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In fuga sull’autostrada a 250 km/h. Arrestati dalla polizia stradale

COSENZA – Quattro cittadini serbi, tutti già noti alle forze dell’ordine, sono stati denunciati per resistenza a pubblico ufficiale e possesso ingiustificato di arnesi atti allo scasso, dopo essere stati intercettati sull’Autostrada Salerno-reggio Calabria mentre viaggiavano a 250 km/h su un’Audi A6 con targa risultata rubata ieri a Napoli. Una pattuglia della stradale ha intercettato la supercar all’altezza dello svincolo autostradale di Tarsia. L’Audi non si è fermata all’alt di una prima pattuglia, continuando ad altissima velocità in direzione sud e mettendoIMG-20160219-WA0015 in pericolo gli altri automobilisti. Un altro equipaggio della stradale del Comando di Cosenza Nord si è messo all’inseguimento della vettura mentre un altro equipaggio del Comando di Lamezia Terme, coordinato dal Centro Operativo Autostradale, ha bloccato il traffico in direzione sud allo svincolo di Rogliano consentendo alle altre pattuglie di fermare l’Audi A6. Sull’auto sono stati trovati un piede di porco, una mazza e vari cacciaviti.

Locri, pensionato arrestato per possesso illegale di armi

LOCRI (RC) – Un pensionato originario del reggino, C.Z. di 70 anni, è stato arrestato dagli uomini dell’Arma per detenzione illegale di armi e munizioni, a seguito di una perquisione nella sua abitazione dove sono stati rinvenuti un fucile, tre pistole e una carabina con il cannocchiale. In nessuna di queste armi era visibile la matricola, adeguatamente cancellata. Oltre alle armi, i militari hanno rinvenuto anche 700 cartucce di vario calibro. Al termine della perquisizione, le suddette armi sono state sequestrate e saranno sottoposte ad accertamenti balistici.

 

Magorno sull’arresto del pluripregiudicato Ventura: “Necessaria fiducia nell’operato delle istituzioni”

CATANZARO – L’onorevole Ernesto Magorno, segretario regionale del Partito Democratico, in qualità di membro della Commissione Nazione Antimafia, ha espresso la propria soddisfazione per l’operazione della Polizia di Stato di Ragusa che ha condotto all’arresto del pluripregiudicato Gionbattista Ventura. Da tempo, infatti, quest’ultimo minacciava il giornalista Paolo Borrometi dell’Agi, direttore del sito LaSpia.it, che, da almeno un anno, vive sotto scorta su richiesta della stessa commissione. “Borrometi è uno dei tanti giornalisti in Italia che svolge il proprio lavoro con coraggio, impegno e passione civica, che non si piega alla prepotenza mafiosa, nel raccontare quotidianamente i fatti rappresenta un importante supporto anche all’azione di prevenzione e repressione svolta dagli organi inquirenti e dalla classe dirigente che ha bisogno della collaborazione dei cittadini”, ha dichiarato Magorno in proposito che ha definito l’arresto di Ventura un fatto importante “per quanti credono nell’operato delle istituzioni e vogliono avere fiducia in quel percorso giusto e lienare fatto del rispetto delle regole e della legalità”.

Minaccia soldati e carabinieri. Arrestato

VIBO VALENTIA – I Carabinieri hanno tratto in arresto un uomo di 57 anni, Savatore Roseto, già noto alle forze dell’ordine, per minaccia, resistenza a pubblico ufficiale e porto abusivo di coltello. La notte scorsa, infatti, l’uomo è stato visto aggirarsi in maniera furtiva in piazza Luigi Razza da due militari dell’esercito impegnati nel servizio “Strade sicure”. I due uomini del 24/mo Reggimento artiglieria di Messina si sono avvicinati a lui per identificarlo ma Roseto, in evidente stato di alterazione da alcol, dopo aver tentato invano di avvicinarsi, ha estratto un coltello dalla tasca dei pantaloni, minacciando i soldati. Questi ultimi hanno così chiamato i Carabinieri, nei confronti dei quali l’uomo ha continuato più volte a inveire urlando “Lasciatemi andare se no vi ammazzo tutti, faccio una strage”. A questo punto, i Carabinieri hanno bloccato e disarmato Roseto, conducendolo in caserma.

