogo, un cantiere edile sito in città, in cui i predetti, danneggiando alcuni pannelli posti a recinzione, si erano introdotti illecitamente.

Il personale operante ha provveduto immediatamente a recarsi sul posto segnalato, bloccando i due malviventi, che alla vista degli agenti avevano cercato di darsi alla fuga.

A seguito di perquisizione effettuata sul motocliclo usati dagli stessi, venivano rinvenuti  e sequestrati vari attrezzi atti allo scasso. Alla luce degli elementi di reità raccolti, i succitati  A.M. e F.C.sono stati tratti in arresto per il reato sopra specificato.

Il P.M. di turno presso il Tribunale di Cosenza, informato dell’accaduto, disponeva il giudizio per direttissima in data odierna

Coltivazione e commercio di droga, 20 arresti nel reggino

REGGIO CALABRIA – E’ in corso dalle prime ore di oggi nelle province di Reggio Calabria, Roma e Latina un’operazione dei Carabinieri del Comando provinciale reggino in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 20 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e al traffico illecito di sostanze stupefacenti, porto abusivo d’armi clandestine e ricettazione.

L’organizzazione, che aveva la base nel territorio di San Luca, aveva strutturato in maniera intensiva e industriale la produzione di marijuana, realizzando campi irrigati in area preaspromontana, occultati da vegetazione e vigilati con sistemi di videoripresa, per poi curare il trasferimento e la commercializzazione dello stupefacente in alcune piazze selezionate di spaccio romane e pontine.

Fra i destinatari della misura cautelare c’è un esponente della cosca di ‘ndrangheta ‘Pelle-Vottari’ di San Luca.

Fonte Ansa, immagini di repertorio

Eroina tagliata male e clienti serviti a domicilio. I dettagli dell’operazione Crutch

COSENZA – Alle prime luci dell’alba, nei Comuni di Cosenza, Rogliano, Celico, Castiglione Cosentino, Frascati, Sassuolo e Vibo Valentia, militari del Comando Provinciale di Cosenza, supportati da personale della CIO del 14° Battaglione Carabinieri “Calabria” e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, nonché da unità del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia, hanno dato esecuzione a 13 misure cautelari, emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Cosenza nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di “detenzione e cessione di sostanze stupefacenti”, “estorsione”, “sequestro di persona”, “rapina aggravata”,lesioni personali aggravate”, “ricettazione”, “favoreggiamento personale”, “porto di armi od oggetti atti ad offendere” e “violazione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno”. Per 8 di loro si sono spalancate le porte del carcere, altri 4 sono stati ristretti presso le rispettive abitazioni agli arresti domiciliari, mentre un altro soggetto è stato sottoposto al divieto di dimora nei Comuni di Cosenza e Rogliano.

L’articolata indagine, condotta dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Rogliano e coordinata dal Procuratore della Repubblica di Cosenza, dott. Mario Spagnuolo, è scaturita dal ricovero di un 24enne roglianese presso il locale ospedale: un malore avevano affermato i medici, sicuramente causato dal consumo di alcune dosi di eroina tagliata male. Convinto dai genitori, ormai sfiniti dal cammino di tossicodipendenza intrapreso dal figlio quando era ancora minorenne, il giovane ha denunciato quanto a sua conoscenza ai militari della Compagnia di Rogliano e ha così fornito loro l’input per avviare una complessa attività investigativa. Dagli approfondimenti investigativi è emerso che i soggetti inizialmente individuati, tutti di Rogliano e dei Comuni limitrofi, avevano trovato il modo di trasformare la piazza principale e una porzione della villa comunale di un paese di provincia in un vero e proprio market dello stupefacente: qualunque tipo di sostanza era disponibile per i loro clienti, a qualsiasi ora del giorno. Ampi erano anche i margini di guadagno per i pusher: dai 5 euro per una storia di marijuana ai 150 per una scaglia originale di cocaina, passando per i 70 pagati per una botta di eroina e i 100 dovuti per una panetta di hashish, termini questi che ormai rientrano nel bagaglio lessicale comune ad ogni pusher. Non mancava, nel novero delle sostanze, anche qualche pasticca di derivazione sintetica.

