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Rapani: «Aggressione nel carcere di Rossano, il Ministero intervenga»

CORIGLIANO-ROSSANO (CS) – «Nel carcere di Rossano, ancora una volta, si registrano aggressioni agli uomini della polizia penitenziaria. Atti non più tollerabili perché non si può mettere a repentaglio la vita nel servire lo Stato. Ai cinque agenti aggrediti da tre terroristi islamici giunga la solidarietà mia personale e di Fratelli d’Italia».

Lo afferma il coordinatore regionale del partito, Ernesto Rapani, che ricorda come spesso Fdi si sia interessata al tema sicurezza in carcere, soprattutto presso il penitenziario di Rossano, dove troppo spesso si sono verificati episodi del genere.

«Il Ministero della Giustizia intervenga, una volta per tutte, anche perché – prosegue il dirigente nazionale del partito della Meloni – Rossano ospita diversi terroristi internazionali. Si rimpingui la pianta organica della polizia penitenziaria e si metta nelle condizioni gli agenti di poter lavorare in tutta sicurezza. I cinque uomini sono stati aggrediti, e qualcuno di questi è stato curato presso ospedale, perché stavano accompagnando in isolamento quei detenuti che per protesta, qualche momento prima, avevano devastato le loro celle. Rossano ospita 215 detenuti, ben ventidue di questi stanno scontando pene per reati di terrorismo internazionale: lo Stato garantisca un migliore servizio».

Rapani rammenta, infine, come proprio la casa di reclusione di Rossano sia stata oggetto di diverse iniziative sulla sicurezza da parte della sezione locale, ma anche di un’interrogazione parlamentare, sollecitata proprio da Rapani al capogruppo della Camera dei Deputati, Fabio Rampelli, durante la scorsa legislatura, ricevendo «in tutta risposta – conclude il coordinatore regionale di Fdi – che la struttura rossanese è una delle più attrezzate sia come pianta organica della polizia penitenziaria, che per i livelli di sicurezza. Eppure, questi episodi continuano a verificarsi. Mi auguro che chi di dovere intervenga prima che sia troppo tardi».

Scopelliti si costituisce, per lui si aprono le porte del carcere

REGGIO CALABRIA – Si è presentato stamane nel carcere di Reggio Calabria, l’ex governatore regionale Giuseppe Scopelliti. Si è presentato davanti i cancelli della carcere “Arghillà” per scontare una pena di 4 anni e 7 mesi di reclusione per falso in atto pubblico, inflittagli ieri dalla Cassazione, a seguito del processo scaturito dagli ammanchi nei bilanci del Comune dal 2008 al 2010, nel “caso Fallara“, dal nome dirigente Orsola Fallara, suicidatasi ingerendo dell’acido muriatico. Scopelliti, dal 2010 al 2014 governatore della Calabria, si è dimesso dalla presidenza della Regione per effetto della legge Severino, dopo la condanna in primo grado a 6 anni.

Operazione Nemea, restano in carcere gli esponenti del clan Soriano

VIBO VALENTIA-  I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Vibo Valentia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro nei confronti di 9 presunti esponenti di vertice della famiglia ‘ndranghetistica dei Soriano di Arzona-Pizzinni di Filandari. L’operazione Nemea, condotta recentemente, ha azzerato i vertici della struttura con l’arresto anche di vari sodali affiliati alla ‘ndrina di Pizzinni, ritenuto responsabili di una vera e propria strategia del terrore per riacquisire il controllo criminale della zona di Filandari. Le ordinanze di oggi sono state emesse dopo che è stata confermata la sussistenza delle esigenze cautelari per tutti i soggetti già destinatari di fermo. Il gip di Catanzaro ha emesso inoltre un’ulteriore misura cautelare in carcere nei confronti di Gaetano Soriano, fratello di Leone, accusato di detenzione e traffico di sostanze stupefacenti in concorso con gli altri.

Fibrosi Cistica, uova di cioccolato a sostegno della ricerca

CATANZARO – Sono più di 100 le uova di cioccolato acquistate dal personale della Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro, per sostenere, in occasione della S. Pasqua, la ricerca per le cure per la fibrosi cistica. Quello di oggi è stato un momento di confronto su questo tema, nella sala conferenze del carcere di Siano, alla presenza delle ragazze dell’Oratorio San Pantaleone di Papanice, in provincia di Crotone, che hanno svolto in questa occasione attività di volontariato per la Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica – Onlus

