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Contrasto al caporalato, siglata oggi la convenzione in Regione

CATANZARO – È stata siglata oggi, dal Consigliere Mauro D’Acri, delegato del Presidente della Regione Mario Oliverio per il settore Agricoltura, la “Convenzione di cooperazione per il contrasto al caporalato e al lavoro sommerso e irregolare in agricoltura”. Si tratta di un tema in cui lo stesso Oliverio si è speso molto negli scorsi mesi e che ha una evidente finalità di repressione verso fenomeni illegali che colpiscono la dignità dei lavoratori e danneggiano l’immagine del sistema agricolo regionale.La Convenzione, che si inserisce nell’ambito del Protocollo interministeriale “Cura – legalità – uscita dal ghetto”, siglato a livello nazionale nel maggio scorso, è considerato dal Presidente della Regione Mario Oliverio uno strumento straordinario per rendere ancor più pregnante, operativa, concreta, giusta ed equa la legge sul caporalato approvata dal Parlamento nei mesi scorsi e, non a caso, presentata ufficialmente a Rosarno da Maurizio Martina. Attorno allo stesso tavolo, grazie all’iniziativa assunta dalla Prefettura di Reggio Calabria, si sono ritrovati la Regione, la Provincia, la Direzione Territoriale del Lavoro, l’Inail, l’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, le Organizzazioni Sindacali Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil, le associazioni datoriali Confagricoltura, Coldiretti, C.i.a., Copagri. La firma dell’accordo consentirà a tutti i protagonisti di portare avanti iniziative e progetti concreti per contrastare il caporalato, per migliorare le condizioni di accoglienza dei lavoratori stagionali immigrati fornendo loro una mirata informazione in termini di prevenzione sanitaria, diritto alla salute e servizi sanitari ai quali possono accedere sul territorio.

Agrumicoltura, sottopagare il prodotto agricolo è alimentare il caporalato

CATANZARO – Si avvicina la stagione degli agrumi e Pietro Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria, si è lasciato andare a una richiesta molto perentoria, tanto più urgente in quanto tra pochi giorni ci sarà la possibile approvazione della Legge sul caporalato: «Almeno 40 centesimi di € al kg per le clementine e 30 centesimi  per le arance, questo è il prezzo equo che deve essere corrisposto agli agricoltori». Secondo Molinaro, lo strumento tecnico-giuridico esiste già ed è l’applicazione dell’ articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito con modificazioni dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, che ha introdotto una nuova «disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione dei prodotti agricoli ed agroalimentari», proprio allo scopo di favorire il riequilibrio dei rapporti contrattuali tra i soggetti della filiera agroalimentare. La normativa è applicabile alle cessione di prodotti agricoli e alimentari la cui consegna avviene nel territorio della Repubblica italiana. «Il contratto di cessione  – ha spiegato ancora Molinaro – deve essere stipulato in forma scritta e deve riportare i seguenti elementi essenziali:  durata, quantità del prodotto venduto, caratteristiche, prezzo, modalità di consegna della merce, modalità di pagamento del prezzo con l’espresso divieto di condotte commerciali sleali. Una disciplina che per le sanzioni  fa capo all’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato che può avvalersi del supporto operativo della Guardia di Finanza». L’obiettivo è palese: impedire che il prodotto agricolo venga sottopagato, al fine di contrastare il caporalato e porre fine allo sfruttamento di agricoltori e lavoratori agricoli. «Così come – ha concluso il Presidente di Coldiretti Calabria – non può essere considerato coerente appellarsi alla “logica di mercato”.  Prezzi alle stelle al dettaglio e quasi da fame alla produzione non sono più accettabili, occorre invertire la rotta e applicare e vigilare perché si rispetti la legge. Per rafforzare l’intero percorso sarebbe di grande significato che i magazzini di confezionamento e condizionamento nonchè la grande distribuzione prima di mettere in vendita gli agrumi si accertino che il prodotto non è stato  sottopagato agli agricoltori, questo è una concreta azione che responsabilizza l’intera filiera ed è sicuramente apprezzata dal cittadino – consumatore che ha ormai una spiccata sensibilità sulla eticità delle produzioni».

