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Bergamini, davanti al tribunale per chiedere: “Non suicidate ancora Denis”

COSENZA – Alcune centinaia di persone si sono ritrovate questo pomeriggio, a partire dalle 16 – davanti al Tribunale di Cosenza per chiedere ancora una volta, ancora più forte, Verità e Giusizia per Denis Bergamini. La manifestazione era stata lanciata nei giorni scorsi dal gruppo Giustizia e Verità per Donato Bergamini per manistare, sempre in maniera ferma ma pacifica, contro la richiesta di archiviazione del caso da parte della Procura di Castrovillari. 

Con i manifestanti c’era anche la sorella Donata che ha ringraziato i presenti per  il sostegno e solidarietà, ribadendo che continuerà ad andare avanti finchè potrà, a lottare per chiedere il riconoscimento della Verità che tutti sanno.

Ieri proprio Donata Bergamini aveva scritto una lettera al Presidente della repubblica Mattarella per portare anche alla sua attenzione questa spinosa e angosciosa battaglia. La decisione del GIP se archiviare definitivamente il caso o aprire un dibattimento processuale è attesa a giorni.

Andreina Morrone

Donata Bergamini al Presidente Mattarella: “Chiedo legittima aspettativa di giustizia”

COSENZA – La verità che dev’essere urlata, la verità che non si può frenare al di là di richieste paradossali di chiusura delle indagini e di archiviazione del processo. La verità è un diritto, non può essere una conquista tribolata.

Donata Bergamini, donna in cerca di giustizia, sorella che non si rassegna, sta percorrendo l’Italia in lungo e in largo per cercare la Verità.
Domani pomeriggio sarà al sit – in davanti al tribunale di Cosenza dalle ore 16:00 ma intanto scrive al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Di seguito la sua lettera:

          Caro Presidente, Mi permetto di scriverLe un po’ per disperazione ma anche con tanta fiducia sulla Sua comprensione per quanto le sto per raccontare. Mi chiamo Donata Bergamini e vivo a Boccaleone di Argenta in provincia di Ferrara. Avevo un fratello bellissimo che era un astro nascente del calcio e giocava nel Cosenza quando questa squadra conosceva il momento più fastoso della sua storia sportiva. Lui veniva da lontano ma ben presto, per la sua grande umanità di ragazzo semplice e pulito, conquistava i cuori della tifoseria cosentina rimanendoci per sempre. Era bravo Denis. Era bravissimo. Lo volevano tutte le più grandi squadre della serie A ma lui volle rimanere a Cosenza perché amava quella società ma amava soprattutto quella gente che Io aveva adottato. Denis era parte di me, sig Presidente, ma ho potuto viverlo solo fino a quando aveva compiuto 27 anni . La sua vita è stata fermata lì , il 18/11/1989, quando il suo corpo venne violentato dalla ruota anteriore di un autoarticolato. Avevo 28 anni . Incidente? Suicidio? Suicidio. Questa fu la versione dei fatti che venne fornita dalla sua ex fidanzata che era con lui e dal conducente del camion che lo avrebbe investito a seguito di un “tuffo” che quel ragazzo pieno di vita e con il successo in mano ,avrebbe fatto per motivi inspiegabili ed inspiegati. Fu fatto un rapido e frettoloso processo ed il camionista venne assolto. ” suicidio” . Non ci abbiamo mai creduto. Non era possibile. Non era vero. lo , la mia famiglia ed i miei genitori non ci siamo mai arresi di fronte a questa colossale bugia. Abbiamo impegnato tutte le nostre energie e dilapidato tutto il nostro patrimonio famigliare per arrivare alla verità, fino a quando ,il 15/7/2011, il Gip di Castrovillari non decise che quella mistificazione urlava vendetta e che occorreva assolutamente riaprire le indagini per fare luce su questa immane tragedia. Da allora le nostra speranze di arrivare alla verità hanno via via preso sempre più corpo , man mano che venivano sentiti testimoni vecchi e nuovi e venivano fatti accertamenti tecnici di ogni tipo. Ci stavamo avvicinando sempre più alla verità. Una verità crudele e spietata, ma la verità. Sono stati fatti rilievi dai RIS di Messina, fatte consulenze autoptiche di tre medici legali tutti incaricati dalla Procura di Castrovillari. Ebbene sig Presidente tutti hanno concordato sul fatto che mio fratello non è morto investito da quel maledetto camion. Mio fratello era già morto o comunque moribondo. Asfissiato. Accoltellato? Comunque già morto. Tutti hanno concordato sul fatto che quel camion non ha investito Denis ma lo ha ” sormontato ” parzialmente a bassissima velocità partendo da fermo girando la ruota sul suo povero corpo e facendo poi una breve retromarcia . Non lo ha travolto, dunque, ma sormontato con una manovra lenta ed apparentemente mirata e calibrata. L’ex fidanzata è stata indagata per concorso in omicidio volontario mentre il camionista per falsa testimonianza e favoreggiamento. Il 23 febbraio scorso la procura ha chiesto al Gip che il caso Bergamini venisse archiviato. Sono venuti 2 magistrati ed hanno entrambi parlato per due ore. Il più anziano, il capo, ha dichiarato che sarebbe andato in pensione a fine Marzo e si è lamentato del fatto che la morte di Denis aveva avuto grande rilievo mediatico. La più giovane ci ha rimproverato di non aver portato i colpevoli nè il modo con cui è stato ucciso. Il fascicolo quindi doveva essere archiviato ancora per suicidio. Ma era compito nostro assicurare alla Giustizia gli assassini di Denis? Ma se mio fratello era già morto quando è stato ” sormontato parzialmente” da quel camion come poteva essersi suicidato? Se la versione fornita dai due indagati è risultata essere incompatibile con gli accertamenti eseguiti e quindi falsa, come possiamo credere loro quando dicono che Denis si sarebbe suicidato? Ma soprattutto se il suicidio di mio fratello non solo non è stato provato ma addirittura smentito , come si può archiviare questo processo? Sono sfinita , Sig. Presidente. Ma io voglio soltanto chiederLe : Lei pensa che la mia legittima aspettativa di Giustizia possa essere stata soddisfatta dallo Stato riguardo alla morte di mio fratello ? Noi abbiamo capito cosa è successo. Lo hanno capito tutti. Tutti tranne coloro che avrebbero dovuto rendergli Giustizia.

