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Delly Fabiano su condanna a Nasrin Sotoudeh, «Offesa al genere umano»

COSENZA – Il segretario regionale dei Popolari Italia Calabria, Delly Fabiano, interviene sulla sentenza emessa in Iran nei confronti di Nasrin Sotoudeh, avvocatessa iraniana per i diritti umani  condannata a 38 anni di carcere e a 148 frustate solo per aver difeso le donne iraniane.

«Come donna e come rappresentante di un Partito che ha sempre posto al centro della sua azione  i valori e i diritti fondamentali dei cittadini, delle donne, dei giovani – sottolinea Delly Fabiano-  non posso e non voglio rimanere indifferente di fronte una notizia così sconcertante.  La sentenza emessa in Iran è un’offesa non solo alle donne ma alla dignità umana. Non si sopravvive a 148 frustate. Può valere ancora la vecchia idea “è la loro cultura, la loro religione” ? No, non si può non protestare in un mondo che sta provando ad affrontare i problemi legati all’integrazione di popoli e culture diverse, che sta provando a difendersi da certi fondamentalismi».

«Eppure noto una certa “distrazione”, non vedo cortei  in piazza, interventi autorevoli anche a queste latitudini. Si può non intervenire in favore di una donna che ha fatto suo ,con grande coraggio,il grido delle donne iraniane ancora sottomesse ad un velo che non hanno scelto di portare?   La vicenda di Nasrin non  riguarda solo ed esclusivamente il “lontano” Iran, ma  interessa  tutti noi. Dobbiamo sensibilizzare i giovanissimi, parlare di quanto sta succedendo,  per educare le nuove generazioni al rispetto».

Una croce tracciata sulla porta di ingresso di uno studio legale

GROTTERIA (RC) Persone non identificate, a Grotteria, nella Locride, hanno tracciato, usando una bomboletta spray di colore nero, due croci sul portone d’ingresso dello studio legale dell’avvocato penalista e civilista, Domenico Lupis. A denunciare l’atto intimidatorio subìto ai carabinieri è stato lo stesso professionista. Lo studio legale preso di mira dai malviventi è situato in una zona centrale della cittadina collinare della Vallata del Torbido. Domenico Lupis è fratello di Raffaele Lupis, consigliere comunale di minoranza nel comune di Grotteria. Sull’intimidazione hanno avviato indagini i carabinieri della compagnia di Roccella Ionica.

L’Avvocato risponde

Dalla prossima settimana partirà la rubrica L’Avvocato Risponde in collaborazione con gli avvocati Luca Gencarelli, Cosmo Maria Gagliardi, Antonio Nappi e Lucia Boellis. Tanti gli argomenti che verranno affrontati di settimana in settimana dagli esperti, ai quali, i lettori della nostra testata, potranno anche porre dei quesiti, compilando il form presente a questa pagina.

Vi evidenziamo che in nessun caso la risposta alle domande sottoposte assumerà il valore di una prestazione professionale e, tantomeno, potrà essere intesa come sostitutiva di una consulenza legale. Le risposte ai quesiti non comportano in nessun caso l’insorgere di alcun rapporto contrattuale, tanto nei confronti della redazione, quanto nei confronti di colui che ha formulato la domanda oppure di terzi. Al contrario, esse devono intendersi quale attività di informazione su questioni di comune interesse. Per tale motivo, per la formulazione delle risposte ai quesiti sottoposti, nessuna responsabilità potrà sorgere in capo agli avvocati ed alla redazione per eventuali errori, inesattezze od omissioni nelle informazioni fornite oppure a causa delle conseguenze di chi affermi di aver riportato danni e pregiudizi per il fatto di essersi uniformato alle notizie apprese nella lettura dei contenuti della rubrica.

Estorsione e stalking nei confronti di un avvocato, arrestato 32enne egiziano

COSENZA – Alle prime ore dell’alba, i Carabinieri di Cosenza Nord, hanno posto agli arresti domiciliari Dawa Reda Abdelaziz Abdalla, 32enne di nazionalità egiziana, per estorsione continuata e atti persecutori ai danni di un noto penalista di Cosenza.

Il provvedimento cautelare scaturisce da un’attività investigativa coordinata dal sostituto procuratore Frascino, sotto la supervisione del Procuratore capo Spagnuolo, a seguito di una denuncia presentata nel gennaio 2017 dal penalista.

