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“Pupetta Maresca” nel racconto melodico di Vincenzo Mercurio

Un nuovo appuntamento di grande spessore culturale è quello che si è svolto ieri sera alle ore 21.30 nei locali del Caffè letterario “Mario La Cava” di Bovalino Marina (RC), dove il Presidente Domenico Calabria fotoha dato appuntamento per assistere ad una esilarante performance musico-teatrale dell’artista campano Vincenzo Mercurio, nato a Vico Equense (Na) ma di chiare origini calabresi (la madre è di Serra San Bruno). Lo spettacolo, dal titolo “Levate a pistol down” (che rappresenta la napoletanizzazione del ritornello di Pistol Packin’ Mama, canzone che era molto popolare tra i soldati americani giunti a Napoli nel 1943), si è svolto alla presenta di un numeroso pubblico che ha occupato in ogni ordine di posto la sala del Caffè Letterario. E’ inutile dire che il Presidente del sodalizio culturale ci ha ormai abituati ad un programma stagionale ricco e denso di emozioni, non solo letterarie, ma anche musicali e teatrali che attraggono fortemente l’attenzione del pubblico che assiste con interesse e partecipazione all’evento. Vincenzo Mercurio è un attore e musicista poliedrico che con questa opera vuole raccontare mezzo secolo di storia vissuta nella provincia napoletana, a cominciare dagli anni ’50 in cui si registrano i primi segnali post-guerra di un benessere diffuso rappresentato dal commercio fiorente dell’ “oro rosso” (il pomodoro) e del mercato ortofrutticolo, per passare poi al periodo del contrabbando di sigarette ed al suo business e con essi, purtroppo, si registra anche il proliferare dell’industria criminale che raggiunge la sua escalation negli anni ’70 attraverso la nascita della nuova camorra organizzata (nota con l’acronimo di N.C.O.) prima, e della nuova famiglia (N.F.) poi. Gli enormi interessi in gioco, in tutti questi anni, portarono inevitabilmente anche ad intrecci matrimoniali tra le famiglie egemoni (i Maresca, gli Esposito, i Simonetti, i Cutolo ecc..) che segnarono il periodo nero di Napoli. Il racconto di Mercurio affronta principalmente il lato oscuro delle vicende che è rappresentato dalla cultura criminale che viene puntualmente stigmatizzata in ogni suo passaggio, egli ripercorre i periodi storici alternando racconti a canzoni in un mix di melodia, sceneggiata napoletana e musica popolare. In particolare, vengono raccontate con grande dovizia di particolari le gesta compiute soprattutto dalla famiglia Maresca, in particolare di Assunta detta “Pupetta” per la sua bellezza (vince infatti in quegli anni un noto concorso di bellezza), gesta che si alternano a momenti di cupa drammaticità (omicidio del marito Pasquale, morte del primo figlio Pasqualino ed a sua volta mandante anch’essa di vari omicidi di personaggi

appartenenti ai clan rivali), ad altri di relativa quiete in cui Pupetta sale alla ribalta delle cronache non per fatti criminali, ma per la sua partecipazione a film quali “Delitto a Posillipo” diretto da Renato Parravicini, girato nel 1967 ed ispirato alla sua vita, e nel film “Londra chiama Napoli”. Col passare degli anni le lotte intestine in seno alla camorra diventano sempre più cruente e lo diventano ancor più negli anni ’80 quando comincia ad essere fiorente il commercio della “polvere bianca” (droga), è questo il periodo della supremazia del clan di Raffaele Cutolo che scatena una guerra camorristica che in soli 5 anni ha registrato la morte di oltre 7.000 persone. A combattere il sistema criminale cutoliano ci pensa Pupetta che ebbe l’ardire di indire una conferenza stampa (era il 13 febbraio 1982) per minacciare apertamente Cutolo e la sua organizzazione. Passata la bufera (e dopo l’arresto di Cutolo), Pupetta Maresca si ritirò a vita privata e si dedicò alla gestione di due negozi di abbigliamento a Napoli, oggi uno di questi è adibito ad ufficio del Comune. Al termine dello spettacolo il Presidente del Caffè Letterario Domenico Calabria, dopo aver annunciato il prossimo appuntamento, ha espresso piena soddisfazione per la partecipazione calda ed affettuosa del pubblico ed ha ringraziato l’artista per la coinvolgente esibizione che ha riscaldato, con la sua allegra napoletanità, l’animo ed il cuore dei tanti presenti.