Il Ministro Martina presenta la legge contro il caporalato

ROSARNO – Il Ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina ha presentato a Rosarno la Legge contro il caporalato recentemente approvata. L’esponente di governo è stato ricevuto dal presidente della Regione Mario Oliverio il quale ha ringraziato il ministro per aver scelto proprio Rosarno. «Una scelta non casuale, carica di significato. Un anno e mezzo fa ci siamo ritrovati qui, con le forze sociali e con lo stesso Ministro per discutere nel merito la necessità di dotare il Paese di uno strumento di contrasto al caporalato, piaga che ha costretto migliaia di lavoratori a subire uno sfruttamento atroce, fino al limite di esprimersi come nuova forma di schiavitù. Nel 2015 – ha aggiunto Oliverio – sono state 13 le persone che hanno perso la vita nei campi. E’ importante che il Parlamento italiano dopo cinque anni abbia licenziato questa legge, in un percorso non senza ostacoli, ma del quale va sottolineata la determinazione». Secondo il Presidente della Regione, «la legge rappresenta un atto di civiltà, di rispetto non solo del lavoro ma anche della persona, ed è anche un risultato a garanzia, nell’interesse delle imprese perché rimuove un fattore di concorrenza sleale». Martina ha sottolineato l’importanza della norma e la ricaduta in termini di contrasto alla schiavitù. «Su questo tema siamo passati dalle parole ai fatti. Poter presentare qui a Rosarno questa legge è secondo me anche un momento importante per dire che da qui, dalla Calabria, dalla Piana di Rosarno, possiamo ripartire per sostenere il lavoro straordinario che l’agricoltura fa per il sistema economico del Paese. La Calabria – ha aggiunto il Ministro – è una terra straordinaria per le risorse agroalimentari del Paese. Risorse che vanno difese anche dal lavoro nero e da fenomeni inaccettabili come il caporalato. Qui noi dobbiamo ottenere diritti e dignità per i lavoratori ma anche sostegno vero a chi vive di agricoltura che anche in questo territorio possono contribuire a migliorare la nostra economia. Noi continuiamo a lavorare tutti i giorni a sostegno delle imprese agricole del Paese, lo abbiamo fatto nell’ultima legge di stabilità, lo abbiamo fatto abolendo l’irpef, l’imu e l’irap per sostenere queste filiere. Il caporalato – ha detto infine Martina – è una piaga sociale che purtroppo e’ presente non solo al sud ma anche al nord del Paese» Alla manifestazione, ospitata nell’Auditorium comunale di Rosarno, oltre al sindaco Giuseppe Idà ed al prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari, erano presenti i segretari nazionali della Flai-Cgil, della Fai-Cisl, della Uila-Uil ed i presidente della Coldiretti e di altre associazioni di categoria del settore agricolo, oltre a numerosi rappresentanti delle istituzioni locali.

Disarticolata rete sfruttamento lavoratori immigrati. Sono 49 le denunce

MONTEGIORDANO (CS) – Le Fiamme Gialle di Montegiordano hanno portato a termina una complessa indagine in materia di intermediazione illecita e sfruttamento di lavoro cosiddetto “Caporalato”, che ha permesso di segnalare all’autorità giudiziaria 49 soggetti. Le indagini, avviate a seguito del controllo dei transiti sulla statale ionica e poi delegate dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, hanno interessato il periodo intercorso da febbraio 2015 a maggio 2016 ed hanno permesso di identificare un soggetto extracomunitario, di nazionalità pakistana M.B., ritenuto il vero e proprio punto di riferimento, nella piana di Sibari, per quegli imprenditori agricoli che necessitano di manodopera illegale a basso costo.

IMG_9647Il “caporale”, nella gestione dell’attività illecita, intratteneva rapporti con due soggetti in regime di “protezione” già affiliati ad una ‘ndrina locale e con 19 immigrati irregolari nonché con un soggetto latitante. I lavoratori reclutati, venivano alloggiati in stalle e porcili adibiti a veri e propri dormitori ed in condizioni igieniche-sanitarie degradanti. I loro documenti di identità erano in mano al “caporale” che li conservava in appositi armadi metallici.

Gli operai erano costretti a lavorare in condizioni prive di sicurezza in quanto sprovvisti di dispositivi di protezione individuale (calzature antiscivolo, guanti, casco con visiera protettiva) e percepivano una paga inferiore rispetto a quanto previsto.

L’esame delle transazioni finanziarie ha consentito di ricostruire i guadagni illeciti del “caporale” quantificati in circa 250mila euro, incassati in poco più di un anno, in parte destinati anche alle cosiddette “bacinelle” delle organizzazioni criminali.