 Con grande rispetto Sua Donata Bergamini

 Argenta, 27/02/15

Argenta, 27/02/15

Caso Bergamini, siamo finalmente arrivati all’epilogo?

Il 18 Novembre 1989 il 27enne calciatore del Cosenza Denis Bergamini, originario di Argenta (Fe),  veniva trovato morto sulla statale 106 Jonica all’altezza di Roseto Capo Spulico (Cs).

Come raccontato allora dalla presunta unica testimone Isabella Internò, all’ epoca ex fidanzata del calciatore ferrarese, Bergamini si era suicidato gettandosi sotto le ruote di un grosso camion Fiat Iveco, adibito al trasporto di agrumi.

La versione della Internò, confermata anche dal conducente del mezzo, resse per più di vent’anni: così il caso di Denis fu archiviato come suicidio (e il conducente del tir, Raffaele Pisano, fu scagionato dall’ accusa di omicidio colposo). Due anni fa poi la riapertura del caso. Grazie al lavoro dell’avvocato della famiglia Bergamini, Eugenio Gallerani, che presentò alla procura di Castrovillari un fascicolo di circa duecento pagine, sul caso è stata infatti gettata una nuova luce. Il risultato della prima autopsia, che evidenziava come il calciatore fosse già morto al momento dell’impatto, le incongruenze nei racconti dei testimoni, fotografie dell’epoca rimaste ignorate, gli esiti delle perizie dei Ris di Messina sugli oggetti di Bergamini e infine lo studio del cronotachigrafo dell’automezzo, tutti elementi in contrasto con la versione ufficiale dell’epoca, hanno portato la procura di Castrovillari alla riapertura delle indagini per omicidio volontario e alla sua definitiva soluzione. Come annunciato nei giorni scorsi dalla Gazzetta dello Sport , sarebbero stati individuati i nomi dei responsabili, probabilmente in queste ore già interrogati e forse molto presto arrestati.

Si avvicina quindi la verità per uno dei casi di cronaca più controversi della storia italiana recente, verità che il padre e la sorella invocano da più di un ventennio.

Andreina Morrone