I fatti risalgono all’ottobre 2016, quanto l’egiziano si era presentato allo studio del professionista e pretendeva un ingiusto risarcimento complessivo di 25mila euro, addossando al legale la colpa di aver perso una causa civile riguardante un fatto ai danni dell’egiziano.

Dall’ottobre del 2016 al gennaio 2017, l’avvocato è stato costretto a consegnare all’egiziano in più tranches 2650 euro, per timore di ritorsioni e minaccia di morte anche nei confronti dei propri famigliari.

In alcuni casi le indagini hanno acclarato una serie di comportamenti persecutori da parte dell’uomo nei confronti della vittima, minacciata più volte nei pressi del suo  studio, dinanzi al palazzo di giustizia o persino quando l’uomo andava a prendere i propri figli a scuola.

Avvocatura cosentina in lutto, è morto Ernesto D’Ippolito

COSENZA – Commozione e tristezza a Cosenza per il decesso di Ernesto D’Ippolito. Avvocato penalista, aveva 84 anni. Militante del Partito Liberale, consigliere comunale a Palazzo dei Bruzi per quasi vent’anni, nominato alla fine degli anni novanta Grande Ufficiale al merito della Repubblica Italiana, D’Ippolito ha ricoperto il ruolo di presidente della Camera Penale ed è stato presidente delle Unioni delle Camere Penali calabresi. Negli anni settanta è stato anche presidente del Rotary. Era inoltre esponente di vertice della massoneria. Ecco il ricordo di Pietro Mancini: «Penalista di rango, Ernesto D’Ippolito è stata un’illustre, stimata personalità, laica e liberale, di Cosenza e della Calabria. Appena laureato, in giurisprudenza, fu portato dal padre nello studio di uno dei più grandi penalisti della Calabria del 1900, don Pietro Mancini, mio nonno.
Grande amico di Giacomo Mancini senior, che lo stimava molto, don Ernesto, spesso, faceva sorridere mio padre, imitandone la cadenza, il suono nasale, la articolazione delle parole, l’uguale espressività. Pur politicamente distanti, uno socialista, l’altro liberale, Mancini e D’Ippolito restarono, sempre, legati da stima e amicizia.  L’allora ministro della sanità, Mancini, designò D’Ippolito in un prestigioso organismo culturale. Da me invitato a presenziare, il 21 aprile dello scorso anno, alla celebrazione, a Cosenza, del centenario della nascita dello “statista del fare”, l’avvocato, pur molto sofferente, fu presente a palazzo Arnoni, non prima di avermi detto, con affetto : “Ci sarò, anche se non ho bisogno delle celebrazioni per ricordare un caro amico.
Non c’è un solo giorno in cui io non rammenti qualche episodio dell’amicizia e della stima, che mi legavano a Giacomo. Conservo di lui un ricordo sempre vivo”. Auspico che venga ricordato, come merita, dai responsabili, pro-tempore, degli enti e delle istituzioni, regionali e cittadine».

Evade le tasse, nei guai avvocato cosentino

COSENZA – Su disposizione della procura della repubblica di Cosenza, guidata da Mario Spagnuolo, le Fiamme Gialle di Cosenza hanno effettuato il sequestro preventivo di beni patrimoniali, per un valore di circa 210.000 euro nei confronti del responsabile di uno studio legale per un’evasione fiscale milionaria. Le risultanze delle indagini, coordinate dallo stesso Spagnuolo, dall Procuratore Aggiunto Marisa Manzini e dai Sostituti  Donato, Vsconti e Cava, hanno evidenziato la presenza di gravi indizi di evasione fiscale penalmente rilevanti e tali da indurre la Procura a richiedere il sequestro preventivo di beni a tutela dell’Erario. Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Cosenza Giusy Ferrucci, valutati presupposti di legge, disponeva il sequestro di beni per un valore complessivo equivalente pari a 210.000 euro. Si procedeva pertanto all’esecuzione del provvedimento con il sequestro di 3 appartamenti siti nel comune di Cosenza e di un appartamento sito nel comune di Spezzano della Sila. L’attività trae origine da una verifica fiscale svolta dalla Guardia di Finanza nei confronti del legale, a seguito della quale venivano segnalate all’Autorità Giudiziaria violazioni fiscali penalmente rilevanti. L’attività di verifica effettuata consentiva di far emergere un’evasione fiscale milionaria attuata attraverso la tenuta di una “contabilità parallela in nero”.