«Il legame con il territorio” afferma la direttrice del carcere, Angela Paravati deve essere inteso in senso reciproco e non unidirezionale. Il carcere viene spesso erroneamente visto come un’amministrazione isolata, un quartiere chiuso che può solo ricevere sostegno ed aiuto dalla comunità esterna. In occasione delle festività pasquali la Polizia Penitenziaria, presente presso questo Istituto attraverso oltre 300 risorse, ha voluto dare un segnale inverso, facendo partire da qui un’iniziativa solidale nei confronti della società»  La fibrosi cistica è la più comune fra le malattie genetiche gravi: compromette i bronchi e i polmoni, con conseguente insufficienza respiratoria, ma anche il pancreas, spesso con la complicazione del diabete. La patologia è dovuta ad un’alterazione genetica: si eredita da genitori portatori sani di un gene mutato. In Italia c’è un portatore sano ogni 25 persone circa. Ad oggi, le cure sono dirette ai sintomi e alla prevenzione delle complicanze. Negli anni Cinquanta un bambino malato di fibrosi cistica non arrivava in genere all’età scolare: oggi molti adulti ci convivono, riuscendo a studiare e a lavorare.

La Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica – Onlus (FFC) promuove progetti di ricerca per migliorare la durata e la qualità della vita delle persone che soffrono di questa malattia. Ecco i numeri: 700 ricercatori, 140 delegazioni e gruppi di sostegno in tutta Italia, 10.000 volontari che raccolgono fondi, divulgano informazioni sulla malattia e portano avanti iniziative solidali come quella a cui oggi la Polizia Penitenziaria del carcere di Catanzaro ha sentito di dover aderire.

Era il “messaggero” delle cosche, arrestato infermiere in servizio al “Panzera”

REGGIO CALABRIA – Un infermiere in servizio nel carcere “Panzera” di Reggio Calabria è stato arrestato dai carabinieri del Comando provinciale in esecuzione di un’ordinanza del gip su richiesta della Dda, per associazione mafiosa e danneggiamento mediante incendio aggravato dal metodo mafioso. Pasquale Manganaro, 51 anni, di Melito Porto Salvo, secondo le indagini svolte dal Nucleo investigativo di Reggio, è ritenuto responsabile di comportamenti illeciti all’interno del carcere in favore di elementi di spicco della cosca Iamonte, egemone a Melito. Per l’accusa, era il “tramite” degli affiliati detenuti con l’esterno. Un’opera di raccordo, la sua, definita “instancabile e selettiva” dagli investigatori e perfezionata nel tempo con un sistema funzionale al passaggio di messaggi da e verso il carcere dove avrebbe anche fatto entrare oggetti personali per detenuti eccellenti, approfittando del minore controllo cui era sottoposto. In un caso avrebbe incendiato una barca come esecutore di direttive altrui.

Arghillà, in corso protesta pacifica dei detenuti della sezione alta sicurezza

REGGIO CALABRIA – Protesta dei detenuti nel carcere di Arghillà a Reggio Calabria. Da quanto si apprende da fonti sindacali, un’ottantina di detenuti della sezione ad alta sicurezza sta mettendo in atto la battitura ad orari programmati delle sbarre. A riferirlo è la Uilpa Penitenziari, spiegando che già alla fine della scorsa settimana nella struttura detentiva era scattato il rifiuto del vitto. Ora la battitura delle inferriate indica un innalzarsi del livello della protesta, che resta comunque pacifica, ma risulta più complessa da gestire da parte del personale di polizia penitenziaria. I detenuti lamentano disfunzioni e ritardi di tipo amministrativo-contabile per quanto riguarda la gestione dei conti correnti interni, su cui i familiari depositano somme di denaro, oppure nella gestione dei vaglia che vanno cambiati all’ufficio postale; e inoltre problemi riguardanti la frequenza dei colloqui con i familiari. (Foto Ansa)

Accoltella la badante della moglie dopo una lite. E’ grave

SANTA MARIA DEL CEDRO (CS) – Una lite, scoppiata per futili motivi, è finita in tragedia. È successo a Santa Maria del Cedro, dove una donna romena di 45 anni è stata accoltellata dal marito di una donna che accudiva. La 45enne, colpita a un polmone, è stata ricoverata in gravi condizioni nell’ospedale di Cetraro in prognosi riservata, mentre l’uomo che l’ha colpita, un 70enne in pensione, si trova in questo momento nella stazione dei carabinieri di Scalea, dove sta rispondendo alle domande.