 

Abusi sulla figlia 14enne della convivente. Arrestato

LAMEZIA TERME (CZ) – I carabinieri di Lamezia Terme hanno arrestato un cittadino romeno di 31 anni, B.G.C., con le accuse di violenza sessuale aggravata e maltrattamenti in famiglia. Secondo quanto si apprende, da oltre un anno l’uomo violentava la figlia della convivente, sua connazionale, ora quattordicenne. Le forze dell’ordine hanno avviato le indagini a seguito delle preoccupanti segnalazioni giunte dal pronto soccorso dell’ospedale di Lamezia Terme, dove la ragazzina si era presentata. Messi in allarme dalla tipologia di cure necessarie, i Carabinieri hanno ascoltato testimoni ed effettuato riscontri con certificati medici e interviste con i servizi sociali, appurando, in tal modo, che l’uomo sin dai primi mesi del 2015 aveva abusato della quattordicenne costringendola a rapporti sessuali. Ipotesi, questa, comprovata dai risultati degli esami clinici svolti in ospedale. Oltre a ciò, è emerso che l’uomo aveva messo in atto anche violenze, sia fisiche che psicologiche, a danno della compagna, alcune delle quali perfino denunciate in passato.

 

Nel covo dei latitanti, anche un arsenale di armi e soldi

Arresti polizia di stato bunker crea e ferraro 2REGGIO CALABRIA – Un anno di indagini serrate, di pedinamenti, di prudenti perlustrazioni nella boscaglia e di telecamere piazzate finanche sui rami degli alberi. Alla fine però, il duro e prezioso lavoro di inquirenti e forze dell’ordine, ha prodotto un risultato eclatante: l’arresto di due superlatitanti, ricercati da diversi anni. Li hanno stanati sotto terra, in un rifugio bunker pieno di armi, sito nel cuore di una montagna tra Rizziconi e Melicucco, nella piana di Gioia Tauro. Era lì che i boss Giuseppe Ferraro e Giuseppe Crea si nascondevano e continuavano a dirigere le rispettive cosche. Tenere sotto controllo un luogo così impervio e isolato senza essere scoperti dalle sentinelle e dai corrieri dei capicosca, non è stata un’impresa semplice. Negli ultimi trenta giorni, gli uomini della squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo hanno stretto il cerchio, riuscendo ad individuare una rete di fiancheggiatori composta da diverse persone, tutti uomini, che svolgevano diversi ruoli: rifornire di viveri i latitanti, controllare che nessun personaggio sospetto si avvicinasse, portare ai boss le informazioni e ricevere gli ordini. Il bunker era protetto nel raggio di un chilometro, fatto di sentieri sterrati e passaggi tra la boscaglia che finivano in una gola stretta. “Avevamo capito che erano lì – hanno detto gli inquirenti – e temevamo che potessero organizzare un cambio di covo, così abbiamo dato il via all’operazione”. Il blitz è scattato quando era ancora buio: 40 uomini dello Sco e della squadra mobile, divisi in quattro squadre, si sono suddivisi l’intera zona, mentre un quinto Arresti polizia di stato bunker crea e ferraroteam, composto da altre 10 persone oltre al capo della Mobile Francesco Rattà e al dirigente della prima sezione dello Sco Andrea Grassi, ha fatto irruzione. A guidarlo il vice capo della Mobile, Fabio Catalano. Arrivati in prossimità di un costone ripido e sconnesso, il team ha individuato un sentiero “che sembrava battuto”, fino a quando ha scoperto “una copertura anomala sul terreno, fatta con una specie di tenda mimetica”. Li’ sotto c’era il bunker, un edificio parte in muratura e parte in lamiera, un tugurio dove però i boss mangiavano ostriche, stando ai resti trovati dagli investigatori. Con corrente elettrica, tv satellitare e computer. “Abbiamo sfondato la porta con un’ariete e la prima cosa che abbiamo visto – dice ancora Arresti polizia di stato bunker crea e ferraro 3l’investigatore – è stato un letto a castello con 2 persone. Li abbiamo sorpresi nel sonno. Uno l’abbiamo riconosciuto subito. Avevamo fatto centro”. Ferraro e Crea erano vestiti, nessuno dei due aveva armi indosso e dopo esser stati immobilizzati non hanno detto una parola. Nel bunker gli investigatori hanno trovato pistole, fucili mitragliatori e, anche, dei detonatori. C’erano anche dei soldi: diverse banconote da 100 euro. E non è escluso che la scientifica possa trovare dell’esplosivo, sepolto da qualche parte nella zona. I due latitanti erano insieme a conferma che tra le due cosche era stata da tempo stretta una solida alleanza.

Gioiosa Jonica, rinvenute armi e munizioni da guerra

GIOIOSA JONICA (RC) – Numerose armi e munizioni sono state trovate dai carabinieri nel corso di controlli compiuti a Gioiosa Jonica. In un ovile i militari hanno trovato alcuni tubi di plastica con all’interno le armi. Si tratta di un fucile mitragliatore belga con matricola cancellata e canna mozzata; tre fucili calibro 12 e 360 cartucce di vario calibro, di cui alcune costituenti munizionamento da guerra. Il materiale saràinviato al Ris di Messina per gli accertamenti di natura balistica per verificare se le armi sono state utilizzate per compiere reati.

