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Centri storici: disegno di legge regionale per la loro salvaguardia

REGGIO CALABRIA – Sui centri storici, i consiglieri regionali Carlo Guccione del Pd e Giuseppe Giudiceandrea dei Democratici Progressisti, hanno presentato una proposta di legge per la loro valorizzazione. Si tratta di un provvedimento – è detto in un comunicato – in grado di innescare un cambio di rotta in relazione alle politiche di recupero e valorizzazione dei centri storici. Il cambio di passo segna una differenza rispetto alle logiche del passato. I centri storici non possono essere considerati soltanto “gioielli incastonati” nel nostro territorio. Sono soprattutto “fabbriche” di ricerca, innovazione, lavoro e nuova occupazione: meritevoli, pertanto, sia degli investimenti che il Por Calabria e le più recenti norme statali riservano alla prevenzione del rischio sismico e alla valorizzazione del patrimonio culturale, ma anche di quelli destinati all’efficienza energetica e alla mobilità sostenibile, alla promozione dell’occupazione, alla capacità istituzionale, alla ricerca ed all’innovazione, all’attrazione ed alla competitività del sistema produttivo. Partendo dalla possibilità di accedere ai benefici del Sisma Bonus 2017, potranno essere detratti dal 50% all’80% delle spese sostenute per l’adeguamento sismico di prima o seconda casa, di immobili adibiti ad attività produttive, di condomini. «La città antica – afferma Guccione – ha bisogno in primo luogo di essere conosciuta sin nelle sue pieghe più recondite: negli strati sociali che la abitano; nei monumenti che la popolano; nella sua geologia e morfologia; nello stato delle proprietà pubbliche e private; nelle necessità di intervento più immediate; nelle attività produttive che ancora vi si svolgono. Probabilmente la possibilità di godere di questi beni di eccezionale valore sarà una eredità che lasceremo alle future generazioni; ma questo deve essere avvertito non come un limite, ma piuttosto come uno sprone. Ai nostri giorni, bisogna prendere atto che abbiamo bisogno di tempo e di dedizione, di studi, di progetti sensati. Sarà però un tempo fertile: trasformare i centri storici in “grandi fabbriche” all’interno delle quali impiegare professionisti, operai, artigiani li renderà il cuore vivo e palpitante delle realtà urbane di cui fanno parte. E’ un’inversione culturale attraverso la quale il risultato non sarà l’ennesima opera pubblica più o meno bella ancorché ininfluente, ma il lavoro incessante di misurazioni, indagini, conoscenza e progettualità: il fine ed i mezzi dovranno finalmente saldarsi tra loro, liberati dall’affanno del tempo e dall’assillo del risultato immediato».

Sgarbi e la caduta del muro di Soveria

SOVERIA MANNELLI (CZ) – In occasione della presentazione, a SOVERIA MANNELLI, del suo ultimo libro “LA COSTITUZIONE E LA BELLEZZA” (La nave di Teseo, 2016), scritto a quattro mani con Michele AINIS, il critico d’arte Vittorio SGARBI ha rilasciato alcune sorprendenti dichiarazioni nella breve conferenza stampa che ha preceduto l’incontro.

https://youtu.be/s3x4pbOqJoI

Con a fianco il vicesindaco di SOVERIA MANNELLI, Mario CALIGIURI, che con il sindaco Leonardo SIRIANNI e il consigliere Florindo RUBBETTINO ha condiviso il ruolo di anfitrione della serata, SGARBI era visibilmente contento di essere tornato per l’ennesima volta nel piccolo comune del Reventino che lo ha accolto a più riprese fin dal lontanissimo 1989, in coincidenza con la caduta del muro di Berlino. Una data, come suggerito dal parallelismo di Mario CALIGIURI, che ha sancito «il via libera alla libertà oltre cortina e la contestuale caduta del muro di SOVERIA che cominciò, grazie a Sgarbi, ad avere una sua notorietà, perché si propose di puntare sulla cultura come principale motore di sviluppo, in un ruolo confermato negli anni successivi anche con il raggiungimento del primato di comune più informatizzato d’Italia.»
sgarbi
SGARBI si è dunque lasciato andare, davanti ai giornalisti e alle telecamere presenti, a confessioni imprevedibili che hanno fatto assurgere Soveria Mannelli addirittura a “punto di partenza”, determinante per le azioni successive da lui realizzate in Calabria, ma anche come fattore stimolante per altre realizzate sul territorio nazionale.
Sgarbi, guardandosi attorno, circondato da persone e da luoghi ormai a lui piuttosto familiari, ha subito affermato:
«Ho degli obiettivi calabresi che partono qui [da Soveria Mannelli], da quando nel 1989 venni da un giovane sindaco [Mario CALIGIURI] che ancora imperversa nella sua città, mutando il ruolo ma non l’impegno, e andai con un medico di LAMEZIA TERME a vedere la COSENZA che per lui non c’era e che era la rimozione, non per terremoto ma per inconsapevolezza, del suo centro storico.
Era esattamente come se fosse andato perduto un territorio dell’ottocento o del primo novecento. E invece c’era, il centro storico di Cosenza, ma era come se non ci fosse, non se ne aveva consapevolezza. Si pensava evidentemente di poter procedere a una sua modernizzazione attraverso quello che l’Italia ha patito di violenza terribile e di edilizia moderna. E quindi l’integrità di questo centro storico è un simbolo. E oggi può diventare un simbolo per la messa in sicurezza, per quello che è un impegno a non ricostruire soltanto ma a prevenire».

Infatti ha dichiarato di aver già inoltrato, in quanto assessore al centro storico del comune di Cosenza, una proposta al governo di cominciare l’annunciata operazione di salvaguardia dei centri storici ricadenti nelle tante zone sismiche d’Italia, proprio da quello cosentino.
Ha poi ribadito: «Tutto ciò è il punto d’arrivo di un’operazione nata qui [a Soveria Mannelli], in un centro storico relativamente ben conservato ma non privo anche lui, come tutta la Calabria e tutta l’Italia, di orrori fatti negli ultimi 50 anni. Il punto di partenza di una salvaguardia, almeno dalla violenza della terra, della bellezza d’Italia e dei suoi centri storici. Nel 1989 non ero ancora diventato sindaco, né deputato, né sottosegretario. Pensavo che la politica fosse una cosa disdicevole come in parte è stata ed è, ma è anche il contrario nella sua dimensione di fare qualcosa per la polis, per la città. E allora, come per una specie di teorema compiuto, quello che nel 1989 era un intellettuale che vedeva la Calabria come una terra piena di problemi e nel centro storico un punto di partenza per una resurrezione nella direzione della bellezza, ha poi sviluppato un suo percorso complesso e articolato rappresentato dalle tante cose fatte, e tra queste anche il “partito della bellezza”, di non grande risultato ma sicuramente di intuitiva azione. Un percorso che mi ha portato ad Ainis, il quale mi ha chiesto di fare assieme un libro sulla Costituzione e la Bellezza, che è per L’UNIVERSITÀ D’ESTATE di SOVERIA MANNELLI un’indicazione importante, che dà valore alla mia posizione partita da qui e alla bellezza che può produrre lavoro, felicità e benessere».

Sgarbi ha concluso, volendo attribuire definitivamente a Soveria Mannelli quel ruolo così importante che obiettivamente non pensavamo avesse avuto nel suo percorso di vita, di lavoro e di impegno civile a favore dell’arte e della bellezza:
«Tutto questo culmina nell’accettazione del ruolo di assessore al centro storico del comune di Cosenza, proprio perché sono partito da SOVERIA MANNELLI; come dire, da qui parte Sgarbi !»