Concordato l’appuntamento con un messaggio inviato mediante le moderne applicazioni di messaggistica, ecco avvenire lo scambio tra persone sedute al tavolino di un bar del centro storico, tra una stretta di mano e l’altra, confusi fra i passanti e la normalità del quotidiano vivere. La cadenza degli scambi, prevalentemente mattutini, era pressoché oraria.

L’attività investigativa instancabilmente condotta dai militari della Benemerita, sia tramite l’intercettazione di numerose utenze telefoniche in uso agli indagati che mediante la strategica collocazione di diverse telecamere nel centro urbano di Rogliano, ha consentito di cristallizzare ben 203 episodi di cessione di sostanze stupefacenti. Oltre 1.000 invece quelli ricostruiti a seguito dei contatti intercorsi tra venditori ed acquirenti in un anno e mezzo di indagini. Gli spacciatori trovavano una soluzione per qualsiasi esigenza: se l’avventore non poteva muoversi da casa per qualunque ragione, lo stupefacente gli veniva consegnato a domicilio. I pusher sapevano anche consigliare la sostanza giusta ai clienti indecisi, quasi accompagnando i loro avventori nel consumo di sostanze sempre più invasive e costose: tra i 66 assuntori abituali identificati, purtroppo figurano anche alcuni minorenni. La gran parte di essi, vista l’imponente mole di materiale probatorio raccolto dai militari, ha ammesso il proprio stato di dipendenza, formalmente riconosciuto i loro spacciatori e fornito dichiarazioni utili per documentare le loro responsabilità in modo ineluttabile.

L’efficienza nel servizio offerto dagli spacciatori ai clienti, soddisfacendo con tempestività ogni loro esigenza in termini di qualità e quantità delle sostanze illecite sul mercato, doveva però essere corrisposta anche sul piano economico: la puntualità dei pagamenti era un requisito essenziale non solo per essere considerato un buon cliente ed assicurarsi la regolare fornitura dello stupefacente per le necessità future, ma anche per salvaguardare la propria incolumità. Non solo i ritardi nei pagamenti da parte dei tossicodipendenti non erano ben accetti, ma causavano reazioni spesso anche violente da parte dei pusher, capaci di passare dalle richieste alle minacce e poi dalle parole ai fatti. Talvolta per interposta persona, di solito direttamente: “… più volte mio cognato mi riferiva che se non avessi saldato il debito… mi avrebbe fatto a pezzettini e se la sarebbe presa con la mia famiglia… avevo persino timore di circolare per il paese…” racconta un tossicodipendente ai militari che lo ascoltano.

Nessuno scrupolo, nessuna esitazione: non importava se il tossicodipendente fosse minorenne e fosse in una situazione di difficoltà economica; doveva pagare e risarcire pure il disturbo e l’attesa: “… vuoi fare il grande… se vuoi fare il grande allora… devi fare il corretto e l’onesto che ti conviene…”, intima il pusher ad un minorenne indietro con i pagamenti, schiaffeggiandolo e deridendolo, inconsapevole di essere già monitorato dai militari dell’Arma in quella sera di fine febbraio 2017. “Pisellino… mi devi dire perché ti sei comportato in questa maniera… e ti è andata bene che non ti ho mandato ad acchiapparti dentro alla casa a farti rompere il …” e ancora “… i 350 che avanzavi li paghi pure e altri 150 me li piglio per il fastidio…”, così concretizzando una vera e propria estorsione ai danni del minore. Ciò non bastando, dopo che le sorelle avevano coraggiosamente tentato di difendere il ragazzo intimando di rivolgersi ai Carabinieri, nuove minacce venivano indirizzate al ragazzo “… le sorelle tue non devono ragionare in questa maniera… devono fare le serie… non mettessero di mezzo i Carabinieri perché se no…”. Non essendo sufficiente incutere timore al ragazzo per rientrare in possesso del proprio denaro, ecco che i malviventi decidevano di mutare il quadro, facendo divenire destinatari dell’estorsione i genitori del giovane: “… attento che hai tre belle figlie… so dove abiti e che macchina hai…” intimava il malvivente al padre del ragazzo. Per timore di ritorsioni, quella stessa sera i genitori del giovane cedevano al ricatto del pusher e gli consegnavano la cifra desiderata.

