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Truffa e appropriazione indebita di fondi POR, nei guai un’azienda di call center

CATANZARO – Le Fiamme Gialle del gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, al termine di un’articolata attività d’indagine in materia di tutela della spesa pubblica nei confronti di imprese destinatarie di incentivi sia di origine comunitaria che nazionale, hanno portato alla luce l’esistenza di un insidioso sistema truffaldino, posto in essere da una importante societa’ operante nel settore dei servizi di “call center”, avente diverse sedi operative dislocate soprattutto sul territorio calabrese. In particolare, le indagini hanno riguardato un’impresa risultata beneficiaria, nell’ambito del p.O.R. Calabria, di pubbliche sovvenzioni per complessivi € 2.953.280,56. Tali erogazioni, comunitarie e nazionali, sarebbero dovute servire all’assunzione e successiva retribuzione di complessivi 207 lavoratori disabili e/o comunque classificati come “svantaggiati” e, come tali, facenti parte di categorie “protette”. All’esito delle investigazioni, i finanzieri hanno accertato responsabilità penali nei confronti dell’amministratore e dei dirigenti della società, nonché di alcuni funzionari regionali calabresi preposti al monitoraggio ed al controllo della corretta erogazione del cospicuo incentivo pubblico.

COMPLICI ANCHE QUATTRO FUNZIONARI DELLA REGIONE CALABRIA

Più nel dettaglio, le investigazioni hanno evidenziato, tra l’altro, una serie di insidiosi e dolosi artifici documentali e contabili – molto ben camuffati – tramite i quali i soggetti con responsabilità apicale della società erano riusciti – in estrema sintesi – con la complicità di funzionari pubblici, ad attestare falsamente le condizioni di 2 “svantaggio” e di disabilità dei lavoratori assunti, indispensabili per l’ottenimento degli incentivi, nonché a far sembrare, sempre soprattutto attraverso falsi documentali, ben 163 lavoratori come “neoassunti”, mentre in realtà erano già da tempo alle dipendenze della stessa impresa e, molti di essi, non appartenenti a nessuna categoria “svantaggiata”. Tali plurime condotte fraudolente – corroborate dal comportamento dei funzionari regionali, i quali hanno attestato, contrariamente al vero, di aver eseguito i previsti controlli e che all’esito degli stessi non erano emerse irregolarità – hanno permesso all’impresa di ottenere indebitamente due delle tre rate dell’importo di incentivo assegnato, per un totale complessivo di euro 2.589.113,72 illecitamente ottenuto. L’incasso della terza rata, che avrebbe incrementato l’importo percepito indebitamente, è stato impedito dall’intervento di questa procura e dei finanzieri. All’esito delle indagini, i militari hanno proceduto alla denuncia alla procura della Repubblica di nr. 8 persone fisiche (fra i quali quattro funzionari regionali calabresi), per i reati di truffa aggravata finalizzata al conseguimento indebito di ingenti erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, e nr. 1 persona giuridica (ovvero la società beneficiaria dell’incentivo) per i profili di responsabilità previsti dal d.Lgs. 231/2001. In data odierna, le fiamme gialle lametine, su delega di questa procura, stanno quindi dando esecuzione al decreto di sequestro preventivo per equivalente, emesso dal g.I.P. Del tribunale di Lamezia Terme su richiesta di questo ufficio giudiziario, per l’intero importo indebitamente percepito, cautelando i beni nella disponibilità sia dalla società attenzionata, che dai diretti responsabili coinvolti appieno nelle descritte fattispecie truffaldine, compiute in danno di lavoratori “svantaggiati”, nel contesto del già precario “mercato del lavoro” locale. Ciò, in modo da avviare il tempestivo recupero degli importi indebitamente sottratti dalle casse dell’unione europea e dello stato italiano e, quindi, utilizzarli per le finalità previste

Parcheggi contesi davanti il call center, decine di auto danneggiate

 

RENDE (CS) Brutta sorpresa oggi all’uscita da lavoro per decine di automobilisti che hanno trovato le loro auto completamente rigate. Le vetture, una trentina,  erano tutte parcheggiate una dopo l’altra e nessuna è stata risparmiata dall’atto vandalico. E’ successo a Contrada Cutura, nei pressi di un noto call center che da qualche settimana accoglie anche i dipendenti di un’altra azienda che fino a poco tempo era ubicata a Contrada Lecco. Dipendenti, dunque aumentati di misura, posti auto rimasti pressoché invariati. Nelle vicinanze si sta cercando di lavorare per la realizzazione di un ulteriore parcheggio, ma ad oggi, i dipendenti sono costretti a fare i salti mortali per trovare un posto auto. C’è perfino chi arriva con oltre un’ora di anticipo dall’orario di inizio turno, pur di riuscire a trovare un posto. Una situazione, quella odierna che è l’epilogo di una triste vicenda che da settimane sono costretti a vivere centinaia di  dipendenti, che, in alcuni casi si sono visti caricare le loro vetture, in maniera del tutto selvaggia, con un muletto. Tanto è stato lo sdegno e soprattutto l’indignazione da parte del malcapitati automobilisti i quali chiedono, maggiori controlli e soprattutto sicurezza, considerando che la strada in questione, di notte è completamente al buio, un ulteriore pericolo per l’incolumità delle persone che quotidianamente vi gravitano.