Funerali Francesco Pagliuso, il commosso saluto della sua comunità [Video]

LAMEZIA TERME (CZ) – Forte commozione e grande partecipazione per i funerali di Francesco Pagliuso, l’avvocato vittima di un agguato lo scorso 9 agosto. Alla camera ardente, allestita presso il Palazzo di Giustizia di Lamezia Terme, sono state espresse forti parole per ricordare quanto sia stato importante l’operato di Pagliuso all’interno della comunità. Sono intervenuti il sindaco di Lamezia Terme Paolo Mascaro, il presidente dell’ordine degli avvocati Antonello Bevilacqua, il sindaco di Soveria Mannelli Leonardo Sirianni e tante altre personalità che si sono strette attorno alla famiglia in un unico e sentito saluto.

avvocati in attesa del feretro pagliuso

Antonello Bevilacqua ha espresso così il suo pensiero per l’avvocato Pagliuso: «E’ morto un avvocato ed è morto con modalità mafiose. Questa è una terra di mafia, diciamolo definitivamente. Vogliamo, desideriamo, gridiamo da tutta l’Italia l’attenzione che naturalmente doveva essere riservata anche alla Sicilia, anche alla Campania indifferentemente da come viene riservata ad altri posti».

«Francesco Pagliuso – ha continuato Bevilacqua – era un mio personale amico, come era amico di tutti gli avvocati di Lamezia Terme. Francesco è morto per la sua professione, che amava profondamente. Ha qui la toga, il famoso cencio nero, che tutti porteremo fino alla fine, anche sulla bara. Io mi sono messo a disposizione di Antonella – sorella dell’avvocato – e della famiglia intera. Io e tutti gli avvocati lametini. Rinnovo questa disponibilità – ha concluso – questa nostra vicinanza e assicuro che Francesco sarà qui con noi per sempre. Ve lo dico con tutto il cuore».

Parole forti che lasciano comprendere la grave lacuna che si è creata all’interno della comunità, una comunità che « dice no a chi ostacola il futuro di quell’angelo – afferma il sindaco Mascaro – i criminali devono restare nei luoghi a loro deputati, gli angeli devono andare in paradiso».

camera ardente pagliuso

Forti applausi intorno al feretro con la foto sorridente di un uomo che occupava il suo tempo per il «98 % all’avvocatura – racconta Bevilacqua – e il restante 2 % al suo tempo libero».

Il caso ora è nelle mani della magistratura di Catanzaro, che dovrà fare luce su quanto accaduto. Un pensiero è stato espresso durante la messa, svoltasi nell’attigua chiesa del Rosario, al figlio di Pagliuso, che crescerà senza figura paterna, ma avrà con se la presenza e i valori di Francesco.

In un silenzio di forte rispetto, il feretro è stato accompagnato dalla folla, scandendo le pause con forti applausi e i rintocchi della campana della chiesa.

Miriam Caruso

Arrestati marito e moglie per il sequestro di un noto avvocato

LAMEZIA TERME (CZ) – Marito e moglie, Gabriele Michelangelo Cunso (52 anni) e Antonella De Vito (46) sono stati arrestati per il sequestro di un noto avvocato. L’uomo era stato chiuso in una cella frigorifero spenta, per costringerlo a cedere un terreno, acquistato ad un’asta giudiziaria nel 2015, che era stato in precedenza di proprietà dei coniugi. I due devono rispondere, in concorso, di rapina a mano armata e sequestro di persona.

I fatti, ricostruiti dai Carabinieri, risalgono al 12 gennaio ed hanno fatto emergere che i coniugi, dopo numerosi tentativi di impossessarsi delle chiavi del fondo, hanno attirato con l’inganno la vittima in un capannone di loro proprietà, prima legandola e poi sottraendole 350 euro ed i documenti personali. Sotto la minaccia di un’arma, il professionista è stato obbligato a sottoscrivere un contratto preliminare di vendita dei terreni. Durante il sequestro, durato circa 3 ore,  marito e moglie provvedevano pure alla registrazione della scrittura presso l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate di Lamezia Terme. Cunso e la De Vito sono stati portati nelle carceri di Catanzaro e Castrovillari. (f.c.)

