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Coldiretti, i Consorzi di tutela Dop/Igp calabresi dicono no all’accordo CETA UE- Canada

CATANZARO – I Consorzi di tutela di 11 (su 17) prodotti Dop/Igp calabresi dicono un secco e chiaro no all’accordo CETA UE- Canada. Si va dalla cipolla rossa di Tropea, al limone di Rocca Imperiale, i quattro salumi Dop (soppressata, pancetta, salsiccia, capocollo); ed ancora i fichi di Cosenza, la liquirizia di Calabria, l’olio di Calabria, le patate della Sila, il pecorino crotonese e i vini Dop Terre di Cosenza. «Una vera e propria rivolta – spiega Pietro Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria – della stragrande maggioranza dei Consorzi di tutela delle denominazioni di origine calabresi che è molto significativa da parte di protagonisti del’agroalimentare che vogliono salvaguardare denominazioni storiche frutto del lavoro di intere generazioni. Da chi è quotidianamente impegnato a difendere il valore del proprio territorio vengono dunque smascherate – sostiene Molinaro – le bugie interessate sui contenuti di un accordo che concede la possibilità di chiamare con lo stesso nome produzioni del tutto diverse legalizzando di fatto la pirateria agroalimentare, (vedi un esempio nella foto allegata) il peggior nemico del Made in Calabria all’estero.  Si conferma dunque che l’accordo con il Canada è il cavallo di Troia delle politiche commerciali dell’Unione per portare alla volgarizzazione delle produzioni agroalimentari nazionali custodite da generazioni di agricoltori e la presunzione di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori ,inganna i consumatori sui mercati internazionali dove invece abbiamo il dovere di difendere i prodotti che sono l’espressione di una identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo. Il CETA, – prosegue – è anche una mina per l’occupazione e tra l’altro immette sul mercato quello che da sempre bolliamo come falso Made in Calabria che fa un tutt’uno con prodotti di bassissima qualità. La chiara e netta espressione contraria dei nostri Consorzi di tutela – conclude – inequivocabilmente è un ulteriore e deciso invito ai nostri parlamentari a non ratificare il trattato».