Orlandino Greco (Op): «Per Locri e Gioia Tauro serve un’azione a tutela dei lavoratori»

LOCRI (RC) –  Orlandino Greco, sulla delicata situazione dei licenziamenti a Locri e Gioia Tauro.

«In questo particolare momento storico si può soltanto essere grati a quegli imprenditori che hanno il coraggio e la forza di investire in Italia e in particolare in regioni come la Calabria ma allo stesso tempo le istituzioni tutte sono chiamate a mobilitarsi per individuare ogni soluzione possibile per impedire che si perdano posti di lavoro.

Le ultime notizie che arrivano da Locri e Gioia Tauro raccontano l’ennesima fuga di aziende private verso altre zone in Italia e nel resto d’Europa e disegnano uno scenario per il quale non si trovano più parole per descrivere la gravità e la complessità della situazione in cui sono costretti a vivere interi territori e comunità e soprattutto non ammette più giustificazioni di sorta e silenzi imbarazzanti da parte di chi invece deve dare risposte e trovare soluzioni.

A tal proposito, nel ruolo che rivesto come consigliere regionale, ho inteso raccogliere l’appello lanciato in queste ultime ore dal Sindaco di Locri Giovanni Calabrese e mi farò portavoce con una mozione indirizzata al Presidente Oliverio di avviare un tavolo di concertazione per discutere della situazione delicata che vede coinvolti molti lavoratori.

È necessario impedire che a Locri e a Gioia Tauro oltre 500 persone perdano il posto di lavoro, come i 130 dipendenti della società di telemarketing Call & Call che intende spostarsi da Locri a Lecce e intervenire sui licenziamenti dei 377 lavoratori portuali di Gioia Tauro dalla Medcenter Container Terminal.

La realtà del Porto di Gioia Tauro è l’emblema dei molteplici paradossi di questa regione, una delle zone a più alto potenziale economico, che racchiude alte capacità di risorse e d’investimento, che ha da sempre offerto e prodotto grandi maestranze, invece di generare posti di lavoro li perde giorno per giorno.

E non basterà certo la ZES ad invertire, con un colpo di spugna, il declino del più importante porto calabrese, che rappresenta, senza giocare su frasi di comodo o metafore, la porta del Mediterraneo. Questo è, e sempre lo è stato, un dato di fatto reale e tangibile, che una classe politica inefficiente e incapace da una parte e giochi di potere dall’altra, dettati anche dall’alto in difesa dello sviluppo portuale di altre realtà italiane, ha impedito che si realizzasse, trasformando il Porto di Gioia Tauro in una delle più grandi opere infrastrutturali dell’intero Paese (la medesima malasorte che aleggia sul Porto dello Stretto).

            È arrivato il momento di scrivere un’altra storia anche per questa realtà, occorre far seguito alle enunciazioni, senza perdere altro tempo e risorse, anzitutto umane, è necessario nell’immediato investire sulle infrastrutture ferroviarie, sul gateway e sull’intermodalità rendendo polifunzionale l’area portuale, così che possa essere pronta a presentarsi al mercato globale e diventare un’area altamente produttiva, intercettando anche aziende internazionali in grado di garantire investimenti e creare lavoro e occupazione.

L’auspicio è che l’assessore regionale Francesco Russo, neo presidente dell’autorità portuale, intervenga quanto prima alla realizzazione tutto ciò e che la Regione si assume le proprie responsabilità, anche come interlocutore tra soggetti diversi.

 In una terra che ha disperato bisogno di lavoro è necessario ripartire dalle comunità territoriali, difendere ogni unità lavorativa e contemporaneamente supportare e sostenere le realtà imprenditoriali che quotidiane combattono, oltre che con la crisi in atto, contro burocrazia e tassazione che impediscono a questo Paese di emergere ed essere competitivo in Europa e nel mondo.»

Incendio ex Legnochimica, il call center resta aperto, i lavoratori scioperano

Mentre volgono al termine le operazioni di spegnimento dei roghi che da giovedì 8 giugno insistono nell’area dell’ex Legnochimica, per questa domenica sono in sciopero i lavoratori dell’azienda di call center “Comdata” di Rende, situata in contrada Coda di Volpe nel parco industriale, a circa 500 metri dall’area dell’ex stabilimento. L’azienda aveva deciso di proseguire le attività nonostante l’ordinanza del sindaco Manna. I lavoratori hanno allora proclamato lo sciopero a seguito del protrarsi delle condizioni ambientali che rendono irrespirabile l’aria.