Il gruppo criminale però sapeva anche, laddove ritenuto necessario, passare alle vie di fatto, come accaduto ad un quarantenne cosentino reo di non aver saldato interamente il debito contratto dal figlio della compagna per una partita di stupefacente. La ritorsione nei suoi confronti è scattata in una gelida serata del novembre 2017; utilizzando quale esca una donna in passato vicina all’uomo, la vittima veniva attirata in un parcheggio della Località Piano Lago del Comune di Mangone. La trappola entrava in azione immediatamente e coglieva la vittima totalmente di sorpresa: schiaffi, calci e pugni. Dopo essere stato violentemente percosso da due individui, l’uomo era costretto, con un coltello puntato alla gola, a salire a bordo della propria autovettura: “… se ti comporti bene ti lasciamo libero, non toccare nulla e non fare alcun movimento perché ho una pistola…” gli sussurra uno dei malviventi. Saliti a bordo con lui i due uomini, sempre mantenendolo sotto la minaccia del coltello, obbligano il malcapitato a condurli presso la sua abitazione ed, ivi giunti, a consegnare loro quanto di valore dallo stesso detenuto: 1.250 € in contanti, vari monili in oro, due cellulari e persino la sua automobile. Infine, l’uomo veniva abbandonato da suoi aguzzini malconcio e bisognoso di immediate cure mediche presso il suo stesso appartamento, senza macchina né cellulari per poter chiedere aiuto o recarsi in ospedale. Nonostante le lesioni riportate, la vittima trovava comunque la forza di rivolgersi ad una vicina di casa e segnalare quanto accaduto ai militari dell’Arma che, prontamente intervenuti, sorprendevano uno dei malviventi mentre era intento a fare rientro presso la propria abitazione, rinvenendo occultati sulla sua persona i cellulari della vittima e la chiave della sua autovettura. La coraggiosa denuncia dell’uomo, genitore vittima del baratro degli stupefacenti in cui il figlio era caduto, ha poi consentito agli uomini della Benemerita di fare piena luce sui fatti accaduti, sino a giungere alle odierne imputazioni per rapina e sequestro di persona.

Le intercettazioni e i pedinamenti meticolosamente operati dai militari nei confronti dei numerosi indagati hanno consentito non solo di addivenire alla completa mappatura della fitta rete di relazioni esistenti tra i vari pusher roglianesi, ma anche di individuare ed aggredire il livello criminale superiore: il canale di approvvigionamento così delineato, emerso via via anche grazie ai numerosi rinvenimenti di sostanze illecite e riscontri effettuati, ha permesso di risalire ai fornitori dello stupefacente. Diversi quelli individuati ed identificati in varie aree del capoluogo bruzio, purtroppo già passati alle cronache per essere a loro volta teatro del fenomeno dello spaccio di sostanze: Via Popilia, Piazza dei Valdesi, i vicoli del centro storico. Le responsabilità dei fornitori cosentini sono state documentate con riscontri oggettivi che hanno consentito alla Procura della Repubblica di Cosenza di chiedere ed ottenere misure cautelari personali anche nei loro confronti.

Diversi, poi, i metodi escogitati dai pusher per trasportare lo stupefacente nel roglianese senza cadere nelle maglie dei controlli dei Carabinieri della locale Compagnia: le sostanze illecite venivano più classicamente nascoste nelle insenature dei motori delle automobili o negli indumenti intimi delle fedeli compagne, ma anche, in modo decisamente più originale, all’interno delle aste delle stampelle fingendosi a loro volta claudicanti, circostanza da cui trae il proprio nome l’odierna operazione.

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