Il problema “randagismo” rimane irrisolto

lacivettapress.it
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Bovalino Marina (RC) Rimane irrisolto nel territorio di Bovalino Marina il fenomeno del randagismo. Tale condizione non è imputabile agli amici a quattro zampe ma alle precarie condizioni socio-ambientali in cui sono costretti a vivere ed al continuo rimpallo di responsabilità tra gli Enti istituzionali che dovrebbero provvedere alla tutela degli animali stessi ed alla salvaguardia della salute pubblica. Questi animali, presumibilmente abbandonati dai loro padroni,  vagano senza meta per le strade del paese ed ogni giorno aumentano sempre più di numero fino ad assumere le proporzioni di un “branco” che ora comincia veramente a creare fobia e psicosi da paura. Ogni giorno non è difficile imbattersi, anche in pieno centro cittadino, in una squadra di 10/12 cani che si trascinano l’uno dietro l’altro proprio come un trenino, senza una meta fissa, in condizioni igieniche e di salute al limite della sopravvivenza e in condizioni psicologiche estreme dovute al probabile abbandono. La zona più battuta da questo branco è la zona sud in prossimità del ponticello di “Malachia” che dà lo sbocco a mare, lungo la via XXIV maggio nei luoghi dove insistono terreni incolti e coperti da una fitta vegetazione, le aiuole adiacenti un supermercato dove spesso bivaccano lacerando per fame intere buste di rifiuti, la stradina prospiciente il palazzo dove ha sede la biblioteca comunale e l’altra sera, per la prima volta, sono stati avvistati addirittura sul marciapiede del Corso Garibaldi a 50 metri dalla frequentatissima farmacia. Nella considerazione che il rischio di incontrare il branco è veramente alto, appare opportuno segnalare qualche suggerimento: quando si avvista un branco di cani randagi la prima cosa da fare è mantenere la calma, non cominciare a correre, primo perché  loro sicuramente saranno più veloci di noi e secondo perché in questo modo si alimenterebbe in loro l’istinto alla caccia della preda con conseguenze spesso tragiche, al contrario bisogna allontanarsi in maniera lenta e discreta pur mantenendo un atteggiamento forte e dominante nei loro confronti, con questi semplici accorgimenti è facile uscire illesi dallo spiacevole incontro. Tale problematica non è da sottovalutare, anzi vanno presi con urgenza i provvedimenti più idonei per tutelare non solo l’incolumità personale dei cittadini ma anche la salute pubblica infatti, questi randagi, sono portatori e facili diffusori di pulci, zecche e quant’altro di dannoso per la salute dell’uomo. E’ quindi necessario sollecitare l’intervento delle parti aventi causa, ossia l’Ente Comunale e Provinciale  e l’Azienda Sanitaria Provinciale, ciascuno per la parte di propria competenza. A scopo puramente preventivo ricordiamo che i randagi possono rappresentare un “pericolo pubblico” dal quale bisogna guardarsi soprattutto quando essi si muovono in branco e sono istigati ad attaccare l’uomo per paura, rabbia o semplicemente per fame. In realtà il fenomeno del randagismo si sviluppa proporzionalmente a quello dell’abbandono, infatti più cresce quest’ultimo fattore maggiori sono le possibilità che i cani abbandonati si aggreghino tra di loro sviluppando in branco tutta la loro carica aggressiva. Per contrastare questa forma di randagismo occorrerebbe agire con un’adeguata campagna di informazione e sensibilizzazione estirpando una volta per tutte il problema dell’abbandono, ma è risaputo che soprattutto da noi non è facile pervenire a questo risultato. Sta ora ai Commissari straordinari prendere il pallino in mano e far si che anche per questa problematica, come altre che fortunatamente cominciano a intravedere la luce, si intervenga in maniera urgente ed idonea a scongiurare il peggio, ancor più ora che siamo già nel pieno della stagione estiva.