Sequestrati beni per 26 milioni di euro a società di call center

CATANZARO – I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro hanno eseguito un provvedimento di sequestro, finalizzato alla confisca di beni per equivalente, di beni (mobili, immobili, valori in denaro ecc.) per 26 milioni di euro intestati a Infocontact srl, nota società con 14 sedi di call center in Calabria, e agli amministratori della famiglia Pane. La società, costituita nel 2001, ha operato sul mercato dell’outsourcing e servizi di customer care, attualmente è in amministrazione straordinaria dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza da parte del Tribunale di Lamezia Terme. Infocontact, pur avendo sede legale a Roma, ha sempre operato in Calabria con 14 sedi e circa duemila dipendenti, ha usufruito di svariati contributi straordinari previsti da leggi nazionali e comunitarie per la formazione e l’assunzione di dipendenti, oltre a sgravi fiscali e contributivi a riduzione del costo del lavoro. Nel periodo tra il 2009 e il 2013 la società ha omesso di versare somme per 26 milioni di euro al fisco, come ricostruito dalla Procura di Lamezia Terme che ha disposto il sequestro anche in virtù di «operazioni distrattive e dissipative fatte dall’organo amministrativo nel periodo in cui versava già in stato di decozione o insolvenza». Le indagini hanno inoltre svelato una fitta rete di società correlate e collegate, di cui alcune anche all’estero, che secondo l’accusa potrebbero essere state destinatarie dei proventi distratti. Tra i beni sequestrati anche un lussuoso attico a Roma, oltre a numerosi conti correnti, beni mobili e partecipazioni finanziarie riconducibili agli indagati.

Il Prefetto di Crotone riceve i lavoratori ex Getek

CROTONE – Vincenzo De Vivo, Prefetto della cittadinanza pitagorica S.E. ha incontrato nella giornata di oggi una delegazioni dei 73 lavoratori ex Getek del Contact Center Inps/Inail di Crotone, accompagnati dal vice Segretario Regionale e dal referente per i Call center della UGL Telecomunicazioni Calabria. L’incontro è avvenuto per richiedere al Prefetto un intervento presso il Ministro del Lavoro affinché convochi le parti interessare e venga fatta chiarezza sul futuro dei lavoratori che risultano gli unici a non essere stati riconvocati dall’azienda vincitrice della commessa per la gestione dei servizi Inps/Inail. Si è sottolineato che i lavoratori, ai quali è sempre stata riconosciuta l’elevatissima professionalità raggiunta, potrebbero essere operativi immediatamente senza bisogno di formazione. Il Prefetto, con immediata disponibilità, ha acquisito agli atti in possesso presso la propria amministrazione, le risposte fornite alla Camera dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali in due recentissimi Question time e le richieste di incontro inviate dalla Ugl Telecomunicazioni che prospettavano la volontà del sindacato a un incontro risolutivo per la vertenza. Le parti interessate si augurano che la fattiva disponibilità dimostrata dal Prefetto consenta di giungere ad una soluzione all’annoso problema dei lavoratori crotonesi che altrimenti si troverebbero disoccupati in un territorio in cui il lavoro risulta essere un bene per pochi.

#1800senzafuturo, la voce dei lavoratori

CATANZARO – Il presente che si sfilaccia come una corda ormai usurata, impossibile ripararla se si continua a portare avanti il non più ludico ma ormai pericoloso “gioco della fune”. Due attori posizionati ai capi estremi della corda: le imprese che fanno solo i propri interessi e i lavoratori che, invece, i propri interessi li vedono costantemente calpestati. Un presente che perde calcinacci dunque e un futuro ormai sul limite dell’oblio.

Questa è la drammatica situazione in cui versano i lavoratori di Infocontact che, dopo aver già perso circa 700 posti di lavoro, si ritrovano al centro di un nuovo terremoto. Il contratto Wind/Infostrada, in cui sono impegnate 300 persone, scadrà il 31 gennaio e, ad oggi, non si hanno notizie sul rinnovo. Lo spettro della chiusura e dei licenziementi di massa incombe nuovamente sulla testa di chi ha investito su un altro dei tanti lavori che ormai stabile non è.

Ma i lavoratori non ci stanno, non hanno nessuna voglia di lasciare la propria postazione e la cuffie attaccate al chiodo, non vogliono essere ennesime prede di un sistema che guarda solo al profitto a scapito della dignità umana. “Ora basta! Siamo stanchi ma ancor più incazzati. Non resteremo inermi, non riusciranno a lasciare #1800senzafuturo”, è questo l’urlo che si leva dai social, è questo il grido di chi non vuole lasciare il campo di battaglia senza prima aver provato a combattere.