In stato di fermo la madre della piccola soffocata a Cosenza

12765592_948406418576575_733740011_oCOSENZA – Nella tarda serata di ieri i carabinieri hanno notificato il provvedimento di fermo emesso dal pm della Procura di Cosenza,per omicidio volontario nei confronti di Giovanna Leonetti, la biologa di 37 anni che avrebbe ucciso la figlia Marianna di 7 mesi soffocandola con un cuscino e che poi, dopo essersi resa conto di quanto accaduto, secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, avrebbe tentato di togliersi la vita ingerendo dei barbiturici. La tragedia si è consumata in uno stabile di via Molinella, all’angolo con Piazza Kennedy, in pieno centro della città di Cosenza, intorno alle ore 13 quando il marito della donna, l’avvocato Francesco Luberto di 41 anni, rientrando a casa ha trovato il corpo della piccola e ha dato l’allarme al servizio di emergenza 118. L’uomo ha poi trovato la moglie seduta su una poltrona, dopo essere stata colta da malore, con accanto, sul pavimento, una confezione vuota di barbiturici. I sanitari, chiamati dal padre della neonata, dopo avere praticato i primi interventi, non sono però riusciti a scongiurare il peggio e la bimba è arrivata esanime al pronto soccorso dell’ospedale dell’Annunziata. Nello stesso nosocomio è stata portata, in stato confusionale, anche la madre, che adesso è piantonata in corsia dai carabinieri. Al momento della tragedia Giovanna Leonetti e la bambina si trovavano al primo piano dell’edificio. In casa, al terzo piano, c’erano anche la nonna della piccola insieme alla sua badante. Successivamente è sopraggiunto il padre della bambina. Tutte le persone presenti nell’abitazione sono state sentite dal pm della Procura della Repubblica di Cosenza, titolare dell’inchiesta. Nell’immediatezza, inoltre, gli esperti dei carabinieri hanno effettuato un sopralluogo nella casa rilevando gli elementi di interesse investigativo da riferire al magistrato. La domanda che tutti, tra gli amici e i conoscenti della12752038_948406955243188_860881635_o coppia, si pongono adesso, dopo che la notizia si è diffusa, provocando incredulità e sgomento, è come sia potuto accadere tutto questo. Soltanto le indagini dei carabinieri potranno sciogliere tutti gli interrogativi che gravano su questa vicenda. Quel che è emerso, comunque, al momento, è che Giovanna Leonetti, da un po’ di tempo, diceva di essere stanca per il fatto che la notte la bambina non la faceva dormire. Questo, almeno, è quanto ha riferito un’amica della donna che aveva raccolto direttamente le sue lamentele parlando con lei nel laboratorio di analisi cliniche in cui la mamma di Marianna lavora. “Sono proprio esasperata – avrebbe confidato all’amica – perché Marianna non mi fa dormire la notte. Non so come fare per questo”. Poi, la tragedia.

Bambina morta a Cosenza, la madre avrebbe tentato il suicidio

COSENZA –  Avrebbe tentato il suicidio, ingerendo barbiturici, la madre della bambina di sette mesi morta a Cosenza, in un’abitazione del centro, a via Molinella. Secondo una prima ricostruzione, a trovare il cadavere della bambina è stato il padre, al suo rientro a casa. L’uomo ha poi trovato la moglie su una poltrona, colta da malore, ed a terra, accanto alla donna, una confezione vuota di barbiturici. Il padre della bambina, un avvocato di Cosenza, ha portato quindi la moglie in ospedale. Secondo una prima sommaria ricostruzione, la donna, 37 anni, di Cosenza, G. L., medico di professione, che soffriva di depressione post partum, ma la notizia non è stata confermata, avrebbe soffocato con un cuscino la figlioletta, di appena sette mesi. Il fatto si è consumato al primo piano di  un palazzo di Via Molinella, angolo Piazza Kennedy, nel centro della città, dove si trovano, per i rilievi, i militari dell’Arma. Il fatto è avvenuto attorno alle 13 di oggi. Sia il padre della bambina che la madre adesso si trovano nella Questura di Cosenza per essere sentiti dagli investigatori della squadra mobile. L’uomo, secondo quanto si è appreso, viene sentito nella speranza che possa fornire indicazioni utili per chiarire cosa sia successo. La bambina, che si chiamava Marianna, sarebbe stata soffocata premendole sul viso un cuscino. Gli investigatori dell’Arma nel frattempo stanno svolgendo un sopralluogo nell’appartamento di via Molinella dove è venuta la tragedia.