Incidente in carcere, agente ferita

VIBO VALENTIA – Un’agente della Polizia penitenziaria, in servizio nella casa circondariale di Vibo Valentia, è stata investita dall’anta metallica di una grande e pesante finestra blindata che ha ceduto ferendola fortunatamente in modo non grave. E’ quanto rende noto Angelo Urso, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria. «L’agente, prontamente soccorsa – prosegue Urso – è dovuta ricorrere alle cure del pronto soccorso. Solo per un caso fortuito e per la sua prontezza di riflessi si è evitata la tragedia. La situazione di degrado e di pericolo per l’incolumità degli operatori che si registra negli istituti penitenziari del Paese – sostiene il sindacalista – è davvero inaccettabile e giunta a un punto di non ritorno se non si avvia immediatamente un piano di manutenzione straordinaria delle strutture. Allo stato, varcare la soglia delle carceri è quasi come attraversare un campo minato, e non solo per le continue e crescenti aggressioni subite dal personale a opera dei detenuti».

Accoltellato dopo una lite per futili motivi, un arresto

BOVALINO (RC) – I carabinieri del Nucleo radiomobile di Locri, insieme a quelli della Stazione di Bovalino, hanno arrestato Antonio Giorgi, accusato di tentato omicidio e porto di armi od oggetti atti a offendere. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, la sera del 18 ottobre scorso, a Bovalino, dopo una lite nata per futili motivi, l’uomo avrebbe colpito più volte con un coltello al volto e al fianco sinistro un 26enne di Benestare. La vittima, a causa delle ferite riportate, è stata ricoverata nel reparto di rianimazione dell’Ospedale civile di Locri in prognosi riservata. Dalle indagini effettuate, i militari dell’Arma sono risaliti hanno a Giorgi quale autore del gesto e l’autorità giudiziaria di Locri ha emesso un’ ordinanza di custodia cautelare in carcere a nei suoi confronti. L’uomo è stato portato in carcere.

Terroristi islamici nel carcere di Rossano, Ernesto Rapani ne chiede l’immediato trasferimento

ROSSANO (CS) – «Non bastano le mortificazioni che quotidianamente ci impartiscono dall’alto: i diritti sanitari, quelli ad una giustizia funzionante, alla mobilità, puntualmente negati. Adesso dobbiamo anche sorbirci la beffa. Perché di Rossano, in termini positivi, non se ne ricorda mai nessuno partendo dai livelli sovra comunali e finendo al governo centrale. Quando però c’è da risolvere un problema, di questa terra se ne ricordano tutti». Amareggiato, il coordinatore regionale, nonché capogruppo provinciale di Fratelli d’Italia, Ernesto Rapani, torna su una questione calda, tanto dibattuta anche a livello internazionale ed oggetto di un’interrogazione parlamentare del deputato di Fdi-An, Fabio Rampelli. Nel novembre 2015, proprio su input di Rapani, il parlamentare aveva inviato una interrogazione ai ministri dell’Interno e della Giustizia, chiedendo che i terroristi islamici detenuti nel carcere di Rossano fossero trasferiti in strutture site in località isolate, lontane dai centri abitati. Il deputato aveva richiamato anche una denuncia che il segretario del sindacato di polizia Sappe formulata all’indomani degli attentati di Parigi, quando «almeno quattro dei terroristi islamici detenuti nella sezione speciale del penitenziario calabrese, dopo aver appreso la notizia della strage, avrebbero esultato inneggiando alla “liberazione” della Francia dagli “infedeli”». Una storia tristemente nota, purtroppo, balzata agli onori della cronaca nazionale. Oggi, la questione si riapre con la cellula jihadista sgominata a Venezia e con la notizia che qualcuno di questi sarebbe stato trasferito nel carcere di Rossano. Luogo dal quale, lo dice l’antiterrorismo, l’Isis avrebbe dato mandato “o ai mujaheddin kosovari o comunque dell’area balcanica di colpire il territorio italiano”. In ragione di questi avvenimenti, Rapani tuona: «Non possiamo consentire che la Calabria, e nel caso particolare, la città di Rossano siano avvertite solo come ripiego per risolvere anche grane internazionali. Non arriva alcun aiuto dallo Stato, ed anzi siamo costantemente penalizzati dai tagli a tutti i servizi fondamentali al cittadino, ma quando c’è da sbolognare una rogna, magicamente, Rossano torna alla mente. Non si può considerare questo territorio solo per le negatività. Ci è stato scippato tutto, non abbiamo una sanità che funzioni, una giustizia che funzioni, non abbiamo la possibilità di muoverci; in compenso abbiamo un bel carcere che ospita i terroristi che vengono arrestati in Italia. Perché non trasferirli in luoghi isolati, per evitare che si viva sotto una cappa di paura? «Insomma, ancora una volta – conclude Ernesto Rapani – Rossano diviene rifugio per i peccatori».