Cinquefrondi, un arresto per spaccio e maltrattamenti

CINQUEFRONDI (RC) – I carabinieri hanno arrestato un uomo di 31 anni di Cinquefrondi, in provincia di Reggio Calabria, perché ritenuto responsabile dei reati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, maltrattamenti in famiglia, minaccia ed evasione. I reati sarebbero stati commessi tutti nello stesso centro abitato nel secondo semestre del 2014. L’arresto è avvenuto in esecuzione dell’ordine di applicazione di misura cautelare personale emessa dal tribunale di Palmi.

Mehdi, proseguono le indagini per accertare i collegamenti con l’Isis

Conferenza stampa arresto hamil MahdiCOSENZA – Proseguono senza sosta le indagini della Digos di Cosenza e del Servizio Centrale Antiterrorismo per accertare se il marocchino Hamil Medhi, arrestato per auto-addestramento ai fini di terrorismo internazionale, avesse una rete di collegamenti che gli hanno fornito supporto nel suo processo di radicalizzazione. Gli inquirenti infatti, vogliono stabilire come ha fatto l’uomo ad entrare in contatto con gli ambienti del radicalismo internazionale. Il giorno in cui Hamil Medhi viene fermato nell’ aeroporto di Istanbul, sul suo telefono sono arrivate ben 18 chiamate da un’utenza che risulta a sua volta in contatto con quella Anas el Abboubi, il marocchino della provincia di Brescia che si troverebbe in Siria e arrestato nel 2013 con l’accusa di essere il fondatore della filiale italiana di “Sharia4”, il movimento ultraradicale dell’imam belga Omar Bakri messo al bando nel 2010. Hamil Medhi risulta in contatto anche con un’utenza belga che risulta a sua volta essere in contatto con quella utilizzata da Ayoub El Khazzani, l’attentatore del treno Parigi-Amsterdam. L’attenzione degli investigatori non è concentrata solamente sui contatti telefonici. Le indagini, infatti, mirano anche ad accertare i vari contatti che Hamil Medhi potrebbe aver avuto in Turchia da dove, secondo l’accusa, sarebbe poi ripartito alla volta della Siria per unirsi all’Isis. Nel tentativo di trovare elementi utili alle indagini è stato nominato un perito tecnico che dovrà compiere accertamenti sul computer ed i telefoni sequestrati al marocchino arrestato. Ad un interprete, inoltre, è stato affidato l’incarico di tradurre tutto il materiale scritto in arabo ed i numerosi video sequestrati.

Stupore a Luzzi per l’arresto di Hamil. La sua famiglia è perfettamente integrata nella comunità locale

Hamil MehdiLUZZI (CS) – Hamil Mehdi e la sua famiglia erano perfettamente integrati nel tessuto sociale della comunità di Luzzi. Il padre del giovane arrestato questa mattina con l’accusa di autoaddestramento  a fini di terrorismo internazionale, avevano raggiunto nel 1991 il piccolo centro della provincia di Cosenza. Successivamente si erano trasferiti anche i figli, tra cui Hamil. Persone semplici, normali, descritti come lavoratori e come persone conosciute e stimate. Nel complesso a Luzzi insiste una comunità composta da una trentina di persone. Hamil aiutava il padre che aveva ottenuto dall’amministrazione comunale il rilascio di una licenza per la vendita ambulante di tappeti. E’ il maggiore di quattro figli. “Al più piccolo – dice il vicesindaco di Luzzi, Ivan Ferraro – abbiamo dato la possibilità di frequentare la scuola calcio gratuitamente. In paese non ha mai dato problemi – sottolinea l’amministratore – Ma quello che mi dispiacerebbe moltissimo è che adesso si possa diffondere allarmismo, paura e razzismo. Non sarebbe giusto puntare il dito contro un’intera comunità di marocchini che vive qui da tanto tempo. In paese c’è chi ha notato come Hamil Mehdi, da alcuni mesi, si fosse isolato dai suoi connazionali e dal resto della comunità per seguire in maniera molto rigida i dettami del Corano. “Ultimamente, ed in particolare negli ultimi mesi – hanno raccontato alcuni conoscenti – lo vedevamo da solo e spesso nervoso. Ma in paese non avevamo avuto nessuna notizia di quanto era accaduto in Turchia”. Anche il sindaco di Luzzi, Manfredo Tedesco, non ha nascosto il proprio stupore: “Siamo sorpresi – ha detto – perché il giovane e la sua famiglia sono perfettamente inseriti nella nostra comunità. Non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere. Al momento non possiamo che attendere l’esito degli accertamenti. Siamo a disposizione delle autorità per fornire ogni tipo di informazione utile a fare chiarezza”.