Il ricorso ai social e ai media prima, la richiesta d’aiuto ai sindacati poi. Sono queste le armi che i lavoratori di Infocontact stanno sfoderando, la speranza è quella di sensibilizzare l’opinione pubblica oltre che risolvere in tempi brevi e nei migliori dei modi questa situazione scomoda, precaria e distruttiva. Si lotta affinchè questo avvenimento sia presto ricordato come un piccola battuta d’arresto.

A parlare con il nostro giornale è Pasquale Cimmino, la sua voce incarna quella di 1800 persone che rischiano di perdere tutto quello per cui hanno sempre fatto sacrifici. La faccenda Infocontact, infatti, non è solo una questione di perdita del lavoro, ma anche di diritti di molti violati e usurpati a scapito di guadagni di pochi.

Pasquale afferma: “Infocontact attualmente è in amministrazione straordinaria. C’è un Bando di acquisto, riservato alle aziende che vogliono acquistare e prelevare in toto le commesse con gli operatori. Wind gioca un ruolo importante in quanto non rinnovando il contratto in essere con Infocontact, sminuisce notevolmente il valore dell’azienda, meno lavoro dunque ma con lo stesso numero di operatori. Un collasso.  L’anno scorso la stessa Wind aveva annunciato il mancato rinnovo della commessa Wind Mobile attribuito alla crisi Infocontact su cui, secondo quanto abbiamo appreso nelle scorse settimane, grava un ingente buco fiscale.”

Ma la situazione diventa sempre più complessa e chiedendo maggiori chiarimenti Pasquale spiega: “Il mancato rinnovo della commessa ci ha portato a dover accettare un contratto di solidarietà: meno giorni di lavoro, meno soldi, ma lavoro per tutti spalmando gli operatori tra le 2 commesse rimaste, ossia Wind fisso/adsl e PosteMobile. Fino all’ 8/1/15 c’erano tutti i presupposti per il rinnovo tanto che si stava procedendo alla contrattualizzazione da parte dei commissari straordinari, con i possibili acquirenti.  Questa trattativa, però, non è andata in porto in quanto ancora una volta Wind ha messo i bastoni tra le ruote mossa da fattori puramente commerciali. Togliendo la commessa ad Infocontact, può offrirla ad altri acquirenti al prezzo più basso possibile. La cosiddetta asta al ribasso. Male di ogni call center. Andando via anche Wind Fisso/adsl, si verrebbe a creare un numero spropositato di dipendenti rispetto al lavoro presente che questa volta  avrebbe come unico effetto il licenziamento e lo smembramento dell’azienda. Infocontact ha provato in passato ad espandersi all’estero ma senza una buona riuscita. Classico esperimento fallito.”

La situazione è quindi complessa e critica allo stesso tempo. Bisogna però ricordare che, in questo periodo di totale precariato, la faccenda riguarda tutti, nessuno escluso. Il futuro non è solo quello dei 1800 lavoratori di Infocontact ma è anche il nostro, la loro è una battaglia che difende anche i nostri diritti. Facciamo sì che i #1800senzafuturo diventino #1800conunfuturo.

Annabella Muraca

 

Calabria, nuovi dati sul mondo dei call center

CATANZARO – Daniele Carchidi, segretario generale dell’Slc-Cgil Calabria, riporta un dato importante in merito alla situazione del lavoro nella regione: nell’ultimo triennio sono stati persi 3.000 posti nei call-center. Il settore, che in Calabria occupa 15 mila persone, vede solo un terzo degli stessi sotto contratto a tempo indeterminato. Di questi, circa diecimila sono impiegati in grandi aziende, mentre i restanti 5.000 operano in realtà territoriali di piccola entità.

Dipendenti di call center “disturbati” da prostitute

CROTONE – I lavoratori di un call center di Crotone sono stati disturbati dai comportamenti spesso aggressivi di un gruppo di prostitute africane che stazionava davanti l’edificio. È la situazione che, su richiesta dei circa 300 dipendenti dello stesso call center, ha fatto scattare l’intervento dei carabinieri i quali hanno identificato i proprietari degli immobili dati in fitto alle prostitute ed elevato nei loro confronti sanzioni amministrative per la mancata comunicazione alle autorità di pubblica sicurezza.

‘Ndrangheta: cosche dietro call center

Un’ inchiesta milanese coordinata dalla Dda del capoluogo lombardo e da quella di Reggio Calabria ha condotto stamane a 23 arresti  tra la Calabria e Lombardia. Le indagini hanno portato allo scoperto delle infiltrazioni della ‘ndrangheta dei Bellocco nella gestione di in un’azienda di call center con mille dipendenti e che ora è stata posta sotto sequestro.