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Intervista a “Le Strade”, la next big thing dell’indie italiano

La critica li ha accolti calorosamente nell’affollata scena indipendente italiana: stiamo parlando de “Le Strade”, formazione bolognese che mescola efficacemente elettronica e rock, “saldando” il tutto con testi lividi e taglienti. “Campo 38”, singolo che anticipa un ep da 4 tracce, è uscito il 28 novembre scorso. Il viaggio di questi giovani musicisti emiliani è ai nastri di partenza, ed energia e stoffa sembrano essere al loro posto. Ottoetrenta li ha intervistati per voi.

Ciao, ragazzi. Il vostro sodalizio è abbastanza recente: quali sono state le vostre esperienze e la vostra formazione prima di creare il progetto: “Le Strade”?

Eccoci. La band esiste dal 2007, non ci sono state esperienze precedenti, solo cambi di formazione come è naturale che succeda, fino ad arrivare a costruire una grande squadra, che ancora stiamo costruendo, tra musicisti, grafici, videomaker, ecc.
La band come progetto che fa dischi e concerti nasce alla fine del 2011. In questo periodo abbiamo cambiato bassista e produttore artistico, per un motivo o per l’altro non erano più in linea con gli obbiettivi della squadra. Ringraziandoli fino alla morte perché comunque sono persone che ci hanno permesso di arrivare dove siamo adesso.

C’è un’influenza musicale che ha pesato più delle altre sulla scelta del vostro sound?

Sicuramente si, come funziona per tutti, i generi musicali nella vita delle persone vanno di periodo in periodo. A sedici anni gli Oasis, poi scopri i Kasabian, poi l’elettronica francese e tedesca: questi hanno guidato la nostra formazione musicale; non significa che si sia ascoltato solo quello. Solitamente ascoltiamo un po’ di tutto, basta che faccia vibrare, può essere pure Magalli a fare musica. Adesso sto sotto con Greygoose.

Riguardo alla scrittura dei testi, molti musicisti sottolineano quanto possa risultare complesso “piegare” l’italiano alla melodia. Come nascono le vostre parole?

Credo che se hai delle parole da dire e vuoi che siano ascoltate di certo non saranno le metriche o un idioma a piegarti. L’italiano è molto più dolce e musicale dell’inglese, ce li hai presenti quei sassoni quanto sono duri e grezzi? La nostra lingua è romantica.
Le parole delle Strade nascono dalla voglia che abbiamo di vivere, e che in fondo il senso a tutto lo diamo noi e così succede anche con i testi. Nascono da soli perchè è come se ci fossero sempre stati. Io devo solo riconoscerli e metterli giù. La sequenza è anima-pensiero-penna.

Avete mai considerato di scrivere liriche in inglese?

Fino ad adesso no perché penso in italiano e cerco di raccontare quello che succede qui, quindi i destinatari naturali delle mie canzoni credo siano proprio italiani. Tutto qui.

Tra rivoluzione musicale e cantautorato, la nuova scena alternativa italiana sta contaminando tutta la penisola. Qual è il vostro pensiero a riguardo?

Per questione di gusti siamo diretti più verso l’estero come ascolti quindi non siamo grandi fans della realtà indie italiana. Ciò nonostante ne facciamo parte anche noi. Qualcosa si sta muovendo, c’è tantissima gente che dimostra tanta voglia di fare e di collaborare. Penso che da periodi di crisi esca sempre qualcosa di potente e gigante, credo che adesso vivremo una fase del genere, di prosperità artistica. Sembra nascosta ma col tempo uscirà.

A proposito dell’apporto elettronico, pensate rimarrà un elemento chiave del vostro sound?

L’elettronica per questo nuovo ep e per il primo disco sarà assolutamente l’elemento chiave, ci siamo concentrati sull’elettronica francese e tedesca per fare qualcosa che si avvicini al rock inglese con arie italiane. E’ un esperimento che ascolterete a breve. Ci sarà un mix di chitarre e loop alla Bloody Beetroots, ci saranno atmosfere alla Blade Runner e via andare.

Parlateci del processo creativo. Per i vostri brani scegliete di far nascere prima le parole e dopo la musica o viceversa? Hanno in luce l’idea chiara di un messaggio, di una storia da raccontare, o tutto viene fuori dall’istinto?

E’ una domanda che mi viene fatta spesso e in realtà non so dare una risposta precisa perché non esiste una vera metodologia di lavoro su queste cose. Dipende veramente da costa stai passando in un dato periodo della tua vita. Ci può essere il momento che comunichi meglio con la musica, quindi puoi stare a scrivere testi quanto vuoi, ma non saranno di livello se non saranno loro a venirti a prendere. Il discorso funziona anche al contrario, puoi provare a suonare quanto ti pare, ma se il tuo corpo vuole solo parlare, non c’è pezza che tiene.
Quindi mi lascio andare al momento e cerco di capire cosa vuole la mia testa.
Battiato coi primi dischi aveva l’intenzione di raccontare gli indiani di America, oggi non ho un tipo di intenzione a priori, magari un giorno mi verrà voglia di fare un concept sul Valhalla.

Campo38, titolo del vostro nuovo singolo, uscito lo scorso 28 novembre nei digital store e che anticipa l’uscita del prossimo EP. E’ chiara un’evoluzione nel vostro progetto, cosa è cambiato?

Come ti dicevo sono cambiati componenti della squadra, ne sono entrati di nuovi e ne sono usciti di vecchi. Campo 38 è il brano che segna il passaggio dal primo ep al secondo ep che sarà poi la direzione musicale del primo disco. E’ cambiato il mio modo di essere, il mio modo di vedere le cose, questo tutto per questioni personali che se vi interesserà scoprire basterà ascoltare le canzoni.
Tutto cambia alla velocità della luce, basta non andare nel panico.

Le recensioni vi incoronano nuovo gruppo evento del panorama indipendente italiano. Quali sono le vostre reazioni e aspettative?

Beh, ovviamente la nostra reazione è stata molto positiva, non si fraintendano le mie parole ma sapevo già che ci avrebbero detto queste cose, sai? Come me, tante persone sono convinte di quello che possono fare. Bisogna solo ascoltare queste persone perché ci cambieranno la vita, sia che stiano scrivendo una canzone per te, sia che stiano colorando un paesaggio per te, sia che ti dicano di voler passare i prossimi 3 anni insieme.
Queste parole ci hanno dato la voglia e la forza di andare avanti e che forse non sono solo viaggi mentali ma la vita è questione di convinzioni. Adesso il nostro obbiettivo è costruire qualcosa che ci porti dove abbiamo sempre sognato e di crescere insieme alle persone che ci accompagnano, tutto qui.

Infine, dateci qualche anticipazione sui vostri obiettivi futuri

Ti ringrazio tantissimo per le belle domande e ti anticipo che ora stiamo lavorando sul nostro secondo ep, in uscita verso la primavera che ci porterà al nostro primo disco previsto per fine 2015. E intanto adesso stiamo già alla settima tappa del nostro mini tour acustico nella nostra Bologna aspettando i concerti elettrici estivi e perché no, anche primaverili.

 

http://youtu.be/VYr-ZIDFvIg