La rimanente parte dei guadagni dell’attività di intermediazione veniva trasferita in Pakistan, paese di origine del “caporale”, attraverso servizi di money-transfer e post-pay. Quanto emerso evidenzia che la richiesta e la successiva “assunzione” illegale di personale da impiegare nella Sibaritide costituisce ancora una diffusa prassi illecita.

 

La Coldiretti si appella alla filiera agrumicola per garantire trasparenza e qualità dei prodotti

Cosenza ( Cs) – Il presidente di Coldiretti Calabria, Pietro Molinaro, lancia un appello a due importanti soggetti della filiera agrumicola: la Grande Distribuzione Organizzata e gli industriali delle Bibite. “Qualità,  provenienza,  non pagare sotto il costo di produzione il prodotto agricolo, – si legge in una nota- rispetto delle norme ed in particolare quelle relative ai lavoratori,  contrasto al caporalato, sono queste le materie da studiare per  lasciarsi interrogare con profitto ed ottenere non solo il 10 in condotta, ma anche la lode” . “Dopo il successo nelle scuole e Piazze d’Italia delle “Arance della salute e della legalità”  in collaborazione con AIRC e Fai S.p.A. che ha confermato la bontà della frutta calabrese ed in particolare della Piana di Rosarno – Gioia Tauro  occorre  – prosegue Molinaro nel suo appello- innestare senza indugio il valore etico di una filiera corta che ha contribuito alla raccolta di fondi per la ricerca sul cancro, confermando il rispetto delle regole in primis verso i lavoratori e agricoltori. Le cose possono cambiare in meglio e per questo, le multinazionali e la GDO, devono rivedere  alcune scelte imprenditoriali per contribuire a interrompere la catena di sfruttamento sulle arance: il segnale concreto deve esserci adesso  – ribadisce –  in piena raccolta. Chiediamo quindi coraggio e trasparenza per eliminare le evidenti distorsioni  all’interno di questa filiera, anche con più controlli nei campi e pene severe”.  “Le agromafie e il caporalato – conclude Molinaro- sono nemici del vero Made in Italy, ladri di futuro per i giovani e di ricchezza per tutti i cittadini-consumatori. ricettatori” che acquistano sotto costo e alimentano la catena

La Eurodeputata Laura Ferrara ( M5S) interviene sulla questione del caporalato nella piana di Gioia Tauro

La denuncia del fatto arriva puntuale anche da parte della eurodeputata grillina Laura Ferrara, a pochi giorni dalla sua visita negli agrumeti nella piana di Gioia Tauro, dove centinaia di braccianti agricoli sono costretti a lavorare in condizioni disumane e precarie. Laura  Ferrara, accompagnata dai deputati Bernini e Parentela, ha avuto modo di verificare e constatare quanto sia ancora oggi radicato nella nostra terra il fenomeno del caporalato. “Abbiamo ascoltato le problematiche e le lamentele – fa sapere la Ferrara- dei poveri bracciati, problemi legati non solo al salario, ma anche ai rapporti con i produttori locali da un lato additati come sfruttatori e dall’altro vittime di un succedersi di Governi che hanno abbandonato ogni forma di tutela verso un settore che sarebbe dovuto essere risorsa primaria per l’economia di alcune Regioni, fra queste la Calabria”. “Passaggi poco trasparenti – continua l’eurodeputata – che vedono coinvolti braccianti agricoli, piccoli e grandi produttori, criminalità organizzata, grande distribuzione, multinazionali. Una filiera malata che scarica ai livelli inferiori (piccoli produttori e braccianti) costi e disagi”. Un fenomeno che va combattuto e portato alla ribalta delle cronache nazionali. Gente costretta a vivere in condizioni igieniche pessime. Nella zona industriale di San Ferdinando si ergono tendopoli-baraccopoli e stabilimenti industriali abbandonati ed occupati da centinaia di lavoratori immigrati di origine africana, costretti a vivere ai margini della società civile, in veri e propri ghetti e situazioni abitative che costituiscono un’offesa alla dignità umana. E’ per queste ragioni che la eurodeputata intende chiedere ai rappresentati del governo Renzi degl interventi urgenti volt sia a trovare una sistemazione logistica ai tanti lavoratori, nonché di adottare delle misure in grado di poter migliorare le condizioni dell’attività lavorativa svolta dai braccianti stagionali.

 

Raffaella Aquino